giovedì 6 luglio 2017

Dante in un solo verso: “la bocca mi baciò tutto tremante” fissa per l’eternità l’ansia di due corpi che fremono e di due labbra che si cercano. Poche sillabe poi a tracciare il delicato confine tra felicità terrena e perdizione infernale: è il famoso bacio tra Paolo e Francesca.


Word kiss day

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Dante in un solo verso: “la bocca mi baciò tutto tremante” fissa per l’eternità l’ansia di due corpi che fremono e di due labbra che si cercano. Poche sillabe poi a tracciare il delicato confine tra felicità terrena e perdizione infernale: è il famoso bacio tra Paolo e Francesca. Con Paolo e Francesca, invece, l’amore si concretizza in bacio, presto seguito dall’amplesso cui Dante allude con famosa reticenza «quel giorno più non vi leggemmo avante».

Restando in campo letterario indimenticabili poi le pagine che Shakespeare ha dedicato al bacio, da quello tra Giulietta e Romeo a quelli fatali di Otello e Desdemona; ma già nell’antica Grecia, prima ancora del celebre carme V di Catullo (I secolo a.C.) “Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi ancora cento […]fino a non poterli più contare”, la lirica aveva fatto del bacio il fulcro di tanti episodi a sfondo erotico, dallo stupendo Lamento per Adone, alla poesia di Stratone di Sardi, che nei suoi cento epigrammi omosessuali esalta il bacio tra l’adulto e l’adolescente: 
“Morto ti faccio coi baci? La credi un’ingiuria codesta? – Fammi pagare il fio: baciami tu!”.

Nel Trecento, poi, vede la luce il capolavoro della novellistica europea, il Decameron di Boccaccio, nelle cui 100 novelle di baci se ne trovano tantissimi, ma il più bello resta quello del bolognese Gentile de’ Carisendi, il quale ha sempre amato, e rispettato perché sposa di un altro, Caterina di Nicoluccio Caccianemico; quando però apprende che ella è morta improvvisamente, decide di recarsi a renderle l’estremo omaggio: «…e aperta la sepoltura, in quella diligentemente entrò, e postosi a giacere allato il suo viso a quello della donna accostò, e più volte con molte lacrime piangendo il baciò…». Situazione ripresa da William Shakespeare quando parlerà del bacio di Romeo a quello che egli crede il cadavere di Giulietta: “ Labbra, voi, porte del respiro, suggellate con un giusto bacio il contratto senza termine con la morte ingorda…”.

Sul finire del Cinquecento, Giambattista Marino, sensuale nella vita come nella lirica, sfoggia una sfacciata propensione a disseminare di baci caldi ed appassionati le esaltanti nudità delle sue amate, ma verranno tempi nei quali l’erotismo subirà pesanti limitazioni da regole morali e comportamentali molto rigide: verranno gli anni della restaurazione civile e politica, ma saranno proprio i divieti, istituzionali e morali, a rendere il bacio l’ambito coronamento dei più grandi amori. 

Nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, capolavoro di Ugo Foscolo, il bacio rappresenta quasi un’apoteosi del divino: «Odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa d’un suo bacio e le mie guance sono state inondate dalle lacrime di Teresa. Mi ama, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso…». Nel campo dell’opera lirica abbiamo poi il bacio tragico di Tosca, la quale, prima di uccidere il perfido barone Scarpia, gli grida furiosa: “Questo è il bacio di Tosca!”.

Ma per raggiungere il colmo della lussuria attraverso il bacio occorre spingerci al crinale tra Otto e Novecento, da dove dà un ininterrotto spettacolo di sé il Poeta attore per definizione, Gabriele D’Annunzio che traspone in versi le sue «imprese» erotiche con un protagonismo ed un narcisismo sfacciati.

Ritornando alle arti figurative, a partire dal Cinquecento il bacio conquista sempre più spazio nelle composizioni, e la pittura seicentesca, molto più libera di quella dell’ultimo Rinascimento, ci regala baci sonori ed espliciti, scoccati con calore e sfrontato desiderio, anche in opere di pittori come Rubens

Il Settecento poi sarà il vero trionfo del bacio, un secolo fatto di eleganti susseguirsi di corteggiamenti galanti e di tenerezze amorose: il bacio schiocca vigoroso in scenari arcadici popolati da eleganti damine, mentre l’Ottocento ha la palma del bacio più famoso in assoluto, quello immortalato da Francesco Hayez e conservato nella pinacoteca di Brera, un’icona del romanticismo, ripresa ed imitata all’infinito.

Sul versante scultoreo, invece, Antonio Canova glorifica il bacio nel celeberrimo Amore e Psiche conservato al Louvre, nel quale dal freddo della materia inanimata sprigiona il vento delle passioni ed il fremito dei corpi che si congiungono in un bacio nitido e puro. Le creazioni di Rodin poi, siano di marmo o di bronzo, trasudano di calore e di passione ed anche se non assumono sembianze umane sono in grado di imprimere emozioni vivissime ed indimenticabili.

Con Klimt siamo già nel Novecento e nel suo famosissimo Bacio egli ha voluto immortalare l’attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide aurea in cui i due amanti sono racchiusi, in un anelito di pura sensualità ed ascesi mistica.


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