sabato 25 febbraio 2012

Giorgio Gaber. Non insegnate ai bambini. non insegnate la vostra morale è così stanca e malata potrebbe far male forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa coscienza

"Però una cosa l'ho capita. No, non che se uno chiede aiuto gli arriva una legnata sui denti, questo lo sapevo già. Ho capito quanto sia pieno di insidie il termine 'aiutare'. C'è così tanta falsa coscienza, se non addirittura esibizione nel volere a tutti i costi aiutare gli altri che se, per caso, mi capitasse di fare del bene a qualcuno, mi sentirei più pulito se potessi dire: non l'ho fatto apposta. Forse solo così tra la parola 'aiutare' e la parola 'vivere' non ci sarebbe più nessuna differenza." 
Giorgio Gaber, Sogno in due tempi


Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi… forse una proiezione, un'immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Giorgio Gaber, Secondo me la donna



L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme.
Non è il conforto di un normale voler bene.
L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
Giorgio Gaber

"L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile.
E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa.
L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.
Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi."

http://youtu.be/nbdN1Vx8uJo


Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate i pensieri
che sempre più rari
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali
l'unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un'antica speranza.

Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente.

Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo.

Giorgio Gaber


http://youtu.be/2GPFKDPbB34



Giorgio Gaber - Quando sarò capace d'amare

Quando sarò capace d'amare
Potrò guardare dentro al suo cuore 
e avvicinarmi al suo mistero 
non come quando io ragiono 
ma come quando respiro.

Quando sarò capace d'amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l'amore con mia madre in sogno.


http://youtu.be/2YT_U9j32aI



E' "L'arte di amare" di Erich Fromm, messa in poesia e musica da Gaber...



Giorgio Gaber - La libertà



Non mi piace chi è solidale e fa il professionista del sociale, ma chi specula su chi è malato, su disabili, tossici e anziani è un vero criminale. Ma non vedo più nessuno che s'incazza tra tutti gli assuefatti della nuova razza.
Giorgio Gaber. La razza in estinzione

Non mi piace la finta allegria
Non sopporto neanche le cene in compagnia
E coi giovani sono intransigente
Di certe mode, canzoni e trasgressioni
Non me ne frega niente.
... E sono anche un po' annoiato
Da chi ci fa la morale
Ed esalta come sacra la vita coniugale
E poi ci sono i gay che han tutte le ragioni
Ma io non riesco a tollerare
Le loro esibizioni.

Non mi piace chi è solidale
E fa il professionista del sociale
Ma chi specula su chi è malato
Su disabili, tossici e anziani
È un vero criminale.
Ma non vedo più nessuno che s'incazza
Tra tutti gli assuefatti della nuova razza
E chi si inventa un bel Partito
Per il nostro bene
Sembra proprio destinato
A diventare un buffone.

Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.

La mia generazione ha visto
Le strade, le piazze gremite
Di gente appassionata
Sicura di ridare un senso alla propria vita
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso
La mia generazione ha perso.

Non mi piace la troppa informazione
Odio anche i giornali e la televisione
La cultura per le masse è un'idiozia
La fila coi panini davanti ai musei
Mi fa malinconia.
E la tecnologia ci porterà lontano
Ma non c'è più nessuno che sappia l'italiano
C'è di buono che la scuola
Si aggiorna con urgenza
E con tutti i nuovi quiz
Ci garantisce l'ignoranza.

Non mi piace nessuna ideologia
Non faccio neanche il tifo per la democrazia
Di gente che ha da dire ce n'è tanta
La qualità non è richiesta
È il numero che conta.
E anche il mio Paese mi piace sempre meno
Non credo più all'ingegno del popolo italiano
Dove ogni intellettuale fa opinione
Ma se lo guardi bene
È il solito coglione.

Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.

La mia generazione ha visto
Migliaia di ragazzi pronti a tutto
Che stavano cercando
Magari con un po' di presunzione
Di cambiare il mondo.
Possiamo raccontarlo ai figli
Senza alcun rimorso
Ma la mia generazione ha perso.

Non mi piace il mercato globale
Che è il paradiso di ogni multinazionale
E un domani state pur tranquilli
Ci saranno sempre più poveri e più ricchi
Ma tutti più imbecilli.
E immagino un futuro
Senza alcun rimedio
Una specie di massa
Senza più individuo
E vedo il nostro Stato
Che è pavido e impotente
È sempre più allo sfascio
E non gliene frega niente
E vedo una Chiesa
Che incalza più che mai
Io vorrei che sprofondasse
Con tutti i Papi e i Giubilei.

Ma questa è un'astrazione
È un'idea di chi appartiene
A una razza
In estinzione.






La nave andava per cazzi suoi. I motori a volte si accendevano, funzionavano per un po', poi si spegnevano. TECNICI E ADDETTI NON SAPEVANO SPIEGARE COME CIÒ AVVENISSE. DALLA CABINA DI PILOTAGGIO SI TENTAVA DI DIRIGERE LA NAVE, MA SPESSO LO SI FACEVA MENTRE I MOTORI NON FUNZIONAVANO E IL TUTTO ERA PIUTTOSTO INUTILE. IN REALTÀ LA DIREZIONE DELLA NAVE, PIÙ CHE ALTRO, ERA DECISA DALLE ONDE E DAI VENTI. Se qualcuno stava male era sempre ostico trovare medici e soccorsi, perché tutti erano troppo impegnati a fare altro. QUALCUNO DICEVA CHE BISOGNAVA CAMBIARE IL CAPITANO, MA DI CAPITANI NE AVEVANO GIÀ CAMBIATI PARECCHI E IN POCHI AVEVANO CAPITO CHE IL CAPITANO POTEVA FARE BEN POCO, NONOSTANTE ALLE CENE DI GALA SI VANTASSE DELLE PROPRIE CAPACITÀ. Qualcuno aveva fatto notare che MOLTI TRA I SUPERIORI DELL'EQUIPAGGIO FACEVANO SPARIRE ARGENTERIA E OGGETTI DI VALORE, ma SI TENDEVA A INTERVENIRE POCO PERCHÉ LA PRATICA ERA MOLTO DIFFUSAI PASSEGGERI ERANO DISTRATTI DALLE INIZIATIVE DEGLI ADDETTI ALL'ANIMAZIONE I QUALI ORGANIZZAVANO GIOCHI SEMPRE PIÙ STUPIDI CHE LA GENTE SEMBRAVA APPREZZARE MOLTO. La radio gracchiava e le notizie sui temporali o sul vento, su quel che succedeva intorno, erano spesso incomprensibili. IL PROBLEMA ERA ANCHE CHE CAPITANI, LUOGOTENENTI E UFFICIALI SPESSO POSSEDEVANO BUONA PARTE DELLE STRUMENTAZIONI DI COMUNICAZIONE CHE USAVANO PIÙ CHE ALTRO PER PARLARE COI PARENTI A DISCAPITO DI UNA COMUNICAZIONE COLLETTIVA. C'era tutto un reparto rematori che ogni tanto riuscivano a fare spostare la nave di un po' ma essa era diventata troppo pesante e i rematori erano nutriti sempre peggio e quasi in mai in misura della loro reale fatica. Ai piani superiori, la gente della prima classe si lamentava perché le piscine non venivano pulite regolarmente, chi poteva pagava qualcuno perché lo facesse, ma poi impediva agli altri ricchi l'accesso alla piscina; allora qualcuno di essi era riuscito a ottenere dagli ufficiali l'usufrutto personale di piscine e campi da golf pagandoli profumatamente o semplicemente per questioni di parentela. In pochi si chiedevano di dove venissero quelli della prima classe, in realtà c'erano nati in prima classe, non avevano nessun merito per questo, AVEVANO EREDITATO LA PRIMA CLASSE SECONDO REGOLE MOLTO ANTICHE CHE NON AVEVANO PIÙ NESSUN VALORE MA CHE ERANO RISPETTATE RELIGIOSAMENTE DA TUTTI. QUELLI DELLE CLASSI INFERIORI ACCETTAVANO QUESTE LEGGI ASSURDE perché astutamente, i passeggeri di prima classe organizzavano ogni tanto una riffa tra gli inferiori e chi vinceva poteva accedere alla prima classe e così ERANO IN MOLTI AD ACCETTARE I PRIVILEGI DEI POCHI SEMPLICEMENTE PERCHÉ SPERAVANO UN GIORNO DI FAR PARTE DEI POCHINEL TEMPO, SI ERANO ALLEVATE INTERE GENERAZIONI DI PASSEGGERI I QUALI, NUTRITI DA SENSI DI COLPA RELIGIOSI O IDEOLOGICI RITENEVANO INDISPENSABILE CHE LE COSE STESSERO COME STAVANO, terrorizzati all'idea che la nave si ribaltasse o cambiasse improvvisamente direzione. C'ERA CHI PROTESTAVA SU QUALUNQUE COSA FOSSE ORGANIZZATA DAGLI UFFICIALI SEMPLICEMENTE PERCHÉ ERA ORGANIZZATA DAGLI UFFICIALI, ANCHE SE SI TRATTAVA DI COSE GIUSTE, costoro protestavano perché erano sicuri che impedendo agli ufficiali di fare qualsiasi cosa, le cose sarebbero migliorate.
C'erano qua e là persone, non erano poche ma era difficile notarle, che facevano l'unica cosa che fosse ragionevolmente possibile fare in quello stato di confusione totale: tenevano pulito; ma non era facile perché invece tutti gli altri sembravano ignorare totalmente la pulizia della nave. IN MOLTI SE LA PRENDEVANO COI CLANDESTINI CHE ERANO COSÌ CHIAMATI PERCHÉ ERANO SALITI SULLA NAVE DI RECENTE, MENTRE TUTTI PENSAVANO CHE LA NAVE APPARTENESSE A CHI CI STAVA DA PIÙ TEMPO, anche se non si sa esattamente da quanto tempo occorra stare su una nave per diventarne proprietari. In realtà i clandestini facevano i lavori più umili e, quando non avevano un lavoro, facevano quello che facevano gli umili passeggeri delle ultime classi: rubavano a chi gli capitava a tiro. In molti perciò volevano che fossero gettati a mare o uccisi perché L'ENORME FURTO CHE LE CLASSI SUPERIORI PERPETUAVANO A DISCAPITO DELLE INFERIORI ERA STATO ORMAI METABOLIZZATO, VENIVA TRAVESTITO DA LEGGE, oppure venivano distratti coloro che lo subivano con notizie allarmanti passate al megafono ed era molto meno visibile dei piccoli furti dei clandestini e degli umili che apparivano a quelli delle classi inferiori come una vera piaga e spesso lo diventavano perché quelli delle classi inferiori anche se non erano umili, se la passavano male.
Ma LA PIÙ GROSSA DISTRAZIONE ERA L'ELEZIONE DEL CAPITANO E DEGLI UFFICIALI, una cosa da un lato molto ambita perché potevano parteciparvi anche quelli delle classi inferiori, anche se in basso numero, e dava la possibilità di accedere direttamente alla prima classe. Nel tempo si erano organizzati gruppi per sostenere determinati capitani che portassero avanti certe idee di navigazione. In realtà queste idee quasi mai avevano a che fare con la navigazione, spesso erano superstizioni, vecchi rancori, magie irrazionali e i gruppi che le sostenevano lo facevano perché ritenevano che se fosse passata la propria superstizione anziché quella degli avversari sarebbe migliorata la loro vita. ATTRAVERSO QUESTO ANTICO GIOCO CIASCUNO VOLEVA IMPORRE LE PROPRIE ESIGENZE PERSONALI SPACCIANDOLE PER BENE COMUNE. Questo tipo di competizione era portata avanti continuamente e tutti ne erano distratti, persino i ricchi, persino quelli che non avevano niente. E ogni volta che c'era un capitano nuovo i suoi sostenitori pensavano "Ora sì che la nave si metterà a navigare" mentre i suoi detrattori pensavano "Ora sì che andremo alla rovina".
Nel frattempo la nave andava per cazzi suoi."
Natalino Balasso




Magari non era tanto questione di rotte ma di falle (e di falli fallaci)... e ovviamente le scialuppe ben occupate dai soliti furbastri di prima classe. Dalla sentina le solite grida dei disperati... tutte giustificate... tutte inutili e tutte votate alla rassegnazione del disastro imminente... I vari "Lord Jim" di questo Patna alla deriva tutti pronti al salto con la egoista sicurezza di sfangarla... come sempre... Come sempre gli ultimi e i disperati si accontentano dell'odio e della rabbia verso l'indifferenza di quelli sul ponte di comando... Mentre la minima razionalità consisterebbe nel, per intanto, cominciare a turare le falle. Seppure con l'esito incerto per quella volontà, cosa altro resta da fare a chi è destinato comunque ad affondare comunque a soccombere? Accontentarsi dell'odio e della rabbia inane?




Certo che no....la rabbia difficilmente apporta cambiamenti sani a un problema; non si può dire la stessa cosa dell'indignazione che invece è un sentimento più lucido e in quanto tale permette riflessioni e prese di posizione pronte a partorire reazioni adeguate e significative. Ma l'italiano è stato Diseducato all'indignazione e nel "migliore" (si fa per dire!) dei casi, l'indignazione la prova, ad esempio, per l'esclusione di un essere insulso dalla casa del grande fratello....perché i Media hanno abilmente Dirottato quel sano sentimento -così come altri della stessa specie- verso direzioni Insane e verso scopi che emanano il tanfo del loro Lerciume talmente lontano, che difficilmente altri ignoti abitanti di questa o altre galassie oseranno avvicinarsi al nostro pianeta.



Infatti, l''indignazione presumerebbe una consapevolezza che di norma non appartiene alle masse , quelle italiane ma non solo... che si adattano più alle rivolte plebee che alle rivoluzioni... di certo meglio a quelle portate dal conformismo diffuso dei media...






Giorgio Gaber - "Mi fa male il mondo" - tratto da "E pensare che c'era il pensiero" - 1995/1996
"Mi fa male qualsiasi tipo di potere, quello conosciuto ma anche quello sconosciuto, sotterraneo, che poi é il vero potere. Mi fanno male le oscillazioni e i rovesci dell’alta finanza. Più che male mi fanno paura, perché mi sento nel buio, non vedo le facce. Nessuno ne parla, nessuno sa niente, eccc. Sono gli intoccabili. Facce misteriose che tirano le fila di un meccanismo invisibile, talmente al di sopra di noi, da farci sentire legittimamente esclusi. E lì, in chissà quali magici e ovattati saloni, che a voce bassa e con modi raffinati, si decidono le sorti del nostro mondo. Dalle guerre di liberazione, ai grandi monopoli, dalle crisi economiche, alle cadute dei muri, ai massacri più efferati. Mi fa male quando mi portano il certificato elettorale. Mi fa male la democrazia, questa democrazia che é l’unica che io conosca. Mi fa male la prima Repubblica, la seconda, la terza, la quarta.
Mi fanno male i partiti. Più che altro tutti. Mi fanno male i politici sempre più viscidi, sempre più brutti. Mi fanno male i loro modi accomodanti imbecilli ruffiani. E come sono vicini a noi elettori, come ci ringraziano, come ci amano. Ma sì, io vorrei anche dei bacini, dei morsi sul collo, certo, per capire bene che lo sto prendendo nel culo. Tutti, tutti l’abbiamo sempre preso nel culo... da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica, che ogni giorno sono lì a farsi vedere. Ma certo, hanno bisogno di noi, che li dobbiamo appoggiare, preferire, li dobbiamo votare, in questo ignobile carosello, in questo grande libero mercato delle facce. Facce facce... facce che lasciano intendere di sapere tutto e non dicono niente. Facce che non sanno niente e dicono di tutto. Facce suadenti e cordiali con il sorriso di plastica. Facce esperte e competenti che crollano al primo congiuntivo.
Facce compiaciute e vanitose che si auto incensano come vecchie baldracche. Facce da galera che non sopportano la galera e si danno malati. Facce che dietro le belle frasi hanno un passato vergognoso da nascondere. Facce da bar che ti aggrediscono con un delirio di sputi e di idiozie. Facce megalomani da ducetti dilettanti. Facce ciniche da scuola di partito allenate ai sotterfugi e ai colpi bassi. Facce che hanno sempre la risposta pronta e non trovi mai il tempo di mandarle a fare in culo. Facce che straboccano solidarietà. Facce da mafiosi che combattono la mafia. Facce da servi intellettuali, da servi gallonati, facce da servi e basta. Facce scolpite nella pietra, che con grande autorevolezza sparano cazzate. Non c’é neanche una faccia, neanche una, che abbia dentro il segno di un qualsiasi ideale; una faccia che ricordi, il coraggio il rigore, l’esilio, la galera. No. C’é solo l’egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il denaro, l’avidità più schifosa, dentro a queste facce impotenti e assetate di potere, facce che ogni giorno assaltano la mia faccia in balia di tutti questi nessuno. E voi credete ancora che contino le idee. Ma quali idee?
La cosa che mi fa più male, é vedere le nostre facce, con dentro le ferite, di tutte le battaglie che non abbiamo fatto.
E mi fa ancora più male vedere le facce dei nostri figli, con la stanchezza anticipata di ciò che non troveranno. Sì, abbiamo lasciato in eredità forse un normale benessere, ma non abbiamo potuto lasciare, quello che abbiamo dimenticato di combattere, e quello che abbiamo dimenticato di sognare. Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri miseri egoismi, e cercare, un nuovo slancio collettivo, magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenze comuni, dal nostro rifiuto. Perché un uomo solo, che grida il suo no, é un pazzo, milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo". 

pubblicata da Stefano Padoan il giorno lunedì 9 gennaio 2012 alle ore 19.46








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