venerdì 21 febbraio 2014

Perchè la gente non si ribella?

Perchè la gente non si ribella? 
Di Marino Badiale


[...]Dopo tante analisi sociopoliticoeconomiche, possiamo dire di aver capito, almeno in linea generale, cosa “lorsignori” stanno facendo, e perché. Ma la possibilità di una politica di contrasto ai ceti dominanti è appesa a questa domanda: perché la gente non si ribella?
[...]

Risposta n.1: “La gente sta bene, o meglio, non sta ancora abbastanza male”. 
Il sottinteso di questa risposta è che l'ora della rivolta scocca quando si sta davvero male, quando arriva la fame. Ma questa idea è sbagliata. Se fosse corretta, il lager hitleriano e il gulag staliniano sarebbero stati un ribollire di rivolte, e sappiamo che non è andata così. La miseria non è condizione sufficiente per la rivolta, ma neppure necessaria: gli operai protagonisti di lotte dure, fra gli anni Sessanta e i Settanta del Novecento, non erano ricconi ma nemmeno miserabili ridotti alla fame.

Risposta n.2: “le condizioni non sono ancora peggiorate davvero”. 
Il sottinteso di questa risposta (che tiene conto delle obiezioni appena viste alla risposta n.1) è che la ribellione scatta non quando si sta male ma quando si sta peggio: quando cioè si esperisce un netto peggioramento delle proprie condizioni di vita. Tale tesi è facilmente confutata dall'esempio del popolo greco, che da anni vede le sue condizioni di vita peggiorare di continuo senza che questa faccia nascere una autentica rivolta (al più, qualche manifestazione un po' dura).

Risposta n.3: “mancano i gruppi dirigenti”. 
Qui si vuol dire che i ceti subalterni non hanno ceti dirigenti che li sappiano guidare in una lotta dura e intransigente. Questa risposta coglie ovviamente una parte di verità: è proprio così, mancano le persone capaci di essere leader della lotta. Ma a sua volta questo dato di fatto richiede di essere spiegato. Il punto è che non sempre, nei grandi mutamenti storici, c'è un gruppo dirigente già formato. Ci sono certo persone più capaci di capire e di dirigere, ma difficilmente è già pronto un autentico gruppo dirigente, unito e lucido. In Francia nel 1789, per esempio, un tale gruppo dirigente non c'era. È la lotta rivoluzionaria che lo ha forgiato. In molti casi, anche se non in tutti, i gruppi dirigenti si formano nel fuoco della lotta. Ma se il fuoco non divampa non si possono formare.

Risposta n.4: “la gente è corrotta”. 
Ovvero, ormai la corruzione, l'illegalità, la prevaricazione hanno contaminato anche i ceti subalterni, che non si ribellano contro l'orrido spettacolo offerto dai ceti dominanti perché lo trovano normale, e al posto loro farebbero lo stesso. Anche qui, si tratta di una risposta che coglie qualche elemento di verità, soprattutto in riferimento all'Italia, ma che mi sembra insufficiente. Non mi pare che nel sentire comune vi sia questa accettazione maggioritaria del farsi gli affari propri, eventualmente in modo illecito e senza guardare in faccia nessuno. Il diffuso disprezzo per i politici testimonia del contrario. È vero che, notoriamente, l'ipocrisia è l'omaggio che il vizio rende alla virtù, ma se anche si trattasse di ipocrisia questo testimonierebbe del fatto che un tale omaggio è necessario. Neppure in Italia è possibile dire apertis verbis “sono un ladro, siatelo anche voi”, e questo perché evidentemente la cosa non potrebbe reggere, perché non è vero che sono tutti ladri. 

Risposta n.5: “siamo diventati tutti individualisti”: 
qui si  vuol dire che l'ideologia neoliberista è penetrata talmente in profondità che ormai tutti ci comportiamo come l'homo oeconomicus dei libri, calcoliamo freddamente i nostri interessi materiali e non ci facciamo smuovere dalle ideologie. L'obiezione però è semplice: proprio dal punto di vista del freddo interesse materiale appare evidente la necessità della rivolta collettiva. È evidente infatti, come diciamo da tempo in questo blog, che il progetto dei ceti dirigenti italiani e internazionali è la distruzione di diritti e redditi dei ceti subalterni, ed è pure evidente che il singolo individuo può ben poco. Ma allora la rivolta collettiva dei ceti subalterni appare come l'unica strategia razionale, proprio dal punto di vista dell'interesse personale.

Risposta n.6: “è venuta meno l'idea di una società alternativa” : 
insomma il crollo del comunismo ha trascinato con sé ogni tipo di rivolta popolare. Il capitalismo attuale viene concepito come l'unica realtà possibile e ciò che succede ai ceti popolari appare come una catastrofe naturale rispetto alla quale la ribellione non ha senso. Anche in questa risposta ci sono elementi di verità ma la spiegazione appare insufficiente: infatti i contadini si sono ribellati infinite volte, in Occidente e altrove, senza nessuna idea di una società nuova e alternativa, ma anzi chiedendo il ripristino dei vecchi rapporti sociali, turbati da innovazioni recenti o dall'arrivo di “nuovi signori”. La grandi rivolte contadine in Cina non hanno mai sovvertito l'ordine socioeconomico ma, quando erano vittoriose, portavano a sostituire una dinastia con un'altra. Qualcosa di simile si può dire delle rivolte di schiavi, che quasi mai mettevano in questione l'ordine sociale basato sulla schiavitù. Insomma, la  rivolta può esserci anche senza basarsi sull'idea di una società futura alternativa. 

Risposta n.7: “non ci sono più i legami comunitari”, 
ovvero siamo tutti individui isolati che in quanto tali non riescono a lottare. Anche qui, c'è una verità ma è parziale. Se è vero che le lotte contadine sopra ricordate erano basate su legami comunitari, è anche vero che in altri casi dei legami comunitari si può dire quanto detto sopra a proposito dei gruppi dirigenti: ovvero che essi si formano nel fuoco della lotta. Le lotte operaie della fine degli anni Sessanta in Italia mettevano assieme operai immigrati da varie regioni del sud e operai del nord che magari chiamavano i primi “terroni”: i legami non erano dati a priori, si sono formati sulla base della condivisione degli stessi problemi e sull'individuazione degli stessi nemici.

Risposta n.8: “la gente non capisce, sono argomenti difficili”, 
o più brutalmente, “la gente è stupida”: ovvero la gente (il popolo, la classe ecc.) non capisce i suoi propri interessi, non capisce come essi siano messi in pericolo dagli attuali ceti dirigenti. L'argomento “la gente non capisce” è facilmente confutato dal fatto che i contadini cinesi o francesi in rivolta non erano necessariamente degli esperti di politica o di economia. Insomma per ribellarsi non è necessario avere le idee chiare sulle dinamiche socioeconomiche. Quanto alla tesi più brutale “la gente è stupida” si tratta di una tesi che è difficile da discutere, per la sua indeterminatezza (cos'è la stupidità? Come si misura?). In ogni caso, anche ammettendo questa “stupidità” (qualsiasi cosa ciò voglia dire) essa non sarebbe una spiegazione ma a sua volta un problema da risolvere. Perché la gente è diventata stupida, ammesso che lo sia? Sembra poi strano dire che la stragrande maggioranza della popolazione, formata da tutti coloro che hanno da rimetterci dalle attuali dinamiche sociali ed economiche (casalinghe e operai, pensionati e professori universitari, scrittori e droghieri) sia diventata stupida nella sua totalità. Se si va al fondo e si cerca di capire cosa si intenda con questa “stupidità”, si vede alla fine che, per chi dice che “la gente è stupida”, la motivazione principale è appunto il fatto che non si ribella. Ma allora dire che la gente non si ribella perché è stupida vuol dire che non si ribella perché non si ribella, e abbiamo una tautologia, non una spiegazione.


Questo è quanto mi sembra di poter dire. Come ho detto sopra, non ho risposte da dare. Ciascuna delle risposte indicate contiene qualche elemento di verità, ma nessuna mi sembra cogliere davvero il problema, e anche mettendole assieme non mi pare si guadagni molto. Chiudo suggerendo  che forse abbiamo bisogno di altri strumenti, diversi da quelli della politica e dell'economia, abituali per me e per gli altri autori di questo blog (e, probabilmente, per la maggioranza dei nostri lettori). Altri strumenti che possono essere: filosofia, antropologia, psicologia. Si accettano suggerimenti, anche e soprattutto di lettura.
Marino Badiale


Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 
Voto la risposta n° 1... per la maggioranza ci sono ancora risparmi (accumulati dai nostri genitori e nonni) o risorse economiche supplementari (qualche pensione, sempre di genitori e nonni) sufficienti a "tirare avanti"... aspetta che finiscano... 


Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 

Perchè prima pioveva, poi faceva freddo, e adesso c'è Sanremo.
E' inutile, noi siamo un popolo di rammolliti, resi passivi da intossicazione televisiva, idioti e ignoranti oltre che vili, paurosi e traditori. I nostri Avi, gli antichi Romani, inorridirebbero a vedere come siamo ridotti.
Poi c'è da dire che tanti, milioni, non vogliono cambiare perchè a loro va bene così, anche se vedono il fratello (?) accanto morire di stenti o suicidarsi. Mi riferisco ai: Dipendenti Statali, Sindacalisti a tempo pieno, giornalisti di regime, Operai garantiti,Militari, banchieri, manager industriali e altri ancora, la lista è lunga. Questi sono una decina o più di milioni e non permetteranno mai alcun cambiamento. Forse potrebbero cambiare solo sotto una deflagrazione di un Bulava, che più presto che tardi un certo Putin ci sparerà contro, con piena ragione, oserei dire. Alla malora, popolo vinto, schiavo e succube. Meritiamo una brutta fine, la fine dell'agnello sacrificale, scannato per far piacere al Dio dei Satanisti. Cordialità.
 
Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 
La gente non si ribella perchè per ribellarsi ci vuole organizzazione e soldi.
A noi la CIA non dà ne l'uno ne l'altro perchè spende già troppo in Venezuela, Argentina, Ukraina e Africa.  Quando Soros litigherà con Renzi e compagnia forse qualche soldo lo darà anche a noi e manderà Optor a darci una mano. Campa cavallo.
 
 
Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 

non condivido con l'articolista per svariate ragioni

primo punto:
- nei lager o nei gulag non c'è stata ribellione semplicemente perché i prigionieri erano infinitamente più deboli dei loro carcerieri (armati) altrimenti se ne avessero avuto la possibilità avrebbero avuto salva la vita, infatti tentativi disperati di fuga o ribellione ce ne sono stati

- gli anni 60 e 70 hanno generato la politica di oggi per cui era meglio che si stavano a casa loro a fare la calzetta - oggi si starebbe meglio

punto secondo:
in Italia si sta ancora bene infatti determinate categorie come gli statali sono ancora tutelate
se i Greci riuscissero ad organizzarsi rivolterebbero la situazione te lo dice uno che in Grecia c' è stato poco tempo fa

punto terzo:
mancano i soldi per organizzare non i leader o le idee

punto quinto:
l'egoismo nasce nel benessere, se ci fossero problemi comuni e non a macchia di leopardo si tornerebbe a pensare comune

punto sesto:
preferisco astenermi e tenere per me l'analisi

punto ottavo:
si, la gente è stupida te lo dice uno che ascolta con attenzione i discorsi della gente comune, dell'elettore medio, posso dire con certezza che hanno 3 o 4 neuroni a testa.

non mi baso sul livello culturale ma di finezza cerebrale, infatti ho sentito cose sagge da persone con la quinta elementare e totali idiozie da laureati con lode 

Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 
[...] ma che forse non ci sia lo zampino di chi CI CONTROLLA? O che pensate che siamo LIBERI? E de fa che ? Magnà, bevere e annà de corpo? Cosa credete che stiano a fare le GALERE orrende e mai riformate in Italia? Perenne monito per chi OSA anche solo PENSARE CIO' CHE NON DEVE (ricordatevi di Stormfront in Italia: mentre le persone con medesime idee e però armi in pugno sono lodate e benvolute dal Nostro Caro Fratello...e dall'apparato ufficiale italiota, obvius ...). Anche la crisi serve a raffreddare gli animi, cosa credete ? Come le droghe libere a gogò, le centrali dello spaccio perennemente rifornite di materiale umano per la vendita al dettaglio (barconi della 'morte': si, hai voglia...). E poi, cominciano qua e là ad apparire articoli che mettono in giusta luce i 'progressi' ( si fa per dire ) della manipolazione applicata al genere umano: eh sennò quelle centinaia di migliaia di impiegati e militari NATO che ogni giorno vanno al lavoro con cosa avrebbero da divertirsi? Non esistono mica solo i droni...Una brevissima rassegna stampa, che poi se ho tempo aumenterò:

- http://www.silverland.info/documenti/armi-psicotroniche-e-scie-chimiche/
- http://www.ecplanet.com/node/4126
-http://rgw.altervista.org/index.php?mod=read&id=1331198087

La domanda è comunque questa, quella reale e sensata: è giusto 'ribellarsi' A COMANDO, avendo delle buone ragioni dalla propria parte, ovviamente ? Non è già tradire la nostra natura più intima, quella tante volte presa a pretesto dalle religioni più menzognere, per accettare di diventare dei mostri, sia pure a fin di bene? Perchè se si inizia non è che ci si ferma a metà, questo si, quest'altro no, adesso vediamo, questo è un anziano, questo/a è troppo giovane, ecc., dammi il tempo di pensare, e quant'altro. Si spara e si uccide e basta. E si viene uccisi ( ma questo tutto sommato è un dettaglio ).



Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 
Il tacito presupposto di tutto l'intervento è che la gente, quantunque non lo faccia, dovrebbe ribellarsi. E invece no. La ribellione non risolve mai nulla, non ha mai risolto nulla. Non si può combattere il divenire col divenire. Visto che Badiale chiede consigli di lettura, io gli consiglio di leggere Emanuele Severino. Non che fidi nell'efficacia di simili consigli. Dopo 700 anni di umanismo operativo e volontaristico nessuno in Occidente ha orecchie per la Verità, tutti, invece (e l'auctor badialiano, Marx, in modo emblematico) per la sola Volontà di potenza.

Re: PERCHE' LA GENTE NON SI RIBELLA? 
Un briciolo di vero c'è in tutte le tue risposte, specie nella n 9, e poi c'è una decima, importante, e comincio da quella: a ribellarsi efficacemente sono i GIOVANI  vedi '68, ma anche 1848, probabilmente 1789 (se guardi un anno prima, 1788, ci corrono 120 anni esatti fra le 3 date, che non è una coincidenza...) mentre l'Italia di oggi è e diventerà sempre più un paese di VECCHI,  pieni di rabbia e rimpianto, ma sempre vecchi acciaccati, paurosi ed impotenti. Le rivoluzioni o le guerriglie comprese quelle finte e sorosiane son sempre fatte da giovani, anche se guidate in retrovia da furbi vecchiacci, e questo vale anche per la carne da cannone delle guerre!
Il n 9 è un poco più giusto degli altri grazie all'efficacissima repressione in guanti di velluto del Sistema che si è scaltrito a furia di fiaschi dei "pugni di ferro": infatti col DIVIDE ET IMPERA  è riuscito nel capolavoro di dividere il destra dal sinistra, persino finte ed uguali come sono, e ce ne vorrebbero milioni di Preve o Fusaro per spiegare tutto alle masse rimbecillite, dove la TV, il porno libero, i casinò liberi dovunque, i telefonini tuttofare,  le divisioni tra amanti della Juve e non, delle bionde o delle brune, del sugo o del pesto hanno completato l'opera anche con l'aiuto determinante del liguaggio astuto promosso dagli intellettuali venduti, a base di "Bene" "Progresso ,democrazia, diritti Umani" e altre cazzate che addormentano tutti. Per i pochi che si svegliano e si fan vedere, c'è sempre la depressione suicida, l'auto impazzita, l'errore dei medici, la rapina finita tragicamente o l'infarto inatteso. 

 
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