[...] LA GRANDE AVVENTURA DEI SAVOIA - DA CARLO ALBERTO A V. EMANUELE II [...]
il giudizio storico di DENIS MACK SMITH (uno dei massimi storici d'oggi)
nel suo ultimo libro I SAVOIA RE D'ITALIA
http://cronologia.leonardo.it/mondo28i.htm
Così la critica su questo libro:
"I Re d'Italia vengono qui impietosamente rivisitati al di là di ogni mitizzazione popolare e secondo un'ottica contraria all'ancor radicato immaginario collettivo" (la Repubblica)
"Un indagine storica molto importante anche perché coglie nel segno molti riferimenti all'attualità, come la vocazione al trasformismo: costante dei re e dei repubblicani governi di coalizione" (L'Unità)
"...Re imbroglioni o dissoluti, generali incapaci o mascalzoni, capi di governo faccendieri o corrotti....di tutti i cosiddetti padri della patria, Mack Smith ci svela il rovescio della medaglia" (Arrigo Petacco).
In questo suo ultimo libro Mack Smith esplora e approfondisce, per la prima volta, il ruolo di Casa Savoia e le personalità dei 4 sovrani secondo un ottica del tutto inconsueta e "controcorrente". Fatti e misfatti di una dinastia che ebbe in mano le sorti dell'Italia in un periodo cruciale della nostra storia.
A dare il via a un'indagine così vasta, difficile e dissacratoria è stato il libero accesso a una grande quantità di documenti, pubblici e privati, custoditi in numerosi archivi d'Europa. Mack Smith ha potuto così leggere, fuori da ogni censura, i telegrammi, le note diplomatiche e i rapporti segreti che gli ambasciatori dei vari Paesi inviavano ai loro governi. Relazioni che mettono a nudo la realtà semifeudale di una monarchia, solo formalmente costituzionale, retta invece da sovrani dispotici e totalmente irresponsabili.
Per esempio Vittorio Emanuele II, considerato "un re galantuomo", fu tutt'altro che tale, invischiato com'era in volgari tresche amorose, oltre che in indecorosi traffici finanziari. Troppo incolto e meschino per il Risorgimento al quale aveva legato il suo nome, si rivelò oltretutto un insaziabile divoratore del pubblico denaro.
Il figlio UMBERTO I - "il re buono" si macchiò d'infamia decorando il generale BAVA BECCARIS che aveva preso a cannonate la folla milanese scesa in piazza a chiedere pane e lavoro. Uomo senza carattere di un'ignoranza abissale (non aveva mai letto un libro in vita sua!) Umberto I aveva due uniche passioni: le imprese coloniali e le più azzardate operazioni bancarie.
Con VITTORIO EMANUELE III - "il re soldato" scorre quasi mezzo secolo di vita nazionale sino alla catastrofe. Debole cinico, sleale, non seppe opporsi alla marcia su Roma, e lasciò regnare Mussolini al suo posto, convinto di aver trovato il primo ministro "forte e capace, un vero gentiluomo".
[...]
Una revisione spregiudicata ma sempre documentata. Oltre che smantellare miti e stereotipi di comodo, il libro di Smith ribalta molti luoghi comuni della nostra storiografia: come quello che vuole la dinastia sabauda relegata in ruoli di secondo piano.
Documenti alla mano, Smith dimostra invece che i Re d'Italia ebbero significativi poteri costituzionali e li esercitarono costantemente, malgrado la riluttanza ad assumere in prima persona la responsabilità delle loro azioni. Furono sempre compartecipi • in modo attivo o passivo- delle decisioni prese dai loro Governi e spesso -anzi- scavalcarono ministri e Parlamento per imporre arbitrarie decisioni proprie.
Nell'affrontare temi e problemi che sono da sempre al centro di accesi dibattiti, Mack Smith svela gli inediti retroscena di molti episodi rimasti oscuri (come la disfatta di Adua e di Caporetto, l'intervento nella prima Guerra [Mondiale], la marcia su Roma, il contraddittorio rapporto tra monarchia e fascismo).
I "Savoia" di Smith si rivela così un'opera fondamentale non solo perchè copre una effettiva lacuna storiografica ma perchè getta nuova luce sugli avvenimenti cruciali del nostro passato, aiutandoci anche a comprendere la nascita e l'evoluzione di molte problematiche socio-politiche ancor oggi irrisolte.
[...] "I Savoia" è un ritratto molto pacato e privo d'ira, ma durissimo non tanto contro la dinastia quanto contro i vizi della cultura politica nazionale. Ne emerge un ritratto impietoso di piccole furberie, velleitarismo, disprezzo per il popolo, retorica innamorata di se stessa, commercio spudorato della cosa pubblica. Certo, la politica italiana dall'unità a oggi non è stata solo questo, ma alcuni campi strettamente dominati dalla "prerogativa regia" e poco considerati dall'agiografia dei libri scolastici, come la politica militare e coloniale, appaiono nella ricostruzione di Mack Smith come il regno del cinismo e dell'approssimazione.
E di alcune scelte fondamentali della nostra storia d'Italia, come l'ingresso nelle due guerre mondiali o l'inizio e la fine del fascismo, emergono pesanti responsabilità personali di Vittorio Emanuele III.
L'interpretazione di Mack Smith può piacere o meno, e certo non occorre essere nazionalisti o monarchici per dolersi di un certo sarcasmo che emerge qua e là fra le righe. Ma solo sulla base dei fatti si può discutere. Proprio per i fatti sgradevoli che raccoglie, prima che per i giudizi duri che esprime, questo è un libro educativo e prezioso: perchè noi siamo i figli della nostra storia, e molte delle forze e dei caratteri nazionali che portarono i Savoia a commettere i loro errori sono ancora là. (Ugo Volli) dalla presentazione del libro I Savoia Re d'Italia; Ed Rizzoli, nel Bollettino "Il Circolo" del novembre 1990, n. 126
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