domenica 23 febbraio 2014

Galbraith. Diversamente da quella del capitalista, la preminenza economica e politica del management dell'attuale grande impresa è accettata dall'opinione pubblica. Il suo ruolo decisivo nelle scelte in materia di sicurezza nazionale, finanza pubblica e politica ambientale è dato per scontato. La sua influenza in altri settori della vita pubblica è anch'essa fuori discussione. E, come si è sottolineato a sufficienza, il prodotto interno lordo, al quale la grande impresa dà un contributo rilevante, è considerata la misura del progresso economico e perfino civile. Ma la situazione ha altri aspetti, socialmente meno piacevoli, a cui occorre fare attenzione. Un aspetto, come si è notato, è il modo in cui il potere della grande impresa piega gli obbiettivi pubblici alle proprie necessità e al proprio utile. La sua visione, che tende a diventare generale, è che una società prospera è una società con più automobili, televisori, capi di abbigliamento e ogni genere di altro bene di consumo materiale. E anche con più armi, e sempre più letali. Come se i beni di consumo fossero l'unica misura del successo umano.

Una caratteristica profonda dell'opera di J. K. Galbraith é l'insofferenza per il potere, specie quello gestito da pochi all'insaputa dei molti, la condanna del consenso estorto, se non con la violenza, almeno con l'inganno.
Con la truffa, appunto.
John Kenneth Galbraith, “L'economia della truffa”
prefazione di Mario Deaglio


Così come i consumatori si illudono di scegliere liberamente i prodotti che acquistano, gli elettori si inlludono di scegliere liberamente i loro governanti, ma, in realtà, in entrambi i casi il cittadino comune non é padrone delle proprie scelte.
John Kenneth Galbraith, “L'economia della truffa”


L'appagamento opera sotto l'incontrastabile copertura della "democrazia", sebbene non della democrazia di tutti i cittadini, ma solo di quelli che, in difesa dei propri vantaggi sociali ed economici, vanno a votare. Ne risulta un azione di governo che non si conforma alla realtà o ai bisogni collettivi, ma alle convinzioni dei fortunati, che costituiscono la maggioranza degli elettori.
John Kenneth Galbraith, “L'economia della truffa”


Ecco un'altra costante della vita economica: fra un disastro catastrofico e le riforme che potrebbero scongiurarlo, spesso, si preferisce il primo.
John Kenneth Galbraith, "Storia della economia")

Diversamente da quella del capitalista, la preminenza economica e politica del management dell'attuale grande impresa è accettata dall'opinione pubblica. Il suo ruolo decisivo nelle scelte in materia di sicurezza nazionale, finanza pubblica e politica ambientale è dato per scontato. La sua influenza in altri settori della vita pubblica è anch'essa fuori discussione. E, come si è sottolineato a sufficienza, il prodotto interno lordo, al quale la grande impresa dà un contributo rilevante, è considerata la misura del progresso economico e perfino civile. Ma la situazione ha altri aspetti, socialmente meno piacevoli, a cui occorre fare attenzione.
Un aspetto, come si è notato, è il modo in cui il potere della grande impresa piega gli obbiettivi pubblici alle proprie necessità e al proprio utile. La sua visione, che tende a diventare generale, è che una società prospera è una società con più automobili, televisori, capi di abbigliamento e ogni genere di altro bene di consumo materiale. E anche con più armi, e sempre più letali. Come se i beni di consumo fossero l'unica misura del successo umano.
John Kenneth Galbraith, "Economics of the Innocent Fraud", traduzione di Stefano Galli, 2004




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