venerdì 20 gennaio 2012

Storia zen. Il millepiedi Un millepiedi viveva sereno e tranquillo. Finché un rospo un giorno non disse per scherzo: "In che ordine metti i piedi l'uno dietro l'altro?" Il millepiedi incominciò a lambicarsi il cervello e a fare innumerevoli prove. Il risultato fu che da quel momento non riuscì più a muoversi.

Ero abituato a portare il Mondo sulle mie spalle, finché i mie muscoli tesi non si sentirono pesanti come macigni. Poi, un giorno, il Maestro mi disse: “Questo Mondo non ha bisogno di essere trasportato, quindi, respira e rilassa le tue ossute e piccole spalle”.

Maestro di Qi Gong


Che significa la parola "meditazione"? In questa scuola significa niente barriere, niente ostacoli causati dalla mente o dalle circostanze esterne. Meditazione è al di là d'ogni posizione particolare del corpo, seduta, in piedi o sdraiata. L'espressione "star seduti" significa “mente seduta”, ossia uno stato di profonda calma, silenzio e tranquillità interiore
 Hui-neng, VI Patriarca Zen



Lo scopo della meditazione non è controllare i pensieri, ma impedire che essi controllino te. 
cit.  fb, Realtà, inganno e manipolazione


Non trattenere pensieri fissi nella mente è meditazione.
Una volta capito questo, camminare, stare seduti, stare sdraiati, qualsiasi cosa si stia facendo, quella è meditazione
Bodhidharma, fondatore della scuola Zen


Anche se non posso fuggire dal mondo della corruzione, posso preparare il tè con l'acqua di un ruscello di montagna e mettere il mio cuore a riposo. 
Ueda Akinari, XVIII-XIX sec.




Molto tempo fa Cartesio disse: "Penso, dunque sono".
Qui comincia la filosofia.
Ma se non state pensando, che cosa succede?
Qui comincia la pratica zen.
Seung Sahn


Tre cose non devi fare alla tua vita: non chiuderti, non chiudere e non farti chiudere.
Detto Zen



La comprensione è migliore della pratica meccanica. Migliore della comprensione è la meditazione. Ma meglio di tutto è lasciar andare l'ansia per il risultato, perché a questo fa immediatamente seguito la pace
Bhagavad Gita 12:12



"Il Dharma Vedico è il trisavolo, 
il Buddismo è il figlio, 
la Cristianità è il nipote, 
e l’Islam è il trisnipote. 
Il patrimonio ancestrale, in cui sono tutti coeredi, è lo stesso".
Sathya Sai Baba


Mi recherò alla Moschea dei Musulmani; entrerò nella Chiesa dei Cristiani e mi inginocchierò dinanzi al crocefisso; entrerò nel Tempio Buddista per trovare rifugio in Budda e nella sua Legge. Andrò nella foresta e mi siederò in meditazione con l’Indù che ricerca la Luce che illumina ogni cuore. Non solo farò tutto questo ma lascerò il mio cuore aperto e disponibile per tutto ciò che potrà avvenire in futuro.
Il cristiano non deve diventare induista o buddista, né un induista o un buddista deve diventare cristiano; ognuno di essi dovrebbe assimilare lo spirito degli altri ma allo stesso tempo conservare la propria individualità e crescere secondo la propria legge di sviluppo.
Swami Vivekananda



Cos'è INFERNO e cosa PARADISO maestro Hakuin ?
___________________________________________ 
Un giorno un samurai andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese:
"Esiste un inferno? Esiste un paradiso? Se esistono da dove si entra?".
Era un semplice guerriero. I guerrieri conoscono solo due cose: la vita e la morte. 
Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, voleva sapere dov'erano le porte, per evitare l'inferno ed entrare in paradiso.
Hakuin chiese: "Chi sei tu?". Il guerriero rispose: "Sono un samurai".
In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio. 
Significa essere un guerriero perfetto. Uno che non esiterebbe un attimo a dare la vita.
"Sono un grande guerriero, anche l'imperatore mi rispetta".
Hakuin rise e disse:"Tu, un samurai? Sembri un mendicante!"
L'uomo si sentì ferito nell'orgoglio. 
Sfoderò la spada, con l'intenzione di uccidere Hakuin.
Il maestro rise: 
"Questa è la porta dell'inferno - disse - 
con questa spada, con questa collera, con questo ego, si apre quella porta".
Il samurai rinfoderò la spada... 
e Hakuin disse: "Qui si apre la porta del paradiso".
L'inferno e il paradiso sono dentro di te. Entrambe le porte sono in te.
Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell'inferno;
quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso.
La mente è sia paradiso che l'inferno, perchè la mente ha la capacità di
diventare sia l'uno che l'altro. 
Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato all'esterno...

Rielaborato dalla pagina facebook di Taiji Quan Qi Gong



Con ogni pensiero,
tenta di conoscere i tuoi difetti
e correggili
passo passo,
per tutta la vita:
questa è la vera Via
Yamamoto Tsunetomo (Hagakure)


Qualcuno ebbe a dire una volta: "Vi sono due generi d'orgoglio, l'interno e l'esteriore.
Un samurai che non abbia entrambi i tipi di orgoglio non val nulla. L'orgoglio del Samurai può esser paragonato ad una spada, la cui lama va affilata e poi infilata nel fodero. Di tanto in tanto verrà sguainata, sollevata a livello degli occhi, pulita, indi rinfoderata. Se un samurai sguaina di continuo, e brandisce, la sua spada, la gente lo giudicherà inavvicinabile, e lui non avrà amici. D'altro canto, se la spada non venisse mai estratta, arrugginerebbe, la lama si farebbe ottusa, e la gente piglierebbe alla leggiera il samurai."
Hagakure


Di fronte a una disgrazia non è sufficiente rimanere calmi. 
Quando sopraggiunge la sventura, il samurai deve rallegrarsene e andare avanti con coraggio. 
Un'attitudine simile differisce radicalmente dalla rassegnazione. Questo è ciò che afferma il detto: 
Quando le acque salgono, la barca fa altrettanto”.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)


Nella vita la cosa più importante è quella di vivere il momento presente con la massima attenzione.
Tutta l'esistenza non è altro che un susseguirsi di un momento dopo l'altro. Se si capisce questo, non c'è più bisogno di andare da una parte all'altra e di cercare altrove. Bisognerebbe vivere con l'attenzione ad ogni momento, ma gli uomini si lasciano sfuggire il momento presente per andare in cerca di altre cose e così non arrivano mai a realizzarsi
Hagakure, Il codice dei samurai


Molti ritengono che sia un atto di cortesia dire in faccia alle persone certe cose ch'esse non vorrebbero udire. E se poi quelle non dan retta alle tue critiche, ebbene, te ne lavi le mani, non puoi far nient’altro. Tale metodo è tutt'altro che lodevole. E’ solo un modo per sgravarsi la coscienza. La critica deve cominciare solo dopo aver accertato che la persona sia disposta ad accettarla, solo dopo esserle diventati amici, aver condiviso i suoi interessi ed essersi comportati in modo da guadagnarsi la sua completa fiducia, dimodoché l’altro presti fede a ciò che uno gli dice. Eppoi, bisogna avere molto tatto.
Yukio Mishima, "La via del Samurai"


"Ma cosa è il BushidoFatto dalle parole DO e BUSHI, è l'insieme dei diciassette punti che costituiscono i " precetti" del "Cavaliere", di modo che il Bushido è la VIA DEL CAVALIERE". ..."In altre parole, Bushido vuol dire spirito raffinato e perfetta condotta, sempre cose che, fin dai tempi più antichi, sono state, o avrebbero dovuto essere, in grande onore fra tutti i samurai." (Generale Nogi)
"Fondato sulla lealtà senza limiti e senza compensi, sulla fedeltà gerarchica, sul coraggio e sullo stato di MUGA, che è la volontà di non essere consapevoli di ciò che si sta per fare (SIC!), questo CREDO cavalleresco è contenuto in diciassette punti:

- Non ho genitori: Cielo e Terra sono i miei genitori.
- Non ho potere divino: la lealtà è il mio potere.
- Non ho mezzi: l'obbedienza è il mio mezzo.
- Non ho potere magico: la forza interiore è la mia magia.
- Non ho né vita né morte: l'Eterno è la mia vita e la mia morte.
- Non ho corpo: la forza è il mio corpo.
- Non ho occhi: i miei occhi sono la luce del lampo.
- Non ho orecchie: le mie orecchie sono la sensibilità.
- Non ho membra: le mie membra sono la prontezza.
- Non ho progetti: i miei progetti sono l'occasione.
- Non ho miracoli: i miei miracoli sono la Legge.
- Non ho principii: i miei principii sono l'adattamento.
- Non ho amici: i miei amici sono il mio spirito.
- Non ho nemici: i miei nemici sono l'imprudenza.
- Non ho corazza: buona volontà e rettitudine sono la mia corazza.
- Non ho castello: lo spirito incrollabile è il mio castello.
- Non ho sciabola: il sonno dello spirito è la mia sciabola."

Traduzione di Pierre Pascal



Un antico detto recita: “Una decisione va presa nello spazio di sette respiri”.
Un giorno il daimio Takanobu osservò: “Se un uomo esita troppo nel prendere una decisione, si addormenta”.
Il daimio Naoshige commentò: “Se un samurai si lancia in battaglia senza vigore,
sette azioni su dieci falliranno; il samurai agisce con rapidità”.
Se sei agitato, è difficile che tu riesca a prendere una decisione.
Al contrario, se non ti focalizzi sulle conseguenze minori e affronti le questioni con spirito fermo,
fresco e affilato come una lama, nello spazio di sette respiri trovi sempre la soluzione.
Devi essere determinato e avere il coraggio di lanciarti nell’impresa.”
Yamamoto Tsunetomo, da Bushido. La via del guerriero, Feltrinelli 2013.




il più grande spadaccino di sempre
Miyamoto Musashi


Non piangete sulla mia tomba. 
Io non sono lì, non sto dormendo. 
Io sono i mille venti che soffiano, 
sono i riflessi di diamante sulla neve, 
sono la luce del sole sul grano maturo, 
sono la pioggia dell'autunno gentile. 
Quando vi svegliate nel silenzio del mattino, 
io sono il cinguettare e il volo degli uccelli, 
sono le stelle che brillano di notte. 
Non piangete sulla mia tomba, 
io non sono lì, non sono morto.
Epitaffio di un maestro Zen, 
dedicato a tutti i nostri cari scomparsi


Quando un fiore sboccia, il mondo intero si rivela.
Poesie tratte dallo Zenrin Kushu, una raccolta zen del XV secolo


Seduto lì tra i fiori, con la brocca di vino –, 
festino solitario, privo di amici intimi –, 
elevo il mio boccale e invito il chiar di luna. 
Insieme all'ombra, poi, saremo in tre, 
giacché la luna non si negherà al bere. 
E mentre l'ombra seguirà il mio corpo, 
intanto, al fianco suo, io scorterò la luna. 
La via della gaiezza termina a primavera; 
mentre la luna ondeggia, al mio canto, qua e là. 
Ed ha un sussulto l'ombra, fremendo, alla mia danza. 
Da sobri, noi viviamo di una gioia comune; 
quando poi, nell'ebbrezza, ciascuno si disperde. 
Noi tre, per sempre uniti, vagando senza affetti, 
infine, in lontananza, saremo alla Via Lattea.
Li Po


"Un albero nudo
fuori della mia finestra
solitario leva nel cielo freddo i suoi rami bruni.
Il vento sabbioso la neve il gelo non possono ferirlo.
Ogni giorno quell'albero mi dà pensieri di gioia:
da quei rami nudi indovino il verde che verrà."
Wang Ya-Pung


“Fare una cosa alla volta”: ecco come un Maestro zen definì l'essenza dello Zen.
Fare una cosa alla volta significa essere totali in quello che fate, significa dare la vostra attenzione completamente a quello che fate. Questa è un azione nell'arrendersi – un azione di potere.
Eckhart Tolle


Quando la scarpa calza perfettamente ti dimentichi del piede;
quando la cintura è comoda ti dimentichi della pancia;
quando la mente è rilassata ti dimentichi del giusto e dello sbagliato.
Nessuna inquietudine, nessun desiderio, solo una tranquilla adesione alle cose.
Comincia col facile: il modo giusto per muoversi con facilità è dimenticare il modo giusto e dimenticare la facilità.
Chiang zè

Il millepiedi
Un millepiedi viveva sereno e tranquillo. Finché un rospo un giorno non disse per scherzo:
"In che ordine metti i piedi l'uno dietro l'altro?"
Il millepiedi incominciò a lambicarsi il cervello e a fare innumerevoli prove.
Il risultato fu che da quel momento non riuscì più a muoversi.
Storia zen


Commento: Questo succede quando si cerca di sostituire i movimenti e le azioni naturali con altre studiate dalla mente. Chi riuscirebbe, per esempio, a dirigere volontariamente tutto ciò che compie il nostro corpo: far funzionare nello stesso tempo i muscoli, il cervello, gli organi, il metabolismo, la respirazione, il sistema immunitario e cosi via?

Ci sono azioni che devono essere lasciate alla natura, perché essa ha impiegato milioni di anni per arrivare a organizzare e a coordinare il tutto. Quando manchiamo di saggezza e pretendiamo di sostituirci in ogni cosa alla natura, non possiamo che finire come il millepiedi dell'aneddoto.

In meditazione ci si affida alla (propria) natura, che è parte di quella generale, e si cerca di lasciare il maggior spazio possibile alla propria spontaneità.


I Koan sono un quesito che, nello Zen, il maestro assegna ai discepoli e la cui soluzione non può esser trovata intellettualmente, bensì intuitivamente. 

Nell'antica Cina, un uomo aveva una moglie molto bella, ma disgraziatamente un naso troppo piatto le deturpava il volto. 
Un giorno l'uomo, passeggiando per la via, vide una donna che aveva un bel naso. Le balzò immediatamente addosso, le tagliò il naso e se lo portò a casa. 
Lì giunto, tagliò il naso anche a sua moglie e le applicò quello dell'altra donna. Ma il naso non si saldò, e in tal modo quell'uomo distrusse in un sol colpo la bellezza di due donne.
Storie Zen. I due nasi. Da: La tazza e il bastone.


I Koan sono un quesito che, nello Zen, il maestro assegna ai discepoli e la cui soluzione non può esser trovata intellettualmente, bensì intuitivamente. 



i koàn..ossia aneddoti apparentemente senza soluzione, che servono a mettere in crisi la mente logica,oltre quella confusione...c'è la Verità....


IL RAMO DI PINO da LA TAZZA E IL BASTONE
Nel Giappone antico, un grande monaco, economo del tempio di Eihei-ji, doveva trasportar spesso ingenti somme di denaro. Un giorno un ladro si mise a seguirlo, nella speranza di un ricco bottino.
Durante la notte entrò a passi felpati nella capanna dove pensava di trovare il monaco addormentato e il denaro, ma la stanza era vuota. Il chiaro di luna inondava ogni cosa: al centro della stanza non c'era che un ramo di pino.
Il ladro era sbalordito, perché aveva visto entrare il monaco nella capanna. Uscì di nuovo per controllare, poi rientrò. Nulla! Nella camera la luna illuminava solamente il ramo di pino.
Il ladro pensò allora che il monaco avesse un potere magico che gli permetteva di mutarsi in pino. « Un simile potere è ben più importante del denaro,» si disse < poiché mi permetterebbe di sfuggire a qualunque inseguitore. Devo assolutamente conoscerne il segreto! ».
Quando fu giorno, si recò di nuovo nella capanna: trovò il monaco in meditazione, e il ramo di pino era scomparso!
« Dov'eri la notte scorsa? » chiese il ladro.
«Ero qui,» rispose il monaco «a meditare, e non posseggo, alcun potere magico! ».
Il ladro gli chiese di mostrargli come praticare la meditazione, e il monaco gli insegnò la postura.


Gabriela Balaj:
Io non ho capito qual'è la morale, per cui chiedo...


Mario Fabi Il Viandante:
Questo é un Koan come tutte le storie Zen, se ti dice qualcosa lo senti altrimenti si tira via.




Un topo stava guardando attraverso un buco nella parete, spiando quello che il contadino e sua moglie stavano facendo. Avevano appena ricevuto un pacco e lo stavano scartando tutti contenti. 
"Sicuramente conterrà del cibo" pensò il topo. 
Ma quando il pacco fu aperto il piccolo roditore rimase senza fiato. 
Quella che il contadino teneva in mano non era roba da mangiare, era una trappola per topi
Spaventato, il topo cominciò a correre per la fattoria gridando: 
"State attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!". 
La gallina, che stava scavando per terra alla ricerca di semi e vermetti, alzò la testa e disse: 
"Mi scusi, signor Topo, capisco che questo può costituire per lei un grande problema, ma una trappola per topi non mi riguarda assolutamente. Sinceramente non mi sento coinvolta nella sua paura". 
E, detto questo, si rimise al lavoro per procurarsi il pranzo. 
Il topo continuò a correre gridando: "State tutti attenti! C'è una trappola per topi in casa! 
C'è una trappola per topi in casa!". Casualmente incontrò il maiale che gli disse con aria accattivante: 
"Sono veramente dispiaciuto per lei, signor Topo, veramente dispiaciuto, mi creda. ma non c'è assolutamente nulla che io possa fare". 
Ma il topo aveva già ripreso a correre verso la stalla dove una placida mucca ruminava, sonnecchiando, il suo fieno.  "Una trappola per topi? - gli disse - E lei crede che costituisca per me un grave pericolo?
Fece una risata e riprese a mangiare tranquillamente. 
Il topo, triste e sconsolato, ritornò alla sua tana preparandosi a dover affrontare la trappola tutto da solo. 
Proprio quella notte, in tutta la casa si sentì un fortissimo rumore, proprio il suono della trappola che aveva catturato la sua preda. La moglie del contadino schizzò fuori dal letto per vedere cosa c'era nella trappola ma, a causa dell'oscurità, non si accorse che nella trappola era stato preso un grosso serpente velenoso. Il serpente la morse. 
Subito il contadino, svegliato dalle urla di lei, la caricò sul carro e la portò all'ospedale dove venne sottoposta alle prime cure. Quando ritornò a casa, qualche giorno dopo, stava meglio ma aveva la febbre alta. Ora tutti sanno che quando uno ha la febbre non c'è niente di meglio che un buon brodo di gallina. E così il contadino andò nel pollaio e uccise la gallina trasformandola nell'ingrediente principale del suo brodo. La donna non si ristabiliva e la notizia del suo stato si diffuse presso i parenti che la vennero a trovare e a farle compagnia. Allora il contadino pensò che, per dare da mangiare a tutti, avrebbe fatto meglio a macellare il suo maiale. E così fece. 
Finalmente la donna guarì e il marito, pieno di gioia, organizzò una grande festa a base di vino novello e bistecche cotte sulla brace. Inutile dire quale animale fornì la materia prima.
storia Zen. La trappola per topi


Su una montagna, un panieraio lavorava accanto al fuoco, intrecciando un cestino. 
All'improvviso appare la vecchia della montagna: « Fa un freddo cane! » esclama. 
Il panieraio dice tra sé: « È la terribile vecchia della montagna: bisogna gettarle addosso della cenere », La vecchia gli domanda: «Stai meditando di gettarmi addosso della cenere? », 
L'uomo è sconcertato. Dice tra sé: « Le farò assaggiare la mia accetta ». E lei gli dice: « Stai meditando di decapitarmi con la tua accetta? ». 
Dice tra sé il panieraio: «Indovina qualsiasi cosa io pensi. Mi divorerà ». E la vecchia ancora una volta gli ripete quel che ha pensato. 
L'uomo decide allora di non pensar più e di dedicarsi intensamente al proprio lavoro, in silenzio. 

E poi d'improvviso, senza riflettere, le scaglia contro una manciata di cenere, e la vecchia fugge, sconfitta.


Conoscenza è imparare qualcosa ogni giorno...

saggezza è lasciare andare qualcosa ogni giorno. 
Zen


Solo chi ha il coraggio di scrivere la parola fine, 

può trovare la forza per scrivere la parola inizio
detto Zen


E' raro che nell'agenda di una persona stressata si trovi un appuntamento che dica: "TEMPO PER SOGNARE". E', invece, durante il tempo libero che i nostri pensieri hanno modo di nascere, organizzarsi, dare vita a dei progetti. 

Lo Zen 


La paura del vuoto

"Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti, perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto, perché è il regno della Via autentica."
Huang-po - Storia Zen


Commento: Di fronte alla possibilità di arrestare la mente, gli uomini provano una paura istintiva del vuoto. Ma questo vuoto non è il nulla: è solo la sospensione delle attività mentali condizionate. Il problema è che dobbiamo abbandonare proprio il pensiero concettuale, che si porta dietro tali idee di "nulla" e di "essere". Quando si sospende l'attività mentale, che cosa resta di simili paure?




UN CONTADINO GIAPPONESE DISPERATO * (storiella Zen) 
Un contadino giapponese disperato chiese un incontro con un famoso maestro– un maestro Zen – e il suo allievo: quando si presentò il contadino disse: “Maestro, mi devi aiutare! Sono disperato! Mia moglie mi ha scacciato di casa perché dice che sono un fannullone, mio figlio maggiore è scappato con una geisha invece di aiutarmi nei campi, il Daimyo ha preso gli altri due miei figli maschi per le sue guerre, non mangio da tre giorni, mia madre è morta il mese scorso. Ti prego aiutami, solo tu puoi farlo!!!”.
Maestro e discepolo si trovavano nel giardino della loro dimora, l’allievo guardò il Maestro che sembrava pensoso.
Una farfalla svolazzava allegramente tra fiori rossi porpora e il cielo era terso, spirava una leggera brezza primaverile che rinfrescava l’ambiente.
Il contadino era trepidante in attesa della risposta che il Maestro gli avrebbe dato e anche il discepolo non poteva proprio immaginare come il Maestro avrebbe potuto aiutare il povero contadino.
Dopo qualche minuto il maestro si voltò verso il contadino e gli disse: “Ricordati che l’acqua scorre nel ruscello, le farfalle volano, il vento ci accarezza e il cielo è blu.”
Il contadino rimase ammutolito per qualche secondo, poi iniziò a ringraziare il Maestro e ad inchinarsi, sembrava veramente sollevato dal peso delle sue disgrazie.
Quando il contadino se ne andò, il discepolo si rivolse al Maestro: “Maestro, non ho capito il senso della sua risposta” e il Maestro gli disse: ‘Aspetta, abbi pazienza!’
Passò un anno e il contadino tornò a fare visita al Maestro. La sua condizione esteriore denotava un sicuro miglioramento rispetto l’anno precedente. Arrivato al cospetto del Maestro Zen gli disse: “Maestro, le sue parole mi hanno veramente aiutato, mi hanno svelato lati che non vedevo nella mia situazione. Mia moglie mi ama e mi accudisce, il mio figlio maggiore è tornato e mi aiuta seguendo le mie indicazioni, anche il Daimyo ha ascoltato questo povero contadino e ha restituito entrambi i miei figli minori che così possono aiutarmi nei campi. Sono diventato un uomo benestante e felice e questo lo devo ai tuoi preziosissimi consigli”.
Il contadino fece un dono al Maestro e se ne andò.
Quando furono soli, il discepolo disse: “Maestro, non ho ancora capito, malgrado ci abbia meditato tutto l’anno, come le tue parole possano aver aiutato quel contadino. Ti prego, spiegamelo!”
Il Maestro gli rispose: “Caro discepolo, è questo uno dei vantaggi di essere un Maestro Zen: puoi dire quello che ti passa per la testa sicuro che la gente lo interpreterà come grande insegnamento! E agirà di conseguenza!”



Il saggio opera senza interferire, modifica con l'esempio.
Detto Zen


Tutto il male costituisce una vitalità potenziale bisognosa di trasformazione.
Detto Zen


L’amicizia e l’amore non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il tè
Detto Zen


Rallenta, e ciò che stai inseguendo si avvicinerà e ti prenderà
Zen


Fin qui sei giunto per scoprire che quel che cerchi è già dentro di te.
detto buddhista 


Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?”,
domandò il samurai. “A chi ha tentato di regalarlo”, rispose uno dei discepoli.
“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti”, disse il maestro:
“Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé.
Storiella Zen



Colui che è maestro nell'arte della vita, non distingue tra il suo lavoro ed il suo tempo libero, ma semplicemente persegue la sua visione dell'eccellenza, qualsiasi cosa stia facendo.
Lasciando agli altri decidere, se sta lavorando, o semplicemente giocando
Massima Zen


Non pensate che il tempo voli semplicemente via. Il tempo presente ha la qualità del fluire. Potete supporre che il tempo stia soltanto passando e non capite che il tempo non arriva mai, ma è solo adesso. La gente vede soltanto il tempo andare e venire e non comprende a fondo che il tempo presente rimane in ogni momento.
Dogen Zenji XI d.c.


Armonizzare gli opposti tornando alla loro sorgente è la qualità distintiva dell'atteggiamento Zen: abbracciare le contraddizioni, facendone una sintesi, vivere seguendo la via del loro perfetto equilibrio
Taisen Deshimaru



Storie Zen

Silenzio.
Racconta un'antica storia Zen che tre giovani allievi per essere illuminati devono passare un certo tempo nel silenzio completo. «Ricordatevi, non una parola da alcuno di voi", ammonisce il maestro. Subito, il primo allievo dice: "Non parlerò affatto". "Quanto sei stupido", osserva il secondo. "Perché hai parlato? ". "Sono l'unico che non ha parlato", conclude il terzo allievo.



IL DISCEPOLO UBRIACONE
Un maestro aveva centinaia di discepoli. Tutti pregavano all'orario giusto, tranne uno, che era sempre brillo.
Il maestro si fece vecchio. Alcuni degli allievi più virtuosi cominciarono a discutere su chi sarebbe stato il nuovo leader del gruppo, colui che avrebbe ricevuto gli importanti segreti della Tradizione.
Alla vigilia della sua morte, però, il maestro chiamò il discepolo ubriacone e gli trasmise i segreti occulti.
Una vera e propria ribellione si diffuse fra gli altri.
"Che vergogna!" esclamavano per le strade. "Ci siamo sacrificati per un maestro sbagliato, che non sa vedere le nostre qualità."
Udendo la confusione all'esterno, il maestro agonizzante disse:
"Dovevo trasmettere questi segreti a un uomo che conoscessi bene. Tutti i miei allievi erano molto virtuosi, e mostravano solo le loro qualità. Questo è pericoloso; spesso, la virtù serve a nascondere la vanità, l'orgoglio e l'intolleranza.
"Per questo ho scelto l'unico discepolo che conoscevo veramente bene, giacché potevo vedere il suo difetto: l'ubriachezza."



Il pescatore
Un uomo ricchissimo aveva un amico, maestro Zen, che per vivere faceva il pescatore. Un giorno, passeggiando di mattina sulla spiaggia, incontrò il pescatore che stava comodamente sdraiato a prendere il sole.
"Ma come, non vai a pescare oggi?" disse il ricco
"Sono già uscito stamattina presto, e ho preso ciò che mi serviva per mantenere me e la mia famiglia", rispose il pescatore.
"Cosa fai del pesce che peschi", chiese il ricco.
"Lo vendo al mercato del pesce, pagano  bene" disse il pescatore.
"Ma allora perché non sei ancora a pescare a quest'ora?"
"A che scopo?" disse il pescatore.
"Se peschi di più guadagnerai più denaro! " disse il ricco.
"A che scopo?"
"Potresti comprarti un'altra barca e raddoppiare la pesca"
"A che scopo?"
" Dopo un po’ di tempo potresti mettere su una flotta di pesca"
"A che scopo?"
"Con il denaro guadagnato potresti mettere su un’industria di trasformazione del pesce"
"A che scopo"
"Ma insomma" disse il ricco, innervosito, "potresti guadagnare tanto denaro da permetterti di non lavorare più e di startene sdraiato al sole senza fare nulla!"
"Amico mio," rispose il pescatore, " ma io sono già sdraiato al sole senza fare nulla!"



Un uomo stava camminando nella foresta quando s'imbatté in una tigre. Fatto dietro-front precipitosamente, si mise a correre inseguito dalla belva. Giunse sull'orlo di un precipizio, ma per fortuna trovò da aggrapparsi al ramo sporgente di un albero.
Guardò in basso, e stava per lasciarsi cadere, quando vide sotto di sé un'altra tigre. Come se non bastasse, arrivarono due grossi topi, l'uno bianco e l'altro nero, che incominciarono a rodere il ramo.
Ancora poco e il ramo sarebbe precipitato.
Fu allora che l'uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. 
Tenendosi con una sola mano, con l'altra staccò la fragola e la mangiò.
Com'era dolce!

Questo aneddoto illustra la capacità di vivere qui ed ora, di cogliere l'attimo fuggente.
Tra le opposte esigenze, tra l'essere e il nulla, tra la vita e la morte, rifiutando tanto lo sconforto quanto l'esaltazione, bisogna gustare la dolcezza di un semplice frutto, di un semplice istante, lasciando perdere sia i ricordi sia le preoccupazioni per il futuro. Anche se ci troviamo sull'orlo di un precipizio, questo momento è tutto il nostro tempo. Solo la nostra mente, con le sue previsioni e le sue anticipazioni, ce lo può distruggere.
Storie Zen
http://www.potenzadelpensiero.com/pensieri-per-pensare/storielle-per-pensare/



Se non si prende coscienza dei propri condizionamenti millenari - e se non se ne prendono le distanze - si ripeteranno sempre gli stessi comportamenti. L'osservazione di sé è la base di ogni vera evoluzione.
Zen


Diversamente dalle meditazioni di tipo buddistico dell'estremo oriente, la meditazione filosofica greco-romana non è legata ad un atteggiamento corporeo, ma è un esercizio puramente razionale o immaginativo o intuitivo
Pierre Hadot. Esercizi spirituali e filosofia antica


Questa pratica in particolare prevede una dedizione completa alla postura seduta della meditazione senza oggetto e priva di uno scopo o una finalità qualsiasi, continuando a sedersi con impegno totale nell'assoluta immobilità
Dogen Zenji


Chi vuole utilizzare tecniche di meditazione deve abbandonare le vecchie idee che la meditazione consista solo nello stare seduto sotto a un albero in una postura yoga. Questo è solo un tipo di meditazione, e potrebbe essere adatto solo a poche persone. Per un giovane vivo e vibrante non è meditazione è repressione. Certe pratiche di meditazione non sono più adatte ai nostri tempi. Correre, danzare, nuotare, qualsiasi cosa può essere meditazione: ogni volta che il tuo corpo, la tua mente e la tua anima operano insieme in armonia, quella è meditazione.
Osho




L'unica meditazione possibile per gli occidentali, e quella dinamica.

Io ho iniziato con quella contemplativa, adesso frequento un monastero di monaci Buddhisti Tibetani a Milano, e devo dire che con lo Yoga ho raggiunto risultati che mai avrei pensato!

http://youtu.be/ivsls0Oxg_c






 

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