Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo avuto amici. Nella mia classe non c'era nessuno che potesse rispondere all'idea romantica che avecvo dell'amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la vita. I miei compagni mi sembravano tutti, chi più chi meno, piuttosto goffi, degli svevi sani, insignificanti, privi di immaginazione. Nemmeno gli appartenenti al "Caviale" facevano eccezione. Erano ragazzi simpatici e io andavo abbastanza d'accordo con tutti. Ma così come non ero animato da particolari simpatie nei confronti di nessuno, nemmeno loro sembravano attratti da me. Non andavo mai a casa loro né loro venivano mai a trovare me. Un altro motivo della mia freddezza, forse, era che avevano tutti una mentalità estremamente pratica e sapevano già cosa avrebbero fatto nella vita, chi l'avvocato, chi l'ufficiale, chi l'insegnante, chi il pastore, chi il banchiere. Io, invece, non avevo alcuna idea di ciò che sarei diventato, solo sogni vaghi e delle aspirazioni ancora più fumose. Volevo viaggiare, questo era certo, e un giorno sarei stato un grande poeta. Ho esitato un po' prima di scrivere che "avrei dato volentieri la vita per un amico", ma anche ora, a trent'anni di distanza, sono convinto che non si trattasse di un'esagerazione e che non solo sarei stato pronto a morire per un amico, ma l'avrei fatto quasi con gioia. Così come davo per scontato che fosse dulce et decorum pro Germania mori, non avevo dubbi sul fatto che morire pro amico sarebbe stato lo stesso. I giovani tra i sedici e i diciotto anni uniscono in sé un'innocenza soffusa di ingenuità, una radiosa purezza di corpo e di spirito e il bisogno appassionato di una devozione totale e disinteressata. Si tratta di una fase di breve durata che, tuttavia, per la sua stessa intensità e unicità, costituisce una delle esperienze più preziose della vita. [...] Tre giorni dopo, il quindici marzo — una data che non dimenticherò più — stavo tornando a casa da scuola. Era una sera primaverile, dolce e fresca. I mandorli erano in fiore, i crochi avevano già fatto la loro comparsa, nel cielo — un cielo nordico in cui indugiava un tocco italiano — si mescolavano il blu pastello e il verde mare. Davanti a me vidi Hohenfels; pareva esitare come se fosse in attesa di qualcuno. Rallentai — avevo paura di oltrepassarlo — ma dovetti comunque proseguire perché sarebbe stato ridicolo non farlo e lui avrebbe potuto fraintendere la mia indecisione. L'avevo quasi raggiunto, quando si voltò e mi sorrise. Poi con un gesto stranamente goffo ed impreciso, mi strinse la mano tremante. "Ciao, Hans," mi disse e io all'improvviso mi resi conto con un misto di gioia, sollievo e stupore che era timido come me e, come me, bisognoso di amicizia. Non ricordo più ciò che mi disse quel giorno, né quello che gli dissi io. Tutto quello che so è che, per un'ora, camminammo avanti e indietro come due giovani innamorati, ancora nervosi, ancora intimiditi. E tuttavia io sentivo che quello era solo l'inizio e che da allora in poi la mia vita non sarebbe più stata vuota e triste, ma ricca e piena di speranza per entrambi. Quando infine lo lasciai, percorsi in un batter d'occhio la strada che mi separava da casa. Ridevo, parlavo da solo, avevo voglia di piangere, di cantare e trovai ben difficile non rivelare ai miei genitori la mia felicità, non dire loro che la mia vita era cambiata, che non ero più un mendicante, ma tutt'a un tratto ero diventato una specie di Creso. Per fortuna i miei genitori erano troppo occupati da altro per notare il cambiamento. Ormai erano avvezzi alle mie espressioni cupe e annoiate, alle mie risposte evasive e ai miei silenzi prolungati, che attribuivano alla crescita e alla misteriosa transizione dall'adolescenza all'età adulta. Di tanto in tanto mia madre aveva cercato di far breccia nelle mie difese, qualche volta aveva cercato di accarezzarmi i capelli, ma vi aveva rinunciato da tempo, scoraggiata dall'ostinazione con cui respingevo i suoi approcci. L'incontro non fu senza conseguenze. Dormii male, perché temevo il momento del risveglio. Forse Konradin mi aveva già dimenticato o si era pentito della sua resa. Forse era stato un errore fargli capire che avevo bisogno della sua amicizia. Forse avrei dovuto mostrarmi più cauto, più riservato. Forse aveva parlato di me ai suoi genitori che l'avevano messo in guardia dal diventare amico di un ebreo. Continuai a torturarmi per un pezzo finché sprofondai in un sonno inquieto. Tutte le mie paure si rivelarono prive di fondamento. Appena entrai in classe Konradin mi si avvicinò e si mise a sedere vicino a me. Il suo piacere nel vedermi era così genuino, così evidente che io stesso, nonostante la mia diffidenza innata, persi ogni paura. Dalle sue parole dedussi che doveva aver dormito benissimo e che nemmeno per un attimo aveva dubitato della mia sincerità, tanto che mi vergognai dei miei sospetti. Da quel giorno fummo inseparabili."
Fred Uhlman, L'amico ritrovato
Nella Germania del 1933, dopo la salita al potere di Hitler, due ragazzi sedicenni, compagni di scuola, cercano una difficile amicizia: Hans, il narratore, è figlio di un medico ebreo, Konradin invece appartiene alla aristocratica famiglia Hohenfels, filonazista.
Sono così emozionata che il mio matrimonio in crisi sia stato ripristinato. Di recente abbiamo fatto pace anche se è stato difficile. È passato più di un mese ormai e tutto sembra essere tornato alla normalità. Ha iniziato a trattarmi meglio ed è stato un processo di guarigione per entrambi. L'incubo che è durato quasi sei anni prima che ci lasciassimo è finalmente finito. È come se ci fossimo innamorati di nuovo! Ci siamo entrambi lasciati il passato alle spalle e stiamo entrambi andando avanti e per la prima volta da molto tempo il futuro sembra molto più luminoso. Non riesco a esprimere al mondo quanto sono grata al DR WALE per avermi fatto rivivere. È come se avessimo finalmente riscoperto quelle cose l'uno dell'altro che ci hanno fatto innamorare in primo luogo. Tutta la preoccupazione e lo stress sono semplicemente scomparsi. Grazie DR WALE per aver salvato il mio matrimonio in rovina e aver riportato mio marito da me. Io e mio marito viviamo di nuovo insieme felicemente. Tutto grazie al DR WALE. Se hai anche problemi con il cuore. Contatta DR WALE WhatsApp/Viber/Telegram: +2347054019402 O E-mail: drwalespellhome@gmail.com
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