Bertrand Russell - Storia Della Filosofia Occidentale Vol 1
[...] Vero è che i greci contribuirono al
pensiero astratto con qualcosa che fu di valore più definitivo: scoprirono cioè
la matematica e l’arte del ragionamento deduttivo. La geometria, in
particolare, è una invenzione greca senza la quale la scienza moderna sarebbe stata
impossibile. Ma è in rapporto alla matematica che si manifesta l’unilateralità
del genio greco: esso ragionava deduttivamente, basandosi su ciò che appariva evidente,
non induttivamente su ciò che era stato osservato. I suoi sorprendenti successi
nell’impiego di questo metodo ingannarono non soltanto il mondo antico, ma
anche, in gran parte, il mondo moderno. Si è compiuta molto lentamente la
sostituzione del metodo scientifico, che tenta di giungere induttivamente a
princìpi generali partendo dall’osservazione di fatti particolari, alla concezione
ellenica della deduzione che parte da luminosi assiomi sorti nella mente del filosofo. [...] Pag. 121
[...] Tra Pitagora ed Eraclito, con cui
avremo a che fare in questo capitolo, c’è un altro filosofo di minore
importanza, Senofane. L’epoca in cui visse è incerta ed è essenzialmente determinata
dal fatto che egli allude a Pitagora e Pitagora allude a lui. Fu ionio di
nascita, ma passò la maggior parte della sua vita nell’Italia meridionale. Credeva
che tutte le cose fossero fatte di terra e di acqua. Quanto agli dei, era un vivace libero
pensatore. «Omero ed Esiodo hanno ascritto agli dei tutto ciò che costituisce
fra i mortali una vergogna ed una disgrazia; ruberie, adulteri, reciproci
inganni... I mortali ritengono che gli dei siano stati generati come loro,
abbiano vestiti come i loro e voce e forma... sì, e se i buoi ed i cavalli e i
leoni avessero le mani e dipingessero ed eseguissero opere d’arte come gli
uomini, i cavalli dipingerebbero gli deì come cavalli ed i buoi come buoi,
rappresenterebbero i loro corpi secondo i loro vari aspetti... Gli Etiopi fanno
i loro dei neri e con il naso schiacciato; i Traci dicono che i loro hanno
occhi azzurri e capelli rossi». Senofane crede in un Dio, diverso dagli uomini
come forma e pensiero, che «senza sforzo dirige tutte le cose con la sola
intelligenza». Prendeva in giro le dottrine pitagoriche della trasmigrazione. «Una
volta, dicono, egli (Pitagora) passava per un luogo dove stavano maltrattando
un cane. “Fermatevi”, disse, “non colpitelo! è l’anima di un mio amico! L’ho
riconosciuto quando ho sentito la sua voce”». Reputava impossibile raggiungere
la verità nelle questioni teologiche: «Non esiste né esisterà mai un uomo che
sappia l’assoluta verità intorno agli dei e a tutte le cose di cui io parlo.
Sì, anche se ad un uomo capitasse di dire qualche cosa con assoluta esattezza,
egli stesso non lo saprebbe; non si può far altro che esprimere delle opinioni».
(Citato daEdwyn Bevan, Stoics and Sceptics, Oxford,1913, pagina 121 (edizione
inglese). Senofane merita un posto nella serie dei razionalisti che si opponevano
alle tendenze mistiche di Pitagora e di altri, ma come pensatore indipendente
non è di primo piano. [...] Pag. 122 - 123
[…] Eraclito, il quale nacque
intorno al 500 a.C. Della sua vita si sa assai poco, eccetto che era un cittadino
aristocratico di Efeso. Nell’antichità fu famoso principalmente per la dottrina
secondo cui tutto fluisce; ma questo, come vedremo, è solo un aspetto della sua
metafisica. Eraclito, benché Ionio, non si inserisce nella tradizione
scientifica dei Milesi. (F.M. Cornford, From religion to Philosophy, pagina 184,
sottolinea questo fatto, credo, a ragione. Eraclito è spesso mal compreso
perché lo si assimila agli altri Ioni.) Egli era un mistico, ma di un tipo
particolare. Considerava il fuoco come la sostanza fondamentale; tutto, come la
fiamma in un caminetto, nasce dalla morte di qualcos’altro. «I mortali sono immortali,
e gli immortali sono mortali, gli uni vivono la morte degli altri e muoiono la vita
degli altri». C’è un’unità nel mondo, ma è un’unità formata dalla combinazione
dei contrari. «Tutte le cose escono da una cosa, e una cosa da tutte le cose »;
ma le molte cose hanno meno realtà dell’una, la quale è Dio. Da ciò che rimane
dei suoi scritti, non appare di carattere amabile. Era assai incline al disprezzo,
ed era l’opposto d’un democratico. Riguardo ai suoi concittadini, dice: «Tutti
gli Efesi maturi farebbero bene ad impiccarsi e a lasciare la città ai giovani
imberbi; perché hanno scacciato Ermodoro, il migliore tra di loro, dicendo:
“Noi non vogliamo avere nessuno che sia migliore di noi; se ce n’è qualcuno, lo
sia altrove e tra qualche altro” ».Parla male di tutti i suoi eminenti
predecessori con una sola eccezione. « Omero dovrebbe essere espulso dall’agone
e frustato». «Di tutti coloro di cui ho sentito i discorsi non ce n’è nessuno
che tenti di comprendere come la saggezza sia al di sopra di tutto ».«Imparare
molte cose insegna a non capire, anche se te le avessero insegnate Esiodo e
Pitagora, Senofane ed Ecateo». «Pitagora rivendicava come sua saggezza niente
altro che la conoscenza di molte cose e l’arte della malvagità ». La sola
eccezione al suo generale disprezzo è Teutamo, definito come «di maggior valore
che non il resto ». Se cerchiamo la ragione di questa lode, scopriamo che
Teutamo disse: «La maggior parte degli
uomini è cattiva». Il suo disprezzo per l’umanità lo porta a pensare che
soltanto con la forza si potrà costringerla ad agire per il suo proprio bene.
«Tutte le bestie sono portate alla pastura con le botte», dice; e ancora: «Gli
asini preferiscono la paglia all’oro». Come è lecito aspettarsi, Eraclito crede
nella guerra. «La guerra », dice, «è madre di tutto e regina di tutto; e alcuni
ha reso dei ed altri uomini, alcuni schiavi ed altri liberi». Ancora: «Omero
aveva torto a dire: “Possa finire questa discordia tra gli dei e gli uomini!”.
Non si accorge che sta implorandola distruzione dell’universo; perché, se la
sua preghiera fosse ascoltata, tutto finirebbe». E ancora: «Dobbiamo
riconoscere che la guerra è propria a tutte le cose e che la discordia è la giustizia,
e che tutto nasce e finisce fatalmente attraverso la lotta». La sua etica è una
specie di orgoglioso ascetismo, molto simile a quello di Nietzsche. Considera l’anima
come un miscuglio di fuoco e di acqua, in cui il fuoco è nobile e l’acqua ignobile.
Egli chiama «secca» l’anima che ha più fuoco. «L’anima secca è la più saggia e
la migliore ». « è un piacere per le anime il divenire umide. » « Un uomo,
quando si ubriaca, è alla mercé di un ragazzino imberbe, barcolla, non sa dove
mette i piedi, ed ha l’anima umida ». «Il divenire acqua è la morte delle anime
». «è difficile combattere con il desiderio del proprio cuore. Tutto ciò che
desidera, lo compra al prezzo dell’anima». «Non è bene per gli uomini ottenere
tutto ciò che desiderano ottenere ». Si può dire che Eraclito apprezzi il
potere acquistato attraverso l’auto dominio, e disprezzi le passioni che distraggono
gli uomini dalle loro ambizioni fondamentali. L’atteggiamento di Eraclito verso
le religioni del tempo, o almeno verso la religione di Bacco, è decisamente
ostile, ma non si tratta dell’ostilità di uno scienziato razionalista. Egli ha
la sua religione, ed in parte interpreta la teologia corrente come coincidente
con la sua dottrina, in parte la respinge con sovrano disprezzo. E’ stato
chiamato bacchico (da Cornford) e considerato come un interprete dei misteri
(da Pfeiderer). Io non credo che i numerosi frammenti giustifichino questo
punto di vista. Dice, per esempio: «I misteri praticati tra gli uomini sono
misteri profani». Probabilmente egli pensava a dei possibili misteri che non
sarebbero «profani», ma del tutto diversi da quelli allora esistenti. Sarebbe stato
un riformatore religioso, se non avesse sentito troppo disprezzo per il volgo
per impegnarsi nel proselitismo. Ecco qui di seguito tutti i detti di Eraclito
in nostro possesso che testimoniano del suo atteggiamento verso la teologia di
allora. «Il Signore, il cui oracolo è a Delfo, né esprime né nasconde ciò che
intende, ma lo mostra per mezzo di un segno. E la Sibilla con le labbra frenetiche,
che pronunciano tristi presagi, disadorni e senza profumo, supera migliaia d’anni
con la sua voce, grazie al dio che è in lei. Le anime odorano nell’Ade. Più
nobile è la morte, più grande è il destino.(Coloro che muoiono nobilmente
diventano dei). Sonnambuli, maghi, sacerdoti di Bacco e sacerdotesse dei tini,
gente che dei misteri fa commercio. I misteri praticati tra gli uomini sono
misteri profani. Ed essi pregano queste immagini, come se si potesse parlare
con la casa dell’uomo, non sapendo di quali dei o di quali eroi si tratta.
Perché se non fosse per Dioniso che essi fanno una processione e cantano il vergognoso
inno fallico, essi agirebbero più sfrontatamente ancora. Ma Ade è la stessa cosa
di Dioniso, in nome del quale essi impazzano e celebrano la festa dei tino. Invano
essi si purificano insozzandosi di sangue, proprio come se uno che ha camminato
nel fango dovesse lavarsi i piedi nel fango. Chiunque lo vedesse far così, lo
prenderebbe per pazzo». Eraclito credeva che il fuoco fosse l’elemento
primigenio dal quale era nato tutto il resto. Il lettore ricorderà come Talete
pensasse che tutto fosse fatto d’acqua; come Anassimene pensasse che l’aria
fosse l’elemento primigenio; Eraclito preferiva il fuoco; infine Empedocle
suggerì un compromesso diplomatico, accettando quattro elementi: la terra,
l’aria, il fuoco e l’acqua. La chimica degli antichi si fermava a questo punto.
Nessun ulteriore progresso fu fatto in questa scienza finché gli alchimisti
islamici si misero alla ricerca della pietra filosofale, dell’elisir di lunga
vita e di un metodo che permettesse di trasformare i vili metalli in oro. La
metafisica di Eraclito è tanto dinamica da soddisfare il più esigente dei
moderni: «Nessuno degli dei o degli uomini ha fatto questo mondo, che è lo
stesso per tutti; ma esso è sempre stato, è ora, e sarà sempre un eterno Fuoco,
che da una parte si accende e dall’altra si spegne». «Le trasformazioni del Fuoco
danno luogo, prima di tutto, al mare; e metà
del mare è terra, e metà è vento». In un mondo simile c’erano da aspettarsi continui
cambiamenti, e proprio un continuo cambiamento era ciò che Eraclito credeva. Aveva,
però, un’altra dottrina a cui egli attribuiva anche maggiore importanza che
nona quella del perpetuo fluire; era la dottrina della mescolanza dei contrari.
«Gli uomini non sanno », dice, «quanto ciò che è in disaccordo sia d’accordo
con se stesso. è una armonizzazione di opposte tensioni, come quelle dell’arco
e della lira». La sua fede nella lotta si ricollega a questa teoria, perché nella
lotta i contrari si combinano per
produrre un movimento che è armonia. C’è un’unità nel mondo, ma è
un’unità risultante dalla varietà: «Le coppie sono al tempo stesso cose intere
e cose non intere, ciò che è unito e ciò che è separato, l’armonico e il
discordante. L’uno è fatto di tutto, e tutto discende dall’uno». A volte si
esprime come se l’unità fosse più importante della varietà: «Bene e male sono
una cosa sola». «Per Dio tutto è bello e buono e giusto, ma gli uomini ritengono
sbagliate alcune cose e giuste altre ».«La salita e la discesa sono una sola ed
identica cosa ». «Dio è giorno e notte, inverno ed estate, guerra e pace,
sazietà e fame; ma prende varie forme, proprio come la vivanda al fuoco, quando
è mescolata con varie spezie, viene chiamata secondo il gusto di ciascuna».
Nondimeno, non ci sarebbe unità se non ci fossero i contrari da combinare: «è
il nostro contrario che, per noi, è buono». Questa dottrina contiene in germe
la filosofia di Hegel, che si sviluppa attraverso la sintesi dei contrari. La
metafisica di Eraclito, come quella di Anassimandro, è dominata da una
concezione di giustizia cosmica, che impedisce alla lotta dei contrari di
risolversi mai nella vittoria completa di uno di essi. «Tutte le cose possono
scambiarsi col Fuoco, e il Fuoco con tutte le cose, quasi come le mercanzie col
danaro e il danaro con le mercanzie». «Il fuoco vive della morte dell’aria, e
l’aria vive della morte del fuoco; l’acqua vive della morte della terra, la
terra di quella dell’acqua». «Il sole non può superare i suoi limiti, se lo facesse,
le Erinni, ancelle della Giustizia, lo scoprirebbero ».«Dobbiamo riconoscere
che la guerra è propria a tutte le cose, e che la discordia è giustizia».Eraclito
parla ripetutamente di «Dio » come cosa distinta da «gli dei ». «La strada dell’uomo
è priva di saggezza, ma non quella di Dio... L’uomo è chiamato bambino da Dio, quasi
come un fanciullo dall’uomo... L’uomo più saggio è una scimmia di fronte a Dio,
così come la più bella scimmia è orribile di fronte all’uomo». Dio, non c’è
dubbio, è la personificazione della giustizia cosmica. La dottrina che tutto si
trovi in eterno fluire è la più famosa delle teorie di Eraclito, e quella maggiormente
sottolineata dai suoi discepoli, secondo quanto è narrato nel Teeteto di Platone.
«è impossibile entrare due volte nello stesso fiume; perché acque sempre nuove scorrono
su di noi». (Confrontare però: «Noi entriamo e non entriamo nello stesso fiume;
siamo e non siamo».) «Il sole è nuovo ogni giorno ».Si suppone comunemente che
la sua fede nell’universale trasformazione sia espressa nella frase «tutto
fluisce»; probabilmente però essa è apocrifa, come quella di Washington:
«Padre, non posso dire una bugia», e quella di Wellington: «Avanti. Guardie,
addosso». Le sue parole, come quelle di tutti i filosofi prima di Platone, sono
note soltanto attraverso le ampie citazioni che Platone e Aristotele ne fanno
allo scopo di confutarle. Quando si pensa che cosa accadrebbe d’un filosofo
moderno se fosse noto solo attraverso la polemica dei suoi rivali, ci si può
render conto di quanto devono esser stati degni d’ammirazione i presocratici se
malgrado il velo di malignità con il quale gli avversari li ricoprono, appaiono
ancora grandi. Comunque sia, Platone e Aristotele sono d’accordo sul fatto che
«niente è, tutto diviene» (Platone), e che «niente è stabile»(Aristotele).
[...] Pag. 125 - 136
Bertrand Russell - Storia Della Filosofia Occidentale Vol II
Storia della Filosofia Occidentale Vol 3
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