lunedì 7 novembre 2016

Albert Camus, L'uomo in rivolta. Ne "L'uomo in rivolta" trova la sua più rigorosa formulazione teorica la riflessione di Camus sull'idea della rivoluzione, intesa come ricerca di equilibrio, azione creatrice, unica possibilità data all'uomo per fare emergere un senso in un mondo dominato dal non senso.

Cristo è venuto a risolvere due problemi principali, il male e la morte, che sono appunto i problemi degli uomini in rivolta. La sua soluzione è consistita innanzi tutto nell'assumerli in sé. Anche il dio uomo soffre, con pazienza. Né male né morte gli sono più assolutamente imputabili, poiché è straziato e muore. La notte del Golgotha ha tanta importanza nella storia degli uomini soltanto perché in quelle tenebre la divinità, abbandonando ostensibilmente i suoi privilegi tradizionali, ha vissuto fino in fondo, disperazione compresa, l'angoscia della morte. Si spiega così il e il dubbio tremendo di Cristo in agonia. L'agonia sarebbe lieve se fosse sostenuta dall'eterna speranza. Per essere uomo, il dio deve disperare.
Albert Camus L’uomo in rivolta


Albert Camus, L'uomo in rivolta
"Ogni schiavo non è tale che per suo consenso e non si libera che con un rifiuto
Se lo schiavo dice sì a tutto, dice di sì all'esistenza del padrone e al proprio dolore. 
Nell'attimo in cui respinge l'ordine umiliante del suo superiore, respinge insieme la sua stessa condizione di schiavo. La coscienza viene alla luce con la rivolta. Non esiste rivolta senza la sensazione d'avere in qualche modo, e da qualche parte, ragione. 
La rivolta è, nell'uomo, il rifiuto di essere trattato come cosa e ridotto alla pura storia
piuttosto morire in piedi che vivere in ginocchio."
Albert Camus

"In quella che è la nostra prova quotidiana, la rivolta svolge la stessa funzione del 'cogito' nell'ordine del pensiero, è la prima evidenza. Ma questa evidenza trae l' individuo dalla sua solitudine. 
E' un luogo comune che fonda su tutti gli uomini il primo valore. Mi rivolto, dunque siamo."
Albert Camus, L'uomo in rivolta


Nella storia come in psicologia, la rivolta è un pendolo sregolato 
che corre alle più pazze ampiezze perché cerca il suo ritmo profondo.
Ma questa sregolatezza non è completa. 
Si muove intorno a un perno. Nell'atto stesso di suggerire una natura comune agli uomini,
la rivolta mette in luce la misura e il limite che stanno al principio di questa natura.
Albert Camus,  L'uomo in rivolta - Bompiani - pag. 321





Fino a Dostojevskij e a Nietzsche, la rivolta si erge soltanto contro una divinità crudele e capricciosa, quella che preferisce, senza motivo convincente, il sacrificio di Abele e quello di Caino, e con ciò provoca il primo omicidio. Dostojevskij con l'immaginazione, e Nietzsche di fatto, estenderanno smisuratamente il campo della rivolta del pensiero, e chiederanno dei conti allo stesso dio d'amore. Da Nietzsche, Dio sarà considerato morto nell'animo dei contemporanei.
Egli volgerà allora i suoi attacchi, come il suo predecessore Stirner, contro l'illusione di Dio che si attarda, sotto le apparenze della morale, nello spirito del secolo. Ma fino a loro, il pensiero libertino, per esempio, s'è limitato a negare la storia di Cristoquesto piatto romanzo», secondo Sade) e a serbare, nelle sue stesse negazioni, la tradizione del dio terribile.
L'uomo in rivolta Albert Camus




I martiri non fanno le Chiese: ne sono il cemento o l'alibi.
Poi vengono i preti e i bigotti.
Albert Camus, L'uomo in rivolta

Sotto questo punto di vista, il Nuovo Testamento può essere considerato come un tentativo di rispondere in anticipo a tutti i Caini del mondo, mitigando la figura di Dio, e suscitando un intercessore tra lui e l'uomo. Cristo è venuto a risolvere due problemi principali, il male e la morte, che sono appunto i problemi degli uomini in rivolta. La sua soluzione è consistita innanzi tutto nell'assumerli in sé. Anche il dio uomo soffre, con pazienza. Né male né morte gli sono più assolutamente imputabili, poiché è straziato e muore. La notte del Golgota ha tanta importanza nella storia degli uomini soltanto perché in quelle tenebre la divinità, abbandonando ostensibilmente i suoi privilegi tradizionali, ha vissuto fino in fondo, disperazione compresa, l'angoscia della morte. Si spiega così il dubbio tremendo di Cristo in agonia. L'agonia sarebbe lieve se fosse sostenuta dall'eterna speranza. Per essere uomo, il dio deve disperare.
Albert Camus L’uomo in rivolta


"Se nel mondo religioso non si trova il problema della rivolta, si è che in verità non vi si trova alcuna problematica reale, tutte le risposte essendo date in una volta. La metafisica è sostituita dal mitoNon ci sono più interrogativi, ci sono soltanto risposte ed eterni commenti, che possono allora essere metafisici. Ma prima di entrare nel campo religioso, ed anche per entrarvi, o appena ne esce, ed anche per uscirne, l'uomo è interrogazione e rivoltaL'uomo in rivolta è l' uomo che sta prima o dopo l'universo sacro, e si adopera a rivendicare un ordine umano in cui tutte le risposte siano umane, cioè razionalmente formulate. Da quell'istante, ogni interrogazione, ogni parola è rivolta, mentre nel mondo religioso, ogni parola è rendimento di grazie."
Albert Camus, L'uomo in rivolta



Qui termina l’itinerario sorprendente di Prometeo
Proclamando il suo odio agli dèi e il suo amore all’uomo, 
distoglie con spregio il suo sguardo da Zeus 
e viene verso i mortali per condurli all’assalto del cielo
Ma gli uomini sono deboli, o vili, bisogna organizzarli. 
Amano il piacere e la felicità immediata; 
bisogna insegnar loro a rifiutare, per farsi più grandi, il miele dei giorni. 
Così Prometeo diviene dapprima maestro che insegna, 
e poi, a sua volta, padrone che comanda. 
La lotta si prolunga ancora e diviene estenuante. 
Gli uomini dubitano d’approdare mai alla città del sole,
 e che questa città esista. Bisogna salvarli da se stessi. 
Allora l’eroe dice loro che conosce la città, e che è il solo a conoscerla. 
Chi ne dubiti verrà gettato nel deserto, inchiodato a una roccia, offerto in pasto agli uccelli crudeli. 
Gli altri marceranno ormai nelle tenebre, dietro al signore pensoso e solitario. 
Prometeo solo è divenuto dio e regna sulla solitudine degli uomini
Ma, di Zeus, non ha conquistato che la solitudine e la crudeltà: 
non è più Prometeo, è Cesare. 
Il vero, l’eterno Prometeo ha preso ora il volto di una delle sue vittime. 
Lo stesso grido, venuto dal fondo dei tempi, 
echeggia sempre infondo al deserto di Scizia.
Albert Camus, L'uomo in rivolta



Suonano gli accenti di una nuova e strana profezia: 
«l’individualità ha preso il posto della fede,
la ragione quello della Bibbia
la politica quello della religione e della chiesa
la terra del cielo
il lavoro della preghiera
la miseria dell’inferno
l’uomo di Cristo». 
C’è dunque un solo inferno, ed è di questo mondo
è contro questo che si deve lottare
La politica è religione
il cristianesimo trascendente, quello dell’aldilà consolida i padroni della terra con la rinuncia dello schiavo e suscita un padrone di più in fondo ai cieli. Perciò ateismo e spirito rivoluzionario sono soltanto due volti di uno stesso movimento di liberazione.
Albert Camus, L'uomo in rivolta


Il futuro è la sola trascendenza degli uomini senza Dio.
Albert Camus, L'uomo in rivolta, 1951


L’uomo [...] non è interamente colpevole, perché non ha dato inizio
alla storia; né è del tutto innocente poiché la continua.
Albert Camus, L'uomo in rivolta

La rivoluzione consiste nell'amare un uomo che ancora non esiste

Albert Camus, L'uomo in rivolta, 1951


Il fine giustifica i mezzi? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? 
A questo interrogativo, che il pensiero storico lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi.
Albert Camus, L'uomo in rivolta


La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni.
Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza.
Albert Camus. L'uomo in rivolta, 1951



[...] Non basta vivere, occorre un destino, e senza aspettare la morte
E' dunque giusto dire che l'uomo ha l'idea di un mondo migliore di questo
Ma migliore non vuole dire differente, vuol dire unificato. 
Quella febbre che solleva il cuore al di sopra di un mondo sparpagliato, 
dal quale non può tuttavia distaccarsi, è la febbre d'unità. 
Essa non sfocia in una mediocre evasione, ma nella rivendicazione più ostinata. 
Religione o delitto, ogni sforzo umano obbedisce, alla fine, 
a questo desiderio irragionevole e pretende dare alla vita la forma che essa non ha."
Albert Camus, L'uomo in rivolta, rivolta e arte



La smania di possesso non è che un'altra forma del desiderio di durare e crea il delirio impotente dell'amore. Nessun essere, nemmeno il più amato e che meglio ci ricambi, è mai in nostro possesso. Sulla terra crudele dove gli amanti muoiono talvolta separati, nascono sempre divisi, il possesso totale di un essere, la comunione assoluta per tutto il tempo della vita, è un'impossibile esigenza. La volontà di possesso è a tal punto insaziabile che può sopravvivere allo stesso amore. Amare, allora, è isterilire l'amato. La vergognosa sofferenza dell'amante ormai solitario non sta tanto nel non essere amato quanto nel sapere che l'altro può e deve amare ancora. Al limite, ogni uomo divorato dallo sfrenato desiderio di durare e di possedere, augura agli esseri che ha amati la sterilità o la morte. È questa la vera rivolta... Ma gli esseri sfuggono sempre e noi pure sfuggiamo loro; non hanno fermi contorni. La vita, da questo punto di vista, è senza stile. E’ solo un movimento che va rincorrendo la propria forma senza mai trovarla. L'uomo, così dilaniato, cerca invano questa forma che gli dia i limiti entro i quali sarebbe re.
Albert Camus, L'uomo in rivolta


Mi rivolto, dunque siamo”. 
Il nuovo cogito fondato da Albert Camus compare per la prima volta nel 1951 nel saggio pubblicato da Gallimard, L’uomo in rivolta. Ma chi è l'uomo che dà il titolo al testo che ha sancito la rottura definitiva tra Sartre e Camus
L'uomo in rivolta accetta il supremo sacrificio della morte perché crede in un bene trascendente il proprio destino, difende un diritto, negato, che egli pone al di sopra di sé. Se si rivolta è per preservare qualcosa che è in lui: il ribelle cerca di difendere ciò che l'uomo ed il mondo sono. 
Camus, lontano dalle ideologie nullificanti del Novecento, ribadisce a gran voce il rispetto per l'essere umano laddove la sua dignità viene calpestata e degradata. Riconosce l'imperfezione dell'uomo, i vincoli imposti dalla natura, e di conseguenza trova abominevole e senza senso il tentativo, folle o lucido che sia, di creare l'uomo nuovo, l'uomo perfetto, annullando l'uomo già esistente con strumenti e mezzi di distruzione fisica, psichica e morale.
Lo «scandalo» de L'uomo in rivolta, dunque, sta nel fatto che un uomo di sinistra e antifascista come Camus abbia denunciato senza ipocrisie e senza mezze parole le devianze della Rivoluzione Russa e i crimini del comunismo sovietico. Il filosofo francese vuole mostrare come Lenin prima e Stalin dopo abbiano distorto il pensiero di Marx piegandolo per scopi che hanno assunto sembianze atroci e disumane.
http://www.letteratura.rai.it/articoli-programma/luomo-in-rivolta/25744/default.aspx




Albert Camus, “I tempi della rivoluzione e il tempo della rivolta”,
in Mi rivolto dunque siamo.
Per un periodo ancora indeterminato la storia verrà fatta dalla potenza delle polizie e dalla potenza del denaro, contro l'interesse dei popoli e la verità dell'uomo.
Ma forse proprio per questo è consentita la speranza.
Visto che non viviamo più il tempo della rivoluzione, impariamo almeno a vivere il tempo della rivolta. Saper dire no, sforzarsi, ciascuno nel posto che occupa,di creare quei valori vitali senza i quali non potrà esserci alcun rinnovamento, conservare ciò che vale dell'essere, preparare quanto merita di esistere, provare a essere felici affinché il sapore aspro della giustizia ne risulti addolcito,
ecco alcune buone ragioni di rinnovamento e di speranza.
Albert Camus, “I tempi della rivoluzione e il tempo della rivolta”,
in Mi rivolto dunque siamo.
Scritti policiti, a cura di Vittorio Giacopini, elèuthera 2008, pp. 58-59
(trad. di Guido Lagomarsino)



Ne "L'uomo in rivolta" trova la sua più rigorosa formulazione teorica la riflessione di Camus sull'idea della rivoluzione, intesa come ricerca di equilibrio, azione creatrice, unica possibilità data all'uomo per fare emergere un senso in un mondo dominato dal non senso.


In L’uomo in rivolta, pubblicato nel 1951, trova la sua più rigorosa formulazione teorica la riflessione di Camus sull’idea – fondamentale – della rivoluzione, intesa come ricerca di equilibrio, azione creatrice, unica possibilità data all’uomo per fare emergere un senso in un mondo dominato dal non senso. L’opera sancì la rottura definitiva di Camus con Sartre e diede origine a infinite polemiche che divisero l’avanguardia intellettuale francese ma non riuscirono a pregiudicare la validità di una lezione di coraggio, generosità e moralità che rimane attualissima ancora oggi.


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