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mercoledì 21 febbraio 2018

Mi piace il Dio della Bibbia.. un essere potentissimo che con lo schioccare delle dita crea la terra, i pianeti, le stelle.. una parola, ed ecco compaiono gli animali, maschi e femmine, le piante … tutto già pronto e funzionante esattamente come lo vediamo oggi e, secondo l' arcivescovo James Usher, la creazione è avvenuta domenica 21 ottobre 4004 a. C., esattamente alle 9:00 A.M. Poi sono intervenuti questi guastafeste degli scienziati, che hanno cominciato a vedere che sotto la superficie terrestre ci sono migliaia di strati, per depositare i quali ci sono venuti milioni di anni, e poi in questi strati c'erano ossa di animali scomparsi da milioni e milioni di anni, e poi hai tutte queste cose scientifiche fastidiose come il decadimento radioattivo ecc. tutte cose le quali ci vogliono milioni di anni.


Mi piace il Dio della Bibbia.. 
un essere potentissimo che con lo schioccare delle dita crea la terra, i pianeti, le stelle.. una parola, ed ecco compaiono gli animali, maschi e femmine, le piante … tutto già pronto e funzionante esattamente come lo vediamo oggi e, secondo l' arcivescovo James Usher, la creazione è avvenuta domenica 21 ottobre 4004 a. C., esattamente alle 9:00 A.M.

Poi sono intervenuti questi guastafeste degli scienziati, che hanno cominciato a vedere che sotto la superficie terrestre ci sono migliaia di strati, per depositare i quali ci sono venuti milioni di anni, e poi in questi strati c'erano ossa di animali scomparsi da milioni e milioni di anni, e poi hai tutte queste cose scientifiche fastidiose come il decadimento radioattivo ecc. tutte cose le quali ci vogliono milioni di anni. 

E allora della gente di poca fede ha cominciato ad adattare questo Dio potentissimo ai risultati della scienza per renderlo più credibile. 
Ed ecco che qualche robusto fedele del Dio della Bibbia ha provato a dare una spiegazione, cioè che nel momento in cui Dio ha creato la terra l'abbia fatta esattamente con tutti questi strati, contenenti queste vecchie ossa, in modo da fare uno scherzo agli scienziati e fargli perdere tempo in ricerche senza senso. 

Ma ovviamente non sono molti quelli che credono a un Dio sia onnipotente che burlone e a questo punto, pur di mantenere l'idea del Dio onnipotente è stata elaborata una nuova teoria: 
quella dell’evoluzione guidata. 

Il campo dei fedeli si è diviso in due, quello dei Teisti e quello dei Deisti.
Secondo gli uni, Dio avrebbe schioccato le dita per creare il big bang iniziale 13 miliardi di anni fa. Poi si è ritirato in pensione, lasciando che tutto si svolgesse secondo le leggi della natura. 

Questo spiegherebbe molte cose, l’indifferenza della natura alle sofferenze, particolarmente umane.. ma questo porta a degli inconvenienti per le chiese costituite, che lavorano tutte sulla loro funzione di intermediarie con i rapporti degli umani “semplici” e quelli “speciali”, che hanno rapporti diretti con la divinità. 

È chiaro che se i preti non intervengono quotidianamente con le loro preghiere per tirare la manica a Dio e convincerlo a mandare la pioggia ecc, perché mai la gente dovrebbe elargire tanta parte dei propri guadagni per finanziare la Chiesa?

Per cui qualcuno ha elaborato la teoria dell’evoluzione guidata.
L'idea è semplice: organi quali l'occhio, o i fiori ecc. sono complicatissimi, non è possibile che siano il prodotto di una selezione natura causale, cieca... quindi Dio è intervenuto, passo passo, indirizzando le mutazioni.. via via fino all'uomo.. il compimento della natura..

Un momento! Ma questo con corrisponde per nulla all’idea del Dio onnipotente della Bibbia!

L’universo è stato creato 13 miliardi di anni fa, come gas idrogeno.. 
poi per miliardi di anni Dio ha messo insieme le stelle, aspettato che le supergiganti collassassero e si formassero gli atomi degli elementi pesanti, il nostro sistema solare è una stella di terza generazione, per i primi sei miliardi di anni gas e materie hanno girato in tondo al solo scopo di aggregarsi.. 

Poi ha formato il Sole e la Terra.. bene, per centinaia di milioni di anni, Dio ha provato e riprovato a combinare proteine, finché non gli è riuscito di formare una catena lunghissima che aveva la capacità di riprodursi.. non molto bene per qualcuno che si immagina onnipotente ed onnisciente. 

Poi ci ha messo altre centinaia di milioni di anni a formare una cellula vivente, ed è rimasto bloccato lì per centinaia di milioni di anni, queste celle si moltiplicavano dividendosi, e ognuna andava per conto proprio, provavano a stare insieme, ma non ci riuscivano ognuna aveva un cervello per conto proprio e faceva le sue cose… alla fine ha avuto un’idea geniale, grazie a una mutazione, nella divisione cellulare, arrivate a 8 cellule, una di esse si è messa a dirigere le altre 7, a dargli cosa fare, in questo modo stavano tutte insieme ed erano molto più forti collettivamente rispetto alle creature monocellulari!! Una volta scoperto il sistema, è stato facile, da 8 a 16 a 32 ecc. ecc. in multipli, sempre con un gruppo di cellule che dirigeva e le altre cellule che svolgevano specifici compiti. 

Ma per milioni di anni gli esseri viventi erano delle bolle di cellule che si muovevano mediante contrazioni.. poi Dio ebbe una buona idea.. 
se faccio una struttura interna di materiale più rigido, a cui i muscoli si possono ancorare, possono coordinare i movimenti meglio.. 
così nacquero i cordati, poi ebbe l'idea di rende questa linea di materiale resistente sempre più duro, di metterci calcio, ed ecco gli animali dotati di scheletro.

Ha provato anche l’altro sistema, indurire il guscio esterno, ed ecco fatti gli insetti, ma non entriamo troppo nei dettagli.

Ma vi rendete conto, questa non è l’immagine di un Dio onnipotente ed onnisciente, è l’immagine di una scienziato incompetente ed ignorante, di un imbranato che prova e fallisce milioni di volte, con l’unico vantaggio di avere un sacco di tempo a disposizione..

E poi, è anche molto indeciso su cosa fare.. 
ogni 200 milioni di anni, decide di pulire la lavagna, distruggere tutto quello che ha fatto, e ricominciare da capo, manda dallo spazio una roccia enorme che provoca distruzione globali, o un supervulcano che erutta per centinaia di anni e distrugge quasi tutte le forme di vita, e provoca una estinzione di massa, poi ricomincia.. ma ricomincia usando quello che ha.. salva qualche esemplare nel profondo delle caverne o degli oceani, poi quando le condizioni tornano normali da questi pochi esemplari ricrea una enorme varietà di esseri viventi, comunque, essenzialmente basate sugli stessi principi di quelli precedenti.

Guardiamo a cosa gli è voluto per fare l’uomo, 
Prima ha dovuto inventare fiori e frutti.. 
prima c’erano animali che si nutrivano di vegetali, ma i vegetali normali sono orribili, una massa di cellulosa di scarsissimo potere nutritivo, i dinosauri erbivori erano sostanzialmente degli enormi stomachi su gambe dove i vegetali si decomponevano per giorni e giorni per estrarne le poche sostanze nutritive.

Con i frutti, abbiamo una sostanza di altissimo potere nutritivo, il che significa animali veloci, con stomaco piccolo e la possibilità di alimentare un cervello di grandi dimensioni.. solo che i frutti stavano sugli alberi, per cui ha preso delle specie di topi, li ha fatti salire sugli alberi, ed adattato il loro corpo alla vita arboricola, creando le scimmie. Poi ha preso una specie di scimmie, e le ha adattate a camminare su due gambe sui rami, eliminando la coda. 

Ma non gli andava ancora bene, avendo creato le antropomorfe arboricole, ha provocato un sollevamento del terreno dell’Africa orientale, che ha trasformato una foresta tropicale in un deserto punteggiato di cespugli carichi di bacche. 

In questo modo c’è stato un cambiamento delle antropomorfe che vi vivevano. Le gambe si sono allungate, portando a una camminata bipedale, e le mani si sono adattate a raccogliere bacche da cespugli spinosi. Questo tipo di scimmie ha avuto molto successo e si sono formate molte sottospecie sparse in tutta l’eurasiafrica, .. ma alla fine per milioni di anni nulla di sostanziale è successo, erano degli scimpanzè con le gambe lunghe.

Poi gli è venuta una idea geniale, ha inserito un gene che rendeva questo scimpanzé molto ciarliero. Gli scimpanzé sono delle creature piuttosto silenziose, qualche grugnito ogni tanto è tutto quello che ci possiamo aspettare.

Ci sono animali ciarlieri.. 
degli uccelli per esempio, cinguettano tutto il tempo, quindi aveva una certa esperienza. Per cui per fortuna non gli è stato troppo difficile.. 
in ogni caso ci ha messo parecchi milioni di anni per averla.

Ma una volta inserito questo gene, è stato un effetto palla di neve, i più ciarlieri potevano spiegare meglio le strategie di caccia, di guerra, abbindolare meglio le ragazze.. i più intelligenti potevano avere più figli, in un paio di milioni d’anni si è passati da 250 cc a 1400 cc.

Finalmente l’uomo..
A questo punto ha cominciato ad avere delle strane pretese.. 
tutto quello che poteva fare prima, che lo hanno portato a questo punto è diventato proibito.. niente uccidere, niente mogli degli altri, 
Almeno questo è scritto nella Bibbia..

Certo che dobbiamo leggerla molto bene la Bibbia.. alcuni pensano che debba essere interpretata in senso letterale e non metaforico.

Ma quale Bibbia? 
C’è la Bibbia masoretica e quella samaritana .. 
pare che ci siano 2000 differenze tra di esse, 
mentre sono solo 1000 le differenze con la Bibbia dei 70 
(la Septuaginta) in greco, scritta 300 anni prima di Cristo. 
Questa può significare solo una cosa, quando nel 700 DC i masoreti scrissero la loro versione, rimaneggiarono il testo a loro disposizione in modo che corrispondesse il più possibile alla traduzione fatta in greco 1000 anni prima. 

Poi c’è la Bibbia in aramaico, che sembra essere un libro completamente diverso, ma in ogni caso abbiamo trovato dei testi sumerici, molto precedenti, che sono chiaramente l’ispirazione dei racconti della Bibbia, diciamo, la Bibbia ne è la versione semplificata. 

Non solo, ma sono anche strettamente connessi ai racconti sulle vicende degli Dei che circolavano in tutta l'area mediterranea. 
Si riconosce facilmente che i figli degli Elohim e dei mortali corrispondono perfettamente ai semidei della tradizione greca. 

Possiamo facilmente immaginare che si tratti di racconti che i pastori e i mercanti si tramandavano di generazione in generazione seduti alla sera attorno ai fuochi dell'accampamento.
Il fatto che fossero racconti popolari spiega facilmente la totale mancanza di coerenza e di sequenzialità degli vari versetti della Bibbia. 

Ho visto una scuola di recitazione, chiamata “Instant theatre”, dove l'organizzatore ha scritto su centinaia di schede delle frasi, in tre versioni: frasi brevi, frasi di media lunghezza e frasi più lunghe. 

Gli attori sulla scena prelevano a turno queste schede da un mazzo, una alla volta, e le recitano di fronte a un pubblico. Per quanto possa sembrare strano, il pubblico interpreta queste frasi casuali come parte di un colloquio logico e razionale, esattamente come se si trattasse di una commedia scritta e strutturata dall'autore. 

Questa è una delle funzionalità del cervello, che a tutti i costi vuole trovare un senso logico e una consequenzialità negli avvenimenti. 

Rileggendo la Bibbia dopo questa esperienza mi sono reso conto che nello scrivere il testo che ci è arrivato, i redattori hanno disposto in ordine sequenziale dei testi che erano stati loro tramandati dalla tradizione orale e che quindi non potevano modificare. In questo caso piuttosto che mazzi di schede si trattava di raccolte di rotoli. 

Quindi frasi quali "Caino fondò una città" di per sé ha un senso compiuto, ovviamente si raccontavano attorno al focolare le storie di vari personaggi che avevano fondato una città, cosa normale, sono moltissimi i racconti di fondazioni di città, tanto per citarne, 
Romolo e Remo o Didone che fonda Cartagine ecc. 

Nel racconto biblico questo episodio viene collocato dopo la storia di Adamo ed Eva, che nel racconto vengono interpretati come i primi esseri umani. Il testo esisteva e non hanno trovato di meglio che metterlo subito dopo il racconto di Adamo ed Eva nel giardino, ma qui è totalmente fuori posto.. dopo l’uccisione di Abele, Caino si reca nella terra di Nod (chi era questo Nod?) dove fonda una città, ma oltre a Caino non c'erano altre persone per popolare questa città, né ha alcun senso la citazione dove Dio mette un segno su Caino, per evitare che chi lo incontra lo uccida.. chi sarebbero queste persone se Caino ed Abele erano gli unici figli di Adamo ed Eva?..

Caino e Abele ... per noi sono due nomi di persone.. 
ma in ebraico suona così, "c'erano due fratelli, uno chiamato Pastore e l'altro chiamato Agricoltore, .. e via via ... e poi uno uccise l'altro ecc. ecc." ovviamente, non sono mai esistiti questi due fratelli, non è che nella stessa famiglia uno si sceglie il proprio mestiere.. . 

Ve lo immaginate? Adamo ed Eva ebbero due figli, Caino ama le piante, allora frequenta l’istituto di agraria, prende il diploma, poi va al negozio di B&Q più vicino, compera qualche sacco di sementi, un aratro, un po' di zappe, e si mette a dissodare un campo, invece Abele frequenta l’istituto di zoologia, prende il diploma, poi va al mercato, compera un gregge, dei cani pastori, fa un corso su come tosare le pecore, sui cicli riproduttivi degli animali, quando nascono gli agnelli ecc. , è da ridere, sappiamo dai reperti archeologici che ci vollero migliaia di anni per sviluppare sementi coltivati dalle prime piante selvatiche, e altrettanti migliaia di anni ci vollero per addomesticare gli animali selvatici. 

"Fratelli" è una metafora dell'origine comune degli uomini, ma Pastore o Agricoltore non sono scelte individuali, sono due culture, che si sviluppano nel corso dei millenni, e si trasmettono di padre in figlio all'interno della stessa tribù. Si nasce in una tribù di agricoltori o in una tribù di pastori... la storia è un racconto personalizzato in stile hollywoodiano dello scontro tra due attività economiche concorrenziali, e perciò in lotta... 

e poi, dopo aver ucciso Abele, Caino si reca nella terra di Nod (chi era questo Nod?) dove fonda una città, ma oltre a Caino non c'erano altre persone per popolare questa città, né ha alcun senso la citazione dove Dio mette un segno su Caino, per evitare che chi lo incontra lo uccida.. chi sarebbero queste persone se Caino ed Abele erano gli unici figli di Adamo ed Eva ed era rimasto solo Caino?

È interessante l'osservazione che i discendenti di Abramo prestassero omaggio a uno Yahweh quando erano in Palestina mentre quando erano in Egitto prestavano omaggio agli Elohim locali. 

Questa era la pratica comune, anche i soldati romani quando viaggiavano nelle varie parti dell'impero omaggiavano le divinità locali oltre alle proprie tradizionali, in quanto a quel tempo ogni città aveva un proprio Dio locale.

Qualcuno sostiene che gli Elohim fossero dei personaggi in carne ed ossa, delle specie di omaccioni dotati di superpoteri con cui gli uomini avevano dei contatti diretti. 

Nella nostra cultura, permeata di racconti fantascienza, qualcuno avanza l’ipotesi che si tratti di viaggiatori interstellari…
Ovviamente sono passati migliaia di anni, la cultura odierna è totalmente differente da quella di 3000 anni fa ed è molto difficile mettersi nei loro panni. Tuttavia possiamo immaginare delle forti analogie tra la relazione degli uomini di 3000 anni fà coi numerosi Dei del loro Pantheon con quella odierna dei devoti ai santi. Secondo il punto di vista dei devoti, per esempio di San Gennaro o di Sant'Antonio da Padova ecc. i santi sono essere reali, che abitano al di sopra delle nuvole vicino all'altissimo e potentissimo e il loro compito è quello di ascoltare le invocazioni dei loro fedeli e in un certo senso tirare la giacca all’onnipotente in modo che egli modifichi gli avvenimenti per far piacere a loro assistiti. 

Se tu leggi della letteratura votiva, troverai dei racconti di gente convintissima che San Gennaro sia intervenuto direttamente per riparare il bambino dall'essere investito da un'automobile, oppure che abbia agito col suo superpotere sulle cellule cancerogene che hanno invaso il corpo del fedele e le abbia distrutte, o abbia salvato il marinaio dall’annegare ecc.. 

Supponiamo che esistano degli abitanti di Marte e che questi ricevano degli email dalla terra contenenti queste descrizioni, senza alcuna altra fonte di informazione, non c'è alcun dubbio che essi riterranno che San Gennaro o Sant'Antonio siano delle persone in carne ed ossa che si aggirano tra i fedeli compiendo tutte queste azioni meravigliose. Ovviamente sia tu che io abbiamo delle opinioni completamente diverse a questo riguardo.

Tanto più che, riallacciandoci al discorso iniziale, si tratta di racconti ampiamente rimaneggiati, di cui non conosciamo nemmeno la forma originaria di quando vennero scritti o raccontanti molte migliaia di anni fa.

Ma qualcuno ipotizza che questi omaccioni dotati di superpoteri abbiano interferito direttamente nella costituzione biologica degli essere umani. Finché si tratta di romanzi di fantascienza, tutto è opinabile, ma quando si tratta di DNA si entra in un territorio scientifico, che viene trattato da migliaia di ricercatori in tutto il mondo.. si tratta di evidenze solide piuttosto che di interpretazioni.

Ora, l'analisi del DNA umana non ha individuato nessun DNA alieno nelle cellule umane. È stato ricavato un albero genealogico di tutti gli uomini esistenti e si vede chiaramente che da antenati comuni risalenti a 100-200.000 anni fa si sono ramificate centinaia di gruppi umani a causa sia dell'isolamento geografico che dell'inevitabile intervento di mutazioni genetiche.

E poi, chi sarebbero questi alieni extraterresti?
Nelle varie interpretazioni appaiono opportunamente nei momenti delle mutazioni decisive.. 2 milioni di anni fa, 300 mila anni fa.. 100 mila.. 50 mila, alcuni, poche migliaia di anni fa, giusto per aiutare gli egiziani ad erigere le piramidi.. cambiano mestiere ovviamente, da genetisti ad architetti..

Ma come si sono prodotti? 
Non si capisce perché il Dio pasticcione che ci ha messo tanto tempo sulla terra a produrre gli uomini, sia stato tanto più rapido su un altro pianeta.. a meno che su differenti pianeti ci siano Dei differenti.. qualcuno più intelligente del nostro..

Questa è un’altra ipotesi che ho sentito esprimere, 
… tante ipotesi, l’una più bislacca delle altre..

E poi sarebbero geneticamente compatibili con noi.. 
cioè su altri pianeti ha usato esattamente le stesse catene di aminoacidi, ha prodotto esattamente le stesse cellule.. questo sarebbe in contrasto con l’ipotesi di Dei più capaci sugli altri pianeti.. a meno che non si trovino ogni tanto in congresso per scambiarsi informazioni.

E poi.. le signore mi scuseranno per il riferimento un po' francese.. 
ma vediamo che l'uomo ha compiuto dei progressi a dir poco incredibili in pochi anni nel campo della medicina, grazie ad ultrasuoni, scanner magnetici, e raggi X possiamo produrre immagini sempre migliori dell'interno del corpo umano, preso potremo vedere qualcosa di simile alle immagini di Star Trek, dove il dottor Bones ha uno scanner che gli permette di avere una immagine tridimensionale interna del corpo.

Ora questi alieni avanzatissimi, secondo i racconti di chi è stato rapito dagli extraterrestri, per esaminare gli esseri umani non sono riusciti a trovare nient’altro di meglio che infilargli una sonda nel culo….

Tutto sommato.. non c’è da stupirsi che un sacco di gente, per evitarsi tutti questi dubbi e mal di testa, preferisca il Dio della Bibbia che fa tutto in 6 giorni..

Francesco Andreoli Sussex 

http://en.wikipedia.org/wiki/Masoretic_Text
http://en.wikipedia.org/wiki/Samaritan_Pentateuch
http://solpicus.wordpress.com/


Francesco Andreoli Sussex ha condiviso un link nel gruppo: LETTERE E FILOSOFIA.

venerdì 17 luglio 2015

Nel nostro corpo c'è circa un trilione di cellule umane, ma ci sono anche dieci trilioni di cellule batteriche che ci vivono o dentro, o addosso. In maggioranza questi batteri ci aiutano assorbendo sostanze nutrienti, digerendo il cibo, producendo vitamine e sostenendo il sistema immunitario; ma quando sono i "batteri cattivi" a prendere il sopravvento possiamo ammalarci. Quando si addiziona tutto il DNA che vive in una persona, viene fuori che conteniamo circa trentamila geni umani e - tre milioni(!) - di germi batterici. Si può quindi affermare che siamo umani per l'1% e batteri per il 99%! Saperlo, se già non ci è sufficiente osservare quanto è minuscola l'umanità vista dall'alto di un aereo, di un grattacielo, dalla cima di una montagna, non dovrebbe ulteriormente mettere in discussione l'umana, presuntuosa e ridicola visione antropocentrica della vita e dell'universo e l' altrettanto ridicola idea di un "Dio Padre Nostro"? Semmai un Dio esistesse, non sarebbe più logico pensare che i batteri siano la sua creatura prediletta a cui tutta la sua creazione è destinata?




Nel nostro corpo c'è circa un trilione di cellule umane, ma ci sono anche dieci trilioni di cellule batteriche che ci vivono o dentro, o addosso. In maggioranza questi batteri ci aiutano assorbendo sostanze nutrienti, digerendo il cibo, producendo vitamine e sostenendo il sistema immunitario; ma quando sono i "batteri cattivi" a prendere il sopravvento possiamo ammalarci. Quando si addiziona tutto il DNA che vive in una persona, viene fuori che conteniamo circa trentamila geni umani e - tre milioni(!) - di germi batterici. Si può quindi affermare che siamo umani per l'1% e batteri per il 99%!
Saperlo, se già non ci è sufficiente osservare quanto è minuscola l'umanità vista dall'alto di un aereo, di un grattacielo, dalla cima di una montagna, non dovrebbe ulteriormente mettere in discussione l'umana, presuntuosa e ridicola visione antropocentrica della vita e dell'universo e l' altrettanto ridicola idea di un "Dio Padre Nostro"? Semmai un Dio esistesse, non sarebbe più logico pensare che i batteri siano la sua creatura prediletta a cui tutta la sua creazione è destinata?

venerdì 5 giugno 2015

Popol Vuh. Vi era immobilità e silenzio nell’oscurità, nella notte. Unicamente il Creatore e il Modellatore (…) si trovavano sulle acque circondati di chiarore. (…) Allora giunse la sua Parola. Si riunì qui con il Sovrano Serpente Piumato, qui nell’oscurità, nella notte, e parlarono fra loro e meditarono; si misero d’accordo, congiunsero i loro vocaboli e i loro pensieri. (…) Allora decisero la creazione"

Vi era immobilità e silenzio nell’oscurità, nella notte. Unicamente il Creatore e il Modellatore (…) si trovavano sulle acque circondati di chiarore. (…) Allora giunse la sua Parola. Si riunì qui con il Sovrano Serpente Piumato, qui nell’oscurità, nella notte, e parlarono fra loro e meditarono; si misero d’accordo, congiunsero i loro vocaboli e i loro pensieri. (…) Allora decisero la creazione"

"Popol Vuh", la più grande opera letteraria dell’America precolombiana.



venerdì 15 maggio 2015

David Byrne. Il primo motore delle mie composizioni è, ancor oggi, l’intuizione. Magari passeggio per strada, e all’improvviso mi viene l’idea - la folgorazione - di una melodia. Allora la incido al volo sul registratore portatile che ho sempre con me, e poi a casa la riprendo e la sistemo. Mi piace molto, questo modo di lavorare.



Il primo motore delle mie composizioni è, ancor oggi, l’intuizione. Magari passeggio per strada, e all’improvviso mi viene l’idea - la folgorazione - di una melodia. Allora la incido al volo sul registratore portatile che ho sempre con me, e poi a casa la riprendo e la sistemo. Mi piace molto, questo modo di lavorare.
David Byrne. Dumbarton, 14 maggio 1952




mercoledì 25 febbraio 2015

Edward Wilson. “Il significato dell’esistenza umana”. C’è stato un tempo, un tempo anche piuttosto lungo, in cui abbiamo creduto di essere i protagonisti assoluti della storia naturale. Le cose, però, non stavano così, e alla fine siamo stati noi stessi a mandare in pezzi il piedistallo che ci eravamo tanto accuratamente costruiti. Non è stato indolore, ma con gli anni abbiamo scoperto che la Terra non è il centro del cosmo, che la nostra specie è solo una tra milioni, in continuo mutamento, e che la nostra presenza sul pianeta è il frutto di una combinazione accidentale di caso e necessità.

IL SENSO DELLA VITA SECONDO WILSON

C’è stato un tempo, un tempo anche piuttosto lungo, in cui abbiamo creduto di essere i protagonisti assoluti della storia naturale. Le cose, però, non stavano così, e alla fine siamo stati noi stessi a mandare in pezzi il piedistallo che ci eravamo tanto accuratamente costruiti. Non è stato indolore, ma con gli anni abbiamo scoperto che la Terra non è il centro del cosmo, che la nostra specie è solo una tra milioni, in continuo mutamento, e che la nostra presenza sul pianeta è il frutto di una combinazione accidentale di caso e necessità.

Abbiamo finito per accettare il fatto di non essere poi così importanti, non in questo mondo qui, figuriamoci nell’intero universo. Ma cosa ne possiamo fare, oggi, di questa nostra consapevolezza?

L’ultimo libro di Edward O. Wilson (Codice Edizioni, 2014) affronta temi generali e profondissimi, e ha un titolo solenne: “Il significato dell’esistenza umana”. Eppure è un volume snello, meno di 200 pagine, scritto con mano leggera. Secondo molti sarà il suo ultimo libro. Per questioni biografiche: l’entomologo, professore di Harvard in pensione, padre nobile di socioboiologia e biodiversità compirà 86 anni a giugno. [...]
Concentrato in poche pagine c’è tutto il Wilson che uno si aspetta di trovare: le parti in cui sottolinea l’urgenza di un ambientalismo moderno (che poggi su basi scientifiche e non puramente emotive), i capitoli che vanno alla ricerca delle radici biologiche delle azioni umane, qualche paragrafo di punzecchiatura razionalista contro le organizzazioni religiose e i creazionisti. E naturalmente ampio spazio all’organizzazione sociale delle formiche, del cui comportamento Wilson è forse il più grande esperto di sempre e di cui in 60 anni di ricerca ha identificato 450 nuove specie. [...] 
Le formiche, per esempio. Ok le formiche, guidate solo dal loro istinto eppure organizzate in strutture sociali complesse e funzionali. Sono così interesanti, è vero, ma la cosa che davvero tutti si chiedono, e che chiedono continuamente anche a Wilson a quanto pare, è: cosa fare quando ce le troviamo in cucina? La risposta: “non bisogna pensare alle formiche come ad animali nocivi o a una seccatura, ma come a un superorganismo ospite a casa vostra” - provate a tenerlo a mente prima della prossima disinfestazione, se ci riuscite.
Alla ricerca di una visione olistica della vita nel cosmo Wilson prova anche, a metà libro, a stilare l’identikit di un ipotetico essere alieno. Dati alla mano, una creatura proveniente da un altro pianeta ma che sia scientificamente accurata e aggiornata con le ultime ricerche, secondo lo scienziato dovrebbe essere più o meno così: un animale di taglia relativamente grande, con una grande testa ben delimitata e in posizione centrale, che vive su terre emerse, che presenta appendici locomotorie libere, una notevolissima intelligenza sociale e che biologicamente si affida a vista e udito. Sì, sembra quasi di conoscerlo.

Incastonati nel libro ci sono poi diversi incisi personali della vita professionale di Wilson. Nelle pagine che dedica alla ricerca dello spirito competitivo della natura umana, per esempio, racconta candidamente di un suo antico peccato di invidia: quando l’astronomo e grande divulgatore Carl Sagan vinse il premio Pulitzter, Wilson liquidò la faccenda come un avvenimento di scarsa importanza nella carriera di uno scienziato. Era il 1978. Appena un anno dopo fu lo stesso Wilson a vincere il Pulitzer (per Le Formiche, edito in Italia per Adelphi). Quel riconoscimento divenne di colpo, allora, ai suoi occhi e nelle sue parole, un premio letterario imprescindibile, fondamentale.

Non rimarrà deluso neanche chi sfoglierà il libro alla ricerca delle ormai usuali frecciatine a Richard Dawkins, etologo britannico, diventato negli anni arcinemico di Wilson. Le divergenze scientifiche tra i due si sono ingrandite a tal misura da assumere i toni del melodramma:  Dawkins qualche anno fa ha recensito il libro di Wilson “La conquista sociale della Terra” in un articolo dal titolo “Il tramonto di Edward Wilson”, dove invitava i lettori a gettare via con gran forza il volume (citando a sua volta una famosa frase attribuita a Dorothy Parker). In tutta risposta, in “Il significato dell’esistenza umana”, Wilson introduce Dawkins con la stessa particolare e perfida qualifica che gli ha affidato ormai da qualche tempo: un incisivo giornalista scientifico che divulga e spiega le idee di altri al grande pubblico. [...] 
La premessa da cui parte è chiara: la scienza e l’evoluzione sono le fondamenta per comprendere il senso dell'esistenza umana, per capire come noi, in quanto Homo sapiens, ci inseriamo nell’intelaiatura composta da tutti gli altri esseri viventi, sulla Terra e nel resto dell’universo

Il significato dell'esistenza umana è allora, in poche parole, tutto qua: se siamo davvero un incidente evolutivo come la scienza sembra mostrarci, e se rimaniamo comunque indissolubilmente legati al resto del regno animale, è anche vero che la storia ci ha portato ad essere oggi "la mente del pianeta”. Il pianeta è nostro, e abbiamo tra le mani la possibilità di salvarlo o di distruggerlo. Siamo soli nell’universo, ci dice Wilson, ma non dobbiamo avere paura: vuol dire che siamo liberi. Completamente liberi di plasmare il futuro. Come? Wilson ha una sua ricetta. 
Bisogna riunire i due grandi rami del sapere, la scienza e la cultura umanistica, in quello che egli stesso chiama un “nuovo Illuminismo”. Le due culture sono radicalmente diverse nei modi in cui descrivono la nostra specie. Eppure, secondo Wilson, sono una cultura sola. Perché una e comune è la fonte del pensiero creativo, e comuni devono essere allora anche i tentativi di comprensione della natura. 
Quella di Wilson è una chiamata alle armi perché scienza e discipline umanistiche uniscano le forze. Il biologo sembra però avere ben chiare le gerarchie e i ruoli da rispettare (e qui forse qualcuno inizierà a storcere il naso). L’autorità generale secondo Wilson è della scienza, è la scienza che costituisce l’impalcatura più solida dell’edificio del sapere umano. Gli ultimi secoli di scienza hanno visto enormi rivoluzioni. Ma il tasso di crescita delle conoscenze scientifiche rallenterà inevitabilmente nei prossimi anni, e toccherà allora alle scienze umanistiche mantenere alta la fiaccola del progresso. [...]

Matteo De Giuli, 24 febbraio 2015





http://www.treccani.it/magazine/piazza_enciclopedia_magazine/scienze/Il_senso_della_vita_secondo_Wilson.html


giovedì 4 dicembre 2014

Kurt Vonnegut, "Divina idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo". Tanto tempo fa, quando ancora studiavo chimica, ero un tecnocrate anch'io. Ero convinto che per il 1951 gli scienziati sarebbero riusciti a scovare Dio e a fargli una foto in technicolor. Prendevo in giro i miei fratelli alla Cornell che stavano sprecando le loro energie su argomenti privi di consistenza come la sociologia, il governo, la storia. E la letteratura. Dicevo loro che in futuro tutto il potere si sarebbe concentrato, giustamente, nelle mani degli scienziati, dei fisici e degli ingegneri. I miei confratelli ne sapevano più di me sul futuro e sugli usi del potere. Adesso loro sono ricchi e potenti. Sono diventati tutti avvocati.

In principio Dio creò la Terra e la guardò, nella Sua cosmica solitudine.
E Dio disse: “Facciamo creature viventi con il fango, in modo che il fango possa vedere ciò che Noi abbiamo fatto”. E Dio creò tutte le creature viventi che ora si muovono, e una di esse era l’uomo. Il fango poteva parlare soltanto nella sua forma di uomo. Dio si curvò, mentre il fango in forma d’uomo si levava a sedere, si guardava intorno e parlava. L’uomo batté le palpebre. “Qual è lo scopo di tutto questo?” chiese educatamente.
“Tutto deve avere uno scopo?” chiese Dio.
“Certamente” disse l’uomo.
“E allora lascio a te il compito di pensare uno scopo per tutto questo” disse Dio. E se ne andò.
Kurt Vonnegut - "Ghiaccio-nove", pag. 200

Tanto tempo fa, quando ancora studiavo chimica, ero un tecnocrate anch'io. Ero convinto che per il 1951 gli scienziati sarebbero riusciti a scovare Dio e a fargli una foto in technicolor. Prendevo in giro i miei fratelli alla Cornell che stavano sprecando le loro energie su argomenti privi di consistenza come la sociologia, il governo, la storia. E la letteratura. Dicevo loro che in futuro tutto il potere si sarebbe concentrato, giustamente, nelle mani degli scienziati, dei fisici e degli ingegneri. I miei confratelli ne sapevano più di me sul futuro e sugli usi del potere. Adesso loro sono ricchi e potenti. Sono diventati tutti avvocati.
Kurt Vonnegut, "Divina idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo"


"Penso che siamo animali terribili.
E penso che il sistema immunitario del nostro pianeta
sta cercando di sbarazzarsi di noi
e dovrebbe farlo."
Kurt Vonnegut


«Scrivi per piacere a una sola persona. Se apri la finestra e fai l’amore con il mondo, per così dire, la tua storia si prenderà una polmonite».
Kurt Vonnegut, “Otto consigli per scrivere una grande storia”


La cosa più importante che ho imparato su Tralfamadore è che quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato è ancora viva, per cui è veramente sciocco che la gente pianga al suo funerale. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. I tralfamadoriani possono guardare i diversi momenti proprio come noi guardiamo un tratto delle Montagne Rocciose. Possono vedere come tutti i momenti siano permanenti, e guardare ogni momento che gli interessa. È solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre.
Quando un tralfamadoriano vede un cadavere, l'unica cosa che pensa è che il morto, in quel momento, è in cattive condizioni, ma che la stessa persona sta benissimo in un gran numero di altri momenti. Oggi anch'io, quando sento dire che è morto qualcuno, alzo le spalle e dico ciò che i tralfamadoriani dicono dei morti, cioè: "Così va la vita".
Kurt Vonnegut, Mattatoio n°5




sabato 20 settembre 2014

Marco Vannini. La religione della ragione. In tutta la filosofia greca non c'è mai il concetto di creazione, che é quello che separa dio dal mondo, originando un dualismo insormontabile, ma non c'é mai neppure ateismo, ragione e distacco vanno sempre insieme, anzi sono la stessa cosa.

In tutta la filosofia greca non c'è mai il concetto di creazione, che é quello che separa dio dal mondo, originando un dualismo insormontabile, ma non c'é mai neppure ateismo, ragione e distacco vanno sempre insieme, anzi sono la stessa cosa.
Marco Vannini, "La religione della ragione"

lunedì 16 giugno 2014

Il Faust e il Golem sono probabilmente le uniche due mitografie moderne ed entrambe sottendono il rapporto fra l'uomo e la hybris della conoscenza, del sapere. La leggenda del Golem si forma nell'ambito della mistica ebraica ed è ormai inscindibilmente legata alla Praga magica di Rodolfo d'Asburgo, ma proietta la sua inquietante presenza fino alla Praga di Meyrink e di Kafka, per arrivare fino a noi anche attraverso la letteratura a fumetti più intrigante e colta. Chi è il Golem o, per meglio dire, cosa è un Golem? Si tratta di robot, un umanoide impastato nell'argilla come Adàm, il primo uomo della Bibbia a cui la vita fu insufflata dall’ "alito" divino e che prima di diventare un essere umano, fu un Golem. Nel caso del Golem della tradizione mistica, la vita gli è suscitata attraverso arti cabalistiche la cui fonte è il sefer hayetziràh, il libro della creazione e che culminano con l'apposizione di un cartiglio su cui è vergata la parola ebraica emet, verità, sulla fronte o a all’altezza del cuore. La creazione del Golem più celebre della storia, è attribuita al grande rabbino praghese Yehudà ben Bezalel, noto anche come Rabbi Yehudà Löv, il Maharal. Il Golem è insieme potentissimo e fragile. Può prestarsi ad essere un umile servitore per i lavori più ingrati, ma può trasformarsi in un formidabile difensore contro le persecuzioni grazie alla sua tremenda forza. La sua natura di materia manipolata, lo porta tuttavia ad essere instabile, sofferente e confuso ed è necessario disattivarlo il Sabato, giorno della santità, perché non diventi distruttivo verso coloro che dovrebbe proteggere. Questo mito mistico, allude all'intera problematica del rapporto fra l'umano e il sapere che può manipolare la materia e gli habitat in ciascuna delle loro forme.

Il Golem della comunicazione

"Il Faust e il Golem sono probabilmente le uniche due mitografie moderne ed entrambe sottendono il rapporto fra l'uomo e la hybris della conoscenza, del sapere. La leggenda del Golem si forma nell'ambito della mistica ebraica ed è ormai inscindibilmente legata alla Praga magica di Rodolfo d'Asburgo, ma proietta la sua inquietante presenza fino alla Praga di Meyrink e di Kafka, per arrivare fino a noi anche attraverso la letteratura a fumetti più intrigante e colta. Chi è il Golem o, per meglio dire, cosa è un Golem? Si tratta di robot, un umanoide impastato nell'argilla come Adàm, il primo uomo della Bibbia a cui la vita fu insufflata dall’ "alito" divino e che prima di diventare un essere umano, fu un Golem. Nel caso del Golem della tradizione mistica, la vita gli è suscitata attraverso arti cabalistiche la cui fonte è il sefer hayetziràh, il libro della creazione e che culminano con l'apposizione di un cartiglio su cui è vergata la parola ebraica emet, verità, sulla fronte o a all’altezza del cuore. La creazione del Golem più celebre della storia, è attribuita al grande rabbino praghese Yehudà ben Bezalel, noto anche come Rabbi Yehudà Löv, il Maharal. Il Golem è insieme potentissimo e fragile. Può prestarsi ad essere un umile servitore per i lavori più ingrati, ma può trasformarsi in un formidabile difensore contro le persecuzioni grazie alla sua tremenda forza. La sua natura di materia manipolata, lo porta tuttavia ad essere instabile, sofferente e confuso ed è necessario disattivarlo il Sabato, giorno della santità, perché non diventi distruttivo verso coloro che dovrebbe proteggere. Questo mito mistico, allude all'intera problematica del rapporto fra l'umano e il sapere che può manipolare la materia e gli habitat in ciascuna delle loro forme

Ho ripensato angosciosamente a questa leggenda mitografica, riflettendo sull'immenso ed ipertrofico Golem comunicativo che abbiamo generato per servirci e per difenderci, come straordinario mezzo di informazione e come formidabile strumento di democrazia, ma non ci siamo preoccupati di contemperarlo con la pietas sabbatica, con il tempo del ricongiungimento a noi stessi, dell'uguaglianza e di quel senso primo che è l'integrità della vita per ció che essa è per sé. Senso di relazione con l'altro che passa per l'accoglienza, per il rispetto, per la contemplazione del suo splendore senza che venga sfregiato dalla pletoricità egocentrica della grafomania, della sua aggressività talora violenta, irresponsabile, perché protetta dalla pretesa neutralità del medium. Impariamo a frenare la bulimia autoreferenziale dell'esserci a tutti i costi hic et nunc, a lasciare spazio al silenzio, alla riflessione interiore, alla percezione dell'esistenza intima che ci circonda. Facciamolo prima che la nostra vita diventi solo sopraffazione".

Moni Ovadia

L'Unità - Voce d'Autore del 14 giugno 2014


sabato 19 aprile 2014

Daniel Clement Dennett. I primi giorni della vita. Per vivere avete bisogno di energia. È stato il Sole a fornire la prima energia utile alla vita o sono state le sorgenti termali situate nelle viscere della Terra? Questa è, al momento, una questione aperta, con un allettante spettro di ipotesi sull’origine della vita, tutte in competizione tra loro e in attesa di conferma.



Daniel Clement Dennett, Le idee, i geni, i memi.
Una volta che i nostri cervelli hanno costruito le strade di entrata e di uscita per i veicoli del linguaggio, essi vengono rapidamente ‹parassitati› (in senso letterale […]) da entità che si sono evolute per prosperare proprio in tali nicchie: i ‹memi›.
Le linee fondamentali della teoria dell’evoluzione per selezione naturale sono chiare: l’evoluzione si verifica ogni volta che siano presenti le seguenti condizioni:

1. variazione: una continua abbondanza di elementi differenti
2. eredità o replicazione: gli elementi hanno la capacità di creare copie o repliche di se stessi.
3. «adeguatezza» differenziata: il numero di copie di un elemento che vengono create in un dato momento varia, a seconda delle interazioni tra le caratteristiche di quell’elemento (qualunque cosa sia ciò che lo rende differente dagli altri elementi) e le caratteristiche dell’ambiente in cui continuare ad esistere.

Si noti che in questa definizione, benché sia tratta dalla biologia, non si dice specificatamente nulla su molecole organiche, nutrimento o perfino vita. È una caratterizzazione molte generale ed astratta dell’evoluzione per selezione naturale.

Come lo zoologo Richard Dawkins* ha sottolineato, il principio fondamentale è

<che ogni genere di vita si evolve mediante la sopravvivenza differenziata di entità che si replicano … Il gene, la molecola di DNA, è l’entità replicante che si trova a predominare sul nostro pianeta. Ce ne possono essere altre. Se ci sono, purché siano soddisfatte certe altre condizioni, esse tenderanno quasi inevitabilmente a diventare la base di un processo evolutivo.
Ma è proprio necessario andare su mondi lontani per trovare altri generi replicanti e, di conseguenza, altri generi di evoluzione? Io credo che proprio su questo pianeta sia venuto recentemente alla luce un genere nuovo di replicante. L’abbiamo sotto gli occhi: è ancora in una fase infantile, si muove goffamente qua e là nel suo brodo primordiale, ma sta già conoscendo cambiamenti evolutivi a una velocità tale che il vecchio gene ansimante gli resta parecchio indietro.> (1976, p. 206)

Questi nuovi replicanti sono, grosso modo, le idee. Non le «idee semplici» di Locke e Hume (l’idea del rosso o l’idea del cerchio o del caldo o del freddo), ma quel tipo di idee complesse che si strutturano in distinte unità degne di essere memorizzate – come idee di

ruota
indossare vestiti
vendetta
triangolo retto
alfabeto
l’‹Odissea›
calcolo
sacchi
disegno prospettico
evoluzione per selezione naturale
impressionismo
la tarantella
il decostruzionismo

Intuitivamente queste sono delle unità culturali più o meno identificabili, ma possiamo dire qualcosa di più preciso sul modo in cui tracciamo i confini – sul perché «RE-Fa#-La› non è un’unità e lo è invece il tema dell’adagio della Settima Sinfonia di Beethoven: le unità sono gli elementi più piccoli che replicano se stessi con affidabilità e fecondità, Dawkins conia un termine per tali unità: ‹memi› –
<unità di trasmissione culturale o unità di ‹imitazione›. «Mimema» potrebbe andare, perché deriva da una radice greca appropriata, ma io voglio un bisillabo che suoni un po’ come «gene» … lo si può vedere come imparentato con «memoria» o con la parola francese ‹même›.
Esempi di memi sono le melodie, le idee, gli slogan e i modi di dire, le mode dell’abbigliamento, le tecniche per fabbricare vasi o per costruire archiCome i geni si propagano nel fondo comune dei geni passando da un corpo all’altro con gli spermatozoi o gli ovuli, così i memi si propagano nel fondo comune dei memi passando da un cervello all’altro con un processo che, in senso lato, si può chiamare imitazione. Se uno scienziato legge o sente parlare di una buona idea, la trasmette ai suoi colleghi e ai suoi studenti, la menziona nei suoi articoli e nelle sue lezioni. Se l’idea attecchisce, si può dire che essa si propaga da sola diffondendosi da un cervello all’altro.> (1976).”

* [RICHARD DAWKINS (1941), “The Selfish Gene”, Oxford University Press, Oxford 1976 (“Il gene egoista”, trad. di G. Corte e A. Serra, Mondadori, Milano 1992)]

DANIEL CLEMENT DENNETT (1942), “Coscienza. Che cos’è” (1991), trad. di Lauro Colasanti, illustrazioni di Paul Weiner, Laterza, Roma-Bari 2009 (I ed. it. RCS Rizzoli 1993), Parte seconda ‘Una teoria empirica della mente’, 7. ‘L’evoluzione della coscienza’, 6. ‘Il terzo processo evoluzionistico: memi ed evoluzione culturale’, pp. 225 – 227.





Daniel Clement Dennett. I primi giorni della vita. 
Per vivere avete bisogno di energia. È stato il Sole a fornire la prima energia utile alla vita o sono state le sorgenti termali situate nelle viscere della Terra? Questa è, al momento, una questione aperta, con un allettante spettro di ipotesi sull’origine della vita, tutte in competizione tra loro e in attesa di conferma.

Comunque abbia avuto inizio, la vita – o comunque la maggior parte di essa – è alla fine diventata dipendente dalI’energia proveniente dal Sole. Per rimanere in vita e per riprodurvi avreste dovuto galleggiare nelle prossimità o sulla superficie delle acque, crogiolandovi alla luce solare. Si è prodotta un’innovazione rilevante quando alcuni di questi esseri mutarono, «scoprendo» in tal modo che, invece di fare tutto da soli, potevano ottenere di meglio ingoiando e scomponendo alcuni degli esseri vicini a loro, utilizzandoli come comoda scorta di pezzi di ricambio già costruiti. L’invasione è ciò che rende la vita interessante. Invasori e invasi hanno così inaugurato una corsa agli armamenti che ha condotto entrambi gli schieramenti a sviluppare nuove varietà. In poco tempo - più o meno in un miliardo di anni - sono emersi molti e vari «modi per guadagnarsi da vivere» (come Richard Dawkins ha sottolineato); ma questi modi non saranno mai nulla più di una trama «evanescente» di condizioni reali nell’«enorme» spazio delle possibilità logiche. Quasi tutte le combinazioni di queste componenti elementari rappresentano un modo di non essere vivi.
Una delle più importanti innovazioni in questa corsa agli armamenti della progettazione competitiva è stata la mutazione accidentale conosciuta come rivoluzione eucariotica, che è avvenuta più di un miliardo di anni fa. I primi esseri viventi, le cellule relativamente semplici note come procarioti, hanno avuto tutto il pianeta a loro disposizione per tre miliardi di anni, fino a quando uno di loro non è stato invaso da un vicino e la coppia risultante si è rivelata più adatta dei suoi parenti non modificati, quindi ha prosperato e si è moltiplicata passando tale predisposizione al lavoro di squadra alla propria progenie. Ecco un primo esempio di una sorta di cooperazione: la ‹simbiosi›, un caso in cui X e Y si scontrano, ma invece di avere una situazione in cui X distrugge Y, o quella opposta o, anche peggio, invece di avere la mutua distruzione – il risultato abituale degli scontri in questo mondo difficile –, X e Y uniscono le loro forze, creando Z, un essere nuovo, più grande e più versatile, con maggiori possibilità di scelta. Questo potrebbe essere accaduto molte volte nel mondo dei procarioti, ovviamente; ma quando successe la prima volta, il pianeta cambiò a beneficio delle forme di vita successive. Queste super-cellule, gli ‹eucarioti›, vivevano a fianco dei loro cugini procarioti ma, grazie ai loro «autostoppisti», erano enormemente più complessi, versatili e competenti. Questa era una cooperazione involontaria, ovviamente. I membri delle squadre eucarioti erano all’oscuro del lavoro di équipe nel quale erano impegnati! Non avevano – e non avevano bisogno di avere –alcuna comprensione della razionalità fluttuante che era alla base del loro vantaggio nella competizione. I primi eucarioti non erano nemmeno pluricellulari; ma dovevano aprire lo spazio dei progetti agli organismi pluricellulari, poiché si erano ritrovati con un sufficiente numero di pezzi di ricambio sì da specializzarsi in differenti modi.
DANIEL CLEMENT DENNETT (1942), “L’evoluzione della libertà”, trad. di Massimiliano Pagani, Cortina, Milano 2004 (I ed.), 5. ʻDa dove viene tutto il progetto?’, ‘I primi giorni’, pp. 191 – 192.







“ Once our brains have built the entrance and exit pathways for the vehicles of language, they swiftly become ‹parasitized› (and I mean that literally […]) by entities that have evolved to thrive in just such a niche: memes. The outlines of the theory of evolution by natural selection are clear: evolution occurs whenever the following conditions exist:
(1) variation: a continuing abundance of different elements
(2) heredity or replication: the elements have the capacity to create copies or replicas of themselves
(3) differential «fitness»: the number of copies of an element that are created in a given time varies, depending on interactions between the features of that element (whatever it is that makes it different from other elements) and features of the environment in which it persists.
Notice that this definition, though drawn from biology, says nothing specific about organic molecules, nutrition, or even life. It is a more general and abstract characterization of evolution by natural selection.
As the zoologist Richard Dawkins has pointed out, the fundamental principle is 
<that all life evolves by the differential survival of replicating entities…
The gene, the DNA molecule, happens to be the replicating entity which prevails on our own planet. There may be others. If there are, provided certain other conditions are met, they will almost inevitably tend to become the basis for an evolutionary process.
But do we have to go to distant worlds to find other kinds of replication and other, consequent, kinds of evolution? I think that a new kind of replicator has recently emerged on this very planet. It is staring us in the face. It is still in its infancy, still drifting clumsily about in its primeval soup, but already it is achieving evolutionary change at a rate which leaves the old gene panting far behind.> [1976, p. 206]
These new replicators are, roughly, ideas. Not the «simple ideas» of Locke and Hume (the idea of red, or the idea of round or hot or cold), but the sort of complex ideas that form themselves into distinct memorable units — such as the ideas of
wheel
wearing clothes
vendetta
right triangle
alphabet
calendar
the Odyssey
calculus
chess
perspective drawing
evolution by natural selection
impressionism
«Greensleeves»
deconstructionism
Intuitively these are more or less identifiable cultural units, but we can say something more precise about how we draw the boundaries — about why ‹D-F# -A› isn’t a unit, and the theme from the slow movement of Beethoven’s Seventh Symphony is: the units are the smallest elements that replicate themselves with reliability and fecundity. Dawkins coins a term for such units: memes — 
<a unit of cultural transmission, or a unit of ‹imitation›. «Mimeme» comes from a suitable Greek root, but I want a monosyllable that sounds a bit like «gene»… it could alternatively be thought of as
being related to memory' or to the French word même…
Examples of memes are tunes, ideas, catch-phrases, clothes fashions, ways of making pots or of building arches. Just as genes propagate themselves in the gene pool by leaping from body to body via sperm or eggs, so memes propagate themselves in the meme pool by leaping from brain to brain via a process which, in the broad sense, can be called imitation. If a scientist hears, or reads about, a good idea, he passes it on to his colleagues and students. He mentions it in his articles and his lectures. If the idea catches on, it can be said to propagate itself, spreading from brain to brain.> [1976, p. 206]”

DANIEL CLEMENT DENNETT, “Consciousness explained”, illustrated by Paul Weiner, Back Bay Books-Little, Brown and Company, New York 1991 (First Paperback Edition), Part II ‘An empirical theory of the mind’, 7 ‘The evolution of Consciousness’, 6. ‘The Third Evolutionary Process: Memes and Cultural Evolution’, pp. 200 – 202.







“ To live you need energy. Did the first energy exploited for life come from the sun, or from thermal sources deep in the earth? This is currently an open question, with a tantalizing array of hypotheses about the origins of life competing for confirmation. However it got started, life – most of it, in any case – eventually became dependent on energy from the sun. To stay alive and reproduce you had to float on or near the surface of the sea, basking in sunlight. A major innovation occurred when some of the baskers mutated, «discovering» thereby that instead of doing it all themselves, they could do better by engulfing and dissembling some of their neighbors, using them as a handy store of fancy spare parts already constructed. Encroachment is what makes life interesting. Encroachers and encroachees inaugurated an arms race, leading to new varieties of both. Soon – in billion years or so – there were many «ways of making a living» (as Richard Dawkins has put it), but these many ways will always be but a Vanishing thread of faculty in the Vast space of logical possibility. Almost every combination of building blocks is a way of not being alive.
One of the most important innovations in this arms race of competitive design was the accident known as the eukaryotic revolution, which happened some billion years ago. The first living things, the relatively simple cells known as prokaryotes, had the planet to themselves for around three billion years, until one of them got invaded by a neighbor, and the resulting team-of-two more fit than their uninfected cousins, so they prospered and multiplied, passing their teamwork on to their offspring. It was an early instance of a sort of cooperation: ‹symbiosis›, a case in which X and Y collide, but instead of X destroying Y, or vice versa, or even worse, mutual self-destruction – the usual result of collisions in this hard world – X and Y join forces, creating Z, a new, bigger, more versatile thing, with better options. This may have happened many times in the prokaryotic world, of course, but once it happened the first time, the planet was changed for all subsequent life. These super-cells, eukaryotes, lived alongside their prokaryotic cousin, but were enormously more complex, versatile, and competent thanks to their hitchhikers. This was unwitting cooperation, of course. The eukaryotic teams were utterly oblivious of the teamwork in which they engaged. They had – and needed – no appreciation of free-floating rationale for their advantage over the competition. The early eukaryotes were not themselves multicellular, but they opened up the design space of multicellular organisms since they had enough spare parts to become different kinds of specialists.”
DANIEL CLEMENT DENNETT, “Freedom Evolves”, Viking, New York 2003, Chapter 5 ‘Where does all the design come from?’, ‘Early Days’, pp. 144 – 145.

giovedì 10 aprile 2014

Claudio Magris. L'anima è gretta, si rimproverava Keplero, e si rifugia negli angolini della letteratura anzichè indagare il disegno divino della creazione. Chi si affida solo alla carta può scoprire alla fine di essere una mera silhouette ritagliata da una velina, che trema e si accartoccia al soffiare del vento.


L'anima è gretta, si rimproverava Keplero, e si rifugia negli angolini della letteratura anzichè indagare il disegno divino della creazione.
Chi si affida solo alla carta può scoprire alla fine di essere una mera silhouette ritagliata da una velina, che trema e si accartoccia al soffiare del vento.
Claudio Magris. Da DANUBIO. Premio Bagutta 1987

Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un'altra.
Claudio Magris - L'infinito viaggiare


VIAGGIARE INSEGNA LO SPAESAMENTO, a sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l'unico modo di essere veramente fratelli. Per questo la meta del viaggio sono gli uomini.
Claudio Magris, L'infinito viaggiare


Il viaggio- scrittura è un’archeologia del paesaggio; il viaggiatore – lo scrittore – scende come una archeologo nei vari strati della realtà, per leggere anche i segni nascosti sotto altri segni, per raccogliere quante più esistenze e storie possi- bili e salvarle dal fiume del tempo, dall’onda cancellatrice dell’oblio, quasi costruendo una fragile arca di Noè di carta, sebbene consapevole della sua precarietà".
Claudio Magris, Microcosmi



"Si narra che un anziano impiegato di corte dicesse: 
«Rigorosamente parlando, l’imperatore Francesco Giuseppe regnò fino alla morte di Johann Strauss» . L’ultima fase della civiltà absburgica appare infatti compresa tra due poli opposti, tra una malinconica consapevolezza del declino, sopportato con tacita dignità, e una leggerezza spensierata e operettistica. Due poli che sono le due facce di una stessa medaglia, due volti dell’ultima illusione mitteleuropea. La vecchiezza dell’imperatore monotono e puntuale riverbera di un tono da leggenda il tramonto austroungarico, e personifica la vana e patetica fermezza contro i colpi che sgretolavano, uno dopo l’altro, la monarchia danubiana. «Mir bleibt doch nichts erspart» [«Proprio nulla mi è risparmiato»]: la frase tante volte ripetuta da Francesco Giuseppe di fronte alle sciagure familiari e politiche riassume il passivo dramma della finis Austriae e suggerisce subito la trasfigurazione mitica di questo crepuscolo, ammantandolo di dignitoso e burocratico senso del dovere. Contemporaneamente questo mondo morente si mette in maschera, vela il proprio declino di una spumeggiante gioia di vivere, evade in una superficiale e dimentica sensualità. Il Danubio giallastro e fangoso diviene azzurro, e dal disfacimento storico-politico si evade in un fugace, sentimentale e godereccio paradiso terrestre. Se la laboriosa pedanteria dell’imperatore suggerisce il mito del burocratico e silenzioso riserbo, la sua uniforme gallonata e la rigida etichetta aprono la strada alla celebrazione dei balli di corte, delle carrozze fastose e dei brillanti ufficiali. La narrativa, il teatro, la poesia e la musica creano il volto sfumato e inconfondibile della Vienna dei valzer, degli amori facili e sentimentali, e del piacere di esistere: una belle époque meno sfrenata ma più danzante e sorridente di quella parigina.
L’operetta è l’idillio di questa sera dell’impero, e molti fili sotterranei legano la frivola banalità dei libretti e le gaie o nostalgiche melodie alle opere dei più maturi scrittori di questa stagione letteraria, come Schnitzler e Hofmannsthal. Man mano si avvicina la fine e le difficoltà dell’impero s’ingigantiscono, l’evasione dalla realtà sociale si accentua, e riveste di uno spensierato edonismo la vita. In questo senso Johann Strauss, il Nervendämon, è la più tipica voce dell’età francogiuseppina, uno dei più validi sostegni dell’alienazione godereccia e musicale del suddito absburgico. La musica, l’arte piú apolitica, era sempre stata la liberazione e la catarsi dell’anima austriaca. «L’Austria è diventata dapprima spirito nella sua musica», dirà Hofmannsthal quando già infuriava la guerra mondiale. Negli ultimi anni dell’imperialregia monarchia questo tentativo di alienazione, di appagamento estetico diventa piú intenso e pressante, assume delle proporzioni piú vaste e scende a un livello piú popolare; la dolce medicina si fa piú superficiale e accessibile. Dalla serenità di Mozart e dall’idillio di Schubert si giunge a Strauss e a Lehàr. Vienna capitale del piacere sarà anche capitale della musica, creando una notevole civiltà culturale per quanto riguarda il legame e l’affiatamento tra arte e pubblico. Anche i grandi musicisti come Gustav Mahler e Richard Strauss collaborano, a loro modo, allo splendore raffinato dell’età di Francesco Giuseppe. Gli anni che vedono Mahler alla direzione dell’Opera di Stato (1897-1907) segnano l’apogeo di questa festa culturale." 
CLAUDIO MAGRIS, Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna. Sul bel Danubio blu- Torino, Einaudi






giovedì 27 febbraio 2014

Ingerman. La Magia esiste. La potente frase “abracadabra” in Aramaico è la frase “abraq ad habra”che letteralmente si traduce in “Creo quello che dico”. Riflettiamo su quello che creiamo con i pensieri durante il giorno con le nostre parole. Riflettiamo sui pensieri che elaboriamo durante il giorno e avremo veramente una visione riguardo la vita e il mondo che stiamo creando.


La potente frase “abracadabra” in Aramaico è la frase “abraq ad habra”che letteralmente si traduce in “Creo quello che dico”.
Riflettiamo su quello che creiamo con i pensieri durante il giorno con le nostre parole.
Riflettiamo sui pensieri che elaboriamo durante il giorno e avremo veramente una visione riguardo la vita e il mondo che stiamo creando.
Sandra Ingerman. La Magia esiste

mercoledì 26 febbraio 2014

Sai Baba. La Creazione dev'essere vista come un palcoscenico cosmico, in cui Dio è regista e scenografo della commedia che viene rappresentata. È Lui ad assegnare tutti i ruoli agli attori che vi recitano. Tutte le creature del mondo sono manifestazioni del Divino. Il bene ed il male nel mondo sono espressioni della Coscienza Divina. L'uomo non deve farsi ingannare dalla varietà di queste espressioni. Dietro tutte le varie azioni degli attori, il Divino regista è al lavoro. Il mondo intero è un teatro. Ogni individuo è un attore e Dio è il regista. Solo il regista può dirigere la recita e gli attori. Qualunque cosa venga fatta è solo una manifestazione del Divino.

Srila Prabhuppada:
Non esattamente. Le differenti specie esistono già. "Il pesce", "la tigre", "l'uomo" - tutte queste esistono già, proprio come ci sono diversi tipi di appartamenti qui a Los Angeles. Tu poi occuparne uno secondo la tua abilità di pagare l'affitto, ma tutte diverse categorie di appartamenti esistono simultaneamente. Similmente, all'essere vivente è data la possibilità di occupare una di queste forme corporee secondo il suo karma. Ma c'è anche l'evoluzione, l'evoluzione spirituale. Dal pesce l'anima si evolve alla vita in una pianta. Dalla vita in una pianta l'essere vivente entra nel corpo di un insetto. Dopo il corpo d'insetto, il prossimo stadio è quello di uccello, poi gli animali, e infine l'anima spirituale può evolversi alla forma di vita umana. E dalla forma umana, se un essere si qualifica, può evolversi ulteriormente, altrimenti deve tornare nel ciclo evolutivo. Perciò questa forma di vita umana è una congiunzione importante nello sviluppo evolutivo dell'essere vivente.



"Dicono i Veda che un Dio-Atomo dorme in ogni pietra poi si sveglia in ogni pianta... si muove in ogni animale... pensa in ogni uomo... ed ama in ogni angelo. Da questo deduciamo che dobbiamo trattare ogni pietra come una pianta, ogni pianta come un animale... ogni animale come un essere umano... e ogni essere umano come un angelo."


La comprensione è migliore della pratica meccanica.
Migliore della comprensione è la meditazione.
Ma meglio di tutto è lasciar andare l'ansia per il risultato,
perché a questo fa immediatamente seguito la pace
Bhagavad Gita 12:12


24. L’anima non può essere trafitta, non può essere bruciata, né bagnata, né disseccata. Essa è perenne, onnipresente, immobile e costante: è eternamente la stessa.


25. L’anima è immanifesta, inconcepibile e immutabile: conoscendo ciò non devi più affliggerti.
(dalla Bhagavad Gita)



Bhagavad Gita - Cap.14 v. 25.
"Uguale nell'onore e nel disonore; trattando allo stesso modo l'amico e il nemico; abbandonata ogni illusione di essere la persona che agisce - questi è colui che ha trasceso le tre qualità!" - Cap.18 v. 16. "Stando così le cose, l'uomo di mente perversa che a causa dell'intelletto non purificato considera se stesso come l'autore assoluto delle azioni, non vede (la Verità).

Bhagavad Gita - 17. "Chi è andato oltre l'ossessione dell'egoismo ed ha un'intelligenza non offuscata (dall'idea di bene è male), anche se uccide queste persone (pronte per la battaglia di Kurukshetra), non uccide; né rimane legato (dall'atto di uccidere).

Bhagavad Gita - 47. "È meglio adempiere il proprio dharma anche se senza merito (e in maniera imperfetta), che fare bene il dharma di un altro. Chi compie il dovere prescritto dalla propria natura innata non commette peccato.



La Creazione dev'essere vista come un palcoscenico cosmico, in cui Dio è regista e scenografo della commedia che viene rappresentata. È Lui ad assegnare tutti i ruoli agli attori che vi recitano. Tutte le creature del mondo sono manifestazioni del Divino. Il bene ed il male nel mondo sono espressioni della Coscienza Divina. L'uomo non deve farsi ingannare dalla varietà di queste espressioni. Dietro tutte le varie azioni degli attori, il Divino regista è al lavoro.
Il mondo intero è un teatro. Ogni individuo è un attore e Dio è il regista. Solo il regista può dirigere la recita e gli attori. Qualunque cosa venga fatta è solo una manifestazione del Divino. 
Sai Baba


"Ogni apparenza è illusoria ed il testimone di questo è il Sé. Ciò che è visto è falso poiché dovuto alla magia dell’occhio. Come ci si guarda allo specchio e si vedono due figure, il reale ed il suo riflesso, in realtà ve ne è una sola. L’osservatore esiste in quanto considerate gli oggetti percepiti come esistenti. L’ego e l’osservatore sono concetti. Se dici che questa città è Bombay essa apparirà come Bombay, ma se dite che è una distesa di terra, essa apparirà come terra. Se chiamate questa cosa “sedia” è una sedia, ma se dite che è legno, sarà legno. Se dite tutto è coscienza allora tutto è divino, ma se lo chiamate mondo diventerà mondo. Tutti gli oggetti dipendono dai concetti dell’osservatore mentre il Sé è al di là di qualunque concetto. Nessun concetto può descriverlo. Qualcuno nomina una donna “figlia”, un altro “madre” o “moglie”. In realtà è un’insieme di ossa, carne, sangue, ma ognuno di voi le dà una consistenza. Tutto dipende dal concetto che ne avete fatto. Quando il mondo esterno, tangibile, si rivela il prodotto di una percezione illusoria, l’ego scompare. Questa è la pratica da ricordare. Per l’essere realizzato tutto è il Sé: il cibo, la panca, la moglie, l’acqua, ecc. Vivete come volete, ma rinunciate interiormente. Quando affermate che il tale è morto significa che solo il nome è scomparso. Ciò che nasce deve morire: se vi togliete dalla mente di essere un “io” particolare, uscite dall’illusione. 
Chi afferma “io sono il Sé” è ancora nel falso. Infatti significa che egli si crede diverso dal Sé. Il vero criterio è quando il Sé non ha il senso di essere. Se voi dite “ho sperimentato” significa che l’ego è ancora presente. Come parlare del Sé? Non ha forma, è lo stato naturale che si mantiene al di là dei 4 corpi che sono: il corpo fisico, il sottile, il causale(ignoranza totale) il sopra-causale(la conoscenza “io-sono”). La Realtà è anteriore al Dio creatore o conoscenza, è il Parabrahman, che tutto trascende, immutabile ed inconoscibile, al di là del vuoto e dell’ignoranza. È il quarto stato o non-stato(turyatita).
Colui che trascende per sempre il mondo sta in pace con sé e con gli altri. Anche quando vi è un movimento nella coscienza egli ritorna nella coscienza corporea, pur sapendo che egli è il Sé e che tutto è il Sé, sempre ben ancorato in questa comprensione. La vera natura è al di là dell’alienazione e della liberazione, entrambe illusorie, ma se si resta a livello della coscienza corporea non vi è alcuna libertà possibile. “Sono libero per un momento e il momento dopo sono alienato”oppure “Quando sarò libero…”:ecco lo stato di chi non vive il Sé. Anche chi pretende di essere libero è immerso in un’illusione peggiore: è un coccodrillo! È ancora nella dualità della ricerca e s’infossa ancor più nell’oceano del mondo. Per il saggio l’idea d’essere libero o alienato è una barzelletta! Quando l’illusione svanisce e i nomi e le forme scompaiono, le parole tacciono.

Non vi è il mondo da una parte e il Sé dall’altra. L’illusione appare su e a partire dal Sé, ma non appena si avvicina al Sé scompare definitivamente. L’illusione appare sul Sé come un riflesso sullo specchio, ma non è in esso. Se disponete cento secchi pieni d’acqua sul terrazzo al sole vi saranno cento riflessi, ma significa forse che vi sono cento soli? Trascendendo tutti gli stati, i cinque elementi e la vacuità,(ancora concetti) sparisce anche l’ “io sono” e rimane la realtà senza alcun concetto, la nostra vera natura." 
Siddharameshwar Maharaj

"Alla fine tutti i concetti possono e devono essere visti come falsi, ma la difficoltà, e la cosa essenziale, è convincersi della falsità del concetto basilare, originario: l' "io sono".
Tutte le qualità che hai citato, e tutte le possibili qualità che riesci ad immaginare, sono nella coscienza, o conoscenza. Lo jnani è al di là di tutte le qualità e concetti (in coscienza universale)."
Nisargadatta Maharaj - L'esperienza del nulla

"...colui che conosce l’Essere è l’Eterno Assoluto”. “Qualunque sia lo sforzo che fai per acquisire dei beni materiali, già sai che essi sono destinati ad andarsene, così come i tuoi concetti e le tue identità. Lo scopo della vera spiritualità è di liberarti completamente dai concetti e dai condizionamenti”. “Ormai dovresti averne avuto abbastanza di essere la persona che credi di essere; ora senti il bisogno assillante di liberarti di questa inutile identificazione con un fascio di ricordi e abitudini." “Scoprite ciò che non siete. Corpo, sentimenti, pensieri, idee, idee, tempo, spazio, essere o non essere, questo o quello. Non siete niente di concreto o astratto che potete indicare." 
"In realtà non ci sono persone, ma fasci di memorie e abitudini...";
"Il Supremo è un unico blocco compatto di realtà";
"La condizione indisturbata dell'essere è la beatitudine. La condizione disturbata è ciò che appare come mondo. Nella non-dualità c'è la beatitudine; nella dualità, l'esperienza...";
"La realtà è oltre la descrizione. La conosci solo se sei essa";
"...Il mio silenzio canta, la mia pienezza è colma, non mi manca niente. Non puoi conoscere la mia terra finché non ci sei dentro". 
N. Maharaj

“Almeno due volte al giorno ognuno di noi ha una esperienza metafisica: al momento del risveglio e quando si assopisce. L’esperienza metafisica è il momento di comunione col tutto, quando l’individuo dimentica la propria biografia, le illusioni della storia, della propria stessa identità, della propria decadenza e partecipa del respiro universale”
Elémire Zolla

"L’ego è solo una descrizione. Nient’altro. Parole, solo parole. Non ha una realtà specifica, la cui quasi-realtà deriva dalla nostra insistenza a comportarci come se fosse tale.
Esistono una quantità enorme di azioni considerate impossibili in quanto non incluse nella descrizione. Il non-fare ci permette di scoprirle.Smettiamo di resistere al cambiamento
Dobbiamo cancellarci fino a diventare sconosciuti anche per noi stessi . E’ il campo delle libertà !
Non ricordiamo fatti, ma interpretazioni: ci raccontiamo la storia mitica che l’ego ha sviluppato per giustificare sé stesso, nel suo tentativo di sviluppare sostanza."
Don Juan Castaneda



"...è vero che la contropartita è meravigliosa, però saprebbe chiunque accettare l’annullamento della propria personalità?"
Gustavo Rol




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