venerdì 11 novembre 2016

Henri - Frédéric Amiel. Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell'Uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento.

Un paesaggio è uno stato d'animo.
Henri-Frédéric Amiel

L'uomo che non ha una vita interiore è schiavo del suo ambiente.
Henri Frédéric Amiel

Come un avaro che, senza spendere l'oro che ha, lo ama però come il riassunto di tutti i godimenti possibili, mi attacco appassionatamente a questa stessa libertà di cui non faccio nulla.
Henri Frédéric Amiel

Gli scontenti falliscono sempre perché lo scontento diventa una disdetta.
Lo scontento crea ciò che teme;
indispone il mondo e irrita le circostanze.
Henri-Frédéric Amiel


La verità non è solo violata dalle falsità;
può essere ugualmente oltraggiata dal silenzio.
Henri Frederic Amiel

La gente superficiale è molto felice: il sughero non affonda.
Henri Frederic Amiel


La grazia protegge: lisciandosi l’ala, il cigno se ne fa una corazza.
Henri Frederic Amiel


Nulla è fatto se non ciò che è concluso. Le cose che lasciamo in disordine dietro di noi si ergeranno nuovamente davanti a noi più tardi e ostruiranno il nostro cammino. Che ogni nostro giorno sistemi quel che lo riguarda, liquidi le proprie faccende, rispetti il giorno che lo seguirà.
Henri Frederic Amiel


Stupisce quanto siamo solitamente impigliati in mille e un impedimenti e doveri che non sono tali e che si aggomitolano tuttavia attorno a noi con le loro ragnatele e ostacolano il movimento delle nostre ali. È il disordine a renderci schiavi. Il disordine di oggi consuma anticipatamente la libertà di domani.
Henri Frederic Amiel



Rassegnarsi alla vita così com'è, con i suoi grandi dolori e le sue piccole miserie, questo è l’insegnamento di ieri; ma anche lottare più energicamente contro la perdita, la dispersione di se stessi, dei propri progetti, dei propri lavori, sventare con la perseveranza la congiura perpetua della natura e delle circostanze contro l’opera dell’individuo: questo è l’insegnamento di oggi.
Henri Frederic Amiel



Possiamo farci solo pochi amici, anche impegnandoci molto, 
mentre possiamo farci infiniti nemici quasi senza farvi attenzione.
Henri Frederic Amiel


Imparare una nuova abitudine è tutto, perché significa raggiungere la sostanza della vita.
La vita non è altro che un tessuto di abitudini.
Henri Frédéric Amiel


Il saggio soltanto trae dalla vita e da ogni età tutto il suo sapore,
perché ne sente la bellezza, la dignità e il prezzo.
Henri Frédéric Amiel

Essere incompreso da coloro stessi che amiamo, è il calice amaro, la croce della nostra vita.
Perciò gli uomini superiori hanno sulle labbra quel sorriso doloroso e triste che tanto ci meraviglia.
Henri Frédéric Amiel

La vita è breve e non abbiamo mai abbastanza tempo per rallegrare i cuori di coloro che stanno percorrendo l'oscuro cammino con noi. Oh, sii rapido a vivere, affrettati ad essere gentile.
Henri Frédéric Amiel


L'uomo che insiste nel vedere con perfetta chiarezza prima di decidere, non decide mai.
Accetta la vita, e dovrai accettare i rimpianti.
Henri Frédéric Amiel

La felicità ci dà l'energia che è la base della salute.
Henri Frédéric Amiel

Lavora mentre hai la luce. Tu sei responsabile per il talento che ti è stato donato.
Henri Frédéric Amiel

Il tempo e lo spazio sono frammenti d'infinito per l'uso di creature finite.
Henri Frédéric Amiel

Vivere non è concepire ciò che bisogna fare, è farlo.
Henri Frédéric Amiel

Si deve solo ciò che si può, ma ciò che si può lo si deve.
Henri Frédéric Amiel

La miseria mi fa più paura che la solitudine, 
perché quella è umiliazione e degrado, 
e questa è soltanto noia o tristezza.
Henri Frédéric Amiel


I nostri sistemi, forse, non sono niente più che una scusa inconscia per le nostre mancanze, un'impalcatura gigante la cui funzione è di nascondere da noi i nostri peccati favoriti.
Henri Frédéric Amiel


Riconoscere i propri torti è poco, bisogna ripararli.
Henri Frédéric Amiel


Mille cose avanzano, novecentonovantanove regrediscono: questo è il progresso.
Henri Frédéric Amiel

Il tuo corpo è il tempio della natura e dello spirito divino. 
Mantienilo sano, rispettalo, studialo, concedigli i suoi diritti.
Henri Frédéric Amiel

Più si ama, più si soffre. 
La somma dei dolori possibili per ciascun amore 
è proporzionale al suo grado di perfezione.
Henri Frédéric Amiel


La gentilezza è il principio del tatto, 
e il rispetto per gli altri è la condizione primaria del saper vivere.
Henri Frédéric Amiel

Senza passione l'uomo è soltanto forza e possibilità latenti, 
come la pietrina aspetta il contatto col ferro prima di produrre la sua scintilla.
Henri Frédéric Amiel

Quando non si cresce più, si rimpicciolisce.
Henri Frédéric Amiel


Il destino ha due modi per distruggerci, 
negare i nostri desideri o realizzarli.
Henri Frédéric Amiel

La verità pura non può essere assimilata dalla folla: 
si deve propagare per contagio.
Henri Frédéric Amiel


Sapere invecchiare è il capolavoro della saggezza, 
e una delle cose più difficili nell'arte difficilissima della vita.
Henri Frédéric Amiel


Se l'ignoranza e la passione sono i nemici della moralità nel popolo, 
bisogna anche confessare che l'indifferenza morale è la malattia delle classi colte.
Henri Frédéric Amiel




Un errore è tanto più pericoloso quanta più verità contiene.
Henri Frederic Amiel, Frammenti di un diario intimo

Rendiamo Dio nostro complice per legalizzare le nostre iniquità.
Ogni massacro di successo è consacrato da un Te Deum,
e il clero non è mai stato avaro di benedizioni
per le mostruosità coronate da vittoria.
Henri Frédéric Amiel, Diario intimo


Il modo più sicuro di sembrare grande e buono, forte e dolce è ancora quello di esserlo.”
Henri Frédéric Amiel, Diario intimo


Dimmi cosa pensi di essere e ti dirò cosa non sei.
Henri Frédéric Amiel, Diario intimo


La saggezza consiste nel chiedere alle cose e alle persone soltanto ciò che possono dare.
Henri Frédéric Amiel, Diario intimo


Fare agevolmente ciò che riesce difficile agli altri, 
ecco il talento; fare ciò che riesce impossibile al talento, ecco il genio.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo


Tutte le colpe producono da sé la propria punizione.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo

A disprezzarsi troppo ci si rende degni del proprio disprezzo.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo



Se si aspettasse di sapere prima di parlare non si aprirebbe mai bocca.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo


Conoscere è un atto. La scienza appartiene dunque all'ambito della morale.
Agire è seguire un pensiero. La morale appartiene dunque al campo della scienza.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo




«Le masse saranno sempre al di sotto della media.
La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell'uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sulla uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento. L'adorazione delle apparenze si paga. »
Henri-Frédéric Amiel, “Frammenti di diario intimo”, 12 giugno 1871




«La saggezza è un equilibrio, quindi si trova soltanto negli individui.
La Democrazia, conferendo il dominio alle masse, dà la preponderanza all’istinto, alla natura, alle passioni, cioè all’impulso cieco, all’elementare gravitazione, alla generica fatalità. L’oscillazione perpetua tra i contrari diventa il suo unico modo di avanzamento: perché è la forma infantile, stupida e semplice della mente limitata, che si infatua e si disamora, adora e maledice, sempre con la stessa avventatezza. La successione delle opposte sciocchezze le dà l’impressione del cambiamento, ch’essa identifica col miglioramento. […] Alla stupidità di Demos è pari soltanto la sua presunzione. […] Non nego il diritto della Democrazia; ma non ho illusioni sull’uso che farà del suo diritto, finché scarseggerà la saggezza e abbonderà l’orgoglio. Il numero fa la legge; ma il bene non ha nulla a che fare con le cifre. Ogni finzione si espia, e la Democrazia poggia su una finzione legale, cioè che la maggioranza ha non solo la forza, ma la ragione; che possiede la saggezza insieme col diritto. […] Le masse saranno sempre al di sotto della media».
Henri Frédéric Amiel, Lunedì 12 giugno 1871


La nostra vera storia non è quasi mai decifrata da altri.
La parte principale del dramma è un monologo, o meglio un dibattito intimo tra Dio, la nostra coscienza, e noi stessi. Lacrime, dolori, depressioni, delusioni, irritazioni, buoni e cattivi pensieri, decisioni, incertezze, deliberazioni: tutto questo appartiene al nostro segreto, e sono quasi tutte incomunicabili e intrasmissibili, anche quando cerchiamo di parlare di loro, e anche quando abbiamo scriverle.
Henri Frédéric Amiel


La donna vuole essere amata senza perché.
Non perché è bella o buona o ben educata o graziosa o spiritosa, ma perché è.
Ogni analisi le sembra una diminuzione, una soggezione della propria personalità.
Henri Frédéric Amiel


Dopo la morte di Henri-Frédéric Amiel, i suoi esecutori testamentari pubblicarono una parte del "Diario intimo" che aveva regolarmente tenuto per più di trent'anni nello sforzo di conoscersi, di confessarsi e di migliorarsi; questo testo, che acquistò immediatamente una celebrità mondiale, gli assicurò quella gloria che da vivo aveva invano sognata. Vi si delinea il "tipo" dell'uomo raffinato e profondo, del romantico solitario e malinconico, che apre in ogni direzione l'intelligenza avidamente curiosa, cerca l'essere nell'interiorità segreta e unica e riesce così a scoprire qualcuno degli aspetti più importanti della vita psicologica. Nonostante il fondo di innegabile egoismo che emerge da molte delle riflessioni e delle confessioni consegnate al Diario, Amiel è uno di quei rari uomini che sono involontariamente e inconsapevolmente prodighi: la loro vita intima (sentimentale ed intellettuale) è così piena e doviziosa che trabocca, per così dire, a loro malgrado e si effonde intorno alla loro persona, sì che da un semplice incontro con loro ci si sente, e se ne esce, arricchiti. Nel caso di Amiel questa dovizia, per nostra fortuna, si è in gran parte riversata nel Diario e non potrà mai più disperdersi.
http://www.aforismario.net/2016/01/henri-frederic-amiel-frasi-e-aforismi.html


AMIEL Il seduttore vergine
Lo scrittore svizzero sarebbe una figura marginale della letteratura dell’800. Se non fosse per il suo diario «intimo» di 17mila pagine...



«Come un avaro che, senza spendere l’oro che ha, lo ama però come il riassunto di tutti i godimenti possibili, mi attacco appassionatamente a questa stessa libertà di cui non faccio nulla».
Henri-Frédéric Amiel

Il buon Talete se l'era cavata così: da giovane, alla madre che lo spingeva a prender moglie rispondeva sempre «non è ancora tempo»; e da uomo maturo, alla petulante mammina che imperterrita lo esortava ancora al matrimonio, ribatteva «non è più tempo». Scaltrezze da saggio presocratico. E un modo elegante per giustificare la propria misoginia.

Henri-Frédéric Amiel (1821-1881) non era misogino, ma le risposte che diede a se stesso (non alla madre, che morì di tubercolosi quand’egli aveva 11 anni) sono le stesse.
Troppo presto e, soprattutto, troppo tardi.
In lui l’attesa, veloce Achille, non raggiunge mai il rimpianto, lentissima tartaruga.

Amiel occupa un posto defilato, nella storia della letteratura, come quegli ospiti che alla festa nel giardino di una lussuosa villa si mettono in disparte, con il bicchiere in mano, e osservano pensosi i giochi d’acqua della fontana. E così facendo attirano una ragazza che vuol far ingelosire il fidanzato o una tardona desiderosa di verificare la residua efficienza del proprio charme.
«Antidongiovanni» secondo Miguel de Unamuno, «triste Amleto ginevrino» secondo José Enrique Rodó, «timido superiore» secondo Gregorio Marañon, questo grigio docente universitario di Letteratura francese, Estetica e Filosofia, in vita pubblicò soltanto brevi saggi e brutte poesie.

L’unico lampo di gloria l’ebbe nel 1857, con la canzone patriottica Roulez, tambours!, la Marsigliese elvetica, urlata in faccia ai nemici prussiani. Tutto sommato, una comparsa del XIX secolo.
Se non fosse per il suo diario, un monstrum che detiene il record mondiale di tutti i tempi in fatto di vastità: 16.840 pagine. Affidato poco prima di morire all’amica Fanny Mercier, il Journal intime venne pubblicato a partire dall’82, e ci vollero 48 volumi per completarlo.

Che cosa vi troviamo?
Tutto e niente. Che tempo fa, il raffreddore che non vuol passare, i vicini di casa, le passeggiate solitarie nei boschi, il trasloco, le letture preferite... Un costante crepuscolo, una melassa di noia e buoni sentimenti, la tragedia di un uomo che sa di essere ridicolo agli occhi dei più. Eppure in quel ridondante castello pieno di piccole cose di pessimo gusto s’aggira inquieto uno spettro: la Donna.

Amiel era un bell’ometto. Piuttosto basso, sì, ma dallo sguardo fiero e penetrante.
Non particolarmente elegante, certo, ma dai modi gentili e dall’eloquio fluente.
Una barba ben curata gli incorniciava il volto austero sotto cui, però, non si celava un orso accademico: Amiel sapeva essere brillante nelle conversazioni salottiere, sapeva incantare con le letture pubbliche, sapeva divertire con sciarade e anagrammi.

Insomma, potenzialmente un ottimo partito per le signorine e le vedovelle della borghesia ginevrina. Soltanto potenzialmente, però... No, nessuna traccia di omosessualità, nessun pur vago ammiccamento, in quasi 17mila pagine, al tale studente, al tale collega, al tale vetturino. Piuttosto, l’assoluta estraneità all’atto sessuale, definito «epilessia momentanea», atto «bestiale». Per lui «la castità è più pura della continenza» e nelle «monachine laiche» delle quali si circonda cerca unicamente l’amicizia, la consonanza spirituale.

Eppure, ci fu «qualcuno» che su quella tabula rasa impresse il segno di Eros.
Una volta sola, ma per sempre. Il suo nome è Marie Favre. Quando s’incontrano la prima volta lei è una graziosissima vedova ventiseienne e lui è già un professore universitario trentottenne. «Ho come vergogna - annota - che qualcosa mi faccia piacere, la maltratto e la faccio a pezzi per provare a me stesso che non ci tengo; ho positivamente paura di ciò che mi attira, e orrore di ciò che mi occorre».

Il “fattaccio” avviene oltre un anno dopo, il 6 ottobre 1860:
«Ma come devo chiamare l’esperienza di questa sera? è una delusione, è inebriamento?
Né una cosa né l’altra. Per la prima volta ho avuto un’avventura galante, e francamente, accanto a ciò che l’immaginazione si figura o si ripromette, è poca cosa». Il dado è tratto. Vaccinato dall’esperienza, è come se Amiel, persa quella fisica, acquisisse una verginità cerebrale. Ha scollinato: se prima confusamente anelava (gli psicologi avrebbero di che sbizzarrirsi sulle sue «perdite» notturne...), ora recisamente rifiuta, calandosi nella terra di confine dell’asessuato.
Più Marie lo adora, fino al punto da proporsi come «schiava all’orientale», più lui si ritrae.
Il tira e molla prosegue fino al 23 settembre 1878, data in cui nel Journal troviamo l’ultima traccia di quel “qualcuno”. Vi compare come «Phil.», cioè Philine, uno dei nomi in codice sotto cui Amiel cela Marie.

Proprio Philine fu il titolo che il critico Edmond Jaloux diede, negli anni Trenta del secolo scorso, a una silloge delle confessioni intime amieliane. E ora Philine è disponibile in italiano per merito di Armando Dadò, l’editore di Locarno che ne ha affidato la traduzione a Franco Pool.

«Di quei giorni - scrive Daria Galateria nell’appassionata prefazione dal bel titolo «L’Arte di tergiversare» -, Edmond Jaloux riporta non solo i passaggi che si riferiscono a Philine, ma tutto. Così, il campione è contemporaneamente casuale e orientato, tematico ma completo». Così, dopo l’antologia curata da Pino Mensi nel 2000 per Longo Editore di Ravenna, i lettori italiani possono nuovamente entrare nel castello di Amiel e apprezzare i sublimi tentennamenti del castellano.

Perché la cosa buffa è questa: diversamente dal vecchio Talete, Amiel, indeciso a tutto, mostrava una sola certezza: il matrimonio. Per almeno trent’anni non fa che decantare gli effetti positivi che questo avrebbe sulla sua instabile psiche. «Io non conto su nulla; è per questo che sono stanco di tutto»; «provo qualcosa come le nausee d’una donna nervosa»; «sono troppo uomo e non abbastanza individuo... è la vita che voglio sperimentare piuttosto che la mia vita»; «l’obbedienza volontaria alla legge è il punto di partenza e la condizione della libertà»; «vae coelibi!». Sapendosi malato di idealismo, l’Autore individua nel matrimonio l’unica medicina possibile. Salvo cadere puntualmente in depressione ogni volta che una sottana rischia di superare la distanza di sicurezza marcata dalla simpatia o, al più, dall’idillio. Marie, infatti, se fu la sola a togliere le briglie agli ormoni di quella «pensionata sentimentale», non fu l’unica a titillarne la tensione maritale. Le Amiel’s girls sono un bel gruppetto, entrano ed escono dalla vita di Henri-Frédéric con ritmo incessante e non di rado fanno parte della stessa cerchia. Tutte ammaliate e palpitanti, pendono dalle labbra del Cincischiator cortese.

Tutte tranne una, «Egeria». Che a un certo punto sbotta: «La tua superiorità rispetto a me consiste in ciò, che ricevendo tutto hai saputo non dare nulla». Ben lontana dall’esserne gelosa, frequenta Marie, e non lo nasconde:
«Lascia che noi due ci si veda di lieto animo, posto che ci amiamo... opporti a ciò è impossibile. \ 
È meno donna di me e questo rende perfetta la nostra armonia».
“Cosa vorrà mai dire?”, avrà pensato il povero professore...

Daniele Abbiati - Lun, 20/06/2005
http://www.ilgiornale.it/news/amiel-seduttore-vergine.html







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