lunedì 21 maggio 2012

Hegel. Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono

Hegel



«il possibile». Del pari la goccia d'acqua s'inturgidisce iridandosi, e a poco a poco si sfericizza della propria crescente gravezza sul filo della gronda: e viene alfine l'attimo, tac, nel quale tutt'a un tratto se ne spiccica: e per il breve tempo del suo precipitare si identifica in sé, acquista il nome di goccia d'acqua, perfino Berkeley la chiama goccia d'acqua: entra a far parte, per due secondi, sino ad approdar sul collo di chi a marciapiede ne raggela, d'una vasta certezza: la certezza del «reale» storico orchestrato da Dio, storicizzato da Hegel, enfatizzato da Carlyle. Lei, la goccia, non appena captata dalla dialettica della storia, o dalla vertebra cervicale del transeunte, d'un subito evapora: come la Sostanza del marchese di Chàteau Flambé nel crogiolo dialettico del Novantadue.
Gadda
Hegel: i punti cardine del suo pensiero [...]
Hegel sente e pensa di vivere in un’epoca di crisi aperta dalla Rivoluzione Francese, che ha scosso i vecchi sistemi di potere e ha posto la ragione sul trono, quindi ha cominciato a distruggere i privilegi nobiliari. Anche se il vecchio mondo resiste, la Rivoluzione francese ha mostrato che qualcosa è cambiato: ha fatto cadere le catene che tenevano gli uomini costretti in una situazione di passività perpetua.
L’autocoscienza
Hegel

Hegel 
I quattro momenti dello sviluppo fenomenologico.
La nostra autocoscienza, cioè l’essere consapevole di noi stessi, non dipende da un principio puramente teorico ma dal fatto che, per millenni, la società è stata composta da servi e padroni; questi ultimi erano tali perché si sentivano riconosciuti dominanti dai servi, e i servi erano servi perché preferivano questa condizione alla perdita della vita.

Dunque, inizialmente, la coscienza del padrone si trova separata da quella del servo. 
L’umanità avrà bisogno di una lunga evoluzione che ci porterà all’essere consapevoli di noi come padroni di noi stessi e contemporaneamente, per mezzo dei legami sociali, servi di una comunità. 

Queste figure della fenomenologia rappresentano le tappe che conducono gli uomini a rendersi conto delle catene del passato e li portano a quello che è il sapere assoluto.

Forse, con il sapere assoluto, Hegel sostiene che con la sua filosofia si arrivi alla conoscenza assoluta? Le cose non stanno realmente così: attraverso la fenomenologia è possibile ricongiungere due realtà quali il mondo esterno e  la struttura interna dell’io; Hegel mostra semplicemente che attraverso i fenomeni si può giungere alla razionalità.

La Storia della Ragione secondo Hegel.
Concetto cruciale della filosofia hegeliana sarà quello della storia
la storia, per Hegel, sembra mossa dalle passioni umane (amore, odio, ambizione, vanità…) e gli uomini agiscono in vista dei propri interessi ma, nei rapporti con altri uomini, le singole intenzioni si dissolvono e nasce qualcosa di diverso che non risponderà alla nostra volontà. Questa è l’astuzia della ragioneLa ragione è immanente nella storia, perché la storia ha un senso: bisogna saperlo interpretare.

Hegel.
La differenza tra logica classica e logica hegeliana
La seconda segue il movimento della spirale.
Hegel

Hegel si è proposto questo arduo compito: 
scoprire un senso nella storia, che a prima vista appare, dall’esterno, fatto soltanto di tragedie, ma per il filosofo noi dobbiamo immergerci nella storia e sporcarci le mani, entrare e cercare di interpretare questo caos in chiave razionale.

La storia, appunto, si comprende se si assume che le intuizioni umane, lo stato, la famiglia, la società civile, del commercio, del lavoro, delle industrie, possano essere capite perché esiste un senso.

Realität e Wirklichkeit
Una delle frasi più famose e più fraintese di Hegel è quella secondo cui ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale. Per Hegel non si tratta del reale in senso empirico, in tedesco Realität, ma è la Wirklichkeit, la realtà effettiva, che, depurata dalle nostre proiezioni, è razionale

La ragione, dunque, contiene in sé delle contraddizioni e la dialettica in Hegel è, appunto, uno sviluppo mediante contraddizione. Ne consegue che ciò che produce effetti contraddittori va analizzato a dispetto delle nostre preferenze e desideri; Hegel ci richiama così al realismo.

Il pensiero di Hegel, come quello dei grandi pensatori, non muore, ma è sottoposto a continue revisioni. Hegel è un pensatore contemporaneo, molto più di quelli esistenti oggi, perché come solo i grandi pensatori possono fare, oltre che cambiare il nostro modo di pensare, ha cambiato la storia del mondo.

Deborah Rosiello
Fonte immagine in evidenza: www.sebastianoisaia.wordpress.com
Fonte immagine media: www.wikipedia.org

Scritto da: Deborah Rosiello  20 febbraio 2015 in Filosofia moderna



http://www.lacooltura.com/2015/02/hegel-punti-cardine/



IL 14 NOVEMBRE 1831, SI SPENSE IL FILOSOFO “ GEORG HEGEL"
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda, 27 agosto 1770 – Berlino, 14 novembre 1831) è stato un filosofo tedesco, considerato il rappresentante più significativo dell'idealismo tedesco. È autore di una delle linee di pensiero più profonde e complesse[1] della tradizione occidentale. Partendo dal lavoro dei suoi predecessori nell'idealismo (Fichte e Schelling) e con influenze e suggestioni di altri sistemi di pensiero, sviluppò una filosofia innovativa, profonda e articolata. La sua visione storicista e idealista della realtà nel suo complesso ha rivoluzionato il pensiero europeo, gettando le basi della filosofia continentale e del marxismo successivi. Hegel sviluppò un quadro teorico completo, un "sistema" (idealismo assoluto), studiando il rapporto tra mente e natura, soggetto e oggetto della conoscenza e della psicologia; e tenendo conto nella sua prospettiva dello stato, della storia, dell'arte, della religione e della filosofia. In particolare, ha sviluppato un concetto di mente o spirito, manifestatasi in una serie di contraddizioni e di opposizioni e, in ultima analisi, pervenendo a una filosofia della totalità. Esempi di contraddizioni che vengono superate nel suo sistema filosofico sono quelle tra natura e libertà o tra immanenza e trascendenza.

Le pagine che ricercano tali soluzioni sono spesso di una complessità tale da lasciare incerti sull'interpretazione più corretta. L'influenza di Hegel sul pensiero filosofico fu notevolissima.
Attirò a sé un immenso numero di ammiratori (Bauer, Feuerbach, Green,Marx, Bradley, Dewey, Sartre, Küng, Kojève, Žižek, Brandom), ma un'altrettanto ampia schiera di critici (Schelling, Kierkegaard,Schopenhauer, Marx, Nietzsche, Peirce, Popper, Russell, Heidegger).
Le sue concezioni di logica speculativa o "dialettica", di "idealismo assoluto", di "Spirito", di "negatività", di "sublimazione" (o "superamento" della contraddizione, Aufhebung in tedesco), la dialettica del "Servo/Padrone", la "vita etica" e l'importanza della storia influirono a tal punto che buona parte della filosofia successiva procedette sostanzialmente sotto forma di critica a Hegel. Scrisse molti testi di filosofia tra cui ricordiamo: 'Fenomenologia dello spirito' del 1807, 'Scienza della logica' del 1816, 'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio' del 1817, Filosofia del diritto del 1821. Moltissimi anche gli encomi ed i premi compresi quelli postumi.



«Per il suo fondamento, il mio metodo dialettico non solo è diverso da quello hegeliano, ma ne è l'opposto. Per Hegel infatti il processo del pensiero, che lui, sotto il nome di Idea, trasforma addirittura in un soggetto indipendente, è il demiurgo del reale, mentre il reale non è che il fenomeno esterno del pensiero; per me, viceversa, l'elemento ideale non è altro che l'elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini. Ho criticato il lato mistificatore della dialettica hegeliana quasi trent'anni fa, quando era ancora la moda del giorno; ma proprio mentre elaboravo il primo volume del Capitale i molesti, presuntuosi e mediocri epigoni che dominano nella Germania colta si compiacevano di trattare Hegel come un “cane morto”. Perciò mi sono professato apertamente scolaro di quel grande pensatore e ho perfino civettato qua e là, nel capitolo sulla teoria del valore, con il modo di esprimersi che gli è peculiare. La mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle sue mani non toglie in nessun modo il fatto che lui sia stato il primo ad esporre ampiamente e consapevolmente le forme generali del movimento della dialettica stessa. Solo che in Hegel essa è capovolta: bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale dentro il guscio mistico».
Karl Marx



Se il denaro, da valore di scambio, diventa generatore simbolico di tutti i valori, la vita si contrae e si rattrappisce, perché, come é oramai evidente, ci sono sempre meno condizioni per vivere. E, dato che la rivoluzione é impossibile (perché, come ci ricorda Hegel, la rivoluzione é possibile solo quando ci sono due volontà: quella del servo e quella del signore e, attualmente, tutto é in funzione del "mercato"), la cultura del denaro, come supremo valore, diventa pervasiva e non riguarda solo la finanza, ma anche il comportamento di tanta povera gente affolla le tabaccherie per acquistare i biglietti delle varie lotterie o tentare improbabili guadagni alle slot machine. Rimedi? Non se ne intravedono quando un modello teorico (le regole del mercato) diventa così pervasivo da determinare i comportamenti di ciascuno di noi. Siamo diventati complici.
Umberto Galimberti su "D" del 1 settembre 2012


La storia umana è una storia di lacrime e di sangue. Come dissentire dall'immagine di Hegel che rappresenta la storia umana come un «immenso mattatoio?“
Norberto Bobbio




Denna :
La filosofia di Hegel è detta la "nottola di Minerva" perché il lavoro della ragione inizia quando la realtà è già fatta, quando è sera ed il giorno si è già svolto.




"Del resto, a dire anche una parola sulla dottrina di come dev'essere il mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell'e fatta. Questo, che il concetto insegna, la storia mostra, appunto, necessario: che, cioè, prima l'ideale appare di contro al reale, nella maturità della realtà, e poi esso costruisce questo mondo medesimo, còlto nella sostanza di esso, in forma di regno intellettuale. Quando la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e, dal chiaroscuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere: la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo." 
Georg Wilhelm Friedrich Hegel


Filosofia e storia della filosofia.
« Io sostengo che il filosofare non sia distinguibile dalla scientificità.
La filosofia deve infatti esaminare un oggetto secondo la sua necessità.
Il presupposto quindi deve essere qualcosa che è dimostrato come necessario.
La filosofia è però la totalità e ha il proprio inizio ovunque come totalità.
Questo inizio è anche essenzialmente ovunque risultato. »
G.W.F. Hegel, “Estetica”, Introduzione, I



"La semplice determinazione del 'qui' e dell''ora', da cui prende le mosse ogni processo conoscitivo, implica già la conoscenza di un 'non qui' e di un 'non ora'."
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Fenomenologia dello spirito


Non è difficile a vedersi come la nostra età sia un’età di gestazione e di trapasso a una nuova era:
lo spirito ha rotto i ponti col mondo del suo esserci e rappresentare, durato fino a oggi; esso sta per calare tutto ciò nel passato e versa in un travagliato periodo di trasformazione. [...] lo sgretolamento che sta cominciando è avvertibile solo per sintomi sporadici: la fatuità e la noia che invadono ciò che ancor sussiste, l’indeterminato presentimento di un ignoto, sono segni forieri di un qualche cosa di diverso che è in marcia.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Fenomenologia dello spirito



"L'uomo che si isola rinuncia al suo destino, si disinteressa del progresso morale.
Parlando in termini morali, pensare solo a sé è la stessa cosa che non pensarci affatto,
perché il fiore assoluto dell'individuo non è dentro di lui; è nell'umanità intera.
Non si adempie il dovere, come spesso si è portati a credere e come ci si vanta di fare, confidandosi tra le vette dell'astrazione e della speculazione pura, vivendo una vita da anacoreta; non vi si adempie con i sogni ma con gli atti, atti compiuti nella società e per essa."
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, filosofo, nato il 27 agosto 1750


Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono
Friedrich Hegel


Parlando in termini morali, pensare solo a se stessi è la stessa cosa che non pensarci affatto, perché il fiore assoluto dell'individuo non è dentro di lui; è nell'umanità intera.
Hegel


Ogni vivente isolato rimane nella contraddizione di essere a sé per se stesso come questo conchiuso uno, ma di dipendere al contempo da ciò che è altro: la lotta per la soluzione della contraddizione non va oltre il tentativo di questa guerra permanente.
Friedrich Hegel



"Siate vigili, a che non si insinui nel vostro cuore un falso ed inerte abbandono che si fonda su un attaccamento a formule di fede, su un culto delle labbra e sulla puntuale osservanza delle cerimonie di una chiesa."
"L'eticità è l'unica misura di ciò che è gradito a Dio."
Hegel, Vita di Gesù


Quando la politica non ha più la possibilità di intervenire correttamente sul sistema dei bisogni, allora si producono tragedie nell'etico. Il popolo si dissolve, l'eticità sparisce e ricchezze immani si accumulano nelle mani di pochi.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel


"L'uomo che muore di fame ha il diritto assoluto di violare la proprietà di un altro; egli viola la proprietà di un altro solo in un contenuto limitato. Nel diritto del bisogno estremo (Notrecht) è inteso che non violi il diritto dell'altro in quanto diritto: l'interesse si rivolge solo a questo pezzettino di pane; egli non tratta l'altro come persona priva di diritti."
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, "Filosofia del diritto", 1820



L’uomo non è altro che la serie delle sue azioni
Friedrich Hegel




 E di quelle degli altri


Tutto ciò che è umano, comunque appaia, è umano soltanto perché vi opera e vi ha operato il pensiero
Friedrich Hegel


Non preoccuparti del futuro, ma cerca di diventare fermo e chiaro nello spirito, perché la tua felicità non dipende dal tuo destino ma da come riesci ad affrontarlo
Friedrich Hegel


La verità in filosofia significa che un concetto e la realtà concreta corrispondono
Friedrich Hegel


Il negativo è sempre anche positivo.
Hegel


Se ci chiediamo in quale organo particolare l'intera anima appaia come tale, noi pensiamo subito all'occhio: infatti l'anima si concentra nell'occhio, e non solo vede per mezzo suo, ma vi è anche vista.
Friedrich Hegel


Unificazione vera, amore vero e proprio, ha luogo solo fra viventi che sono uguali in potenza, e che quindi sono viventi l'uno per l'altro nel modo più completo.
Friedrich Hegel



« Di fronte ad anime rozze ci si deve contentare solo di evitare che un cuore bello venga da loro profanato; sarebbe inutile voler spiegare ad un gruppo di genti rozze la fine fragranza dello spirito il cui olezzo è loro impercettibile. »
G.W.F. Hegel, "Testo 55 di Francoforte"


L'uomo è veramente uomo soltanto grazie alla cultura
Friedrich Hegel


No non è vero. L'uomo è veramente uomo quando si lascia guidare dalla bellezza e dalla bontà che ha dentroQuando sa dialogare con l'ombra propria e altrui senza lasciarsi spaventare e senza reprimerla, ma anzi la utilizza per crescere. L'uomo è tale quando è incapace di ferire in modo gratuito; quando è capace di frenare il proprio egoismo; quando è volonteroso di costruire piuttosto che distruggere; quando ama senza riserve se stesso e gli altri; quando resiste alla forza dell'entropia che lo respinge verso il basso, verso il caos informe ed indistinto delle proprie origini ferine. Certo non è semplice essere uomini, ma è l'unico destino verso il quale tutti siamo chiamati e che è triste tradire. Non serve la cultura per raggiungerlo, ma solo un cuore autenticamente capace di amare. La cultura dà le ali all'intelligenza ma questa, è assolutamente inutile se non si sa amare. Ciao Hegel, il tuo neoplatonismo disincarnato ha fatto il suo tempo. E' ora che lo spirito assuma il corpo e la materia e li ami entrambi, perché è attraverso di loro che appunto siamo uomini e assaporiamo la vita.








Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Il principio socratico. L’uomo è presso di sé.
SOCRATE DIMOSTRA CHE IL BENE NON PROVIENE DALL’ESTERNO, per modo che possa esser insegnato, sibbene È CONTENUTO NELLA NATURA DELLO SPIRITO. In generale EGLI PENSA CHE L’UOMO NON POSSA RICEVERE PASSIVAMENTE NULLA DALL’ESTERNO, a quella guisa che la cera riceve la forma: TUTTO INVECE RISIEDE NELLO SPIRITO DELL’UOMO, E «SEMBRA» SOLTANTO CHE L’UOMO LO IMPARI. Certamente tutto ha inizio dall’esterno, ma soltanto inizio: la verità è che quest’inizio esteriore è soltanto un impulso allo SVOLGIMENTO DELLO SPIRITO. TUTTO CIÒ CHE HA VALORE PER L’UOMO, L’ETERNO, L’IN SÉ E PER SÉ È CONTENUTO NELL’UOMO STESSO, E SI DEVE SVILUPPARE DALL’UOMO STESSO. Imparare vuol dire soltanto ricever conoscenza di ciò ch’è esteriormente determinato. Certamente QUEST’ESTERIORE GIUNGE ATTRAVERSO L’ESPERIENZA; ma ciò che vi è in esso d’universale s’appartiene al pensiero, non però al falso pensiero soggettivo, sibbene al verace pensiero oggettivo. Nell’OPPOSIZIONE DI SOGGETTIVO E OGGETTIVO, l’universale è ciò che è non meno oggettivo che soggettivo; IL SOGGETTIVO È SOLO UN PARTICOLARE, E ANCHE L’OGGETTIVO È SOLO UN PARTICOLARE DI CONTRO AL SOGGETTIVO: MA L’UNIVERSALE È L’UNITÀ D’ENTRAMBI. Secondo il principio socratico, nulla ha valore per l’uomo se lo spirito non ne fa testimonianza. Allora l’uomo vi è libero, è presso di sé; questa è la soggettività dello spirito.”
GEORG WILHELM FRIDRICH HEGEL (1770 – 18231), “Lezioni sulla storia della filosofia” (Berlino, semestre invernale del 1825-1826), trad. (condotta sul testo della II ed. curata da Karl Ludwig Michelet, Duncker und Humblot, Berlin 1833) e pref. di Ernesto Codignola e Giovanni Sanna, La Nuova Italia, Firenze 1964 (I rist., I ed. 1932), 4 voll., vol. II ‘Dai Sofisti agli Scettici’, Capitolo secondo – seconda sezione del primo periodo ‘Dai Sofisti ai Socratici’, B. ‘Socrate’, a., p. 67.

“Zeigt Sokrates auf; es könne nicht gelehrt werden, sondern sei in der Natur des Geistes enthalten. Überhaupt könne der Mensch nicht etwas als ein von außen Gegebenes empfangen, passiv aufnehmen, wie Wachs die Form aufnimmt, sondern es liegt alles im Geiste des Menschen, und alles scheint er nur zu lernen. Es fängt zwar alles von außen an, aber dies ist nur der Anfang; das Wahre ist, daß es nur ein Anstoß ist für die Entwicklung des Geistes. Alles, was Wert für den Menschen hat, das Ewige, Anundfürsichseiende ist im Menschen selbst enthalten, aus ihm selbst zu entwickeln. Lernen heißt hier nur, Kenntnis von äußerlich Bestimmten erhalten. Dies Äußerliche kommt zwar durch die Erfahrung; aber das Allgemeine daran gehört dem Denken, nicht dem subjektiven, schlechten Denken an, sondern es ist wahrhaft Allgemeines. Das Allgemeine ist, beim Gegensatz des Subjektiven und Objektiven, das, was ebensosehr subjektiv als objektiv ist. Das Subjektive ist nur ein Besonderes; das Objektive ist ebenso auch nur ein Besonderes gegen das Subjektive; das Allgemeine ist die Einheit beider. Nach dem Sokratischen Prinzip gilt dem Menschen nichts, hat nichts Wahrheit für ihn, wo nicht der Geist das Zeugnis gibt. Der Mensch ist dann frei darin, ist bei sich; es ist die Subjektivität des Geistes.”

GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, “Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie” (Berlin, 1825 -1826), in Id.,“Werke”, Vierzehnter Band, herausgegeben von Karl Ludwig Michelet, Duncker und Humblot, Berlin 1833, Zweiter Band, Erster Teil ‛Griechische Philosophie’, Erster Abschnitt ‛Von Thales bis Aristoteles’, Zweites Kapitel ‛Von den Sophisten bis zu den Sokratikern’, B. ‛Philosophie des Sokrates’, 2. ‛Prinzip des Guten’, a), S. 74.


Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Anima e corpo. Il processo della vita. 
“Se ora dicessimo che l’anima è la totalità del concetto come l’ideale unità in sé soggettiva, che il corpo organizzato è invece la medesima totalità, ma come l’esplicitazione e la sensibile esteriorità reciproca di tutti i lati particolari, e che entrambi sono posti come in ‘unità’ nella vitalità, vi sarebbe in tutto questo certamente una CONTRADDIZIONE. Infatti L’UNITÀ IDEALE NON SOLO ‘NON’ È LA SENSIBILE ESTERIORITÀ RECIPROCA, in cui ogni particolarità possiede un sussistere autonomo e una separata peculiarità, ma è anche l’opposto diretto di questa realtà esteriore. Ma CHE L’OPPOSTO DEBBA ESSERE L’IDENTICO, PROPRIO QUESTA È LA CONTRADDIZIONE. CHI PERÒ DESIDERA CHE NON ESISTA NULLA CHE PORTI IN SÉ UNA CONTRADDIZIONE COME IDENTITÀ DI OPPOSTI, COSTUI RICHIEDE NEL CONTEMPO CHE NON ESISTA NULLA DI VIVO. Infatti, la forza della vita, ed ancor piú la potenza dello spirito, consistono proprio nel porre in sé, nel sopportare e superare la contraddizione. Questo porre e sciogliere la contraddizione di unità ideale e esteriorità reciproca reale dei membri costituisce il costante processo della vita, e LA VITA È SOLO COME ‘PROCESSSO’. Il processo della vita abbraccia una DOPPIA ATTIVITÀ: DA UN ALATO PORTARE SEMPRE AD ESISTENZA SENSIBILE LE DIFFERENZE REALI DI TUTTI I MEMBRI E DI TUTTE LE DETERMINATEZZE DELL’ORGANISMO, ma dall’altro, SE TENDONO AD IRRIGIDIRSI IN UNA PARTICOLARIZZAZIONE AUTONOMA E A CHIUDERSI GLI UNI CONTRO GLI ALTRI IN RIGIDE DIFFERENZE, FAR VALERE IN ESSI LA LORO IDEALITÀ UNIVERSALE, CHE LI FA VIVI. Questo è l’idealismo della vitalità. Infatti non la sola filosofia è idealistica, ma ANCHE LA NATURA COME VITA FA FATTUOSAMENTE CIÒ CHE LA FILOSOFIA IDEALISTICA REALIZZA NEL SUO CAMPO SPIRITUALE.”
GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL (1770 -1831), “Estetica”, a cura di Nicolao Merker, trad. di Nicolao Merker e Nicola Vaccaro, Feltrinelli, Milano 1978 (I ed. 1963), Parte prima ‘L’idea del bello artistico o l’ideale’, Capitolo secondo ‘Il bello naturale’, A., 1. ‘L’idea come vita’, β), pp. 162 – 163.HEGEL E IL SUO PANTEISMO IDEALISTICO E DINAMICO




Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce il 27 agosto 1770 a Stoccarda. Studia filosofia e teologia all’università di Tubinga dove stringe amicizia con Schelling e Hörderlin e insieme erigono un albero della libertà, simbolo della Rivoluzione francese, i cui avvenimenti suscitano in Hegel un grande entusiasmo. Difende con passione i principi di libertà e uguaglianza e descrive Napoleone come quest’anima del mondo, indicandolo come eroe storico-cosmico: esistono, infatti, secondo Hegel, individui come appunto Napoleone, ma anche Giulio Cesare e Alessandro Magno che seguono la propria passione e la propria ambizione; individui che periscono e sono condotti alla rovina dal loro successo, perché l’idea universale che aveva suscitato il loro agire ha raggiunto il proprio fine: è, in realtà, la ragione che si serve di tali individui e delle loro passioni come mezzi per attuare i propri fini. Perché solo alla ragione assoluta, dice Hegel, la storia appare come lo svolgimento dell’idea universale dello spirito, mentre all’intelletto finito essa si presenta come una serie di eventi separati, priva di ogni piano razionale, mentre la storia ha un proprio fine: il raggiungimento della libertà.

Il medesimo entusiasmo che Hegel manifesta nei confronti della Rivoluzione francese è da questi replicato nella sua adesione allo Stato prussiano.

Terminati gli studi lavora come precettore in casa private e trascorre un breve periodo a Berna (1793-1796). Sono questi gli anni dei primi scritti di Hegel:

Religione popolare e cristianesimo, La Vita di Gesù e la Positività della religione cristiana.
Nel primo scritto, Hegel afferma che il cristianesimo ha un carattere prettamente individuale: ognuno vive il suo rapporto con il dio; al contrario, la religione dei Greci è detta popolare, in quanto unisce e non divide a differenza di quella cristiana: è una religione che con i suoi riti e le sue credenze viene vissuta in comunità e crea coesione. Un concetto, questo, ripreso e ampliato ne Lo spirito del cristianesimo e il suo destino del 1798.

In Vita di Gesù, Hegel condivide l’idea di Kant di una religione vissuta come adesione interiore ai principi della morale.

Nell’ultimo, Positività della religione cristiana, invece, Hegel accusa la Chiesa di essersi allontanata da quei principi di fratellanza e di amore diffusi dalla figura di Gesù, la cui verità è stata tradita dalla Chiesa, più concentrata sull’esteriorità e sui dogmi.

Nel 1797 ritorna in Germania e lavora come precettore a Francoforte sul Meno. Negli anni successivi lavora a scritti teologici. Alla morte del padre, eredita una somma cospicua e si reca a Jena, dove nel 1801 pubblica – gli altri scritti rimangono inediti – il saggio filosofico: Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Shelling. Nei due anni successivi collabora con Schelling al Giornale critico della filosofia. Nel 1805 è professore a Jena ed è redattore capo di un giornale bavarese ispirato alla politica napoleonica. Nel 1808 diventa direttore del ginnasio di Norimberga, nel 1816 è professore di filosofia a Heidelberg, nel 1818 è chiamato all’Università di Berlino, periodo questo del suo massimo successo. Muore a Berlino, forse di colera, il 14 novembre 1831.

La filosofia di Hegel è definita un panteismo idealistico e dinamico:
finito e infinito nel sistema di Hegel coincidono, in quanto l’infinito è manifestazione e momento necessario dell’infinito, un soggetto spirituale in divenire, che si realizza progressivamente in tutti i suoi momenti e che solo alla fine, cioè nell’uomo, acquista coscienza di sé.

La prima più importante opera di Hegel è sicuramente la Fenomenologia dello spirito:
una storia romanzata dello coscienza che attraverso tappe ideali – Hegel le chiama figure – esce dalla sua individualità, raggiunge l’universalità e si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione. Un percorso che l’Assoluto ha già eseguito. Il termine stesso – Fenomenologia – indica la scienza di ciò che appare, poiché nel sistema hegeliano tutta la realtà è spirito, la Fenomenologia è l’apparire dello spirito a se stesso.
La Fenomenologia prepara e introduce il singolo alla filosofia ed è una sorta di prefazione all’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio.
Risulta divisa in due parti: 
la prima contiene i momenti della coscienza (tesi), dell’autocoscienza (antitesi) e della ragione (sintesi); la seconda quella dello spirito, della religione e del sapere assoluto, elementi che l’Enciclopedia approfondisce.

L’Assoluto diventa, infatti, cosciente di se stesso in modo dinamico.
Anche Hegel come Fichte e Schelling si pone come idealista e in quanto tale nel suo sistema l’«io» è a fondamento del reale.

L’Assoluto si articola in tre momenti:


  • l’idea in se e per sé,  l’idea in se stessa (tesi), a prescindere dalla sua realizzazione nella natura e nello spirito;
  • l’idea fuori di sé (antitesi), l’alienazione dell’idea nelle realtà spazio temporale del mondo, ovvero la natura;
  • l‘idea che ritorna in sé (sintesi), l’idea che dopo essersi fatta natura, diventa coscienza di sé nell’uomo, lo spirito.


È questa la struttura dialettica che si ritrova tanto nella Fenomenologia quanto nell’Enciclopedia, al termine della quale, Hegel riconosce il suo pensiero come l’espressione ultima della filsofia e afferma che i sistemi filosofici precedenti non sono pensieri scoordinati e in disaccordo con loro, ma solo tappe necessarie al raggiungimento della verità, momenti di una storia della filosofia che con Hegel giunge a compimento.

studiarapido


Georg Wilhelm Friedrich Hegel.

- Il puro pensiero. Dio prima della creazione -
“ La scienza pura […] presuppone la liberazione dall’apposizione della coscienza.
Essa contiene il pensiero in quanto è insieme anche la cosa in se stessa, oppur la cosa in se stessa in quanto è insieme anche il puro pensiero. Come scienza, la verità è la pura autocoscienza che si sviluppa, ed ha la forma del Sé, che quello che è in sé e per sé è concetto saputo, e che il concetto come tale è quello che è in sé e per sé.
Il contenuto della scienza pura è appunto questo pensare oggettivo. Lungi quindi dall’essere formale, lungi dall’essere priva di quella materia che occorre a una conoscenza effettiva e vera, cotesta scienza ha anzi un contenuto che, solo, è l’assoluto Vero, o , se si voglia ancora adoprare la parola materia, che, solo, è la vera materia, - una materia, però, cui la forma non è un che di esterno, poiché questa materia è anzi il puro pensiero, e quindi l’assoluta forma stessa. La logica è perciò da intendere come il sistema della pura ragione, come il regno del puro pensiero. Questo regno è la verità, com’essa è in sé e per sé senza velo. Ci si può quindi esprimer così, che questo contenuto è l’esposizione di Dio, com’egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito.”
GEORG WLHELM FRIEDRICH HEGEL (1770 - 1831), “Scienza della logica” (1812),trad. di Arturo Moni (I ed. 1924 -1925), rev. Della trad. e Nota introduttiva di Claudio Cesa (II ed. 1974), introduzione di Leo Lugarini (1974), Laterza, Roma-Bari 2001, 2 voll., vol. I, ‘ Introduzione’ – ‘Concetto generale della logica’, p. 31.







 Un brano fondamentale per capire Hegel. Unità di pensiero ed essere, forma e materia, soggetto e oggetto, conoscente e conosciuto. E, ovviamente, "superamento" del principio di non contraddizione, cioè della possibilità stessa del discorso significante. E' ovvio che Hegel lo usa, quel principio da lui superato, lo usa perchè, come aveva ben visto aristotele molto prima di Hegel, non si può non usare il principio di non contraddizione.





Adorabile... Con tanta pseudo-filosofia di massa, compresa la psicologia contemporanea, la vera speculazione filosofica rende l'animo più sereno, in questa misera ed arrogante società..







“Die reine Wissenschaft setzt […] die Befreiung von dem Gegensatze des Bewußtseyns voraus. Sie enthält den Gedanken, insofern er eben so sehr die Sache an sich selbst ist, oder die Sache an sich selbst, insofern sie ebenso sehr der reine Gedanke ist. Als Wissenschaft ist die Wahrheit das reine sich entwicklende Selbstbewußtseyn, und hat die Gestalt des Selbst, daß das an und für sich seyende gewußter Begriff, der Begriff als solcher aber das an und für sich seyende ist. Dieses objektive Denken ist denn der Inhalt der reinen Wissenschaft. Sie ist daher so wenig formell, sie entbehrt so wenig der Materie zu einer wirklichen und wahren Erkenntniß, daß ihr Inhalt vielmehr allein das absolute Wahre, oder wenn man sich noch des Worts Materie bedienen wollte, die wahrhafte Materie ist,—eine Materie aber, der die Form nicht ein Äußerliches ist, da diese Materie vielmehr der reine Gedanke, somit die absolute Form selbst ist. Die Logik ist sonach als das System der reinen Vernunft, als das Reich des reinen Gedankens zu fassen. Dieses Reich ist die Wahrheit, wie sie ohne Hülle an und für sich selbst ist. Man kann sich deswegen ausdrücken, daß dieser Inhalt die Darstellung Gottes ist, wie er in seinem ewigen Wesen vor der Erschaffung der Natur und des endlichen Geistes ist.”
GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, “Wissenschaft der Logik”, Johann Leonhard Schrag, Nürnberg 1812, ‘Einleitung’ – ‘Allgemeiner Begriff der Logik’, S. XII – XIII.


“Sagten wir nun, die Seele sei die Totalität des Begriffs als die in sich subjektive ideelle Einheit, der gegliederte Leib dagegen dieselbe Totalität, doch als die Auslegung und das sinnliche Außereinander aller besonderen Seiten, und beide seien in der Lebendigkeit als in Einheit gesetzt, so liegt hierin allerdings ein Widerspruch. Denn die ideelle Einheit ist nicht nur nichtdas sinnliche Außereinander, in welchem jede Besonderheit ein selbständiges Bestehen und abgeschlossene Eigentümlichkeit hat, sondern sie ist das direkt Entgegengesetzte solcher äußerlichen Realität. Daß aber das Entgegengesetzte das Identische sein soll, ist eben der Widerspruch selber. Wer aber verlangt, daß nichts existiere, was in sich einen Widerspruch als Identität Entgegengesetzter trägt, der fordert zugleich, daß nichts Lebendiges existiere. Denn die Kraft des Lebens und mehr noch die Macht des Geistes besteht eben darin, den Widerspruch in sich zu setzen, zu ertragen und zu überwinden. Dieses Setzen und Auflösen des Widerspruchs von ideeller Einheit und realem Außereinander der Glieder macht den steten Prozeß des Lebens aus, und das Leben ist nur als Prozeß. Der Lebensprozeß umfaßt die gedoppelte Tätigkeit: einerseits stets die realen Unterschiede aller Glieder und Bestimmtheiten des Organismus zur sinnlichen Existenz zu bringen, andererseits aber, wenn sie in selbständiger Besonderung erstarren und gegeneinander zu festen Unterschieden sich abschließen wollen, an ihnen ihre allgemeine Idealität, welche ihre Belebung ist, geltend zu machen. Dies ist der Idealismus der Lebendigkeit. Denn nicht nur die Philosophie etwa ist idealistisch, sondern die Natur schon tut als Leben faktisch dasselbe, was die idealistische Philosophie in ihrem geistigen Felde vollbringt.ˮ
GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, “Vorlesungen über die Ästhetikˮ (1835 – 1838), Herausgegeben von H. G. Hotho, Ducker und Humblot, Beriln 1842 (Zweite auflage), I. ʻDie Idee des Kunstschönen oder das Idealʼ, II. ʻDas Naturschöneʼ, 1. ʻDie Idee als Lebenʼ, β), S. 153.








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