Angoscia, dolore e lutto secondo Freud
Quand'è che parliamo di angoscia, quando di dolore, e quando di lutto? Si tratta di tre sentimenti legati alla perdita di qualcosa a cui teniamo: la risposta di Sigmund Freud
A cura di Antonella Marchisella
Sigmund Freud inizia con l'affermare che l'angoscia è la reazione al pericolo, ma dal momento che i pericoli sono fatti che fanno normalmente parte dell'umanità - "per tutti gli individui gli stessi" - cerca di comprendere in che modo riescano alcuni individui a sottomettere l'affetto d'angoscia alla normale attività psichica, oppure di cogliere quel fattore che determini chi debba fallire in tale compito. Discorre così di due tentativi di scoprire questo fattore: il primo è quello di Alfred Adler, che espone una teoria secondo cui coloro che "falliscono nell'eseguire il compito posto dal pericolo sono quelli che si trovano in grandi difficoltà a causa dell'inferiorità dei loro organi"; il secondo tentativo risale al 1923 ed appartiene ad Otto Rank, il quale enuncia che la nascita è la prima situazione di pericolo per una persona e a questa primissima situazione di pericolo (nonchè prima condizione d'angoscia) collega tutte le seguenti. Riportiamo testualmente una frase importantissima: "Il trauma della nascita colpisce i singoli individui con diversa intensità, al variare della forza del trauma varia anche la violenza della reazione d'angoscia e dall'intensità di questo inizio dello sviluppo dell'angoscia dipenderebbe se l'individuo possa mai raggiungere il controllo dell'angoscia, ossia se diventerà un nevrotico o un individuo normale".
La teoria di Rank è indubbiamente interessante, Sigmund Freud tuttavia precisa che si tratta di una teoria che non considera in alcun modo i fattori costituzionali o filogenetici e che peraltro lascia supporre che gli individui che non sono riusciti a far fronte ai pericoli iniziali, falliranno anche nelle future situazioni di pericolo sessuale; da qui la nevrosi. Freud disapprova chiaramente questa teoria e riprende alcuni punti psicoanalitici:
- l' Io, tramite la rimozione, può riuscire a difendersi da un moto pulsionale pericoloso, a scapito dell'Es ;
- Se la situazione di pericolo cambia e l'Io non ha più bisogno di difendersi da un nuovo moto pulsionale analogo a quello rimosso, il nuovo decorso della pulsione si compie sotto l'influsso dell'automatismo.
A volte l'Io può riacquistare il proprio influsso sul moto pulsionale abbattendo la rimozione che esso stesso ha generato, ma ciò avviene raramente, in quanto le rimozioni generate dall'Io sono nella maggior parte dei casi irreversibili. Possiamo pertanto elencare tre dei fattori che causano la nevrosi:
- il fattore biologico ("stato di impotenza e di dipendenza a lungo protratto del bambino piccolo... Questo fattore biologico produce le prime situazioni di pericolo e crea il bisogno di essere amati che non abbandonerà più l'uomo");
- il fattore filogenetico (sviluppo della libido);
- il fattore psicologico (questo fattore risiederebbe nella differenziazione in Io e in Es, che sarebbe un'imperfezione del nostro apparato psichico).
Avendo appurato che l'angoscia nasce come reazione al pericolo della perdita dell'oggetto, come possiamo stabilire in quali casi separarsi dall'oggetto porta all'angoscia, quando porta al dolore e quando al lutto? Ripartiamo dalla situazione della nascita e supponiamo che il neonato venga a trovarsi davanti un estraneo anzichè sua madre. Ecco gli elementi che vengono a manifestarsi: l'angoscia come reazione al pericolo della perdita d'oggetto (tenendo presente che un neonato non fa distinzione tra una mancanza temporanea della madre ed un'assenza permanente, all'angoscia si accompagna dunque anche dolore. Non essendoci questa distinzione, la mancanza della madre,seppure temporanea, è un trauma per il piccolo e più precisamente, volendo riportare le parole di Freud "è una situazione traumatica se il neonato in quel momento prova un bisogno che la madre dovrebbe soddisfare"). Dobbiamo comunque porre l'attenzione sul fatto che la situazione traumatica della mancanza della madre è differente dalla situazione traumatica della nascita. Possiamo sintetizzare in questo modo:
- l'angoscia è la reazione al pericolo della perdita dell'oggetto;
- il dolore è la vera reazione alla perdita dell'oggetto;
- il lutto è un'altra delle reazioni emotive alla perdita dell'oggetto: si forma dalla consapevolezza di doversi separare effettivamente dall'oggetto perchè di fatto non c'è più.
Fonte: "L'Io e l'Es Inibizione,sintomo e angoscia" di Sigmund Freud - Newton Compton Editori.
http://www.girlpower.it/sos/psicologia/angoscia_dolore_lutto_secondo_freud.php
Nessun commento:
Posta un commento