Sì, ma io non amo l’ordine consueto. Non lascerò che mi venga imposto di accettare la sequenza delle cose. Camminerò; non cambierò il ritmo della mia mente fermandomi, guardando. Camminerò. Andrò su per le scale e mi sottometterò all’influenza di altre menti simili alla mia, fuori dalla sequenza.
Virginia Woolf (25 gennaio 1882 - 28 marzo 1941), “Le onde”
«Ma io sto ancora con la bocca spalancata, – disse Susan, – come un uccello appena nato, insoddisfatta, in attesa di qualcosa che mi è sfuggito».
Virginia Woolf, “Le onde"
«Mi piace quel che si tocca, si assaggia. Mi piace la pioggia quando diventa neve e si fa palpabile. Ed essendo impulsiva e più coraggiosa di voi, non tempero, perché non mi scotti, la bellezza con la grettezza. La ingoio tutta intera».
Virginia Woolf, “Le onde”
"Guarda, il cerchio del numero comincia a riempirsi di tempo. Contiene in sé il mondo.
Comincio a scrivere il numero e il mondo è dentro il cerchio; io invece sono fuori;
e ora chiudo il cerchio, ecco, ora è concluso. Il mondo è concluso, e io sono rimasta fuori e grido: Salvatemi; non voglio esser soffiata via per sempre dal cerchio del tempo”.
Virginia Woolf, Le Onde
«Ma quando ci sediamo accanto, vicini, — disse Bernard, — ci dissolviamo l'uno nelle frasi dell'altro. Una nebbia ci avvolge. Si crea un mondo immateriale».
Virginia Woolf, “Le onde”
Ho l’illusione per un momento che qualcosa aderisca, acquisti peso, profondità, pienezza, sia completa. Cosi, per un momento, sembra la mia vita. Se fosse possibile, te la offrirei tutta intera. La staccherei dal ramo,come si stacca un grappolo d’uva. Direi: ”Prendila. E’ la mia vita”. Ma sfortunatamente, ciò che io vedo (questo globo, pieno di immagini), tu non lo vedi.
Virginia Woolf, Le onde
Io invece mi attacco soltanto ai nomi e alle facce, e li accumulo come amuleti contro la sventura. Scelgo nella stanza una faccia sconosciuta e non riesco neppure a bere il tè, se una ragazza di cui non conosco il nome mi si siede di fronte. Soffoco.
Virginia Woolf, Le onde
No, io non potrei traversare l'India con un casco coloniale e rientrare in un bungalow.
Non potrei come te fare le capriole sul ponte della nave, insieme a ragazzini seminudi che si divertono a schizzarsi con la pompa. Io voglio questo camino, questa poltrona. Voglio qualcuno accanto al quale stare seduto, dopo le fatiche del giorno, le ansie, le attese, gli ascolti, i sospetti. Dopo i litigi e le riconciliazioni voglio l'intimità - essere solo con te, rimettere in ordine questa baraonda. Sono preciso come un gatto nei miei rituali.
Virginia Woolf, Le onde
Così quando mi siedo a questo tavolo con l'idea di plasmare con le mani la storia della mia vita e metterla davanti a te come una cosa finita, devo richiamare cose lontanissime, sprofondate, inabissate in questa o quella esistenza, divenute parte di essa; sogni, anche, e le cose che mi circondano e quegli abitanti, quei fantasmi solo per metà esprimibili, che stanno nei loro covi giorno e notte; e nel sonno si rivoltano, proferiscono grida confuse, e tirano fuori le loro dita di fantasmi e mi afferrano mentre cerco di scappare - ombre di gente che saremmo potuti essere, esistenze mai nate.
Virginia Woolf, Le onde
Il mio destino è che ricordo e intesso e intreccio in un'unica corda i molti fili, quello sottile e quello spesso, quello rotto e quello intero, della nostra lunga storia, della nostra giornata tumultuosa e varia. C'è sempre un'altra cosa ancora da comprendere, un'altra dissonanza da ascoltare, una falsità da correggere.
Virginia Woolf, Le onde
Virginia Woolf, Le onde
No, io non potrei traversare l'India con un casco coloniale e rientrare in un bungalow.
Non potrei come te fare le capriole sul ponte della nave, insieme a ragazzini seminudi che si divertono a schizzarsi con la pompa. Io voglio questo camino, questa poltrona. Voglio qualcuno accanto al quale stare seduto, dopo le fatiche del giorno, le ansie, le attese, gli ascolti, i sospetti. Dopo i litigi e le riconciliazioni voglio l'intimità - essere solo con te, rimettere in ordine questa baraonda. Sono preciso come un gatto nei miei rituali.
Virginia Woolf, Le onde
Così quando mi siedo a questo tavolo con l'idea di plasmare con le mani la storia della mia vita e metterla davanti a te come una cosa finita, devo richiamare cose lontanissime, sprofondate, inabissate in questa o quella esistenza, divenute parte di essa; sogni, anche, e le cose che mi circondano e quegli abitanti, quei fantasmi solo per metà esprimibili, che stanno nei loro covi giorno e notte; e nel sonno si rivoltano, proferiscono grida confuse, e tirano fuori le loro dita di fantasmi e mi afferrano mentre cerco di scappare - ombre di gente che saremmo potuti essere, esistenze mai nate.
Virginia Woolf, Le onde
Il mio destino è che ricordo e intesso e intreccio in un'unica corda i molti fili, quello sottile e quello spesso, quello rotto e quello intero, della nostra lunga storia, della nostra giornata tumultuosa e varia. C'è sempre un'altra cosa ancora da comprendere, un'altra dissonanza da ascoltare, una falsità da correggere.
Virginia Woolf, Le onde
Non c'era una spada, niente con cui abbattere queste pareti, questa protezione, questo generare figli e diventare ogni giorno piú implicati e impegnati, con libri e con quadri? Meglio bruciar la propria vita come Louis, anelando alla perfezione; e abbandonarci come Rhoda, fuggendo via da noi nel deserto; o sceglierne uno su un milione e uno solo, come Neville; meglio esser come Susan e amare e odiare il calore del sole o l'erba gelata; o essere onesti come Jinny, essere un animale. Tutti avevano il loro rapimento; il loro senso di comunità con la morte; qualcosa che riusciva loro utile. Cosí visitai ciascuno dei miei amici a turno, cercando con dita brancolanti di forzare i loro scrigni chiusi. Andai dall'uno all'altro porgendo il mio dolore – no, non il mio dolore, ma la natura incomprensibile di questa nostra vita – alla loro attenzione. C'è chi si rivolge ai preti, chi alla poesia; io ai miei amici, al mio cuore, a cercare tra le frasi e i frammenti qualcosa di intatto – io per cui non c'è bellezza sufficiente nella luna o in un albero; io per cui il contatto di una persona con l'altra è tutto, eppure non posso afferrare neppur questo, io che sono cosí imperfetta, debole, indicibilmente sola. Sedevo là.
Le Onde - Bernard: cap. IX
Adeline Virginia Woolf, nata Stephen
Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941
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