All'Inferno con Benigni
di Wlodek Goldkorn (23 dicembre
2008)
Gli INTERCETTATI e i CORROTTI.
Gli IGNAVI e i BIGOTTI. Il grande comico toscano racconta i gironi danteschi
dell'Italia di oggi. PARLA DELLA VOLGARITÀ E DELLA SPERANZA. E SPIEGA PERCHÉ
SILVIO BERLUSCONI CI FA RIDERE
Faccio una premessa, anzi un
preambolo, bella la parola preambolo, c'ha un bel suono. Sono anni che non
faccio un'intervista a 'L'espresso', e siccome sono emozionato, propongo di
rovesciare le parti. Intervisto io 'L'espresso', e chissà cosa mi racconterebbe
'L'espresso'...
Le racconterebbe l'Italia di
oggi, signor Benigni, come fa ogni settimana. Torniamo quindi all'ordine
stabilito. Il pretesto per questa intervista è 'Tutto Dante', una serie di dvd
tratti dallo spettacolo con cui ha riempito le piazze d'Italia. E allora provi
a immaginarsi: Dante risorge oggi.
"Dante non risorge perché
anche nella tomba è vivissimo. Anzi, per alcuni è già troppo vivo anche da
morto".
E lei lo porta in giro per il
mondo.
"Infatti torno dall'estero. Ho fatto uno
spettacolo al Palazzo del ghiaccio di Lugano. Tutti con peliccia, sciarpa,
berretto. E io con un vestitino estivo. Sembrava l'immagine del lago di Cocito
dell'Inferno dantesco. Assomigliavo a uno di quei personaggi della 'Commedia'
che hanno commesso peccati tremendi: superbia o tradimento, e che per la pena
di contrapasso stanno immersi nel ghiaccio, con il viso rivolto in su. E come
per la pena di contrapasso, mi sono ammalato. Mi ha impressionato, non solo a
Lugano, anche in altre città, l'entusiasmo degli italiani all'estero. Partivo
dicendo: 'In Italia ho un vantaggio: appena dico il nome di Berlusconi, tutti
ridono'. Ma già a metà del nome, ecco che a Lugano o in Germania partiva un
fragoroso applauso e una risata".
E' una maschera della commedia
dell'arte, Silvio Berlusconi?
"Di più. Non è una maschera, è la
maschera. E' spettacolare. Esonda, come si usa ora dire del Tevere. E' piovuto
troppo Berlusconi nel mondo, e ora sta esondando. Basta dire: 'Berl', e scoppia
una incontenibile risata. Io, poveretto dico: 'Perché Dio', e niente. Dico
invece 'Berlusconi', ed ecco che va giù la sala. Perché Berlusconi promette. E'
un nome che promette di divertirci. Con lui tutto finisce in una gran risata.
Ho visto che all'estero ridono di più che in Italia. Le cose che arrivano
indirettamente sono più belle. Berlusconi gioca di rinterzo".
Parliamo della sua comicità. Lei
non porta maschera. Si presenta con la sua nuda faccia. In 'La vita è bella',
il film che le è valso l'Oscar, lei è Benigni, non un ebreo. E il lager non è
Auschwitz...
"Per ogni comico lo stile è il suo corpo,
e il modo con cui si muove, il suo sguardo. Per esempio, questa scemenza che ho
appena detto, se mi si potesse vedere, sarebbe un po' più bella".
L'Italia piace al mondo?
"Così come il nostro imperialismo militare
del Ventennio è stato il più goffo e ridicolo del mondo, il nostro imperialismo
culturale è stato il più lucente di tutti i tempi, e ancora brilla. Nel mondo
occidentale tutto ciò che è moderno è stato inventato dagli italiani. Dai
bottoni all'architettura, dal bacio alla finanza, dai pantaloni alla musica.
Gli ordini angelici e il purgatorio: tutta roba italiana".
Lei ama sottolineare le sue
radici...
"Contadine. I miei genitori erano parte
della terra, la amavano e la lavoravano. Erano due zolle. E io ne vado
orgoglioso".
I ricchi considerano i poveri
volgari.
"E' questa una considerazione volgare.
Cristo ha dato un nome ai poveri: il suo".
E' in grado di definire la
volgarità?
"Volgarità è andare a toccare e
stuzzicare le nostre parti più basse per ottenere un facile consenso, un
immediato guadagno, un'indebita popolarità. A volte si cede. Basta un momento
di debolezza. Chissà se anch'io non ci sono caduto qualche volta".
La tv è volgare?
"A volte le cose sono così plateali che
spero che si arrivi all'assuefazione".
Naturalmente non fa i nomi...
"Farli sarebbe volgare davvero".
E allora torniamo al sublime.
Dante parla di corpi, di escrementi, di sangue. Oggi è possibile farlo con altrettanta
eleganza?
"Dante sente odori, umori, inciampa nei
corpi. Usa parole come merda o puttana, perché è convinto che tutto è degno di
essere salvato. La poesia può essere fatta con qualsiasi parola. La poesia è
corpo, ritmo, finzione, passione. Ogni parola nella 'Commedia' corrisponde a
un'emozione. Ed è una lezione di libertà".
Perché?
"Quando siamo in preda alle passioni,
siamo liberi, perché nessuno ci può controllare. Dante muore nel primo cerchio
perché altrimenti sarebbe rimasto lì, tra i lussoriosi, i due avvinghiati per
l'eternità. L'inferno si ferma davanti alle passioni, omaggia l'amore
terrestre".
Cosa è successo allora alla
lingua italiana? A sentire le intercettazioni ci sono poche passioni e molta
volgarità. Nel suo spettacolo c'è un pezzo molto applaudito...
"'Aho, Qui ce ne sono due che vonno fare
la televisione, ma non sanno fare un cazzo. Che je fammo fa'? Ma so' bone?
Ammazza: una sorca, una fregna. Allora io mi scopo la sorca tu ti scopi la
fregna. Je fammo fare un reality, Un due tre sorca, l'Isola della fregna'.
Questo dialogo è un capolavoro, un vero girone infernale degli intercettati.
Neanche Dante saprebbe scrivere un dialogo così".
Berlusconi in quale girone lo
metterebbe?
"Un girone ad personam. Fatto con una
legge solo per lui. Confesso, tempo fa volevo fare uno spettacolo in cui Dante
mi avrebbe guidato all'inferno. A pensarci bene, a Berlusconi potrei fargli
fare il giro di tutti quanti: dei lussuriosi, dei barattieri, dei simoniaci,
dei bugiardoni, dei bischeroni. Sta bene dappertutto. E' un protagonista".
Perché non ha fatto quello
spettacolo?
"Perché sarebbe cabaret. Preferisco la
'Commedia'".
Nel girone degli ignavi chi
metterebbe?
"Quel girone sarebbe pieno. L'ignavia è
il più grave dei peccati. Gli ignavi sono rifiutati perfino dal demonio. Satana
non li vuole perché i dannati, gli assassini direbbero 'io sono meglio di
loro'. Quando vediamo gli orrori alla tv, il vero orrore è la nostra
indolenza".
Molti politici italiani peccano
di ignavia. Anche quelli di sinistra.
"Certo. Ignavi sono anche coloro che
salgono sul carro del vincitore, quelli che aspettano di agire per vedere come
vanno le cose. Essere ignavi vuole dire vivere senza Dio, perché una volta
scelta la strada dell'ignavia, il Dio che è dentro ciascuno di noi non ci
guarderà mai più negli occhi. La pena del contrapasso per gli ignavi non a caso
è seguire nudi un vessillo stracciato ed essere pungolati dalla mosche. Perché
nella vita, loro non sono stati pungolati da niente. Non hanno vissuto".
Lei spesso dissacra il potere.
"Una volta era facile. Oggi s'è
dissacrato da solo. Un comico serio deve proteggere i cittadini da chi li
governa. E' il suo lavoro".
E quando prese Enrico Berlinguer
in braccio?
"Volevo sentire il suo corpo. L'ho visto
fragile. Volevo far vedere la sua leggerezza in una maniera fisica. Eravamo
abituati che il segretario del Partito comunista fosse un padre. Io l'ho voluto
ricondurre alla condizione di un bambino".
Oggi i capi dei partiti come
sono?
"E' cambiato tutto. Si è persa una parte,
ma si è guadagnato da un'altra. Le nuove generazioni sono meglio. I giovani
sono più belli, più colti, più sensibili".
In giro si sente nostalgia di
Berlinguer.
"Quando pensiamo al passato, cancelliamo
le parti brutte e teniamo in mente solo quelle belle. Ma è un errore. Bisogna
guardare in avanti. Dobbiamo vedere il bello di fronte a noi. Altrimenti che
vita sarebbe?".
Walter Veltroni è meglio di
Berlinguer?
"Berlinguer andava bene. Adesso c'è
Veltroni e va bene Veltroni. Non si può mica rifare Berlinguer. E come se io
volessi rifare Chaplin".
Perché in Italia spesso i comici
fanno i politici e i politici i comici?
"Qui entriamo nella distinzione tra
comicità e satira. La satira è mirata. E' ad personam. Io preferisco la
comicità che parla a tutti e prende di mira tutti".
Lei soffre per lo stato della
libertà in Italia?
"Possiamo dire tutto. Io
posso dire che Berlusconi fa schifo. Poi magari mi mettono in galera e chiudono
'L'espresso'. Però l'abbiamo detto. Ma io non l'ho detto. E' 'L'espresso' che
lo ha scritto. Sono stato frainteso".
Visto che siamo liberi. Cosa le
viene in mente quando sente la parola Brunetta?
"Mi fa schiantare dal ridere. Quando lo
vedo in tv, mi viene la voglia di entrarci dentro e mettermi accanto. E' una
maschera, per come esprime i concetti, non per l'aspetto fisico. E' un testo
teatrale".
Mariastella Gelmini?
"E' impegnata in una lotta impari. Le
facce dei ragazzi sono sacre. Non si può non stare coi ragazzi. Diceva Mark
Twain: 'Non ho mai permesso alla scuola di interferire con la mia
istruzione'".
Giulio Tremonti?
"Un'immagine, nitida. Non uno da mandare
all'inferno".
Lei dice che Dante scrive perché
Dio esista e non perché Dio esiste. Il poeta crea il mondo?
"Sì. E la 'Commedia' è il poema
dell'incredibile, è audace e moderna. C'è dentro il bipolarismo, il
trasformismo. Ah, che bella pena sarebbe quella dei trasformisti, Dante
cambierebbe in continuazione quel che appare loro davanti. E quanto sarebbe
pieno il girone dei corruttori. Ma niente nomi. Dante l'hanno mandato in esilio
perché odiava i trasformisti e gli stolti. Poteva dare un bacio a un lebbroso,
non avrebbe mai stretto la mano a un imbecille".
Ci sarebbe il girone dei bigotti?
"Sì. Di coloro che prostituiscono il
sacro".
A chi stringerebe Dante la mano a
Montecitorio?
"Il parlamento racchiude il 10 per cento
del peggio, l'80 per cento di mediocrità. E il 10 per cento del meglio. A quel
10 per cento stringerebbe la mano".
Ultima domanda. Lei va in giro
con la 'Commedia' in tutta l'Europa, in America, nei Paesi arabi. Perché Dante
è così universale?
"Perché si è occupato di
quella cosa di cui non si occupa più nessuno: la vita, il mistero, il perché
siamo qua. I fatti del mondo non sono la fine della questione. Oggi è tutto
desacralizzato, ma appena entro nell'aldilà si sente una nostalgia, una
rimembranza profonda, di un paradiso terrestre. Noi viviamo la notte di
Giacobbe perenne. Lottiamo con Dio, e come Giacobbe ne usciamo feriti, toccati.
Non si può sfuggire alla 'Commedia' come non si può sfuggire alla propria
coscienza. E' come chinarsi sull'abisso. E quando guardi l'abisso l'abisso
guarda te".
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