martedì 7 gennaio 2014

Edgar Lee Masters. Dio! Non chiedermi di elencare le tue meraviglie. Ti riconosco le stelle e i soli e i mondi innumerevoli. Ma ho misurato le loro distanze e li ho pesati e ho scoperto la loro materia. Ho inventato ali per l'aria, e chiglie per l'acqua, e cavalli di ferro per la terra. Ho accresciuto milioni di volte la vista che tu mi desti, e l'udito che mi desti, milioni di volte; ho valicato lo spazio con la parola, e preso dall'aria il fuoco per farne luce. Ho costruito grandi città e perforato colline, e gettato ponti su acque maestose. Ho scritto l'Iliade e l'Amleto; ho esplorato i tuoi misteri, e ti ho cercato senza posa, e ti ho ritrovato dopo averti perduto in ore di stanchezza, e ti chiedo: ti piacerebbe creare un sole e l'indomani avere i vermi che ti brulicano in mezzo alle dita?

Nell’Antologia di Spoon River Edgar Lee Master
immaginava che sulla lapide di Trainor
(che poi sarebbe diventato “Il Chimico” di De Andrè)
ci fosse scritto:

“E chi può dire
come uomini e donne reagiranno
fra loro, o quali figli ne risulteranno? […]

C’erano Benjamin Pantier e sua moglie,
buoni in sé stessi, ma cattivi l’uno con l’altro:
lui ossigeno, lei idrogeno,

il loro figlio, un fuoco devastatore.”



Dio! Non chiedermi
di elencare le tue meraviglie.
Ti riconosco le stelle e i soli
e i mondi innumerevoli.
Ma ho misurato le loro distanze
e li ho pesati e ho scoperto la loro materia.
Ho inventato ali per l'aria,
e chiglie per l'acqua,
e cavalli di ferro per la terra.
Ho accresciuto milioni di volte
la vista che tu mi desti,
e l'udito che mi desti,
milioni di volte;
ho valicato lo spazio con la parola,
e preso dall'aria il fuoco per farne luce.
Ho costruito grandi città e perforato colline,
e gettato ponti su acque maestose.
Ho scritto l'Iliade e l'Amleto;
ho esplorato i tuoi misteri,
e ti ho cercato senza posa,
e ti ho ritrovato dopo averti perduto
in ore di stanchezza,
ti chiedo:
ti piacerebbe creare un sole
e l'indomani avere i vermi
che ti brulicano in mezzo alle dita?
Edgar Lee Masters



Broken mirrors
La mia mente era uno specchio:
vedeva ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.
In gioventù la mia mente era solo uno specchio
in un vagone che correva veloce,
afferrando e perdendo frammenti di paesaggio.
Poi con il tempo
grandi graffi solcarono lo specchio,
lasciando che il mondo esterno penetrasse,
e il mio io più segreto vi affiorasse,
poiché questa è la nascita dell’anima nel dolore,
una nascita con vincite e perdite.
La mente vede il mondo come cosa a sé,
e l’anima unisce il mondo al proprio io.
Uno specchio graffiato non riflette immagine,
e questo è il silenzio della saggezza.


Forse pensi, viandante, che il Destino
sia un trabocchetto esterno
che puoi schivare usando
previdenza e saggezza.
Così puoi credere osservando la vita degli altri
come chi, alla maniera di Dio, si piega su un formicaio
e saprebbe evitarne gli ostacoli.
Ma entra nella vita:
e vedrai che il Destino a suo tempo
ti si avvicina in forma della tua immagine allo specchio:
o mentre siedi al focolare, solo,
d'improvviso la sedia accanto a te conterrà un Ospite,
e tu conoscerai quest'ospite,
potrai leggergli il messaggio negli occhi.
Lyman King
Edgar Lee Masters


«Ero una ragazza quando ho letto per la prima volta Spoon River: me l'aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c'è tra la letteratura americana e quella inglese».
«l’aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così “mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggì”. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le reazioni degli adolescenti».
Fernanda Pivano



Avevo appena ventun anni, e Henry Pipps sovrintendente della Scuola fece un discorso al Teatro Bindle. "L'onore - ci disse - della bandiera va difeso, sia che venga assalita dal barbari Tagalog o dalla potenza più forte d'Europa". E noialtri applaudimmo, applaudimmo il discorso e la bandiera che lui sventolava parlando. Così andai alla guerra nonostante mio padre, e seguii la bandiera finché la vidi levarsi nel nostro campo tra risaie vicino a Manila.
Tutti noi acclamammo, acclamammo, ma là c'erano mosche e bestie velenose; c'era l'acqua mortifera, e il caldo crudele e il cibo nauseante e putrido e il fetore della latrina proprio dietro le tende, dove ci si andava a vuotare; le puttane impestate che ci venivano dietro; e atti bestiali tra noialtri e da noi soli, e tra noi prepotenza, odio, abbrutimento, e giornate di disgusto e notti di terrore fino all'assalto traverso la palude fumante, seguendo la bandiera, quando caddi gridando con gli intestini trapassati. 
Ora c'è una bandiera su di me a Spoon River.
Una bandiera! Una bandiera!
Edgar Lee Masters da Antologia di Spoon River



Il fiore della mia vita sarebbe sbocciato d'ogni lato se un vento crudele non avesse appassito i miei petali dal lato che vedevate voi del villaggio. Dalla polvere levo la mia protesta: il mio lato in fiore voi non lo vedeste! Voi, i vivi, siete davvero degli sciocchi e non sapete le vie del vento e le forze invisibili che governano i processi della vita.
Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River


Griffy il bottaio
Il bottaio deve intendersi di tinozze.
Ma io conoscevo anche la vita,
e voi che vi aggirate fra queste tombe
credete di conoscere la vita.
Credete che i vostri occhi spazino su un largo orizzonte, forse,
in realtà state solo guardando le pareti della tinozza.
Non potete sollevarvi ai suoi orli
E vedere il mondo esterno delle cose,
e così vedere voi stessi.
Siete sommersi nella vostra tinozza -
Tabù e regole e apparenze,
sono le doghe della vostra tinozza.
Spazzatele e rompete l'incantesimo
Di credere che la vostra tinozza è la vita,
e che voi conoscete la vita!
Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River


Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita. E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è tortura dell’inquietudine e del vano desiderio; è una barca che anela al mare eppure lo teme.
Edgar Lee Masters, antologia dello Spoon river



Giacciono insieme in questa tomba Benjamin Pantier, procuratore, e il cane Nig, suo fedele compagno, conforto e amico. Lungo la strada grigia, amici, bimbi, uomini e donne, uscendo a uno a uno dal mondo, mi lasciarono finché fui solo con Nig amico indivisibile, coniuge e compagno nel bere. Nel mattino della vita io conobbi aspirazioni e intravidi la gloria. Poi colei che mi sopravvive, accalappiò la mia anima con una rete che mi dissanguò, finch’io, un tempo indomabile, giacqui spezzato, indifferente, vivendo con Nig nel retro di un sudicio ufficio. Sotto la mia mascella è appoggiato il naso di Nig- la nostra storia storia finisce nel nulla. Va’, folle mondo! 
Antologia di Spoon River, Benjamin Pantier


Io so ch’egli diceva che avevo accalappiato la sua anima con una rete che lo dissanguò. 
E tutti gli uomini lo amavano e molte donne lo compiangevano. Ma immaginate di essere una vera signora, e di avere gusti delicati, e che l’odore del whiskey e delle cipolle vi nausei, e il ritmo dell’Ode di Wordsworth vi rimormori all’orecchio, mentre da mane a sera lui gironzola ripetendo frammenti di quella comune sentenza: “Oh perché inorgoglirsi quando siamo mortali?” E poi immaginate: siete una donna ben dotata, e il solo uomo con cui la legge e la morale vi permettono di aver rapporti coniugali è proprio l’uomo che vi riempie di disgusto ogni volta che ci pensate- e voi ci pensate ogni volta che lo vedete! Per questo lo cacciai di casa a vivere col cane in una sudicia stanza nel retro del suo ufficio. 
Antologia di Spoon River, La signora Pantier



Jonathan Swift Somers
Quando vi sarete arricchiti l'anima 
il più possibile, 
con i libri, la riflessione, il dolore, la conoscenza degli uomini,
la capacità d'interpretare sguardi, silenzi, 
le pause nei grandi mutamenti,
il genio della divinazione e della profezia;
sicché vi parrà a volte di tenere il mondo
nel cavo della mano;
allora, se per l'affollarsi di tanti poteri
entro il cerchio della vostra anima,
l'anima prende fuoco,
e nell'incendio dell'anima
il male del mondo è illuminato e reso intelligibile-
siate grati se in quell'ora di visione suprema
la vita non v'inganna.
Edgar Lee Masters


La corolla della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato
se un vento crudele non avesse tarpato i miei petali
sul lato che voi nel villaggio potevate vedere.
Dalla polvere innalzo una voce di protesta:
il mio lato in fiore non lo vedeste mai!
Voi che vivete, siete davvero degli sciocchi,
voi che non conoscete le vie del vento
e le forze invisibili
che governano il processo della vita.
Edgar Lee Masters



Quante volte Ernest Hyde ed io
abbiamo discusso del libero arbitrio!
La mia metafora preferita era la vacca di Prickett
che pascolava legata, e circolava
quanto glielo concedeva la fune.
Un giorno che così discutevamo, guardando la mucca
che tirava la fune per allargare lo spazio
che era ormai nudo d’erba,
il piolo saltò e, a testa bassa,
quella ci corse addosso.
“E questo? non è libero arbitrio?” disse Ernest fuggendo di corsa.
Io caddi sotto una cornata.
Edgar Lee Masters


Fabio Pucci

...il soggetto è...la Vacca...o...il Piolo ?


Pseudo-intervista di Fernanda Pivano a Edgar Lee Masters:
La prima volta che riuscii ad andare in America, nel 1956, Edgard Lee, Masters era morto da sei anni. Con l'aiuto di un senatore radicale amico di James Farrelli riuscii ad arrivare nelle zone dello Illinois che ispirarono l'Antologia di Spoon River: su automobili di giornalisti pre-rivoluzionari o su monoplani dal volo a dir poco imprevedibile mi ritrovai a Petersburg, il villaggio di 3.000 abitanti vicino al fiume Sangamon dove Masters trascorse l'infanzia; e di lì, nel villaggio ancora più piccolo di Lewistown, a pochi chilometri dal fiume Spoon, dove Masters andò a vivere a 11 anni e dove rimase finché andò a tentare la fortuna a Chicago. Invece di parlare con Masters dovetti accontentarmi di parlare coi suoi ormai vecchi amici e nemici, la bibliotecaria che gli prestava i libri greci, il figlio dei direttore del giornale (il direttore che gli rubò la fidanzata) e così via.
A quei tempi non usavano ancora le interviste, né le registrazioni su nastro. Ma nel 1915 quando il volume uscì in America e di anno in anno diventò sempre più popolare fino il restare ininterrottamente un best-seller, e tanto più adesso con le edizioni tascabili (anche in Italia Einaudi dal 1943 ne ha fatto 36 edizioni), Masters scrisse varie autobiografie e molti articoli: da queste autobiografie e da questi articoli ho ricostruito una pseudo-intervista.

Pivano Come ti è venuto in mente di scrivere l'antologia di Spoon River?
Masters Mentre facevo l'avvocato a Chicago e mi aggiravo nei tribunali e frequentavo la cosiddetta società... giunsi alla conclusione che il banchiere, l'avvocato, il predicatore, le antitesi del bene e del male non erano diverse nella città e nel villaggio... Cominciai a sognare di scrivere un libro su una città di campagna che avesse tanti fili e tanti tessuti connettivi da diventare la storia del mondo intero.

P. Qual è il villaggio che hai ritratto, Lewistown o Petersburg?
M. Ho trascorso più o meno lo stesso numero di anni nei due villaggi. Ma a Lewistown ho visto la gente con occhi maturi e in circostanze che avevano acuito la mia osservazione. Petersburg era soltanto una fiera di campagna con molta gente; Lewistown era un microcosmo organizzato... E stato il fiume Sangamon, non lo Spoon a fornirmi lo spunto per l'Antologia. Però 53 poesie sono ispirate a nomi delle regioni di Petersburg, 66 a nomi della regione del fiume Spoon... Le tombe che ho descritto sono di Petersburg, ma la collina è di Lewistown.

P. Quanti personaggi hai descritto nel libro?
M. 244. Ci sono 19 storie sviluppate in ritratti intrecciati. Ho trattato tutte le occupazioni umane consuete, tranne quelle del barbiere, del mugnaio, dello stradino, dei sarto e del garagista (che sarebbe stato un anacronismo).

P. Quando hai cominciato a scriverlo, questo Spoon River?
M. Il 10 maggio 1914 mia madre venne a trovarmi a Chicago... Chiacchierando riandammo al passato di Lewistown e di Petersburg, rievocando personaggi e avvenimenti che mi erano sfuggiti di mente... Una domenica, dopo averla accompagnata al treno, mentre suonava la campana della chiesa e la primavera era nell'aria, scrissi La Collina e i ritratti di Fletcher MeGee e Hod Putt... Mi venne quasi subito l'idea: perché non fare così il libro che avevo immaginato nel 1906, in cui volevo rappresentare il macrocosmo descrivendo il microcosmo?

P. Quando e dove uscirono queste prime poesie?
M. Sulla rivista di William Marion Reedy, il "Mirror" di St. Louis. 
Uscirono il 29 maggio 1914, sotto lo pseudonimo di Webster Ford

P. E le poesie successive?
M. Dal 20 maggio 1914 al 5 gennaio 1915 inondai dì epitafi il "Mirror"... nell'estate erano già citati e parodiati in tutta l'America ed erano già arrivati in Inghilterra... Scrivevo quando potevo, il sabato pomeriggio e la domenica. Gli argomenti, i personaggì, i drammi mi venivano in mente più in fretta di quanto li potessi scrivere. Così presi l'abitudine di annotarmi le idee, o magari scrivere le poesie, sui rovesci delle buste, sui margini dei giornali. quando ero in tram o in tribunale o al ristorante.

P. Fino a quando hai conservato l'incognito?
M. Reedy pubblicò il mio vero nome nel numero del "Mirror" del 20 novembre.

P. E quando è uscito il volume?
M. Nell'aprile 1915.

P. Come l'hanno preso quelli che hanno ispirato le poesie?
M. Come un rozzo attacco di un figlio sleale della comunità e cominciarono subito a identificare nei vari epitaffi persone viventi o che avevano vissuti lì attorno... A mia madre non piacque, a mio padre piacque moltissimo... John Cowper Powys fece una conferenza a Chicago e ciò che disse mi atterrì e mi attribuì una responsabilità che non potevo sopportare.

P. In realtà qual'era la sua intenzione?
M. Di ridestare quella visione americana, quell'amore della libertà che gli uomini migliori della Repubblica si sono sforzati di conquistare per noi e di tramandare nel tempo.

Fernanda Pivano, ottobre 1971

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