mercoledì 19 ottobre 2016

Compra una Bibbia, non leggerla e sarai un cattolico. Compra una Bibbia, leggi solo quello che ti interessa e sarai un cattolico evangelico. Compra una Bibbia, leggila, analizzala e sarai un Ateo.

Compra una Bibbia, non leggerla e sarai un cattolico.
Compra una Bibbia, leggi solo quello che ti interessa e sarai un cattolico evangelico.
Compra una Bibbia, leggila, analizzala e sarai un Ateo.






Non tutti per fortuna vengono obbligati ad un credo religioso. Io sì, sono stata obbligata e me ne sono affrancata molto presto: a 9 anni ero già non credente, a 13 ho potuto smettere di andare a messa la domenica e alle feste comandate (che incubo!!!). Mia figlia è serenamente atea e non ha mai fatto religione... Io sono agnostica. Ho dovuto liberarmi con fatica da un'educazione cattolica, praticante e osservante. Leggendo e confutando... A 13 anni ho potuto smettere di andare a messa, da allora, solo per funerali. Per rispetto. Mia figlia è serenamente atea. Ovviamente lei non ha mai frequentato religione, neanche a scuola.



Sapete una cosa? 
Io ho constatato che la maggior parte dei credenti si attacca alla fede per paura della morte
Il terrore che dopo ci sia il nulla
Come diceva Fabrizio De André? 
"Se dio non esistesse bisognerebbe inventarlo, 
ed ė proprio quello che l'uomo ha fatto, da duemila anni".




Io mi sono letta tutto l'antico e nuovo testamento
Poi, non contenta, ho letto il corano
Veda e talmud non ancora. 
Comunque, ho deciso di leggerli da ragazzina, perché volevo conoscere bene, per potere confutare. 
Non credo di essere mai stata credente: da bambina credevo che Gesù Bambino mi portasse i regali. Scoperto l'inganno, a 9 anni (ebbene sì, un po' tardona), ricordo di avere pensato che non potesse esserci un dio buono, giusto, onnipresente e onnipotente e ho fatto la prima comunione con questa convinzione, contenta della festa e dei regali. Da allora sono agnostica (non sono atea).  
Il nuovo testamento, alla prima comunione l'avevo già letto. 
Per la bibbia ci ho messo molto di più, 
ma intorno ai 17-18 anni l'avevo già letta...




Dio è autore della Bibbia in quanto ha ispirato e ha assistito l'Autore umano a scrivere... 
Nessuno pensa che Dio ha dettato la Bibbia. 
Inoltre nella Bibbia ci sono varie concezioni del cosmo... 
ma come disse Galileo la Sacra Scrittura 
"ci dice come si va in cielo e non come va il cielo". [...]
La Bibbia è effettivamente Sacra Scrittura divinamente ispirata ma il cristianesimo non è una religione del libro. Solo indirettamente la Bibbia è Parola di Dio. La Parola breve e definitiva di Dio è invece una persona: Gesù Cristo. Lui è il Verbo fatto carne. Da Lui parte tutto e tutto a Lui riconduce. "ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza" Cf. 1 G1-3, Non dimenticare poi che la scienza sperimentale è figlia della fede cristiana e tanti uomini di scienza sono credenti. Non credo siano tutti stupidi:


Lorenzo Gentile:
Fabio Bertamini, ma scusa, un dio onnipotente che ha creato l'intero universo in 7 giorni non riesce a scrivere un messaggio da solo? E soprattutto, non lo poteva scrivere un po meglio. I credenti alle domande spesso appongono ipotesi ad hoc e si finisce sempre a ricondursi a credere in qualche mistero. Ma se affermate qualcosa l'onere della prova ce l'avete voi non lo scettico. Essere quantomeno scettico è più che legittimo. Poi si legge anche, e viene meno anche lo scetticismo.


Finn Saturn Io sono sia ateo che agnostico. Si può essere tutti e due o no ?

Io sono sia ateo che agnostico. Si può essere tutti e due o no ?


tecnicamente no, il primo esclude il secondo. 
Se credi nel Demiurgo, agnostico va molto più che bene.



Ebrei.
Gli ebrei si autodefiniscono "il popolo eletto da Dio".
Poiché io ho un concetto del tutto spersonalizzato del soggetto "Dio",
è evidente che nella mia filosofìa non c'è posto per popoli eletti, ogni popolo dovendo essere giudicato per il suo peso, le sue fortune e sventure, la traccia culturale che lascia di sé nella storia.
Il popolo ebraico, formatosi dal coacervo di numerose e non omogenee tribù nomadi, a partire dal XVIII secolo a.C, in quei territori del Medio Oriente che oggi costituiscono il Libano, Israele, la Palestina, e via via fino all'Arabia Saudita, all'Irak, agli Emirati, al Kuwait, venne nel tempo consolidandosi intorno all'elemento unificante di una religione monoteista che si è riconosciuta nel libro sacro della Bibbia (Vecchio Testamento), dalla quale si originò, attraverso il magistero di Cristo, la religione cristiana, che al Vecchio Testamento affiancò il Nuovo, costituito dai Vangeli.
Qualcuno ritiene che la storia degli ebrei sia contenuta nella Bibbia; ma non è cosi.
Come insegna Jean Bottero, docente di religioni semitiche nell'École Pratique des Hautes Études di Parigi, nel suo libro La nascita di Dio, la Bibbia è sì la storia della religione ebraica, non certo quella degli ebrei, la cui origine va ricercata in altre fonti, soprattutto assire e babilonesi, di civiltà cioè già affermate quando ancora gli ebrei erano nient'altro che un gruppo di tribù errabonde, senza scrittura e con una cultura tramandala oralmente.
Naturalmente la Bibbia, formata in molti secoli con l'assemblaggio di numerosi testi di diversa provenienza e importanza e relativi a materie diversissime fra di loro, parte in lingua aramaica, parte in lingua ebraica e parte in lingua greca, costituisce un testo di enorme interesse etnologico, soprattutto con riguardo alle leggende, ai costumi, agli eventi - veri o inventati -, necessari per fondare i miti dai quali la religione ebraica trae le proprie radici.
Manlio Cecovini, Dizionarietto di filosofia quotidiana.



La ricerca filosofica comincia là dove finisce la religione, proprio come, per similitudine, la chimica e l’astronomia iniziano quando vengono meno l’alchimia e l’astrologia.
 Christopher Hitchen


CONVERSAZIONI DI FILOSOFIA;
“La collisione fra le nostre facoltà razionali e la fede organizzata, per quanto dovesse già essersi verificata nell’intimo di molti, ha la sua probabile scena originaria nel processo di Socrate del 399 a.C. non ha alcuna importanza, a mio parere, che neppure si sappia con certezza se Socrate sia esistito davvero. Le testimonianza circa la sua vita e le sue parole sono di seconda mano, quasi (ma non esattamente) come i libri della Bibbia ebraica e cristiana e i hadith dell’islam. 


La filosofia, in ogni caso, non ha bisogno di tali prove, dato che il suo terreno non è quello della sapienza «rivelata». Tuttavia, qualche plausibile elemento della vita di Socrate lo conosciamo (era un soldato coraggioso che può ricordare nell’aspetto Švejk; aveva una moglie megera; era afflitto da attacchi di catalessi) e tanto basta.
Dalle parole di Platone, il quale se non altro fu un testimone oculare, sappiamo che in un periodo di paranoia e tirannia ad Atene Socrate venne accusato di empietà, con la pena che ne conseguiva. Come emerge dalle nobili parole dell’<Apologia>, egli non cercò di salvarsi la vita dichiarando cose in cui non credeva, come faranno piú tardi altri uomini di fronte all’Inquisizione.
Sebbene non fosse un ateo in senso stretto, lo si reputava piuttosto appropriatamente un folle per la sua vocazione al libero pensiero e perché non accettava limiti alla ricerca rifiutando ogni dogma. Egli affermava che tutto ciò che «sapeva» era l’ampiezza della sua ignoranza (e questo, per me, è tuttora il crisma di una persona istruita).
Secondo Platone, il grande ateniese amava osservare riti e consuetudini della città, affermava che era stato l’oracolo di Delfi a ordinargli di diventare filosofo, e sul letto di morte, condannato a bere la cicuta, parlò di una possibile vita nell’aldilà, nella quale coloro che si erano disfatti del mondo attraverso l’esercizio della mente potevano continuare a condurre una vita puramente intellettuale. Ma anche in quel momento egli non mancò di distinguersi aggiungendo che poteva non essere cosí. La questione, come sempre, merita di essere indagata. La ricerca filosofica comincia là dove finisce la religione, proprio come, per similitudine, la chimica e l’astronomia iniziano quando vengono meno l’alchimia e l’astrologia.”
CHRISTOPHER HITCHENS (1949 – 2011), “Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa”, trad. di Mario Marchetti, Einaudi, Torino 2007, Capitolo diciottesimo ‘Una tradizione piú bella: la resistenza della razionalità’, pp. 244 – 245.


“ The original collision between our reasoning faculties and any form of organized faith, though it must have occurred before in the minds of many, is probably exemplified in the trial of Socrates in 399 BC. It does not matter at all to me that we have no absolute certainty that Socrates even existed. The records of his life and his words are secondhand, almost but not quite as much as are the books of the Jewish and Christian Bible and the hadiths of Islam. Philosophy, however, has no need of such demonstrations, because it does not deal in «revealed» wisdom. As it happens, we have some plausible accounts of the life in question (a stoic soldier somewhat resembling Schweik in appearance; a shrewish wife; a tendency to attacks of catalepsy), and these will do. On the word of Plato, who was perhaps an eyewitness, we may accept that during a time of paranoia and tyranny in Athens, Socrates was indicted for godlessness and knew his life to be forfeit. The noble words of the Apology also make it plain that he did not care to save himself by affirming, like a later man faced with an inquisition, anything that he did not believe. Even though he was not in fact an atheist, he was quite correctly considered unsound for his advocacy of free thought and unrestricted inquiry, and his refusal to give assent to any dogma. All he really «knew,» he said, was the extent of his own ignorance. (This to me is still the definition of an educated person.) According to Plato, this great Athenian was quite content to observe the customary rites of the city, testified that the Delphic oracle had instructed him to become a philosopher, and on his deathbed, condemned to swallow the hemlock, spoke of a possible afterlife in which those who had thrown off the world by mental exercise might yet continue to lead an existence of pure mind. But even then, he remembered as always to qualify himself by adding that this might well not be the case. The question, as always, was worth pursuing. Philosophy begins where religion ends, just as by analogy chemistry begins where alchemy runs out, and astronomy takes the place of astrology.”CHRISTOPHER HITCHENS, “God is not Great. How Religion Poisons Everything”, Twelve, New York 2007, Chapter Eighteen ‘A Finer Tradition: The Resistance of the Rational’, pp. 255 – 256. 

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