lunedì 16 gennaio 2012

Iain Banks. La fabbrica delle vespe. Un tempo disprezzavo le pecore per la loro profonda stupidità. Le vedevo mangiare, e mangiare, e sempre mangiare, e bastava un cane per tenerne a bada intere greggi. Le inseguivo, divertendomi un mondo per il loro modo di correre, le vedevo andarsi a ficcare in situazioni stupide e complicate, e pensavo che si meritassero di finire in spezzatino, e che l'attività di produrre lana fosse già troppo nobile per loro. Ci vollero anni e lunghe elaborazioni prima che finalmente mi rendessi conto di quello che le pecore rappresentassero veramente: non la loro stessa stupidità, ma il nostro potere, la nostra avidità, la nostra superbia.

Iain Banks, La fabbrica delle vespe.
Un tempo disprezzavo le pecore per la loro profonda stupidità.
Le vedevo mangiare, e mangiare, e sempre mangiare, e bastava un cane per tenerne a bada intere greggi. Le inseguivo, divertendomi un mondo per il loro modo di correre, le vedevo andarsi a ficcare in situazioni stupide e complicate, e pensavo che si meritassero di finire in spezzatino, e che l'attività di produrre lana fosse già troppo nobile per loro.
Ci vollero anni e lunghe elaborazioni prima che finalmente mi rendessi conto di quello che le pecore rappresentassero veramente: non la loro stessa stupidità, ma il nostro potere, la nostra avidità, la nostra superbia.
Iain Banks, La fabbrica delle vespe, Meridiano Zero, 2012, p. 178
(traduzione di Alessandra Di Luzio)

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