domenica 12 febbraio 2012

Yourcenar. La vita fa presto a riformare dei vincoli che prendono il posto di quelli da cui ci si sente liberati: qualunque cosa si faccia e ovunque si vada, dei muri ci si levano intorno creati da noi, dapprima riparo e subito prigione.

«Quando tutti i calcoli astrusi si dimostrano falsi, quando persino i filosofi non hanno più nulla da dirci, è scusabile volgersi verso il cicaleccio fortuito degli uccelli, o verso il contrappeso remoto degli astri».
Marguerite Yourcenar, «Memorie di Adriano»




Un libro fondamentale da leggere con molta attenzione dopo aver letto la tormentata genesi dello stesso, più volte ripreso e lasciato dall'autrice prima di arrivare, lei finalmente coetanea del suo protagonista, a compimento!


La musica mi trasporta in un mondo in cui il dolore non smette di esistere, ma si allarga, si placa, diventa insieme più calmo e più profondo, come un torrente che si trasforma in lago.
Margherite Yourcenar


Bisogna aver vissuto in una piccola città per sapere come i congegni della società vi giochino allo scoperto e fino a che punto i drammi e le farse della vita pubblica e privata vi siano messi a nudo.
Marguerite Yourcenar



La mia opinione su di lui si modificava senza posa, il che accade solo per gli esseri che ci toccano da vicino: gli altri, ci contentiamo di giudicarli alla grossa, e una volta per tutte.
Marguerite Yourcenar, "Memorie di Adriano"



La meditazione della morte non insegna a morire; non rende l’esodo più facile, ma non è questo quel ch’io cerco. Piccola figura imbronciata e volontaria, il tuo sacrificio non ha arricchito la mia vita, ma la mia morte. Il suo approssimarsi ristabilisce tra noi due una sorta d’intima complicità: i vivi che mi circondano, i servi devoti, importuni a volte, non sapranno mai sino a qual punto il mondo non c’interessa più. Penso con disgusto ai tetri simboli delle tombe egizie: l’arido scarabeo, la rigida mummia, la rana dei parti eterni. A dar retta ai sacerdoti, t’ho lasciato in quel luogo ove gli elementi d’un essere si lacerano come un abito logoro che si strappa, in quel sinistro crocevia tra ciò che esiste eternamente, ciò che fu, e ciò che sarà. Può darsi che in fin dei conti essi abbiano ragione, che la morte sia fatta della stessa materia fluttuante e informe della vita. Ma tutte le teorie sull’immortalità m’ispirano diffidenza: il sistema delle retribuzioni e delle pene lascia freddo un giudice consapevole della difficoltà d’un giudizio. D’altra parte, mi accade altresì di trovar troppo banale la soluzione opposta, il puro nulla, il vuoto ove risuona la risata d’Epicuro. Osservo la mia fine: questa serie di esperimenti compiuti su me stesso prosegue il lungo studio iniziato nella clinica di Satiro. Fino a ora, sono mutamenti esteriori, quanto quelli che il tempo e le intemperie fanno subire a un monumento di cui non alterano né la materia, né la plastica: a volte, attraverso le crepe, mi sembra di scorgere e toccare le fondamenta indistruttibili, il tufo eterno.
Marguerite Yourcenar, Le memorie di Adriano



C'è un femminismo estremista che non amo. Soprattutto per due suoi aspetti. Il primo: l'ostilità verso l'uomo. Mi sembra che nel mondo ci sia già troppo ostilità bianchi e neri, destra e sinistra, cristiani e non cristiani, cattolici e protestanti che non c'è bisogno di creare un altro ghetto. Il secondo: il fatto che sia un progresso per la donna moderna mettersi nella stessa condizione dell'uomo moderno il manager che fa affari, il finanziere, il politico senza vedere il lato assurdo e anche inutile di queste attività.
Marguerite Yourcenar


«Ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni speranza, tra i piacere dell’anarchia e quelli dell’ordine, tra il Titano e l’Olimpico. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi, l’armonia».
Marguerite Yourcenar, “Memorie di Adriano”


«TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS
ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine, la sua ambizione, se vuole, il gusto più segreto, l'ideale più aperto. Il mio era racchiuso in questa parola: il bello, di così ardua definizione a onta di tutte le evidenze dei sensi e della vista. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo [...] »
Marguerite Yourcenair, Memorie di Adriano


"Animula vagula, blandula,
Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca
Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis ioco!"
(Piccola anima smarrita e soave,
Compagna e ospite del corpo,
ora t'appresti a ascendere in luoghi
incolori, ardui e spogli,
ove non avrai più gli svaghi consueti!)
Publio Elio Traiano Adriano citato nella Historia Augusta, "Vita di Adriano", 25.

“O piccola anima, errabonda, giocosa,
ospite e compagna del corpo, dove andrai ora?
Pallidetta, fredda, nuda,
non potrai più scherzare, come suoli.”
Publio Elio Traiano Adriano (Adriano)
(Versi composti prima di morire, l’imperatore Adriano si rivolge alla propria anima, le chiede dove andrà, e le ricorda tristemente che dovrà stare in luoghi foschi e freddi, senza potere più ridere e scherzare)


"Fantasticavamo ad alta voce: l'anima non è dunque che l'espressione suprema del corpo, fragile manifestazione della pena e del piacere di vivere? O, al contrario, è più antica di questo corpo modellato a sua immagine, e che, bene o male, le serve momentaneamente di strumento? La si può richiamare all'interno della carne, si può ristabilire tra l'una e l'altra quell'intimo legame, quella combustione che chiamiamo vita? Se le anime possiedono una loro identità propria, possono scambiarsi, andare da un essere a un altro, come la parte di un frutto, come il sorso di vino che due amanti si passano in un bacio?"
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


Un tempo, ho creduto che un certo gusto per la bellezza avrebbe surrogato in me la virtù, e avrebbe saputo immunizzarmi dalle tentazioni troppo volgari. M'ingannavo. Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d'oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova piacere raro dell'intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni. 
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano

Ho compreso che ben pochi realizzano se stessi prima di morire: e ho giudicato con maggiore pietà le loro opere interrotte. Quell'ossessione di una vita mancata concentrava i miei pensieri su un punto, li fissava come un accesso. La mia sete di potere agiva come quella dell'amore. Che impedisce all'innamorato di mangiare, di dormire, di pensare, di amare perfino, fino a che non siano stati compiuti certi riti. [...] Feci venire maghi [...] La notte mi trascinavo da una finestra all'altra, da un balcone all'altro, attraverso le sale di quel palazzo dalle mure ancora screpolate dal terremoto, tracciavo calcoli astrologici sulle lastre di marmo, interrogando le tremule stelle. Ma i segni dell'avvenire andavano cercati sulla terra...
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta
si è posato uno sguardo consapevole su se stessi:
la mia prima patria sono stati i libri.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi 1988, pagina 32

Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


"Mi troverei molto male in un mondo senza libri, ma non è lì che si trova la realtà, dato che non vi è per intero. (...) Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri. In minor misura le scuole. (...) quasi tutto quello che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco. (...) L'impero l'ho governato in latino, in latino sarà inciso il mio epitaffio, sulle mura del mio mausoleo in riva al Tevere; ma in greco ho pensato, in greco ho vissuto."
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


La parola scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana, pressappoco come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m’hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. Viceversa, con l’andar del tempo, la vita m’ha chiarito i libri.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano




Bisogna che lo confessi: credo poco alle leggi. Se troppo dure, si trasgrediscono, e con ragione. Se troppo complicate, l'ingegnosità umana riesce facilmente a insinuarsi entro le maglie di questa massa fragile, che striscia sul fondo. Il rispetto delle leggi antiche corrisponde a quel che la pietà umana ha di più profondo; e serve come guanciale per l'inerzia dei giudici. Le leggi più antiche non sono esenti da quella selvatichezza che miravano a correggere, le più venerabili rimangono ancora un prodotto della forza. La maggior parte delle nostre leggi penali - e forse è un bene - non raggiungono che un'esigua parte dei colpevoli; quelle civili non saranno mai tanto duttili da adattarsi all'immensa e fluida varietà dei fatti. Esse mutano meno rapidamente dei costumi; pericolose quando sono in ritardo, ancor più quando presumono di anticiparli. E tuttavia, da questo cumulo di innovazioni pericolose e di consuetudini antiquate emerge qua e là, come in medicina, qualche formula utile. I filosofi greci ci hanno insegnato a conoscere un po' meglio la natura umana; i nostri migliori giuristi da qualche generazione rivolgono le loro cure nella direzione del senso comune. Ho posto in atto anch'io talune di quelle riforme parziali che sono le sole durevoli. Ogni legge trasgredita troppo spesso è cattiva; spetta al legislatore abrogarla o emendarla, per impedire che il dispregio in cui è caduta quella stolta ordinanza si estenda ad altre leggi più giuste. Mi proposi d'eliminare cautamente le leggi superflue e di promulgare con fermezza un piccolo numero di saggi decreti."
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


Sapevo che il bene e il male sono una questione d’abitudine, che il temporaneo si prolunga, che le cose esterne penetrano all’interno e che LA MASCHERA, A LUNGO ANDARE, DIVENTA IL VOLTO. […] Quando prendo in esame la mia vita, mi spaventa di trovarla informe. L’esistenza degli eroi, quella che ci raccontano, è semplice: va dritta al suo scopo come una freccia. E gli uomini, per lo più, si compiacciono di riassumere la propria esistenza in una formula - talvolta un’ostentazione, talvolta una lamentela, quasi sempre una recriminazione; LA MEMORIA COMPIACENTE COMPONE LORO UNA ESISTENZA CHIARA E SPIEGABILE. LA MIA VITA HA CONTORNI MENO NETTI: COME SPESSO ACCADE, LA DEFINISCE CON MAGGIOR ESATTEZZA PROPRIO QUELLO CHE NON SONO STATO: buon soldato, non grande uomo di guerra; amatore d’arte, non artista come credette d’essere Nerone alla sua morte; capace di delitti, ma non carico di delitti […] SI DIREBBE CHE IL QUADRO DEI MIEI GIORNI COME LE REGIONI DI MONTAGNA, SI COMPONGA DI MATERIALI DIVERSI AGGLOMERATI ALLA RINFUSA. Vi ravviso la mia natura, già di per se stessa composita, FORMATA IN PARTI UGUALI DI CULTURA E D’ISTINTO. Affiorano qua e là i graniti dell’inevitabile; dappertutto, le frane del caso […] IN QUESTA DIFFORMITÀ, IN QUESTO DISORDINE, PERCEPISCO LA PRESENZA DI UN INDIVIDUO, MA SI DIREBBE CHE SIA STATA SEMPRE LA FORZA DELLE CIRCOSTANZE A TRACCIARNE IL PROFILO; e le sue fortezze si confondono come quelle di un’immagine che si riflette nell’acqua. 
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


Volevo che l'immensa maestà della pace romana si estendesse a tutti, insensibile e presente come la musica del firmamento nel suo moto; che il viaggiatore più umile potesse errare da un paese, da un continente all'altro, senza formalità vessatorie, senza pericoli, sicuro di trovare ovunque un minimo di legalità e di cultura; che i nostri soldati continuassero la loro eterna danza pirrica alle frontiere; che ogni cosa funzionasse senza inciampi, l'officina come il tempio; che il mare fosse solcato da belle navi e le strade percorse da vetture frequenti; che, in un mondo ben ordinato, i filosofi avessero il loro posto e i danzatori il proprio. A questo ideale, in fin dei conti modesto, ci si avvicinerebbe abbastanza spesso se gli uomini vi applicassero una parte di quell'energia che van dissipando in opere stupide o feroci
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d’oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell’intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


E' difficile rimanere imperatore in presenza di un medico.
Difficile anche conservare la propria essenza umana: l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue. E per la prima volta, stamane, m'e venuto in mente che il mio corpo, compagno fedele, amico sicuro e a me noto più dell'anima, è solo un mostro subdolo che finirà per divorare il padrone. Basta... il mio corpo mi è caro; mi ha servito bene e in tutti i modi e non starò a lesinargli le cure necessarie. Ma ormai non credo più, come finge ancora Ermogene, nelle virtù prodigiose delle piante, nella dosatura precisa di quei sali minerali che è andato a procurarsi in Oriente.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano



Che cos'é l'insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni? L'uomo che non dorme - da qualche mese a qualche parte ho fin troppe occasioni di constatarlo su me stesso si rifiuta più o meno consapevolmente di affidarsi al flusso delle cose. Fratello della morte...S'ingannava Isocrate e la sua frase non è altro che l'iperbole di un retore. Comincio a conoscerla, la morte.essa cela altri segreti, ben più estranei alla nostra attuale condizione di uomini. E tuttavia, questi misteri di assenza, di oblio parziale sono così intricati e profondi che avvertiamo distintamente la sorgente chiara e quella oscura confluire chissà dove. Non mi è mai piaciuto guardare le persone che amavo mentre dormivano: si riposavano di me, lo so bene; mi sfuggivano, anche.E non c'è uomo che non provi vergogna del proprio viso, guasto dal sonno. Quante volte, levandomi alle prime ore del mattino per studiare o per leggere, ho riordinato con le mie mani quei guanciali spiegazzati, quelle coperte in disordine, testimonianze quasi turpi dei nostri incontri con il nulla, prove che ogni notte non siamo già più.
Marguerite Yourcenar. Memorie di Adriano, 1951



Mio caro Marco,
Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo d'un uomo che s'inoltra negli anni ed è vicino a morire di un'idropisia del cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene, allarmato suo malgrado per la rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuirne la colpa al giovane Giolla, che m'ha curato in sua assenza. È difficile rimanere imperatore in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana; l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


Quando si saranno alleviate sempre più le schiavitù inutili, si saranno scongiurate le sventure non necessarie, resterà sempre, per tenere in esercizio le virtù eroiche dell'uomo, la lunga serie dei mali veri e propri: la morte, la vecchiaia, le malattie inguaribili, l'amore non corrisposto, l'amicizia respinta o tradita, la mediocrità di una vita meno vasta dei nostri progetti e più opaca dei nostri sogni: tutte le sciagure provocate dalla natura divina delle cose."
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano



La vita fa presto a riformare dei vincoli che prendono il posto di quelli da cui ci si sente liberati: qualunque cosa si faccia e ovunque si vada, dei muri ci si levano intorno creati da noi, dapprima riparo e subito prigione.
Marguerite Yourcenar, Archivi del nord


L'entusiasmo non si comunica come attraverso una miccia. La polvere è lenta ad accendersi e non basta mettere la gente di fronte ad un bel paesaggio o ad un buon libro per farglieli apprezzare.
Marguerite Yourcenar


È la nostra immaginazione che si sforza di rivestire le cose, ma le cose sono divinamente nude.
Marguerite Yourcenar

Fare del proprio meglio. Rifare. Ritoccare impercettibilmente ancora questo ritocco. «Correggendo le mie opere, – diceva Yeats, – correggo me stesso.
Marguerite Yourcenar, "Taccuini di appunti".


Quando si parla dell'amore per il passato, bisogna fare attenzione: 
si tratta dell'amore per la vita; la vita è molto più al passato che al presente. 
Il presente è un momento sempre breve, anche quando la sua pienezza lo fa sembrare eterno.
Quando si ama la vita, si ama il passato perché esso è il presente qual è sopravvissuto nella memoria umana. Il che non vuol dire che il passato sia un'età d'oro: esattamente come il presente, è al tempo stesso atroce, splendido, o brutale, o semplicemente qualunque.
Marguerite Yourcenar, "Ad occhi aperti"



Ogni uomo, senza saperlo, cerca nella donna soprattutto il ricordo del tempo in cui lo abbracciava sua madre.
Marguerite Yourcenar, Alexis o il trattato della lotta vana, 1928


È la nostra immaginazione che si sforza di rivestire le cose, ma le cose sono divinamente nude. [...]
Questa lettera, amica mia, sarà lunghissima. Non mi piace troppo scrivere. Ho letto sovente che le parole tradiscono il pensiero, ma mi sembra che le parole scritte lo tradiscano ancor di più. Tu sai ciò che resta di un testo dopo due successive traduzioni. E poi, io non sono abile. Scrivere è una scelta perpetua tra mille espressioni, nessuna delle quali, avulsa dalle altre, mi soddisfa completamente. Eppure dovrei sapere che soltanto la musica permette il concatenarsi degli accordi.
Marguerite Yourcenar, “Alexis o il trattato della lotta vana”


Il nostro errore più grave è quello di cercare di destare in ciascuno proprio quelle qualità che non possiede... trascurando di coltivare quelle che ha.
Marguerite Yourcenar

Dove trovare scampo? Tu riempi il mondo.
Non posso fuggire che in te stesso.
Marguerite Yourcenar

...nella notte costellata di stelle, ripensavo a quella frase che i sacerdoti avevano fatto incidere sulla bara di Antinoo: "Poteva esser vero che il cielo c'intimasse ordini, e che i migliori tra noi li udissero là dove il resto degli uomini altro non avverte se non un silenzio opprimente?" Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano


<< Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. >>
Publio Elio Traiano Adriano


Non perder mai di vista il grafico di una esistenza umana, che non si compone mai, checchè se ne dica, d'una orizzontale e due perpendicolari, ma piuttosto di tre linee sinuose, prolungate all'infinito, ravvicinate e divergenti senza posa: che corrispondono a ciò che un uomo ha creduto di essere, a ciò che ha voluto essere, a ciò che è stato
Marguerite Yourcenar


Strana condizione è quella dell’intera esistenza, in cui tutto fluisce come l’acqua che scorre, ma in cui, soli, i fatti che hanno contato, invece di depositarsi al fondo, emergono alla superficie e raggiungono con noi il mare.
Marguerite Yourcenar. “Come l’acqua che scorre”



«Più invecchio anch’io, più mi accorgo che l’infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono, ma sono i due stati più profondi in cui ci è dato vivere. In essi si rivela la vera essenza di un individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita. [...] Gli occhi del fanciullo e quelli del vecchio guardano con il tranquillo candore di chi non è ancora entrato nel ballo mascherato oppure ne è già uscito. E tutto l’intervallo sembra un vano tumulto, un’agitazione a vuoto, un inutile caos per il quale ci si chiede perché si è dovuto passare».
Marguerite Yourcenar, “Archivi del Nord”


Bisogna imparare di nuovo ad amare la condizione umana qual è, accettare i suoi limiti e i suoi rischi, avere un rapporto diretto con le cose, rinunciare ai nostri dogmi di partito, di patria, di classe, di religione, tutti intransigenti e dunque tutti forieri di morte. Quando faccio il pane, penso alla gente che ha fatto spuntare il grano, penso ai profittatori che ne gonfiano artificialmente il prezzo, ai tecnocrati che ne hanno guastata la qualità – non che le tecniche recenti siano necessariamente un male, ma il fatto è che si sono messe al servizio dell’avidità che è certamente un male, e che la maggior parte di esse sussiste solo in virtú di grandi concentrazioni di forze che sono piene di potenziali pericoli. Penso a chi non ha pane, e a chi ne ha troppo, penso alla terra e al sole che fanno crescere le piante. Mi sento idealista e materialista al tempo stesso. Il cosiddetto idealista non vede il pane, né il prezzo del pane, e il materialista, per un curioso paradosso, ignora che cosa significhi quella cosa immensa e divina che chiamiamo “la materia”.
Marguerite Yourcenar. Ad occhi aperti


L’AMORE È UN CASTIGO. SIAMO PUNITI DI NON AVER SAPUTO RESTARE SOLI
Marguerite Yourcenar, “Archivi del Nord”


Io sono come i nostri scultori: l’umano mi appaga. Vi trovo tutto, persino l’eternità.            
Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar


Non si vede due volte lo stesso ciliegio, nè la stessa luna contro cui si staglia un pino.
Ogni momento è ultimo, perchè è unico.
Marguerite Yourcenar (1903-1987). Il giro della prigione


Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su sé stessi:
la mia prima patria sono stati i libri
Marguerite Yourcenar


Talora la mia vita mi appare banale al punto da non meritare non dico di scriverla, ma neppure di ripensarvi a lungo, e non è affatto più importante, neppure ai miei occhi, di quella del primo che capita. Talora mi sembra unica, e perciò appunto senza valore; inutile, perché impossibile adeguarla all’esperienza comune.[…] Ma RIPUGNA ALLO SPIRITO UMANO ACCETTARE LA PROPRIA ESISTENZA DALLE MANI DELLA SORTE, esser null’altro che il prodotto caduco di circostanze alle quali nessun dio presieda, soprattutto non egli stesso. […]





La memoria delle donne assomiglia a quelle vecchie tavole di cui esse si servono quando cuciono. Ci sono cassetti segreti; ce ne sono di quelli chiusi da molto tempo e che non possono aprirsi; ci sono fiori secchi che non sono ormai più se non polvere di rose; e matassine mischiate insieme, e talora qualche spillo. La memoria di Maria era molto compiacente: doveva servirle a ricamare il suo passato.
Marguerite Yourcenar



Franca Vignoni 

Nei cassetti della memoria ci sono tantissime cose, realizzate, non realizzate, da realizzare...., desideri, avventure..........profumi e altro ancora........



Lilla Sonia

i cassetti della memoria,dei ricordi e tanto altro ci si può mettere, resteranno indelebili nei ricordi anche solo un profumo, un oggetto li raprirà...a me è successo



Pino Pasqualini 

I cassetti dei ricordi pieni e vuoti sono i raccoglitori della nostra vita.


Angelamaria Salutari

Un mondo di sogni di gioie e dolori chiusi nei cassetti in questi stupendi cassetti. ..forse per sempre. ..




Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
Un imperatore, un uomo.
Marguerite Yourcenar lavorò per molti anni alla stesura definitiva di “Memorie di Adriano”, opera che fu pubblicata negli anni cinquanta e che per la sua ricchezza e molteplicità di aspetti sia contenutistici che stilistici, é difficile definire semplicisticamente romanzo storico o saggio filosofico
essa é, infatti entrambe le cose e molto di più.

La ricerca puntuale effettuata con metodo scientifico di documenti storici, atti e testimonianze riguardanti la figura dell’imperatore romano Adriano, riporta al concetto greco di istoría, che implica una ricerca effettuata nel presente di fatti del passato, con un uso del tempo molto diverso da quello teorizzato da Bergson come durée che ha influenzato tutto il romanzo del novecento. Certo in questa prospettiva si potrebbe definire romanzo storico qualsiasi narrazione di fatti radicati in un tempo e uno spazio ben definiti.

Il racconto é affidato alla voce narrante dello stesso Adriano e si svolge in forma di epistola indirizzata a Marco Aurelio, nel momento in cui l’imperatore vede scemare le sue forze e avvicinarsi il momento della morte. L’epistola si compone di sei parti, ciascuna delle quali ha un significativo titolo in lingua latina. 

Adriano non esita a definirsi anima vagula, blandula, consapevole della sua fragilità interiore nel momento in cui sente vicina la fine. Ed è una figura complessa nella sua toccante umanitá, quella che la Yourcenar ha ricomposto di questo grande del passato che aveva cercato di regnare con giustizia,pur consapevole di commettere errori e imparzialità, talvolta, solo per il bene del suo popolo.


Varius, multiplex, multiformis” Adriano definisce se stesso
Né é ignaro dei torti fatti a Sabina, la compagna che ha spietatamente ignorato e alla quale ha preferito l’amore del giovane Antinoo. E qui la Yourcenar non esita a soffermarsi su ciò che si può intendere per libertà : “Ho cercato la libertà più che la potenza, e quest’ultima soltanto perché in parte secondava la libertà”. 
L’amore di Adriano per Antinoo assume l’aspetto dell’esperienza decadente che ci ricorda il Mann di “La morte a Venezia”. Antinoo come Tadzio, fanciulli, che rappresentano un ideale di bellezza classica che trasforma l’esperienza estetica in desiderio carnale, dimostrando quanto labili siano i confini tra sfera intellettuale e sfera fisica.

Il romanzo storico si trasforma in saggio allorché affronta argomenti quali la schiavitù, la condizione della donna, la legge e l’arte.

“Non credo che alcun sistema filosofico riuscirà mai a sopprimere la schiavitù: 
tutt’al più ne muterà il nome.” 

Nulla di più vero persino oggi dopo tanto cammino verso la democrazia e verso il rispetto per i diritti umani. La schiavitù ha cambiato forma e tuttavia appare evidente nella perdurante sopraffazione dell’uomo sull’uomo. 

“Ho insistito affinché nessuna fanciulla sia data in moglie senza il suo consenso: lo stupro legale é ripugnante quanto qualsiasi altro.” 
Adriano appare consapevole della condizione di inferiorità in cui si trova la donna del suo tempo, e anche il suo giudizio sull’efficacia dell’applicazione delle leggi appare di una modernità sconcertante: 

Bisogna che lo confessi: credo poco alle leggi. Se troppo dure, si trasgrediscono, e con ragione. Se troppo complicate, l’ingegnosità umana riesce facilmente a insinuarsi entro le maglie di questa massa fragile, che striscia sul fondo.”

Bellissimo il pensiero di Adriano sull’arte. 
Egli esalta ogni forma d’arte che si concentri intorno all’uomo. 
È l’uomo l’interesse principale di questo imperatore illuminato. 

“[.....] La nostra arte ha preferito attenersi all’uomo. 
Noi soli abbiamo saputo mostrare in un corpo immobile la forza e l’agilità ch’esso cela; 
noi soli abbiamo fatto d’una fronte levigata l’equivalente d’un pensiero.”


Ripercorrere la propria vita è per Adriano l’esperienza estrema.
Egli è consapevole della sofferenza che genera la memoria e tuttavia non ne nega né ne respinge l’utilità.

“La memoria della maggior parte degli uomini é un cimitero abbandonato,
dove giacciono senza onori i morti che essi hanno cessato d’amare.”

Patientia” é il titolo dell’ ultimo capitolo di quest’opera, il capitolo più toccante, più profondo in cui Adriano, cosciente della fine che si avvicina, pur favorevole nel passato al suicidio, come fine dignitosa d’una vita, sente di dover accettare come supremo sacrificio il degrado fisico, e il dolore del corpo, come naturale conclusione di un tempo trascorso ad amare, a soffrire, a godere della bellezza della natura e a sentire il peso delle responsabilità della gestione del potere. Ed ecco ora Adriano torna a essere l’anima vagula e blanda che cercherá di entrare nella morte a occhi aperti.

Marguerite Yourcenar ci ha consegnato il ritratto di un imperatore che fu uomo prima d’ogni altra cosa, un uomo senza tempo, grande nello spirito, fragile nei sentimenti, forte nel decidere.



Con l'ascesa di Adriano, Apollodoro, come raccontato da Cassio Dione, cadde in disgrazia per aver offeso il nuovo imperatore non solo prima che lo diventasse, deridendone le opinioni architettoniche e in più dicendogli esplicitamente: "Tu non capisci niente di queste cose"; ma anche dopo che lo era diventato, trovando difetti sia sulla progettazione del Tempio di Venere e Roma, cui lo stesso imperatore aveva messo mano, sia trovando da ridire sulle statue delle dee in esso contenute, troppo grandi rispetto alle celle in cui erano situate: "Se volessero alzarsi e andarsene, sarebbero impossibilitate a farlo", disse. Adriano non la prese bene: lo esiliò e, dopo qualche tempo, lo fece uccidere.



Adriano, benché, sempre secondo Cassio Dione, disconoscesse Omero, fu un umanista profondamente ellenofilo nei gusti, amico di filosofi greci come lo stoico Epitteto. Studiò le filosofie platoniche ed epicuree, e la lingua greca. In omaggio ai filosofi greci, fu il primo imperatore a portare sempre la barba, un uso che verrà poi ripreso da molti suoi successori (tra i quali Antonino Pio, Marco Aurelio, Settimio Severo e Giuliano). Fu anche il primo imperatore romano a essere iniziato al rito greco dei misteri eleusini e, a parte Caligola e Nerone, a interessarsi fortemente alle culture orientali dell'impero, ma allo stesso tempo riaffermò le antiche origini di Roma, valorizzando elementi arcaici e augustei della religione romana, come il richiamo a Romolo e Numa Pompilio. Restaurò il culto di Venere Genitrice, istituito da Cesare e poi abbandonato, associandolo al quello della dea Roma, ricostruendo il Tempio dedicato.
Già altri uomini prima di me avevano percorso la terra: Pitagora, Platone, una dozzina di saggi, e un buon numero di avventurieri. Per la prima volta, però, quel viaggiatore era al tempo stesso il padrone, libero al tempo stesso di vedere e di riformare, libero di creare. Era la mia sorte; e mi rendevo conto che forse sarebbero trascorsi secoli prima che si ristabilisse quel felice accordo di una funzione, d’un temperamento, d’un mondo. E mi accorsi quanto sia vantaggioso essere un uomo nuovo, solo, quasi esente da vincoli matrimoniali, senza figli, quasi senza avi, un Ulisse senz’altra Itaca che quella interiore. Conviene che io faccia qui una confessione che non ho fatto a nessuno: non ho mai avuto la sensazione di appartenere completamente a nessun luogo, neppure alla mia dillettissima Atene, neppure a Roma. Straniero dappertutto, non mi sentivo particolarmente isolato in nessun luogo
Imperatore Adriano









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