giovedì 5 gennaio 2012

Apuleio Si sa che la fiamma del crudele Amore, quando è ancora tenue, col suo primo calore procura piacere, ma poi, alimentata dalla consuetudine, divampa in un incendio incontrollabile e divora completamente gli uomini

Per vivere, proprio come per nuotare, va meglio chi è più privo di pesi, ché anche nella tempesta della vita umana le cose leggiere servono a sostenere, quelle pesanti a far affondare.
Apuleio


Il primo bicchiere è per la sete;
il secondo, per la gioia,
il terzo, per il piacere;
il quarto, per la follia
Apuleio


La demenza non può riconoscere sé stessa,
nello stesso modo con cui la cecità non può vedersi.
Lucio Apuleio


Ha di più chi meno cose rimpiange,
e chi ne vuole pochissime avrà tutto quel che vuole.
Apuleio


Non bisogna star a guardare dove uno è nato, ma come egli è costumato, né si deve considerare in quale frontiera ma in quale maniera uno ha iniziato la sua vita.
Apuleio


Si sa che la fiamma del crudele Amore, quando è ancora tenue, col suo primo calore procura piacere, ma poi, alimentata dalla consuetudine, divampa in un incendio incontrollabile e divora completamente gli uomini 
Apuleio



MADRE DIVINA DI TUTTE LE COSE, illustre genitrice, celeste, antica, nume operoso, regina che tutto, indomabile, domi, fulgida dominatrice onnipotente, notturna, industriosa splendente, incontenibile, che ti aggiri qua e là con silenziosi piedi, che l'aere proteggi e la terra e il vasto mare, aspra ai malvagi, a chi in te crede amica, saggissima, benefica, dell'universo provvida regina, che generosa nutri e poi dissolvi i maturati frutti.
Alla Natura, Inni Orfici



Io sono la genitrice dell'universo, la sovrana di tutti gli elementi, l'origine prima dei secoli, la regina delle ombre, la prima dei celesti; sono io che governo con un cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi dell'Averno. INDIVISIBILE È LA MIA DIVINA ESSENZA, MA NEL MONDO SONO VENERATA OVUNQUE SOTTO MOLTEPLICI FORME, CON RITI DIVERSI, SOTTO DIFFERENTI NOMI. gli Egiziani cui l'antico sapere conferisce potenza, mi onorarono con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano con il mio vero nome, Iside Regina.
Apuleio, Le Metamorfosi.


Celebro Ecate trivia, amabile protettrice delle strade,
terrestre e marina e celeste, dal manto color croco,
sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti,
figlia di Crio, amante della solitudine superba dei cervi,
notturna protettrice dei cani, regina invincibile,
annunciata dal ruggito delle belve, imbattibile senza cintura,
domatrice di tori, signora che custodisce le chiavi del cosmo,
frequentatrice dei monti, guida, ninfa, nutrice dei giovani,
della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti,
benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso.
Inni Orfici




Ecate la Signora venutami in sogno con i suoi cani neri....


Le Metamorfosi o l'Asino d'Oro" di Apuleio
Nell'Asino D'oro Apuleio ci dice che, per quanto ci disgusti, chi cerca se stesso deve sperimentare in sè l'asino, animale inviso a Iside .Esso rappresenta le pulsioni più basse, il negativo, l'ombra, lo straniero che è in noi Seth.. che dobbiamo incontrare per poter giungere attraverso sofferenze e disillusioni a toccare il fondo a provarne vergogna tale da morirne e finalmente liberarci per la benevolenza di Iside la grande madre, la Grazia ,della pelle e lasciar libera l'anima di essere: un percorso misterico che conduce al sè, alla vera identità dell'iniziato ai Misteri

Mentre quello raccontava queste cose, io facevo il paragone tra la mia antica fortuna e la presente disgrazia, tra il Lucio felice di allora e l'asino infelice di adesso, e gemevo dal profondo dell'anima; e mi veniva in mente che non per nulla gli antichi saggi del passato avevano immaginato e rivelato che la Fortuna è cieca e addirittura senza occhi, perché prodiga sempre i suoi favori ai malvagi e a chi non lo merita, e tra gli uomini non sceglie mai nessuno con criterio, ma anzi si accompagna per lo più a persone tali che, se ci vedesse, dovrebbe assolutamente evitare e, ciò che è ancor peggio, conferisce a noi uomini una reputazione molto diversa, anzi proprio alla rovescia, così che il malvagio si gloria della nomea di uomo dabbene e l'uomo più innocente del mondo viene colpito dalla fama di criminale.
Apuleio, Le metamorfosi o L'asino d'oro


"Già cercavo di librarmi in volo, or muovendo un braccio, ora l'altro, nel mio desiderio di trasformarmi in un uccello simile, ma in nessuna parte del corpo mi spuntava pluma o penna; al contrario i miei peli acquistano lo spessore delle setole, la pelle tenera diviene solido cuoio, all'estremità delle palòe si perde la divisione delle dita, ed esse tutte si contraggono insieme sino a formare uno zoccolo solo, e al termine della spina dorsale mi spunta un'enorme coda. Ormai avevo un muso smisurato, una bocca lunga e larga, delle narici spalancate, delle labbra pendule; e così pure le orecchie eran cresciute in modo esagerato e s'eran ricoperte di ispidi peli. Un solo conforto vedevo a questa mia sciagurata metamorfosi, ed è questo: che, mentre non riuscivo più a tener Fotide fra le mie braccia, i miei attributi di maschio s'eran notevolmente sviluppati.
(III, 24)
Apuleio, Le metamorfosi o L'asino d'oro



APULEIO SPIEGA I MANI, GENI, LEMURI, LARVE E LARI FAMILIARI
(Sono chiamati) Mani le anime di maggior merito che nel nostro corpo sono dette Geni; prive di corpo sono dette, Lemuri; quando infestano le case con le loro presenze sono dette Larve; al contrario se sono favorevoli sono detti Lari familiari.
«Manes animae dicuntur melioris meriti quae in corpore nostro Genii dicuntur; corpori renuntiantes, Lemures; cum domos incursionibus infestarent, Larvae; contra si faventes essent, Lares familiares». Apuleio: De Deo Socratis


METAMOFORSI DI APULEIO
La Metamorfosi di Apuleio è una delle più celebri storie di fantasie romane del II secolo d.C.. 
Il protagonista è un giovane greco di nome Lucio il quale si reca in Tessaglia per affari. Tuttavia nella casa in cui viene ospitato il ragazzo s’innamora di una bella schiava che gli rivela, una notte dopo aver consumato l’ennesimo amplesso, di avere una strega come padrona, capace di trasformarsi in qualsiasi cosa o animale grazie a potenti vasetti magici. Una notte, senza farsi vedere Lucio sbircia nella serratura della porta della camera di Fotide e la vede tramutarsi in uccello per poi volare via dalla finestra: a questo punto il ragazzo non resiste più alla tentazione ed entra per provare uno di quelli vasetti Purtroppo sbaglia contenuto e diventa un asino peloso e ragliante. Sopraggiunge la serva che lo consola, promettendogli di supplicare la padrona per farlo tornare come prima. Ma Lucio per ridiventare umano dovrà affrontare tante avventure e dure prove. Infatti già quella sera viene rapito da una banda di ladri, bisognosi di un mulo per trasportare il loro malloppo. Lucio viene condotto in una caverna dove scopre di trovarsi in compagnia di una bellissima ragazza, anch’essa rapita dai banditi perché di nobile famiglia. La giovane è inconsolabile e allora una vecchia signora, balia dei ladri, pensa di raccontarle una dolce storia: ‘’la favola di Amore e Psiche’’. Finalmente la ragazza si calma e addirittura pensa di fuggire via con l’asino Lucio, ma il tentativo fallisce. Passa qualche tempo e Lucio si fa male ad una zampa e per questo viene considerato inservibile dai ladri, che lo vendono. Da questo momento inizia una girandola di scambi crudeli e di soprusi tutti a discapito del povero Lucio che viene barattato e gettato nella mani di moltissimi venditori e imprenditori, l’uno più crudele dell’altro. Tra i tanti vi sono l’uomo imbroglione che ha truffato un contadino facendogli credere che Lucio fosse una macchina produttrice di monete. Infatti l’asino aveva mangiato i soldi nascosti nella paglia e poi li aveva ricacciati per fare i suoi bisogni, sotto gli occhi esterrefatti del villico; e anche un rozzo pasticcere il quale ha comprato l’asino per poi scoprire ancora in Lucio qualche abitudine umana, come mangiare dolci o emettere brevi fonemi, per usarlo quindi nei suoi spettacoli da strapazzo. Passano molti anni e Lucio ormai non ne può più di continui soprusi, per questo invoca pentito la maga Fotide che gli dà un consiglio. Lucio si sarebbe recato a Corinto dove vi era una festa in onore di Iside e lui avrebbe mangiato alcune rose della ghirlanda del sacerdote per poi riprendere le sue originali forme umane. Tuttavia Lucio da quel momento avrebbe fatto voto di castità di sua spontanea volontà e avrebbe prestato servizio nel tempio della dea.




..... io la Madre della Natura,
la signora di tutti gli elementi,
l'origine e il principio di tutte le età,
la più grande di tutte le divinità,
la regina dei morti,
là prima dei celesti,
colei che in sé riassume l'immagine di tutti gli dei e di tutte le dee,
che col suo cenno governa le altezze luminose del cielo,
i salubri venti del mare, i desolati silenzi dell'oltretomba,
la cui potenza, unica, tutto il mondo onora sotto varie forme,
con diversi riti e differenti nomi. [...]
Per questo i Frigi, i primi abitatori della terra,
mi chiamano Pessinunzia, Madre degli dei,
gli Autoctoni Attici Minerva Cecropia,
i Ciprioti circondati dal mare Venere Pafia,
i Cretesi arcieri famosi Diana Dittinna,
i Siculi trilingui Proserpina Stigia,
gli antichi abitatori di Eleusi Gerere Attica,
altri Giunone, altri Bellona, altri Ecate,
altri ancora Ramnusia,
ma i due popoli degli Etiopi,
che il dio sole illumina coi suoi raggi quando sorge e quando tramonta
e gli Egizi, così grandi per la loro antica sapienza,
venerandomi con quelle cerimonie che a me si addicono,
mi chiamano con il mio vero nome, Iside regina.
Eccomi, sono qui, pietosa delle tue sventure, eccomi a te, soccorrevole e benigna.
Apuleio, Le metamorfosi


La Natura era venerata dagli antichi come la dispensatrice di ogni cosa ma anche della salute, tanto che Ippocrate stesso 2500 anni fa diceva che per capire un disturbo di una persona bisognava osservare l'ambiente in cui viveva: il tipo di acqua, i venti, l'umidità, le temperature, lo stato degli altri animali, la qualità delle erbe e delle piante, l'avvicendarsi delle stagioni, la cura e premura per la sua salvaguardia. Solo Lei poteva soccorrere benignamente perchè aveva a cuore la VITA sotto qualsiasi forma essa si presentasse.











Sentieri della vita




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