martedì 18 luglio 2017

Dino Buzzati. Poema a fumetti. Graphic Novel.


All’inferno (con Orfeo) e ritorno
Il Buzzati più buzzatiano è tra noi
La nuova vita di «Poema a fumetti», prima graphic novel d’Italia.  [...]

E dal 2 ottobre in edicola con il «Corriere» una collana dedicata a Dino Buzzati [...]
di LORENZO VIGANÒ

Quando, nel settembre 1969, venne pubblicato per la prima volta, Poema a fumetti suscitò un diffuso imbarazzo nel mondo editoriale. Per varie ragioni. Per la scelta dell’autore, Dino Buzzati, scrittore apprezzato, firma illustre del «Corriere della Sera», uomo serio e rigoroso, di pubblicare una storia illustrata; per quella parola, «fumetto», contenuta nel titolo che rimandava un’editoria popolare considerata di serie B; per le donnine nude che popolavano le sue pagine, portatrici di un erotismo esplicito ai limiti della pornografia, che così poco piacque a Indro Montanelli. Ma anche (e forse soprattutto) perché non si sapeva bene come definirlo, dove collocarlo. Che cos’era esattamente Poema? Non propriamente un fumetto: i testi erano liberi nelle tavole disegnate, non contenuti cioè nelle classiche nuvole, e anche il tema trattato, il mito classico di Orfeo ed Euridice rivisitato in chiave Pop Art — un viaggio nell’Aldilà, un inno alla vita attraverso la rappresentazione della morte —, non era di quelli trattati di solito negli albi da edicola. Non era un semplice divertissement né un libro artistico né un romanzo con figure.
Era tutto questo contemporaneamente. 

Tant’è vero che non si capiva bene a chi fosse rivolto né chi avrebbe dovuto recensirlo, se i critici letterari o quelli d’arte. Per questo, nonostante il successo di pubblico — la prima edizione andò esaurita in pochi giorni — rimase sempre un libro atipico, e non solo nella produzione di Buzzati; un’opera indefinibile, spesso sottovalutata se non addirittura dimenticata.

Fino a oggi quando, a quasi cinquant’anni di distanza dalla prima uscita, Poema a fumetti ha finalmente trovato la sua giusta collocazione, il suo posto naturale nel panorama editoriale. Perché, considerato ormai unanimemente il primo esempio italiano di Graphic Novel, parola sconosciuta all’epoca, ma che oggi identifica un genere preciso che autori come Will Eisner prima e poi Art Spiegelman, Chris Ware, Igort, Marjane Satrapi… hanno via via definito e sviluppato, viene per la prima volta pubblicato in questi giorni nella neonata Oscar Ink della Mondadori, collana dedicata esclusivamente a fumetti e «romanzi grafici». 

Affiancandosi così negli scaffali delle librerie a lavori come March di John Lewis, Andrew Aydin e Nate Powell (primo fumetto della storia a vincere il National Book Award), come Palestina di Joe Sacco, e a comics più tradizionali come The Black Monday Murders di Jonathan Hickman e Tomm Coker, Poema diventa il simbolo, il prototipo del genere. 

Dino Buzzati, appassionato di fumetti — gli piacevano le imprese di Diabolik, nome con cui battezzò il suo ultimo cane, e l’umana poesia dei paperi disneyani — ne sarebbe orgoglioso. Ancora più soddisfatto nel (ri)vedere finalmente questo libro nel suo formato originale, non più adottato dall’edizione del 1969.

Del resto lo sapeva bene il suo autore quando, regalando il libro alla moglie Almerina, le disse: 
«Lo pubblicherai tra vent’anni, quando non ci sarò più. Non è adatto a questi giorni!». 

Sapeva bene Buzzati, già mentre lo realizzava, che quel «poemetto figurato», quella cosa «che viene su dai visceri», come lui stesso l’aveva definita, anticipava i tempi. Era consapevole che la sua natura non convenzionale, la sua unicità, il carattere rivoluzionario della tecnica usata — che mischiava rielaborazioni di quadri e fotografie scattate apposta e poi ridisegnate (la moglie Almerina modella per Eura-Euridice, il pittore Antonio Recalcati per Orfi-Orfeo), inquadrature di film e immagini rubate da riviste erotiche straniere — lo rendevano inafferrabile. 

Un’opera «beat» con il sapore grafico dell’epoca, un libro semplice e allo stesso tempo articolato, da leggere in meno di un’ora, come un qualsiasi fumetto, ma anche da scoprire poco a poco, lasciandosi risucchiare dalle sue pagine. 

Atipico e moderno perché interattivo, un «gioco serissimo», come è stato definito, di rimandi tra autore e lettore, introdotto soltanto da una breve nota (siglata semplicemente d.b.) nella quale Buzzati ringrazia «per gli utili consigli», alcuni personaggi, da Salvador Dalì a Caspar David Friedrich, da Friedrich Wilhelm Murnau a Federico Fellini. [...]



http://www.corriere.it/cultura/17_luglio_17/dino-buzzati-poema-a-fumetti-mondadori-020d6438-6b0f-11e7-b051-36367461b8c9.shtml

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