113. DOGMATISMO
Derivato dal greco δόγμα (dogma) che significa «decreto, decisione», da δοκέω (docheo) che significa «mi sembra»; è definito come un atteggiamento del pensiero, nella ricerca della verità, analogo a quello del credente rispetto al dogma, per cui l’accettazione di un principio è determinata non già dalla dimostrazione del suo fondamento razionale, ma dal riconoscimento di un’autorità divina o umana, che ne costituisce la fonte.
Esso è riferito a ogni atteggiamento di intransigenza su premesse ideologiche, o su principî, teorie, affermazioni (proprie o altrui), che, da un lato, ne impedisce uno sviluppo o un’interpretazione critica, e, dall’altro, respinge ogni forma di dubbio o discussione.
Ci sono vari tipi di dogmi, che vanno da quelli più noti di tipo religioso a quelli politici, da quelli sociali a quelli scientifici.
La differenza tra i dogmi religiosi e gli altri dogmi riguarda il metodo; infatti, mentre il dogma religioso è immutabile nell'eternità ed è una verità assoluta accettata per fede; i dogmi politici cambiano nel tempo, i dogmi della matematica hanno solo lo scopo di porre le basi per una teoria si modifica nel tempo.
Cosa rende sicuro il dogmatico di essere nel giusto e di possedere la verità?
Filosoficamente il solipsismo che si auto alimenta di autoreferenzialismo, o pragmaticamente la sete di potere che si alimenta della semplicità dei più.
quelli delle scienze non sono dogmi perchè contengono la possibilità di falsificazione, è il soggetto che attribuisce alla costruzione scientifica l'aura di verità assoluta. Un bisogno di certezza per alcuni una strumentalizzazione per altri ?
La posizione "dogmatica", quella di chi pretende di affermare la verità e di possederla, non è accettabile perché non è dimostrabile, perché la motivazione della verità che si afferma risale all'infinito oppure si risolve in una petizione di principio.
Secondo la filosofia classica, la verità esiste, ma non è possibile definirla né possederla.
Va ricercata nel dialogo e nell'argomentazione:
soltanto in essi si disvela, anche se mai totalmente.
Se rinunciamo a cercarla, evidentemente non la vediamo; ugualmente, se ci limitiamo ad affermarla, senza argomentarla, senza cercarla, essa cessa e si nasconde: perché fuori dal dialogo non è più verità, bensì dogma. Il "dialettico", colui che cerca la verità attraverso il dialogo e l'argomentazione, in un certo senso può anche ispirare tenerezza: perché non raggiungerà mai il possesso della verità, non conseguirà mai pienamente il fine della sua ricerca.
Ma ciò non è un male e soprattutto non significa che quella ricerca sia inutile e vada abbandonata perché infruttuosa: semplicemente è necessario cercare la verità perché questa si mostri, ed è impossibile fermarla in modo da possederla.
Se abbandonassimo la ricerca, saremmo dogmatici oppure scettici, e la verità ci si nasconderebbe del tutto. Se invece la cerchiamo, la verità ci si disvela, seppure in modo fragile ed incompleto perché lo fa soltanto nel dialogo e nel confronto delle argomentazioni.
Nella nota si afferma che esistono vari tipi di dogma,tra cui anche quelli scientifici.
Per quest'ultima categoria, mi pare che la definizione sia poco appropriata, in quanto la ricerca scientifica condotta attraverso il metodo sperimentale galileiano, non produce dogma ma leggi, la cui validità è sempre comprovabile da chiunque sia in grado di verificarle, fino a prova contraria. Dunque, non dogma ma leggi scientifiche, che sono ben altra cosa, ove si pensi che tutta la storia della scienza non è stata altro che una battaglia contro ogni forma di dogmatismo.
Anche la scienza non considera più i propri principi o leggi come verità indiscutibili......
Galilei pensava le scoperte scientifiche come una messa in luce delle leggi divine che governano il mondo. Oggi si pensa più alla legge scientifica come una evidenza statistica e nulla più.
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