giovedì 9 febbraio 2012

Jung e i tipi psicologici. 7 Settembre 1913 - Durante il "Quarto congresso internazionale di psicoanalisi" a Monaco, si incontrano per l'ultima volta Freud e Jung. Durante il congresso Jung parlerà dei "tipi psicologici" ed esporrà il suo nuovo concetto di psicologia analitica, segnando l'ufficiale rottura con l'ideologia di Freud. Jung e i TIPI PSICOLOGICI. La teoria di Jung si basa innanzi tutto sulla DISTINZIONE TRA INTROVERSIONE ED ESTROVERSIONE.

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7 Settembre 1913 - Durante il "Quarto congresso internazionale di psicoanalisi" a Monaco, si incontrano per l'ultima volta Freud e Jung.
Durante il congresso Jung parlerà dei "tipi psicologici" ed esporrà il suo nuovo concetto di psicologia analitica, segnando l'ufficiale rottura con l'ideologia di Freud.



<<Mi interessava sapere il parere di Freud sulla precognizione e sulla parapsicologia in genere. Quando lo andai a trovare a Vienna, nel 1909, gli chiesi che cosa ne pensasse. A causa dei suoi pregiudizi materialistici respinse in blocco tutti questi problemi come assurdi, e lo fece nei termini di un così superficiale positivismo, che mi trattenni a fatica dal rispondergli aspramente. Passarono ancora degli anni prima che Freud riconoscesse la serietà della parapsicologia e l’effettiva realtà dei fenomeni ‘occulti’. Mentre Freud esponeva i suoi argomenti, provavo una strana sensazione. Era come se il mio diaframma fosse di ferro e si fosse arroventato, come una vòlta incandescente. E in quel momento ci fu un tale schianto nella libreria, che era proprio accanto a noi, che entrambi ci alzammo in piedi spaventati, temendo che potesse caderci addosso. Dissi a Freud:”Ecco, questo è un esempio del così detto fenomeno di esteriorizzazione catalitica”.
“Suvvia” disse “questa è una vera sciocchezza!” “Ma no” risposi “vi sbagliate, Herr Professor, e per provarvelo ora vi predico che tra poco ci sarà un altro scoppio!” E, infatti, non avevo finito di dirlo che si udì nella libreria un altro schianto eguale al primo!
Ancora oggi non so cosa mi desse quella certezza. Ma sapevo al di là di ogni dubbio che il colpo si sarebbe ripetuto. Freud mi guardò stupefatto, senza dir nulla. Non so che cosa gli passasse per la mente, e che cosa volesse dire il suo sguardo. In ogni caso di qui nacque la sua diffidenza nei miei riguardi, ed ebbi la sensazione di aver fatto qualcosa che l’avesse contrariato. Non gli parlai mai più dell’incidente’…>>
C. G. Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni
(‘Erinnerungen, Träume, Gedanken von C.G. Jung’),
pubblicato nel 1961 (anno della sua morte), che è poi l’autobiografia ufficiale di Jung.


Fu proprio dopo questa conversazione del 1909 che cominciò la storica separazione tra Jung e Freud, separazione da cui avrà origine – nel 1912, con la pubblicazione del primo testo junghiano fondamentale, Trasformazioni e simboli della libido, e col successivo ciclo di conferenze sulla psicanalisi (Fordham Lectures), l’altrettanto storica biforcazione delle due principali arterie della psicanalisi: freudiana e junghiana, appunto, per dirla in breve la prima centrata sulla pulsionalità sessuale quale motore della psiche, la seconda costruita attorno al concetto di libido (pulsionalità sessuale e non solo) inteso sostanzialmente come energia psichica.


Freud ebbe un sogno, che implicava problemi che non mi sento autorizzato a riferire. Lo interpretai come meglio potevo, ma aggiunsi che si sarebbe potuto dire molto di più se mi avesse fornito alcuni particolari sulla sua vita privata. A queste parole Freud mi guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, e poi disse: «Non posso mettere a repentaglio la mia autorità!» La perse in quel momento. Quella frase si impresse come un marchio indelebile nella mia memoria, e in essa vi era già un preannuncio della fine della nostra amicizia. Così, Freud poneva l'autorità personale al di sopra della verità!
C. G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni



"Sotto l'influenza della personalità di Freud avevo - per quanto possibile - rinunciato al mio proprio giudizio, e represse le mie critiche. Era questa la premessa indispensabile per collaborare con lui. Mi ero detto: "Freud è molto più saggio ed esperto di te. Per ora devi solo ascoltare ciò che dice, e apprendere da lui". Poi, con mia sorpresa, mi scoprivo a sognarlo nei panni di un burbero impiegato dell'Imperiale Regio governo austriaco, un ispettore delle dogane che era defunto e tuttavia s'aggirava come un fantasma... il sogno poteva esser considerato come un correttivo, una compensazione della mia alta opinione e della mia ammirazione coscienti che, in modo per me inopportuno, andavano troppo oltre"
Carl Gustav Jung, Sogni, ricordi, riflessioni


"La causa maggiore della rottura tra Jung e Freud fu il rifiuto da parte di Jung del "pansessualismo freudiano" ossia il rifiuto della concezione per cui al centro del comportamento psichico degli esseri viventi vi è l'istinto sessuale. Nella concezione junghiana dell'uomo il tratto caratteristico più importante è la combinazione della "casualità" con la "teleologia". Il comportamento dell'uomo non è condizionato soltanto dalla sua storia individuale e di membro della razza umana (casualità), ma anche dai suoi fini e dalle sue aspirazioni (teleologia). Sia il passato come realtà, sia il futuro come potenzialità, guidano il nostro comportamento presente".
Rosaria Troiano, La teoria analitica di Carl Gustav Jung
http://www.viaggio-in-germania.de/jung.html




Il concetto d'inconscio nella psicoanalisi si è progressivamente allargato dall'inconscio rimosso, come fu inizialmente pensato da Freud, ossia come l'insieme dei contenuti prima presenti nella coscienza individuale e poi dimenticati in quanto sgraditi, all'inconscio comprendente anche contenuti mai stati consci, e condiviso da più persone, o da interi gruppi o popolazioni, insomma un inconscio transpersonale che abbraccia diverse generazioni e attraversa anche secoli e millenni e si estende in vastissime zone della Terra e forse anche nella Terra intera. Questo secondo concetto più ampio è presente già nella psicologia analitica di Jung ma si trova anche nella psicoanalisi, ossia nella psicologia del profondo di derivazione freudiana, e a me sembra difficile da definire.




Jung e i TIPI PSICOLOGICI.
La teoria di Jung si basa innanzi tutto sulla DISTINZIONE TRA INTROVERSIONE ED ESTROVERSIONE. Nella nostra cultura il termine introversione tende ad avere un significato leggermente negativo. Non è così nella teoria junghiana. L’INTROVERSIONE NON È NÉ MEGLIO NÉ PEGGIO DELL’ESTROVERSIONE. Questa dimensione ha infatti a che fare con l’ORIENTAMENTO DELL’ENERGIA PSICHICA. UN INTROVERSO TENDE AD ORIENTARE LA SUA ENERGIA PSICHICA VERSO IL MONDO INTERIORE (PENSIERI ED EMOZIONI) mentre L’ESTROVERSO ORIENTA LA SUA VERSO IL MONDO ESTERIORE (FATTI E PERSONE). Ciascuno di noi utilizza questi due orientamenti ma GENERALMENTE UNO TENDE A PREVALERE SULL’ALTRO IN MANIERA PIÙ O MENO MARCATA.
In secondo luogo, JUNG DISTINGUE QUATTRO FUNZIONI PSICHICHE CHE SONO IL PENSIERO, IL SENTIMENTO, LA SENSAZIONE E L’INTUIZIONE. Ciascuna di queste funzioni ci consente di ADATTARCI AL MONDO E ALLA VITA. IL PENSIERO UTILIZZA DEI PROCESSI LOGICI, IL SENTIMENTO UTILIZZA DEI GIUDIZI DI VALORE, LA SENSAZIONE PERCEPISCE I FATTI E L’INTUIZIONE PERCEPISCE LE POSSIBILITÀ PRESENTI DIETRO I FATTI. CIASCUNA FUNZIONE TENDE AD APPOGGIARSI AD UNA DELLE DUE FUNZIONI CHE LE STANNO VICINE MA NON ALLA FUNZIONE CHE SI TROVA AI SUOI ANTIPODI. Per esempio, LA FUNZIONE PENSIERO SI PUÒ APPOGGIARE ALL’INTUIZIONE O ALLA SENSAZIONE, ma NON AL SENTIMENTO CHE RAPPRESENTA LA SUA FUNZIONE OPPOSTA. LE FUNZIONI OPPOSTE HANNO PERÒ UN ELEMENTO IMPORTANTE IN COMUNE. LA COPPIA PENSIERO-SENTIMENTO È, SECONDO JUNG, DI CARATTERE RAZIONALE, MENTRE LA COPPIA INTUIZIONE-SENSAZIONE È DI CARATTERE IRRAZIONALE. In questo contesto, RAZIONALE significa che il pensiero e il sentimento sono delle FUNZIONI GIUDICANTI che si basano su dei principi (consci o inconsci). IL PENSIERO UTILIZZA PRINCIPI LOGICI, IL SENTIMENTO PRINCIPI DI VALORE. Mentre IRRAZIONALE significa che L’INTUIZIONE E LA SENSAZIONE SONO DELLE FUNZIONI PERCETTIVE CHE NON SI BASANO SUL GIUDIZIO O SU DEI PRINCIPI. LA SENSAZIONE PERCEPISCE LE COSE, L’INTUIZIONE PERCEPISCE QUELLO CHE STA DIETRO ALLE COSE, SENZA GIUDIZI, NÉ LOGICI NÉ DI VALORE. Questo parametro razionale-irrazionale o giudizio-percezione è di grande utilità perché consente di DETERMINARE LA FUNZIONE PREDOMINANTE. Se per esempio IN UNA PERSONA PREVALE L’ELEMENTO PERCEZIONE, sappiamo che la sua FUNZIONE DOMINANTE POTRÀ ESSERE L’INTUIZIONE O LA SENSAZIONE MA NON IL PENSIERO O IL SENTIMENTO. Naturalmente, CIASCUNO DI NOI POSSIEDE ED UTILIZZA LE QUATTRO FUNZIONI, MA C’È SEMPRE UNA FUNZIONE CHE TENDIAMO AD UTILIZZARE MEGLIO O PIÙ FREQUENTEMENTE. E’ la nostra funzione predominante. La funzione numero due (l’altra funzione che usiamo meglio e più frequentemente) viene invece chiamata FUNZIONE D’APPOGGIO.
LA FUNZIONE OPPOSTA ALLA PREDOMINANTE, CHE JUNG CHIAMA INFERIORE, È DEBOLE E COMPLETAMENTE INCONSCIA.



Distinguo quindi fra l'Io e il Sé, in quanto l'Io è solo il soggetto della mia coscienza, mentre il Sé è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche quella inconscia [...]. Nelle fantasie inconsce il Sé appare spesso come una personalità di grado superiore o ideale: così Faust in Goethe e Zarathustra in Nietzsche.
C. G. Jung, Tipi psicologici



"L'estroverso, per esempio, sceglierà il punto di vista più comune e l'introverso lo rifiuterà perché si tratta di un atteggiamento alla moda. Una incomprensione di questo tipo è piuttosto frequente poiché ciò che per l'uno è un valore, per l'altro è il contrario."
C. G. Jung, Introduzione all'inconscio, Il problema dei tipi


"Ogni teoria dei processi psichici complessi presuppone una psicologia umana uniforme, così come ogni teoria naturalistica presuppone come base un'identica natura. Ma in psicologia sussiste la circostanza affatto particolare che, nella formazione dei concetti ad essa attinenti, il processo psichico non è soltanto oggetto, ma allo stesso tempo anche soggetto. Ora, se si ammette che il soggetto sia il medesimo in tutti i casi individuali, si può altresì ammettere che anche il processo soggettivo della formazione dei concetti sia ovunque il medesimo. Ma che così non sia, risulta nel modo più evidente dall'esistenza delle concezioni più disparate circa la natura dei processi psichici complessi. Naturalmente ogni nuova teoria presuppone di solito che tutti gli altri modi di vedere siano errati e ciò generalmente soltanto perché l'autore, soggettivamente, vede le cose in modo diverso dai suoi predecessori. Egli non tiene conto del fatto che la psicologia che vede è la propria psicologia o, tutt'al più, quella del suo tipo. Egli tiene quindi per certo che per il processo psichico,per lui oggetto di scienza e di interpretazione, possa esistere solo una vera interpretazione e cioè proprio quella che è gradita al suo tipo"
C.G. Jung (1921), Tipi psicologici,Torino, Boringhieri


IL TIPO INTUITIVO INTROVERSO.
L'intuito introverso, quando è la funzione dominante, crea un tipo ben preciso:
da un lato, il sognatore e veggente mistico, dall'altro il fantasioso e l'artista.
Quest'ultimo potrebbe rappresentare il caso normale perché il fantasioso tende generalmente a sviluppare il carattere percettivo dell'intuito. L'intuitivo di norma si sofferma sulla percezione, il suo problema più importante è la percezione e, se è un artista produttivo, il modo di rappresentarla. Invece il fantasioso si ferma alla visione, si accontenta di essa e si lascia determinare da essa. L'approfondimento dell'intuizione provoca, ovviamente, un allontanamento, spesso straordinario, dell'individuo dalla realtà tangibile, per cui diventa egli stesso un enigma per le persone che lo circondano. Se è un artista, la sua arte annuncia cose straordinarie, che non sono di questo mondo, che risplendono di tutti i colori dell'arcobaleno, che sono significative e insieme banali, belle e insieme grottesche, sublimi e nello stesso tempo bizzarre. Se non è un artista, è spesso un genio misconosciuto, una grandezza sprecata, una sorta di sapiente-mezzo-matto, una figura da romanzo «psicologico».
Carl Gustav Jung - Tipi psicologici



Jung distinse il Sé dall’Ego:
"Al centro vi è un nucleo virtuale che io chiamo il , il quale rappresenta la totalità o la somma dei processi consci e incosnci. E’ distinto dall’Ego o sé parziale, il quale non è concepito in contatto con gli elementi inconsci dei processi psicologici. Poiché l’Ego non è in contatto con il lato inconscio della nostra personalità, spesso abbiamo un’idea di noi stessi diversa da quella che hanno gli altri, anche tenendo conto delle proiezioni".
Carl Gustav Jung, Psicologia analitica









Così Jung in “The development of personality (1932). XVII, 183-184” definisce la nevrosi. In realtà, la nevrosi scoppia ad un certo momento della vita e questo «momento dell’insorgere della nevrosi non è casuale, anzi di regola è molto critico. Normalmente è il momento in cui sorge la richiesta di un nuovo assetto psicologico, cioè di un nuovo adattamento».
Jung distingue due tipi di nevrosi: il primo tipo è rappresentato da un genere di nevrosi che può interpretarsi a livello personale (nevrosi personale), in quanto si tratta di una forma di disadattamento alla cui radice sta una ‘debolezza‘ personale. Non occorre altro, per curarla, che una demolizione delle errate conclusioni e decisioni del soggetto. Una volta corretto il suo atteggiamento errato, il paziente può reinserirsi di nuovo nella società.
II secondo tipo è formato di individui che potrebbero adattarsi… ma non possono o non vogliono adattarsi…La causa della loro nevrosi sembra risiedere nel fatto che essi posseggono qualcosa al di sopra della media, un di più per il quale non vi è uno sbocco adeguato.
Ci si può allora attendere che il paziente sia critico, in modo consapevole o, spesso, inconsapevole, delle idee e dei punti di vista accettati dai più… può spaziare dalla religione alla filosofia:
«… La psicoterapia, se vuoi trattare certi casi, deve espandersi ben oltre i confini della medicina somatica e della psichiatria, fin dentro regioni che un tempo erano dominio di preti e di filosofi.
Il paziente, assistito dall’analista, si cala nelle sue fantasie, non per perdersi in esse, ma per recuperarle, pezzo per pezzo, e riportarle alla luce del giorno»
Va innanzitutto notato che l’adattamento di cui Jung ha sin qui parlato, l’adattamento in cui il nevrotico fallisce, non è l’adattamento passivo al vivere corrente, ma «ricerca di nuovi sistemi di adattamento, possibilità di scoprire un nuovo sistema di vita, «inizi di una spiritualizzazione».
Nelle tenebre dell’inconscio è nascosto un tesoro, quello stesso “tesoro difficile da raggiungere” che viene descritto come perla luminosa o come mistero.
Queste possibilità di vita e di sviluppo “spirituali” o “simbolici” costituiscono la meta ultima ma inconscia della regressione.
Scrive Jung «La diagnosi è una cosa del tutto irrilevante. (…) Nel corso degli anni mi sono abituato a trascurare totalmente la diagnosi di specifiche nevrosi ». «Ciò che veramente conta è il quadro psicologico, che può essere disvelato nel corso della cura oltre il velame dei sintomi patologici».
La ragione di ciò si fa chiara non appena ci accostiamo al nuovo significato che la nevrosi ha ormai acquistato per Jung: «Le teorie di Freud e di Adler non danno un sufficiente significato alla vita. Mentre è solo il significato che libera… Essi non sanno dare risposta al problema e al profondo significato della sofferenza dell’anima...



Lo scopo della vita è realizzare il proprio pieno potenziale, seguire la propria percezione della verità e diventare una persona completa secondo la propria definizione
Carl Gustav Jung


Ben poca attenzione è dedicata all’essenza dell’uomo, cioè alla sua psiche. 
Ho spesso visto persone diventare nevrotiche per essersi accontentate di risposte inadeguate o sbagliate ai problemi della vita; cercano la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo esteriore o il denaro, e rimangono infelici e nevrotiche anche quando hanno ottenuto tutto ciò che cercavano...
Carl Gustav Jung



Seguire le orme di un grande maestro spirituale, non significa che si debba copiare o ricalcare lo schema del processo di individuazione attuatosi nella sua vita. Significa solo che si deve, con sincerità e devozione pari alla sua, vivere la nostra vita.
Carl Gustav Jung



Un uomo che non è passato attraverso l'inferno delle passioni, non le ha mai superate.
Se rinunciamo a troppe cose, se ce le lasciamo indietro e quasi le dimentichiamo, c'è il pericolo che ciò a cui abbiamo rinunciato o che ci siamo lasciati dietro le spalle, ritorni con raddoppiata violenza.
Carl Gustav Jung



Il processo di individuazione non tollera imitazioni pappagallesche. A più riprese, ed in diversi paesi, gli uomini hanno cercato di copiare e riflettere, in atteggiamenti 'esteriori' o ritualistici, l'originale esperienza religiosa dei loro grandi maestri (Cristo, Buddha o altri) e si sono pertanto pietrificati.


Non si diventa illuminati immaginando scenari luminosi, ma portando alla luce le proprie oscurità interiori
Carl Gustav Jung


L'uomo cresce secondo la grandezza del compito
Carl Gustav Jung

Senza necessità non muta nulla, men che meno la personalità dell'uomo, che è tremendamente conservatrice, per non dire inerte. Soltanto la più ferrea necessità riesce a scuoterla.
Carl Gustav Jung

Quando vi ritrovate con le spalle al muro, rimanete immobili e mettete le radici come gli alberi, finchè da una fonte più profonda non arriva la chiarezza che vi permette di vedere oltre quel muro. 
Carl Gustav Jung


Tutte le persone incontrate nella vita che hanno un potere di fascinazione su di noi sono in realtà parti scisse di noi stessi che abbiamo rimosso e che ci sono riportate indietro.
Carl Gustav Jung


Tutto ciò che degli altri ci irrita può portarci alla comprensione di noi stessi.
Carl Gustav Jung


Non vi è nulla di più difficile da tollerare che se stessi.
Carl Gustav Jung


Chi guarda all'esterno sogna, chi guarda all'interno apre gli occhi
Carl Gustav Jung


La morale non è stata portata giù dal Sinai sotto forma di tavole e imposta agli uomini, bensì la morale è una funzione dell'anima umana, che è vecchia quanto l'umanità. La morale non viene imposta dall'esterno, ma esiste a priori dentro di noi: non la legge, ma l'essenza morale.
Carl Gustav Jung, "La psicologia dell'inconscio"


Lasciate cadere ciò che vuole cadere; se lo trattenete, vi trascinerà con sé. 
Esiste un vero amore che non si occupa del prossimo.
Carl Gustav Jung. Libro Rosso, p.245


Ciò a cui opponi resistenza persiste.
Ciò che accetti può essere cambiato
Carl Gustav Jung


“Ciò che respingo lo accolgo in me pur senza accorgermene.
Ciò che accetto finisce nella parte della mia anima a me nota;
ciò che rifiuto va nella parte della mia anima che non conosco.
Quello che accetto lo faccio io stesso, quello che rifiuto viene fatto a me. (…)
L’opposizione esterna è un’immagine della mia opposizione interiore.
Dopo che l’ho capito, taccio e penso alla voragine dei conflitti presenti nella mia anima.”
Carl Gustav Jung, Libro Rosso


"Supponiamo che mi sia successa una cosa molto sgradevole… 
Se non l’ho assimilata, diventerà un corpo estraneo e formerà un ascesso nell’inconscio; 
allora psicologicamente, comincia lo stesso processo di suppurazione che accade nel corpo fisico. 
Avrò dei sogni o, se sono introspettivo, una fantasia in cui mi vedo come un criminale … 
Se reprimo queste mie fantasie esse formeranno un nuovo focolaio d’infezione, 
proprio come, nel corpo, una sostanza estranea può causarmi un ascesso… 
Il sogno è un tentativo di farci assimilare cose non ancora digerite. 
E’ un tentativo di guarigione."
Carl Gustav Jung,  Analisi dei sogni


Si compiono esercizi di yoga indiano di qualsiasi osservanza, si seguono regimi alimentari, si impara a memoria la teosofia, si ripetono i testi mistici della letteratura mondiale - tutto, perchè non si sa affrontare se stessi.
Carl Gustav Jung


Ogni cosa invecchia, ogni bellezza appassisce, ogni colore si raffredda, ogni luminosità si affievolisce, e ogni verità diventa stantia e banale. Perché tutte queste cose hanno assunto una forma, e tutte le forme si logorano con l’usura del tempo; invecchiano, si ammalano, si frantumano e diventano polvere. A meno che non cambino.
Carl Gustav Jung


Non dobbiamo più soggiacere a nulla, nemmeno al bene. Un cosiddetto bene, al quale si soccombe, perde il carattere etico. Non che diventi cattivo in sé, ma è il fatto di esserne succubi che può avere cattive conseguenze. Ogni forma di intossicazione è  un male, non importa se si tratti di alcol o morfina o idealismo. Dobbiamo guardarci dal considerare il male e il bene come due opposti.
Carl Gustav Jung


Ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l'alcol o la morfina o l'idealismo
Carl Gustav Jung



«Il pericolo più terribile che l’uomo deve affrontare è la potenza delle sue idee. NESSUNA FORZA COSMICA ABBATTUTASI SULLA TERRA HA MAI DISTRUTTO DIECI MILIONI DI UOMINI IN QUATTRO ANNI: LA PSICHE DELL’UOMO SÌ. E può farlo di nuovo. Di una cosa sola ho paura: dei pensieri della gente. Contro le cose materiali ho i miei sistemi di difesa. [...] Siamo tutti suscettibili al contagio di massa. [...] I deliri di massa sono il rigurgito di forze biologiche e spirituali dalle profondità della psiche.»
Carl Gustav Jung


Carl Gustav Jung psichiatra, psicoanalista e antropologo diceva: 
Il mondo dell’uomo bianco è un mondo disarmonico, privo di equilibrio.
Un mondo malato al quale la saggezza degli Indiani d’America può recare giovamento. Affinché l’uomo bianco possa vivere dentro le stagioni, nel cuore della vita, in armonia con se stesso e con la natura.


L'occidentale non ha bisogno di superiorità sulla natura all'esterno e all'interno; le possiede entrambe con una perfezione quasi diabolica. È incapace invece di riconoscere coscientemente la propria inferiorità verso la natura che è in lui e intorno a lui. Quello che dovrebbe imparare è che non può fare come vuole; se non imparerà questo, la sua propria natura lo distruggerà; egli infatti ignora la sua anima, che gli si ribella contro con atto suicida.
Carl Gustav Jung


MA QUANTE COSE DEVONO ACCADERE A UN UOMO PRIMA CHE EGLI SI RENDA CONTO CHE IL SUCCESSO ESTERIORE VISIBILE, CHE SI PUÒ TOCCARE CON MANO, È UNA VIA SBAGLIATA! Quali sofferenze devono colpire gli uomini prima che essi rinuncino a saziare sul prossimo la loro brama di potere e a volere che tocchi sempre all'altro! Quanto sangue deve ancora scorrere prima che agli uomini si aprano gli occhi per vedere la propria personale via e il proprio nemico, finché non si rendano conto di quali siano i loro veri successi! TU DEVI POTER VIVERE CON TE STESSO, NON A SPESE DEL TUO VICINO. L'animale del gregge non è il parassita di suo fratello né il suo tormentatore. O UOMO HAI PERSINO DIMENTICATO CHE ANCHE TU SEI UN ANIMALE. Ma credi ancora che si stia meglio là dove tu non ci sei. Guai a te, se anche il tuo vicino la pensa allo stesso modo. Ma puoi essere sicuro che lo fa. Qualcuno deve pur cominciare a non esser più infantile.
Carl Gustav Jung, Liber Novus


Quanto più si è sviluppata la conoscenza scientifica, tanto più il mondo si è disumanizzato: l’uomo si sente isolato nel cosmo, poiché non è più inserito nella natura e ha perduto la sua “identità inconscia” emotiva con i fenomeni naturali. Questi, a loro volta, hanno perduto a poco a poco le loro implicazioni simboliche […] Nessuna voce giunge più all’uomo da pietre, piante o animali, né l’uomo si rivolge a essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava.
Carl Gustav Jung. L’uomo e i suoi simboli



Siamo precipitati nella fiumana di un processo che ci proietta verso il futuro con una violenza tanto maggiore quanto più ci strappa alle nostre radici. È proprio la perdita di questo legame, la mancanza di ogni radice, che genera il "disagio della civiltà"Ci precipitiamo sfrenatamente verso il nuovo, spinti da un crescente senso di insufficienza, di insoddisfazione, di irrequietezza. Non viviamo più di ciò che possediamo, ma di promesse, non viviamo più nella luce del presente, ma nell'oscurità del futuro in cui attendiamo la vera aurora. Ci rifiutiamo di riconoscere che il meglio si può ottenere solo al prezzo del peggio. La speranza di una libertà più grande è distrutta dalla crescente schiavitù allo Stato, per non parlare degli spaventosi pericoli ai quali ci espongono le più brillanti scoperte della scienza. I miglioramenti che si realizzano col progresso, e cioè con nuovi metodi o dispositivi, hanno una forza di persuasione immediata, ma col tempo si rivelano di dubbio esito e in ogni caso sono pagati a caro prezzo. In nessun modo contribuiscono ad accrescere l'appagamento, la contentezza, o la felicità dell'umanità nel suo insieme. Per lo più sono addolcimenti fallaci dell'esistenza, come le comunicazioni più veloci che accelerano il ritmo della vita e ci lasciano con meno tempo a disposizione di quanto non ne avessimo prima. Quanto meno capiamo che cosa cercavano i nostri padri e i nostri antenati, tanto meno capiamo noi stessi, e ci adoperiamo con tutte le nostre forze per privare sempre più l'individuo dalle sue radici e dei suoi istinti, così che diventa una particella della massa.
Carl Gustav Jung. tratto dal "profondo dell.anima"




L'uomo viene al mondo fisicamente e spiritualmente con una disposizione individuale e conosce dapprima l'ambiente dei genitori e lo spirito di questo, con cui la sua individualità concorda solo limitatamente. Ma lo spirito familiare a sua volta reca fortemente l'impronta dello spirito del tempo, di cui i più non sono consapevoli. Vi sono fattori che influenzano la nostra vita, anche se non li conosciamo, e che tanto più ci influenzano se sono inconsci. Sebbene noi esseri umani abbiamo una vita personale, tuttavia siamo in gran parte rappresentanti, vittime e promotori di uno spirito collettivo i cui anni si contano a secoli. Può ben darsi il caso che pensiamo per tutta la vita di tirar dritto per la nostra strada, e possiamo anche non scoprire mai che, in massima parte, siamo comparse sul palcoscenico del teatro del mondo.
Carl Gustav Jung




"Nel paziente riusciamo sempre ad evidenziare un conflitto legato ai grandi problemi della società. Ne consegue che portando l’analisi fino a questo punto il conflitto di un malato in apparenza individuale risulta essere il conflitto di un ambiente o di una epoca"
Carl Gustav Jung, 1912, Nuove vie della psicologia in Psicologia e Psichiatria, Roma, Newton Compton


Ma, nello studiare la filosofia delle Upanishad, in noi cresce l'impressione che il completamento di questo percorso non è proprio il più semplice dei compiti. La nostra arroganza occidentale verso queste intuizioni del pensiero indiano è un segno della nostra barbara natura, che non ha il più remoto sentore della sua straordinaria profondità e sorprendente accuratezza psicologica. Siamo ancora così ignoranti che abbiamo effettivamente bisogno di leggi dall'esterno, e di una tavola della legge o di un Padre sopra, per mostrarci ciò che è buono e ciò che è giusto fare. E dato che siamo ancora barbari, qualsiasi fiducia nella natura umana ci sembra un naturalismo pericoloso e immorale. Perché questo? Perché sotto la sottile patina della cultura barbara, la belva selvaggia è pronta all'agguato, giustificando ampiamente la sua paura.
Carl Gustav Jung



"Cominci a presagire la totalità quando abbracci il tuo principio opposto, poiché la totalità poggia su due principi opposti che crescono da un'unica radice. Il giorno non esiste di per sé, e neppure la notte esiste di per sé. La realtà, che esiste di per sé, è insieme giorno e notte. Dunque la realtà è insieme senso e controsenso. Tutto confluisce insieme, il sacro e il peccaminoso, il caldo e il freddo. La pazzia e la ragione vogliono convolare a nozze. Tutto è si e no. Gli opposti si abbracciano, si guardano con aria di intesa e si scambiano l'uno con l'altro. Con straziante diletto, riconoscono di essere uniti. La natura è giocosa e terrifica. Gli uni ne scorgono il lato giocoso, si trastullano con quello e lo fanno sfavillare. Gli altri scorgono l'orrore, si coprono il capo e sono più morti che vivi. La via non passa in mezzo a questi due estremi, bensì li contiene entrambi. È gioco divertente e al tempo stesso freddo orrore."
Carl Gustav Jung


L’esistenza della sinistra non contraddice quella della destra. In ogni persona esse coesistono.
La sinistra è il riflesso della destra. Sempre, quando la sento in questo modo, come un riflesso, mi sento in pace con me stesso. Non esistono una parte destra e una parte sinistra della società umana, esistono però persone simmetriche e persone venute su storte. Le storte sono quelle che non possono realizzare che una parte sola: la sinistra o la destra . esse sono ancora ad uno stadio infantile.
Carl Gustav Jung, Psicologia e Alchimia, 26° sogno di un paziente


Con la nascita del simbolo cessa la regressione della libido nell'inconscio.
La regressione si tramuta in progressione, il ristagno si volge in corrente.
Viene così spezzata la forza d'attrazione delle profondità primordiali.
Carl Gustav Jung, Tipi psicologici


Chi ha sperimentato che, attraverso i simboli, gli opposti si possono "naturalmente" unire in modo da non divergere e non essere più in conflitto tra loro, ma in modo tale che si completino vicendevolmente e diano forma e significato alla vita, non trova più difficile concepire l'ambivalenza dell'immagine di un Dio-natura o di un Dio-creatore. Al contrario, capirà allora il mito della necessaria incarnazione di Dio -l'essenza del messaggio cristiano- come il proficuo confronto dell'uomo con gli opposti e la loro sintesi nel "Se", la totalità della sua personalità.
Carl Gustav Jung


L’ordine severo imposto da un’immagine circolare come quella del mandala...
compensa il disordine e la confusione dello stato psichico,
attraverso il costituirsi di un punto centrale.
Carl Gustav Jung, 1980b, p. 381



Il mio linguaggio è imperfetto. Parlo per immagini non perchè io voglia essere brillante nella scelta delle parole, ma per l'incapacità di trovare quelle parole. Non posso infatti esprimere in altro modo le parole che emergono dal profondo
Carl Gustav Jung


"Si vorrebbe imparare questo linguaggio, ma chi e' in grado di apprenderlo e di insegnarlo? 
L'erudizione da sola non è sufficiente; esiste un sapere del cuore. capace di offrire spiegazioni più profonde. Il sapere del cuore non si trova nei libri, nè in bocca ai maestri, ma cresce da te, come il verde frumento dalla terra nera. L'erudizione fa parte dello spirito di questo tempo, ma questo spirito non comprende per nulla il sogno, perchè l'anima si trova ovunque non si trovi il sapere erudito. Ma come posso ottenere il sapere del cuore? Puoi raggiungerlo soltanto vivendo pienamente la tua vita. Tu vivi appieno la tua vita, se vivi anche quello che non hai ancora vissuto, ma che soltanto ad altri hai lasciato da vivere o da pensare. Dirai: «Non posso vivere o pensare tutto ciò che gli altri vivono o pensano». Devi dire invece: «Dovrei vivere la vita che potrei ancora vivere e dovrei pensare tutti i pensieri che ancora potrei pensare".



Sarebbe un grave errore negare ogni valore finalistico alle fantasie evidentemente patologiche di un nevrotico. Esse, nella realtà dei fatti, sono i primi indizi di una spiritualizzazione, i primi brancolamenti tendenti alla ricerca di nuovi sistemi di adattamento. Il ritirarsi a un livello infantile non significa soltanto regressione e ristagno, ma anche possibilità di scoprire un nuovo sistema di vita. Dunque la regressione è in realtà la condizione basilare dell'atto creativo, e qui debbo fare ancora una volta riferimento al mio libro, più volte citato, ' Simboli della trasformazione
Carl Gustav Jung






"La psiche possiede facoltà particolari, per cui non è del tutto confinata entro lo spazio e il tempo. Si possono fare sogni o avere visioni del futuro; si può vedere attraverso i muri e via dicendo.
Questi fatti esistono e sono sempre esistiti; solo gli ignoranti negano questi dati di fatto."
Carl Gustav Jung


Le fantasie evidentemente patologiche di un nevrotico.
....nella realtà dei fatti, sono i primi indizi di una spiritualizzazione, i primi brancolamenti tendenti alla ricerca di nuovi sistemi di adattamento.
C.G. Jung, Teoria della Psicoanalisi, p. 115/6


L'uomo cresce secondo la grandezza del compito.
L'uomo ha bisogno di difficoltà: sono necessarie alla salute.
Mostratemi un uomo sano di mente e lo curerò per voi.
Nulla è più facile del continuare a percorrere vie infantili o di farvi ritorno.
Carl Gustav Jung


Ognuno desidera che la vita sia semplice, sicura e senza ostacoli; ecco perché i problemi sono tabù. L’uomo vuole certezze e non dubbi, risultati e non esperienze, senza accorgersi che le certezze non possono provenire che dai dubbi e i risultati dalle esperienze. Così la negazione forzata non crea convinzioni, al contrario, occorre una coscienza più vasta e più alta per stabilire la sicurezza e la chiarezza.
Carl Gustav Jung, Le diverse età dell'uomo



La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inamissibili. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell'amicizia, perchè nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l'amicizia fiorisce soltanto quando un individuo è memore della propria individualità e non si identifica negli altri.
Carl Gustav Jung








Io vegliavo sempre .. a far sfociare l'interpretazione dell'immagine in una domanda la cui risposta restasse abbandonata alla libera attività immaginativa del paziente.
Carl Gustav Jung



Il sapere del cuore è come il tuo cuore.
Da un cuore malevolo conoscerai la malevolenza.
Da un cuore buono conoscerai la bontà.
Lo spirito del profondo esige :
«Dovresti vivere quella vita che ancora potresti vivere.
E' il bene a decidere, non il tuo personale benessere, nè quello degli altri, bensì il bene generale».




Io non sono ciò che mi è capitato di essere.
Io sono ciò che ho scelto di diventare.
Carl Gustav Jung


"E' un tratto sconvolgente della vita umana che ciò che causa la massima paura sia la fonte della massima saggezza. La massima stupidità è la pietra da guado più importante. Nessuno può diventare un saggio senza essere un terribile stupido. Con l'Eros si impara la verità, con i peccati si impara la virtù. Meister Eckhart dice che non ci si dovrebbe pensare troppo, che il valore del peccato è grandissimo. Anatole France dice in 'Thais' che soltanto un grande peccatore può diventare un grande santo, che non ci può essere l'uno senza l'altro. Come può l'uomo affrontare questo terribile paradosso? Non può dire : «Commetterò un peccato e poi sarò santo» o «Sarò stupido per diventare saggio». Il problema è: che fare quando si è in un vicolo cieco, in una situazione impossibile? Allora il sogno dice: nel calderone le cose sono cotte insieme, e da cose estranee l'una all'altra, da cose inconciliabili, nasce qualcosa di nuovo. Questo, naturalmente, è la risposta al paradosso, all'impossibile vicolo cieco".
C.G.Jung, Analisi dei sogni. Seminario tenuto nel 1928-30, p.342


Se è il dolore che abita il mondo, se è la sofferenza, come possiamo immaginare il nostro procedere oltre in vista di un cambiamento, di un miglioramento, senza assumere questo peso sino a farcene compagni, senza volgerci a noi stessi?
Se non mentissimo a noi stessi, potremmo accorgerci che è proprio la conoscenza di sé ad accompagnarci di momento in momento nel corso della nostra vita, di compito in compito, chiedendoci ogni volta di andare oltre, sino a divenire sempre più indispensabile per la continuazione di questa stessa vita nella vecchiaia."
Carl Gustav Jung, Opere, vol.8


In ogni caos c'è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto
Carl Gustav Jung

Non si diventa illuminati immaginando scenari luminosi, ma portando alla luce le proprie oscurità interiori.
Carl Gustav Jung







Jung sostiene che ogni essere umano desidera sviluppare le sue innate potenzialità e che a questo scopo l'inconscio e la coscienza devono cooperare. Se questo processo non si sviluppa in modo armonico, ha luogo una reazione dell'inconscio che si esprime nei sogni, nelle fantasie e nelle fiabe, che mostrano appunto profonde affinità presso i popoli di tutto il mondo. Queste modalità di relazione sono chiamate da Jung archetipi. Pertanto l'inconscio può esprimersi nell'immagine archetipa del grande bosco o del mare che l'eroe o l'eroina della fiaba devono attraversare. Jung interpreta anche i personaggi come figure archetipiche. Se l'eroe, egli dice, non riesce più ad andare avanti e viene un vecchio in suo aiuto, il vecchio rappresenta uno degli archetipi dell'anima, del giudizio, della concentrazione mentale, ossia un modello etico di comportamento. Per esempio uno di questi archetipi è Yama, il trasportatore d'anime nelle culture orientali.






«Echoes» dei Pink Floyd: una canzone ai “Morti” di cui parla Jung nel Libro Rosso?

«I morti non sono assenti,
sono esseri invisibili.»
Sant’Agostino

«Noi proseguiamo in vita la catena delle generazioni e paghiamo pegno al passato
Fin tanto che non si è “cancellato il debito”, “un’alleanza invisibile” ci spinge a ripetere, che lo vogliamo, che lo sappiamo, la situazione piacevole o l’evento traumatico, la morte ingiusta, persino tragica, o la sua eco.»
Nice-Hyères, 1989


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TESTO dei Pink Floyd (canzone: Echoes)

«In alto l’albatro sta immobile sospeso nell’aria
e giù nel profondo dei flutti
in labirinti di caverne coralline
l’eco di un tempo remoto giunge
tremante attraverso le sabbie
ed ogni cosa è verde e sott’acqua

E nessuno ci mostra alla terra
e nessuno sa i dove o i perché
ma qualcosa è all’erta, qualcosa si muove
e comincia a salire verso terra

Stranieri passano in strada
per caso due sguardi diversi si incontrano
ed io sono te e ciò che vedo sono io
e ti prenderò per mano per guidarti nel paese
ed aiutami a capire meglio che posso

E nessuno ci chiama a vedere l’alba
e nessuno ci fa abbassare gli occhi
e nessuno parla, nessuno cerca
nessuno vola intorno al sole

Serena ogni giorno ti mostri
ai miei occhi che si destano
m’inviti guardandomi ad alzarmi
e dal muro attraverso la finestra
arrivano ondeggiando su ali di raggi di sole
un milione di ambasciatori splendenti del mattino

E nessuno mi canta ninne nanne
e nessuno mi fa chiudere gli occhi
così spalanco le finestre
e nuoto fino a te attraverso il cielo»
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«Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunità di destino che mi collega ai miei avi. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o di problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni e dai miei antenati.
Mi sembra che spesso ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli. Ho sempre pensato che anche io dovevo rispondere a delle domande che il destino aveva già posto ai miei antenati e alle quali non si era riuscito a trovare nessuna risposta, o anche che dovevo risolvere o semplicemente continuare ad occuparmi di problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso. La psicoterapia non ha ancora tenuto abbastanza conto di questa circostanza.»
Carl Gustav Jung – Ricordi, sogni, riflessioni

http://youtu.be/uJtw7SP0oN4






http://carljungitalia.wordpress.com/2014/09/01/echoes-dei-pink-floyd-una-canzone-ai-morti-di-cui-parla-jung-nel-libro-rosso/

http://youtu.be/KLK6BcZ8K6Q
Aldo Carotenuto, Professore di Psicologia della personalità e delle differenze individuali presso l'Università La Sapienza di Roma, illustra il pensiero di C.G. Jung.
Dall'archivio del "Centro studi psicologia e letteratura fondato da Aldo Carotenuto"



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