L’albero della vita nella storia dell’arte
BY DIDATTICARTE · 21 FEBBRAIO 2014
Quando si pensa all’albero della vita nelle sue rappresentazioni artisticheviene subito in mente il celebre pannello di Gustav Klimt per Palazzo Stoclet, a Bruxelles.
Ma quell’immagine è solo una delle migliaia di raffigurazioni di questo soggetto. Si tratta, infatti, di un simbolo ancestrale, antico quanto l’uomo, presente in tutte le civiltà con significati abbastanza simili legati alla nascita, alla rigenerazione, all’energia vitale.
E, in effetti, basta osservare le mutazioni di un albero nel susseguirsi delle stagioni per percepire quanta vitalità possano sprigionare gli alberi!
L’albero della vita, però, non è un albero qualunque. È una raffigurazione fortemente simbolica che racchiude significati spesso esoterici (come nel caso della Cabala) o religiosi (come nell’Ebraismo o nel Cristianesimo). Fin dalle sue origini l’albero è sempre rigidamente simmetrico e, in base alla civiltà di riferimento, può somigliare ad una palma, ad un sicomoro, unmelograno o ad altre specie particolari.
Le più antiche rappresentazioni sono state rinvenute in Mesopotamia e risalgono al IX secolo a.C. Si tratta, nello specifico, di bassorilievi (ottenuti anche con l’uso di sigilli cilindrici) di epoca assira. Nella più nota di queste si può osservare Assurbanipal II raffigurato due volte in posizioni simmetriche rispetto all’albero sacro, generatore di ricchezza e fertilità.
Presso gli Egizi, essendo il faraone egli stesso una divinità, spesso è raffigurato come se fosse il tronco dell’albero della vita (forse un’acacia), con i rami disposti quasi a raggiera. Secondo alcune interpretazioni l’albero della vita egizio sarebbe da ricondurre alla forma della foce del Nilo, fiume che effettivamente garantiva la vita e la prosperità della popolazione.
Con la civiltà greca il mito dell’albero della vita si sovrappone a quello dell’albero dalle mele d’oro situato nel giardino delle Esperidi. Toccherà adErcole sconfiggere il serpente Ladone per raccogliere tre pomi (da notare l’analogia con la mela e il serpente della tradizione iconografica cristiana).
Dal punto di vista grafico, l’albero che vedete in questi esempi classici è davvero striminzito. Non è lui il vero protagonista quanto il mito ad esso legato. È solo un accessorio, un attributo iconografico di Ercole in una delle sue dodici fatiche.
Con l’avvento del Cristianesimo l’albero della vita torna ad avere un ruolo iconico evidente, soprattutto nel basso Medioevo. Un esempio molto noto è costituito dall’immenso mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto realizzato dal monaco Pantaleone tra il 1163 e il 1165.
Dal punto di vista tecnico e artistico non è un’opera eccelsa, le immagini sono molto schematiche e la fattura del mosaico piuttosto primitiva ma nella sua globalità è un vero capolavoro della cultura dell’epoca.
Il tronco dell’albero attraversa tutta la navata mentre ai suoi fianchi si snodano scene bibliche ed eventi storici. Nella parte superiore dodici tondi raffiguranti i mesi dell’anno, quasi a rimarcare il primitivo legame trareligione e tempi della natura.
Intanto in Sicilia maestranze arabe e bizantine alla corte del Re normanno Ruggero II, tessevano il suo splendido mantello per l’incoronazione che avvenne nel 1133. Il prezioso manufatto presenta due leoni che sbranano due cammelli (a simboleggiare la vittoria dei Normanni sugli Arabi) separati da un albero della vita (in questo caso una palma).
La stessa palma è presente nei mosaici parietali della Sala di Re Ruggero aPalazzo dei Normanni, Palermo, e nel famoso chiostro del Duomo di Monreale (eccezionale esempio di architettura arabo-normanna) come elemento centrale della fontana (collegando così anche l’acqua alla vita).
Un mosaico poco più tardo, sempre in stile bizantino, riporta l’albero della vita nell’alveo della religione cristiana. Si tratta del grande catino absidale della Basilica di San Clemente a Roma su cui campeggia la crocecircondata da rami ricurvi (forse i tralci di vite di origine paleocristiana).
Nel XIV secolo ritroviamo l’albero della vita negli affreschi del refettorio dellaBasilica di Santa Croce a Firenze realizzati da Taddeo Gaddi (1340).
Qui, sopra un’Ultima Cena, è dipinto un grande albero della vita nel quale tronco e rami diventano la croce di Cristo. Il significato è evidente: lasorgente di vita non è più la natura ma è nel figlio di Dio secondo un’iconografia tratta dal Lignum Vitae di San Bonaventura.
Lungo i rami sono scene della vita di Cristo che diventa asse di simmetria di una sorta di vangelo illustrato, aspetto ancora più evidente nel coevo dipinto del fiorentino Pacino Di Buonaguida.
Negli stessi anni un altro artista (non identificato) dipingeva qualcosa di simile nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, seguendo lo stesso schema che si poteva ritrovare anche nelle illustrazioni dell’epoca.
Cosa succedeva, intanto, fuori dall’Italia? Come ho detto all’inizio, l’albero della vita è un simbolo presente in tutte le civiltà e in tutti gli angoli del mondo. Dunque dobbiamo aspettarci di trovare analoghe raffigurazionianche altrove.
Spostandoci in Francia, nella stessa epoca troviamo uno splendido albero realizzato in una delle vetrate della cattedrale di Chartres. È una versione dell’albero conosciuta anche come “Albero di Jesse” cioè lo sviluppo genealogico della stirpe di Cristo.
Ma spostiamoci più lontano e vediamo cosa succede in Asia… Qui l’albero della vita può diventare un vero ricamo di pietra come nella splendida finestra della moschea di Sidi Saiyyed ad Ahmedabad, in India.
Siamo già alla fine del XVI secolo e nell’arte islamica (caratterizzata da motivi biomorfi) il simbolo dell’albero era già presente da tempo. In alcuni casi è trattato come un soggetto realistico, in altri è più stilizzato egeometrizzato (come negli esempi sottostanti provenienti da Siria, Iran e Turchia).
In Europa, intanto, l’albero della vita conosceva un lungo periodo diassenza dalla scena artistica. Dopo la fine del Medioevo occorre aspettare fino al Seicento per ritrovarlo in alcuni retablo barocchi come questo di una chiesa austriaca.
Ed è proprio in Austria che, all’inizio del XX secolo, viene realizzato l’albero della vita più famoso di tutta la storia dell’arte. Un albero che assomma a sé significati universali di amore, rinascita ed energia vitale: quello cheGustav Klimt ideò per il fregio della sala da pranzo di palazzo Stoclet, a Bruxelles tra il 1905 e il 1909.
In quest’opera l’albero, una fiabesca creazione con spirali e gemme, è affiancato da una donna sola a sinistra (simboleggiante l’attesa) e una coppia, a destra, fusa in un abbraccio. Lo stile richiama l’arte bizantina e quella egizia in un nuovo linguaggio che è proprio dell’Art Nouveau, fatto di preziosismo, bidimensionalità e linee curve.
Quello di Klimt resterà quasi un caso isolato nell’arte contemporanea. Ricordo solo altri due casi: quello di Henri Matisse e quello di Marc Chagall.
Il primo ha realizzato un albero della vita sulla vetrata di una cappella nella cittadina francese di Vence (1948-51). Com’è tipico dello stile di questo autore il disegno è molto elementare, con la classica foglia dai bordi ondulati che si ripete lungo il pannello e l’uso di pochi colori.
Il secondo ha lasciato anch’egli delle splendide vetrate con l’albero della vita, dalla tipica dominante azzurra, nella Chiesa di Santo Stefano a Magonza (1978-85) e in una cappella nella cittadina francese di Sarrebourg. (1972-76).
Quest’ultimo esempio sembra proprio un compendio di tutti i significatiche l’albero della vita ha avuto nella storia: simbolo divino e religioso, forza primigenia di rigenerazione, armonia e amore universale, spiritualità allo stato puro.
Se ci saranno ancora altri alberi della vita nell’arte del XXI secolo, dubito che riusciranno ad esprimere qualcosa in più di quelli degli artisti contemporanei!
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