martedì 28 febbraio 2012

Gorgia. La parola è un gran dominatore che con piccolissimo corpo divinissime cose sa compiere; riesce infatti a calmar la paura, a eliminare il dolore, a suscitare la gioia, ad aumentar la pietà

La parola è un gran dominatore, che con piccolissimo corpo e invisibilissimo, divinissime cose sa compiere; riesce infatti a calmar la paura, e a eliminare il dolore, e a suscitare la gioia, e ad aumentare la pietà.
Gorgia di Leontini, da I presocratici. Testimonianza e frammenti, a cura di G. Giannantoni et alii, Laterza 1981, pag. 929


La serietà di un avversario va disarmata con il riso e il riso con la serietà.
Gorgia


Il pensiero è cosa che con piccolissimo corpo sa compiere cose divinissime
Gorgia

"Gorgia il retore diceva che quanti trascurano la filosofia per occuparsi delle discipline comuni, sono simili ai Proci che, pur desiderando Penelope, si congiungevano alle sue ancelle."
[Γ. ὁ ῥήτωρ ἔλεγε τοὺς φιλοσοφίας μὲν ἀμελοῦντας, περὶ δὲ τὰ ἐγκύκλια μαθήματα γινομένους ὁμοίους εἶναι τοῖς μνηστῆρσιν, οἳ Πηνελόπην θέλοντες ταῖς θεραπαίναις αὐτῆς ἐμίγνυντο.]
-- Gnomol. Vatic. 743 n. 167 ( = 82B29 DK )



LA VERITÀ NON È OPINIONE, NON È RELATIVA 
Tu cerchi di smentirmi con arti retoriche, come in tribunale, quando uno crede di dimostrare che ha ragione. In tribunale, se uno produce molti testimoni degni di fede a sostegno delle cose che dice, e invece l'avversario ha solo un teste o neppure quello, il primo è convinto di aver smentito l'altro. Ma rispetto alla verità questa prova non ha nessun valore: può capitare benissimo che uno sia calunniato da molti falsi testimoni, che magari sono persone stimate. 
Platone, “Gorgia”, 471e - 472a


SOCRATE.
"Accade invece che, quando ci si trovi in disaccordo su qualche punto, e quando l'uno non riconosca che l'altro parli bene e con chiarezza, ci si infuria, e ciascuno pensa che l'altro parli per invidia nei propri confronti, facendo a gara per avere la meglio e rinunciando alla ricerca sull'argomento proposto nella discussione. E certuni, addirittura, finiscono col separarsi nel modo più disonorevole, dopo essersi insultati e aver detto e udito, su di sé, cose tali che anche i presenti si pentono di aver creduto che sarebbe valsa la pena venire a sentire gente del genere. (...) E allora ho paura, a confutarti, che tu possa sospettare che io parli misurandomi in una gara non contro la cosa discussa, per costringerla a venire allo scoperto, ma contro di te. E allora, se anche tu sei di quel genere di uomini a cui anch'io appartengo, ti interrogherei volentieri, altrimenti, lascerei perdere. Ma a che genere di uomini appartengo? A quel genere di uomini che provano piacere ad essere confutati, se mi accade di dire cosa non vera, e che provano piacere a confutare, se qualcuno dica cosa non vera, e che, tuttavia, non sono meno contenti, quando sono confutati, di quando confutano. Ritengo, infatti, che questo sia un bene maggiore, nel senso che l'essere liberati dal male maggiore è un bene maggiore che non il liberarne altri. Niente, infatti, credo, è per l'uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se, dunque, anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; se, invece, ti pare il caso di lasciar perdere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso - ".
Platone, "Gorgia", 457e - 458b


Gorgia. La parola. 
“La parola è un potente signore, che, con corpo piccolissimo e del tutto invisibile, compie opere assolutamente divine: ha, infatti, il potere di fare cessare il timore e di sopprimere il dolore e di suscitare letizia e di accrescere la compassione. Che le cose stiano così, lo mostrerò. Bisogna anche dimostrarlo all’opinione degli uditori: la poesia tutta quanta la ritengo e definisco <discorso in forma metrica>. Negli uditori si infonde un brivido di paura, una compassione che fa versare lacrime, una forte tendenza alla commozione, e l’anima subisce, a causa delle parole, una propria passione per fatti altrui e per i casi buoni e cattivi di estranei. Ma, ora, cambiamo discorso, passando da uno ad un altro. Infatti, gli incantesimi ispirati mediante le parole portano piacere e allontanano il dolore: riunendosi, infatti, all’opinione dell’anima, la potenza dell’incantesimo la avvince e persuade, e la cambia grazie alla sua magica fascinazione. Della fascinazione e della magia sono state inventate due arti, che consistono in errori dell’anima e inganni dell’opinione. Quanti e su quanti argomenti sono riusciti e riescono a persuadere quanta gente, avendo costruito un discorso mendace! Se, infatti, tutti avessero, riguardo a tutti i fatti, memoria di quelli trascorsi, coscienza dei presenti, previsione dei futuri, il discorso non sarebbe come quello ora rivolto a quanti non hanno la possibilità di ricordare il passato, né di rendersi conto del presente, né di prevedere il futuro, cosicché, rispetto alla maggioranza dei casi, i più offrono all’anima, quale consigliera, la mera opinione. L’opinione, vacillante e insicura com’è, getta chi se ne avvale in casi vacillanti e insicuri.”
GORGIA (circa 483 a.C. – circa 375 a.C.), “Encomio di Elena”, in HERMANN DIELS e WALTHER KRANZ, “I presocratici” (“Die Fragmente der Vorsokratiker”, Weidmannsche buchhandlung, Berlin 1903), prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti, a cura di Giovanni Reale, , Bompiani, Milano 2006, C. ‘Antica Sofistica’, (82) ‘Gorgia’, trad. di Maurizio Migliori, Ilaria Ramelli e Giovanni Reale, B. ‘Frammenti’, 11, pp. 1633 e 1635. 

“λόγος δυνάστης μέγας ἐστίν, ὃς σμικροτάτῳ σώματι καὶ ἀφανεστάτῳ θειότατα ἔργα ἀποτελεῖ· δύναται γὰρ καὶ φόβον παῦσαι καὶ λύπην ἀφελεῖν καὶ χαρὰν ἐνεργάσασθαι καὶ ἔλεον ἐπαυξῆσαι. ταῦτα δὲ ὡς οὕτως ἔχει δείξω· δεῖ δὲ καὶ δόξῃ δεῖξαι τοῖς ἀκούουσιν τὴν ποίησιν ἅπασαν καὶ νομίζω καὶ ὀνομάζω λόγον ἔχοντα μέτρον· ἧς τοὺς ἀκούοντας εἰσῆλθε καὶ φρίκη περίφοβος καὶ ἔλεος πολύδαρκυς καὶ πόθος φιλοπενθής, ἐπ’ ἀλλοτρίων τε πραγμάτων καὶ σωμάτων εὐτυχίαις καὶ δυσπραγίαις ἴδιόν τι πάθημα διὰ τῶν λόγων ἔπαθεν ἡ ψυχή. φέρε δὴ πρὸς ἄλλον ἀπ’ ἄλλου μεταστῶ λόγον. αἱ γὰρ ἔνθεοι διὰ λόγων ἐπῳδαὶ ἐπαγωγοὶ ἡδονῆς, ἐπαγωγοὶ λύπης γίνονται· συγγινομένη γὰρ τῇ δόξῃ τῆς ψυχῆς ἡ δύναμις τῆς ἐπῳδῆς ἔθελξε καὶ ἔπεισε καὶ μετέστησεν αὐτὴν γοητειᾳ. γοητείας δὲ καὶ μαγείας δισσαὶ τέχναι εὕρηνται αἵ εἰσι ψυχῆς ἁμαρτήματα καὶ δόξης ἀπατήματα. ὅσοι δὲ ὅσους περὶ ὅσων καὶ ἔπεισαν καὶ πείθουσι δὲ ψευδῆ λόγον πλάσαντες. εἰ μὲν γὰρ πάντες περὶ πάντων εἶχον τῶν <τε> παροιχομένων μνήμην τῶν τε παρόντων <ἔννοιαν> τῶν τε μελλόντων πρόνοιαν, οὐκ ἂν ὁμοίως ὅμοιος ἦν ὁ λόγος, οἷς τὰ νῦν γε οὔτε μνησθῆναι τὸ παροιχόμενον οὔτε σκέψασθαι τὸ παρὸν οὔτε μαντεύσασθαι τὸ μέλλον εὐπόρως ἔχει· ὥστε περὶ τῶν πλείστων οἱ πλεῖστοι τὴν δόξαν σύμβουλον τῇ ψυχῇ παρέχονται. ἡ δὲ δόξα σφαλερὰ καὶ ἀβέβαιος οὖσα σφαλεραῖς καὶ ἀβεβαίοις εὐτυχίαις περιβάλλει τοὺς αὐτῇ χρωμένους.”
ΓΟΡΓΙΟΥ Ἑλήνης ἐγκώμιον, 11. (8) - (11), in op. cit., pp. 1632 e 1634.







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