venerdì 17 febbraio 2012

Seneca. COMPORTIAMOCI IN MODO DA CONDURRE UNA VITA MIGLIORE DI QUELLA DELLA MASSA, NON CONTRARIA: ALTRIMENTI FINIAMO PER METTERE IN FUGA E TENERE LONTANI DA NOI PROPRIO COLORO CHE VORREMMO MIGLIORARE, E FACCIAMO SÌ CHE ESSI NON VOGLIANO IMITARE NULLA DI NOI, TEMENDO DI DOVER IMITARE TUTTO. La filosofia promette buon senso, umanità e socievolezza; ma, SE CI DIFFERENZIAMO TROPPO DAGLI ALTRI NEL MODO DI VITA, COME POTREMO DARNE PROVA?


Non seguire la massa, Seneca (4 A.C. – 65 D.C.)

Già duemila anni fa Seneca metteva in guardia l'uomo dall'influenza della massa, dal pericolo dell'appiattimento, dalla forza trascinante e omologante della maggioranza, che in democrazia vince, ma non è detto abbia ragione.


Non c'è nulla di peggio che seguire, come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perchè essi ci portano non dove dobbiamo arrivare, ma dove vanno tutti
Lucio Anneo Seneca


NON SEGUIRE IL GREGGE:
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.

E niente ci tira addosso i mali peggiori come l'andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione. Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli uni sugli altri.

Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l'origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l'errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare. Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Lucio Anneo Seneca, De Vita Beata


Sono pochi quelli che dispongono saggiamente di se stessi e delle proprie cose, tutti gli altri, a somiglianza degli oggetti che galleggiano nei fiumi, NON VANNO DA SÈ MA SONO TRASPORTATI.
Seneca

E tu? Fino a quando ti muoverai sotto la guida di un altro, prendi tu il comando e esprimi anche qualcosa di tuo, che altri mandino a memoria. Hanno esercitato la memoria sul pensiero altrui, ma altro è ricordare, altro è sapere, ricordare è custodire ciò che è stato affidato alla memoria, mentre sapere significa far proprie le nozioni apprese e non stare sempre attaccato al modello, con lo sguardo sempre rivolto al maestro.
Seneca

COMPORTIAMOCI IN MODO DA CONDURRE UNA VITA MIGLIORE DI QUELLA DELLA MASSA, NON CONTRARIA: ALTRIMENTI FINIAMO PER METTERE IN FUGA E TENERE LONTANI DA NOI PROPRIO COLORO CHE VORREMMO MIGLIORARE, E FACCIAMO SÌ CHE ESSI NON VOGLIANO IMITARE NULLA DI NOI, TEMENDO DI DOVER IMITARE TUTTO. La filosofia promette buon senso, umanità e socievolezza; ma, SE CI DIFFERENZIAMO TROPPO DAGLI ALTRI NEL MODO DI VITA, COME POTREMO DARNE PROVA?
Seneca

Ci sono molte cose di cui non comprendiamo l'inutilità se non quando cominciano a mancarci. Noi le usavamo non perché fossero necessarie ma perchè le avevamo. Quante cose ci procuriamo solo perché vediamo che altri se le sono procurate e ormai le hanno tutti! Una delle cause delle nostre miserie è che noi viviamo seguendo l'esempio altrui e invece di regolarci secondo ragione ci lasciamo trascinare dalla consuetudine. Se fossero pochi a fare una cosa noi non avremmo voglia di imitarli; ma una volta che si è generalizzata una moda la seguiamo nella convinzione che una cosa diventi onorevole se è fatta da molte persone.Così l'errore prende il posto dell'azione retta quando è diventato l'errore di tutti.
Seneca, Epistola 123 del XX libro delle Epistole a Lucilio.




Bada poi che il fatto di leggere una massa di autori e libri di ogni genere non sia un po’ segno di incostanza e di volubilità. Devi insistere su certi scrittori e nutrirti di loro, se vuoi ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avrà molte relazioni ospitali, ma nessun amico. Lo stesso capita inevitabilmente a chi non si dedica a fondo a nessun autore, ma sfoglia tutto in fretta e alla svelta.
Non giova né si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. Niente ostacola tanto la guarigione quanto il frequente cambiare medicina; non si cicatrizza una ferita curata in modo sempre diverso. Una pianta, se viene spostata spesso, non si irrobustisce; niente è così efficace da poter giovare in poco tempo.
Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne.
“Ma,” ribatti, “a me piace sfogliare un po’ questo libro, un po’ quest’altro.”
È proprio di uno stomaco viziato assaggiare molte cose: la varietà di cibi non nutre, intossica.
Leggi sempre, però autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi.
Anch'io mi regolo così ; dal molto che leggo ricavo qualche cosa”.
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, Parte prima






LUCII ANNAEI SENECAE “Ad Lucilium epistulae morales”, with an English translation by Richard Mott Gummere, Loeb Classical Library, Harward University Press, Cambridge, Mass., voll. 3 (1917 – 1925), vol. I, Heinemann, London 1925 (reprinted, I ed. 1918), ‘Epistula V’, 1 – 6, p. 20 – p. 22.


















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