giovedì 12 gennaio 2012

Bergson. Pensa da uomo d'azione e agisci da uomo di pensiero.

L'occhio vede solo ciò che la mente è pronta a comprendere
Henri Bergson, filosofo, che nacque oggi, nel 1859


Gli strumenti della mente diventano ceppi,
quando l'ambiente che li ha resi necessari ha cessato di esistere.
Henri Bergson


Che razza di mondo sarebbe se questa meccanicità si impadronisse di tutta la razza umana e se le persone, anziché elevarsi a una diversità più ricca e più armoniosa, come sono potenzialmente in grado di fare, precipitasse nell'uniformità reificante?
Henri Bergson


Ciò che si chiama ordinariamente un "fatto", non è la realtà come apparirebbe a una intuizione immediata, ma un adattamento del reale agli interessi della pratica ed alle esigenze della vita sociale.
Henri Bergson


Pensa da uomo d'azione e agisci da uomo di pensiero.
Bergson



Tempo e durata sono concetti diversi: il tempo lo si misura con l'orologio, la durata con gli stati d'animo.
Henri-Louis Bergson


Non vi è errore né orrore a cui non possa condurre la logica quando si applica a delle materie che non dipendono dalla pura intelligenza.
Henri Bergson, Le due fonti della morale e della religione, ES 2006, pagina 156.


Si impiegherebbe molto tempo a divenire misantropi se ci si limitasse a osservare gli altri. Solo notando le proprie debolezze si arriva a compiangere o a disprezzare l’uomo. Allora l’umanità da cui si sfugge è quella che si è scoperta in fondo a se stessi.”
Henri Bergson, Le due fonti della morale e della religione, SE 2006, pagina 13.


«La durata del tutto pura è la forma che prende la successione dei nostri stati di coscienza quando il nostro io si lascia vivere, quando si astiene dallo stabilire una separazione tra lo stato presente e gli stati anteriori. Per far ciò esso non ha bisogno di assorbirsi interamente nella sensazione o nell'idea che passa, altrimenti cesserebbe di durare. Esso non ha neanche bisogno di dimenticare gli stati anteriori: gli basta che, ricordandosi di questi stati, non li giustapponga allo stato attuale come un punto a un altro punto, ma li organizzi insieme, come succede quando ci ricordiamo delle note di una melodia, per così dire, fuse insieme.»
Henri-Louis Bergson


PERCHE' RIDIAMO?
Perché si ride quando qualcuno cade in maniera goffa?
Perché un imitatore ci fa ridere e un altro ci lascia indifferenti?
Qual è, se c’è, la funzione sociale del riso?
A queste e ad altre domande prova a rispondere Henri Bergson nel suo libro “Il riso. 
Saggio sul significato del comico”, che risale al 1900 ma che non ha perso lo smalto originario.

Il filosofo francese specifica subito, all’inizio del saggio, di non essere in cerca di una definizione generale del riso o della comicità, bensì di voler analizzare diversi aspetti della questione, alla ricerca di ciò che può accomunare le diverse fattispecie di riso e soprattutto le motivazioni di fondo per cui qualcosa che di per sé non dovrebbe farci ridere, come ad esempio una caduta di un nostro simile, ci induce, invece, alla risata.

Bergson inizia scrivendo che per noi essere umani non c’è nulla di comico al di fuori del propriamente umano. Anche ciò che di comico scorgiamo in un animale è tale solo perché lo rapportiamo ai nostri parametri. Questa, che di per sé potrebbe apparire una banalità, serve al filosofo per addentrarsi nel discorso sul riso e in particolare sulla funzione sociale dello stesso. Bergson sostiene che quando ridiamo c’è una sospensione temporanea della nostra sensibilità, cioè non siamo in grado, in quel momento, di provare compassione per l’oggetto del nostro riso. Sotto questo profilo, sottolinea, con esempi puntuali presi dalla storia del teatro (ad esempio Molière) la differenza tra dramma e commedia. Bergson ritiene, inoltre, che il riso abbia bisogno di un’eco, cioè di essere condiviso con qualcuno, e che la risata è sempre di un gruppo nei confronti di qualcuno che si ritiene estraneo a quel gruppo, più o meno esteso, qualcuno del quale si vogliono colpire determinati comportamenti o pensieri.

Ma cos’è che fa ridere, più nello specifico?
I meccanismi che fanno scattare la risata sono diversi, a parere di Bergson, e non sto qui a elencarli, ma di fondo sono riconducibili a quella che lui chiama rigidità. Ogni qual volta scorgiamo in qualcuno un atteggiamento, un gesto, una parola che relega colui che agisce o parla a marionetta di sé stesso, scatta il riso, come castigo sociale per rilevare la meccanicità dell’azione o del pensiero. Il personaggio oggetto della risata non è consapevole di esserlo, può avere un’idea fissa o anche semplicemente ripetere determinati gesti in modo meccanico e ossessivo, apparendo così, all’occhio dell’altro, comico e degno di una sonora risata. In estrema sintesi, dunque: insensibilità temporanea di colui che ride, incoscienza del personaggio comico, meccanicità dei comportamenti di quest’ultimo, funzione sociale (castigo) della risata.

Web: http://www.thedifferentgroup.com/
Etsy : https://www.etsy.com/it/shop/differentgroup
‪#‎different‬.




Non per niente Bergson è il filosofo del Tempo...così facendo avremo qualche chance farlo nostro...il Tempo



  Il vaso di Pandora




Nessun commento:

Posta un commento

Elenco blog personale