martedì 4 settembre 2012

Anais Nin. Noi non vediamo le cose come sono. Noi vediamo le cose come siamo


La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio.
Anaïs Nin


Io non potrei mai vivere in nessuno dei mondi che mi sono stati offerti:
il mondo dei miei genitori, il mondo della guerra, il mondo della politica.
Devo crearne uno tutto mio, come un luogo, una regione, un'atmosfera in cui poter respirare,
regnare e ricrearmi quando sono spossato dalla vita. Questa, credo, è la ragione di ogni opera d'arte.
Anais Nin



Non si impara a soffrire di meno,
ma si impara a gestire il dolore..
Anaïs Nin


«Posso udire lo strappo, rabbia e amore, passione e pietà.
E quando il distacco si è improvvisamente compiuto - o quando non ne colgo più il suono - allora il silenzio è ancora più terribile perché c'é solo follia intorno a me, la follia delle cose strappate, che si strappano dal di dentro, radici che si lacerano a vicenda per crescere separatamente, lo sforzo compiuto per conseguire l'unità».
Anaïs Nin, “La casa dell’incesto”


«Sempre più scopro che il diario è uno sforzo contro la perdita, la transitorietà, la morte, lo sradicamento, l’appassimento, l’irrealtà. Sento che quando rinchiudo qualcosa, lo salvo. Qui è vivo. Quando qualcuno se ne andava, sentivo di trattenerne la presenza in queste pagine».
Anaïs Nin, “Diario” (Vol. 4)




Io ho l’amore degli egoisti perché mi inserisco nei progetti delle loro creazioni…
non pretendo che l’uomo rinunci al suo lavoro per me: entro nell’opera, la nutro, la sostengo…
E loro fanno morire di fame la donna che è in me.
Anaïs Nin


L'amore non muore mai di morte naturale. Muore per abbandono, per cecità, per indifferenza, per averlo dato per scontato, per inanità, per non essere stato coltivato. Le omissioni sono più letali degli errori consumati.
Anaïs Nin

«L’amore non muore mai di morte naturale, muore perché non sa come riempire la propria fonte,
muore di cecità di errori e tradimenti, muore di stanchezza e ferite».
Anaïs Nin


La mia casa parlerà di me.
La mia casa dirà loro che sono calda e ricca.
La casa dirà loro che dentro di me queste stanze sono di carne e di verdi oceanici su cui camminare.
Dentro di me ci sono candele accese, fuochi vivi, spazi, porte aperte, rifugi e correnti d'aria.
Dentro di me c'è il calore e il colore.
Anais Nin


Voglio cominciare a conoscerli bene, intimamente. Adoro sentirmi in mondi per niente familiari, disorientata, spaesata. Non sono come la maggior parte delle persone, frammentate in migliaia di pezzetti. Sono un insieme, un oceano di sensazioni, scintillii, seta, pelle, occhi, bocche, desiderio.
Anaïs Nin, da I diari


Il segreto di una vita piena è vivere e rapportarsi agli altri come se domani potessero non esserci più, come se noi potessimo non esserci più domani. Elimina il vizio del procrastinare, il peccato del posporre, le mancate comunicazioni, le mancate comunioni. Questo pensiero mi ha reso più attenta a tutti gli incontri, le conoscenze, le presentazioni, che potrebbero contenere il seme della profondità che potrebbe rischiare di essere trascurato per disattenzione. Questa sensazione è diventata una rarità, ed è ogni giorno più rara ora che abbiamo raggiunto un ritmo più frettoloso e superficiale, ora che crediamo di essere in contatto con un gran numero di persone, con più gente, con più paesi. Questa è un’illusione che rischia di privarci del contatto profondo con la persona che ci respira accanto. Questo momento pericoloso in cui voci meccaniche, radio, telefoni, prendono il posto di un’intimità umana, insieme all’idea di essere a contatto con milioni di persone, porta ad un impoverimento sempre maggiore dell’intimità e di un modo di vedere umano.
Anais Nin “Il Diario”



«C’è qualcosa che non va in me. Voglio soltanto vivere con l’intimo io del prossimo.
Di esso solo mi curo. Odio vedere la quotidianità della gente, le loro maschere, le loro falsità, la loro resa al mondo, la loro somiglianza agli altri, la loro promiscuità. A me importa solo l’io segreto. Cerco soltanto il sogno e l’isolamento. Ho paura che ognuno parta, vada via, che l’amore muoia in un istante. Guardo la gente che cammina per la strada, che cammina e nient’altro, ed è questo che sento: camminano, ma vengono anche trascinati via. Sono parte di una corrente».
Anaïs Nin, “La voce”


"L'ansia è il nemico numero uno dell'amore e l'ingrediente numero uno dei fallimenti.
Fa sentire gli altri come ti sentiresti tu se una persona che stesse affogando si aggrappasse a te.
Tu vorresti salvarlo, ma sai che il suo panico ti soffocherà."
Anaïs Nin




Noi non vediamo le cose come sono. 
Noi vediamo le cose come siamo.
Anais Nin


Per lei le persone erano fatte di cristallo. Poteva vedere attraverso la loro carne, oltre la struttura delle loro ossa. […] Un nuovo senso che s’era svegliato in lei scopriva l’odore della loro anima, l’ombra dei loro dolori, la fiamma dei loro desideri. Oltre le parole e le apparenze coglieva tutto ciò che rimaneva non detto: le elettriche scintille del loro coraggio, l’espansione delle loro fantasticherie, gli aspetti lunari dei loro stati d’animo, il respiro animale della loro brama.
Anais Nin




E venne il giorno in cui il rischio di restare stretta in un germoglio 
fu più doloroso del rischio di sbocciare.
Non cercare il perchè - in amore non c'è alcun perchè,
nessuna ragione, nè spiegazione, nè soluzioni
Anais Nin

And the day came when the risk to remain tight in a bud was more painful than the risk it took to blossom.
Do not seek the because - in love there is no because, no reason, no explanation, no solutions.
Anais Nin

Poi, come ho fatto altre volte, resi la situazione impalpabile, annullai i confini, stemperai il bianco e il nero. Tutti i contorni decisi, i problemi, le decisioni, le scelte si dissolsero in un sogno più vasto, nella meraviglia.
Anais Nin


"Lo sai che ho sempre voluto rompere gli stampi 
che la vita ci costruisce intorno se glielo permettiamo.”
“Perché?”
“Voglio oltrepassare i confini, cancellare tutte le identificazioni, 
qualsiasi cosa ci rinchiuda per sempre in uno stampo, 
un posto senza speranza di cambiamento.”
Anais Nin


Guardo la gente che cammina per la strada, che cammina e nient’altro,
ed è questo che sento: camminano, ma vengono anche trascinati via.
Sono parte di una corrente.
Anais Nin

Gli amici rappresentano un mondo dentro di noi, un mondo che non sarebbe mai nato senza il loro arrivo, ed è solo grazie a questo incontro che tale nuovo mondo è nato
Anaïs Nin



"Analizzando i miei pazienti mi sono resa conto che
la paura della morte è proporzionale al non-vivere.
Meno una persona è in vita, più grande è la sua paura. 
Per essere vivi io intendo vivere con tutte le proprie cellule, con tutte le parti del proprio io.
Le cellule negate si atrofizzano, come un arto morto e infettano il resto del corpo.
La gente che vive a fondo non ha paura di morire."
Anais Nin "Diario 1934-1939"


"I pazienti vanno e vengono, provengono da tutti i livelli sociali, ricchi, poveri, ignoranti, colti.
Alcuni non hanno i soldi per pagare. Emily dice: "Ora sto bene, ma non mi mandi via. Questa è la cosa più bella che mi sia capitata". Ha un atteggiamento religioso nei confronti dell'analisi.
L'analisi accelera la crescita, la maturazione, ma i cambiamenti sono più lenti a verificarsi che non le intuizioni. Gli schemi di comportamento hanno radici profonde e ci mettono del tempo a cambiare.
Cerco di evitare ogni forma di linguaggio clinico perché come scrittrice, credo che il linguaggio abbia potere.
La scienza può anche guarire, ma è un'illuminazione poetica sull'esistenza che fa innamorare i miei pazienti della vita, che restituisce loro la voglia di vivere."
Anais Nin "Diario - II"


«Uno vive così, protetto, in un mondo delicato, e crede di vivere. Poi legge un libro, L’amante di Lady Chatterley, per esempio, o fa un viaggio, o parla con Richard, scopre che non sta vivendo, che è ibernato. I sintomi dell’ibernazione sono facili da individuare: primo: inquietudine, secondo, quando l’ibernazione diventa pericolosa e può degenerare nella morte: assenza di piacere. Questo è tutto.... Sembra una malattia innocua. Monotonia, noia, morte. Milioni di uomini vivono in questo modo, o muoiono in questo modo, senza saperlo. Lavorano negli uffici. Guidano una macchina. Fanno picnic con la famiglia. Allevano bambini. Poi interviene una cura “urto”, una persona, un libro, una canzone, che li sveglia, salvandoli dalla morte».
Anaïs Nin,  “I diari”


Ho pianto perché il processo grazie al quale sono divenuta donna è stato doloroso.
Ho pianto perché non sono più una bambina con la fede cieca di una bambina.
Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà.
Ho pianto perché non posso più credere e io amo credere.
Posso ancora amare appassionatamente anche senza credere.
Questo significa che amo umanamente. Ho pianto perché d’ora in avanti piangerò meno.
Ho pianto perché ho perso il mio dolore e non sono ancora abituata alla sua assenza.
Anaïs Nin

«Disprezzo la mia stessa ipersensibilità, che esige tanta rassicurazione, ma nello stesso tempo mi rende così consapevole della sensibilità altrui. Il mio bisogno di essere amata e capita è certamente anormale. Forse io trovo fiducia in me stessa cercando di conquistare gli uomini.
O forse sto corteggiando il dolore?».
Anaïs Nin, “Henry e June”



Io, con un istinto profondo, scelgo un uomo che esige la mia forza, che fa richieste enormi su di me, che non mette in dubbio il mio coraggio o la mia durezza, che non mi crede ingenua o innocente, che ha il coraggio di trattarmi come una donna.
Anaïs Nin


Quando in una donna l’erotico e il tenero si mescolano,
danno origine a un legame potente, quasi una fissazione.
Anaïs Nin


Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d'animo non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all'estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino.
Anaïs Nin. Il delta di Venere (dalla prefazione)


A volte leggiamo delle cose che ci fanno capire di colpo di non aver vissuto niente, non aver provato niente, non aver sperimentato niente fino al quel momento. Ora io mi rendo conto che la maggior parte di quel che mi è successo era un'esperienza clinica, anatomica. C'erano i sessi che si toccavano, si univano ma senza nessuna scintilla, senza abbandono, senza emozioni. Come posso farcela? Come faccio a incominciare a sentire, a sentire? Voglio innamorarmi in modo che la sola vista di un uomo, anche a un isolato di distanza mi faccia tremare, penetrandomi tutta, mi indebolisca, mi faccia sussultare addolcendomi e sciogliendomi qualcosa tra le gambe. E’ così che voglio innamorarmi, così totalmente che il solo pensiero di lui mi porti all'orgasmo.
Anaïs Nin. Il delta di Venere


Dopo averle baciato la mano, il sorvegliante le dava un bacio più su, sul braccio, nell’incavo del gomito. La pelle lì era più sensibile, e quando Madeleine piegava il braccio, aveva l’impressione che il bacio vi restasse racchiuso. Lo lasciava lì, come un fiore tra le pagine di un libro, e più tardi, quando era sola, apriva il braccio e lo baciava nello stesso punto, come a divorarlo più intimamente.
Anais Nin


Io non mi presto a chiacchiere da poco. Sto zitta. Mi sottraggo, mi allontano. Sono sempre catturata dalla natura profonda della gente, impegnata nella ricerca della loro verità e il mio interesse si sveglia solo quando è questa natura che parla.
Anaïs Nin


Il mattino che mi alzai per iniziare questo libro, tossii.
Qualcosa veniva fuori dalla mia gola, mi strangolava.
Spezzai il filo che la teneva e la buttai via. Tornai a letto e dissi: ho sputato il mio cuore.
La quena è uno strumento fatto di ossa umane.
Deve la sua origine al culto di un indo per la sua amante.
Quando la donna morì, con le sue ossa lui costruì un flauto.
La quena ha un suono più penetrante, più ossessionante del flauto comune.
Coloro che scrivono conoscono il procedimento. Pensavo a questo mentre sputavo il mio cuore.
Solo che io non aspetto che il mio amore muoia.
Anais Nin da "La casa dell'incesto"




|Caro collezionista, noi la odiamo.|
Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa un'ossessione meccanicistica. Diventa una noia. Lei ci ha insegnato più di qualunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all'emozione, all'appetito, al desiderio, alla lussuria, al caso, ai capricci, ai legami personali, a relazioni più profonde che ne cambiano il colore, il sapore, i ritmi, l'intensità. Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell'attività sessuale, con l'esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma. Componenti intellettuali, fantasiose emotive.
Questo è quel che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci.
Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni.
Lo sta facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue. Se lei nutrisse la sua vita sessuale con tutte le emozioni e le avventure che la passione inietta nella sessualità, sarebbe l'uomo più potente del mondo. La fonte del potere sessuale è la curiosità, la passione. Lei sta lì a guardare questa fiammella morire di asfissia. Il sesso non prospera nella monotonia. Senza emozioni, invenzioni, stati d'animo, non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di tutte le spezie della paura, di viaggi all'estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino.
Quanto perde con questo suo periscopio sulla punta del pisello, quando invece potrebbe godersi un harem di meraviglie tutte diverse e mai ripetute! Non due peli uguali. Ma lei non ci permetterà di sprecare parole sui peli; neanche sugli odori, ma se ci dilunghiamo su questo argomento lei si mette a gridare: "Lasciate perdere la poesia!" Neanche due pelli con lo stesso incarnato, e mai la stessa luce, la stessa temperatura, le stesse ombre, mai gli stessi gesti; perché un'amante quando è infiammato veramente, può esprimere i toni più sottili di secoli d'arte amorosa. Quante sfumature, quanti cambiamenti d'età, quante variazioni di maturità e di innocenza, di perversità ed arte. Siamo rimasti seduti per ore a chiederci che aspetto lei abbia. Se ha reso i suoi sensi indifferenti alla seta, alla luce, al colore, all'odore, al carattere, al temperamento.
Ci sono tanti sensi minori, che buttano come tanti affluenti nel fiume del sesso, arricchendolo. Solo il battito unito del sesso e dell'animo può creare l'estasi.
Anaïs Nin Henry Miller

-Negli anni quaranta, Anais Nin ed Henry Miller camparono per un certo periodo scrivendo racconti erotici per un uomo che li pagava a pagina. Il cliente, che si faceva chiamare "il collezionista", mantenne sempre l'anonimato, scatenando l'indignata curiosità dei due grandi autori che prestavano il loro talento e la loro penna per soddisfare i suoi capricci. Questo collezionista non apprezzava il loro stile e in ripetute occasioni pretese che "lasciassero perdere la poesia" e si concentrassero solo sul sesso, perchè il resto non lo interessava. Anais Nin gli scrisse questa lettera a firma
propria e di Henry Miller.



Anais Nin è molto conosciuta come scrittrice di letteratura erotica, ma pochi sanno che fu soprattutto una grande esploratrice dell’animo umano e che per qualche tempo praticò anche la professione di psicoanalista, dopo aver fatto la modella, la danzatrice, la scrittrice, la conferenziera. Nata a Neully, nelle vicinanze di Parigi, il 21 Febbraio 1903, Anaïs Nin era figlia di Joaquin Nin, compositore e pianista cubano di origine catalana, e di Rosa Culmell, cantante, di origine franco-danese. La Nin passò la sua infanzia in varie parti d’Europa, fino a che suo padre, quando lei aveva 11 anni, decise di abbandonare la famiglia per seguire una donna più giovane. Rosa prese allora Anaïs ed i suoi due fratelli più piccoli, Thorvald di 9 anni e Joaquin di 6, e partirono tutti per New York.
Durante il lungo viaggio, Anaïs scoprì per la prima volta la passione per la scrittura. Scriveva infatti nel diario: “Voglio descriverti, papà caro, ciò che sto vedendo durante questo stupendo viaggio. Potrò così avere l’illusione che tu sia qui con me e che tu stia guardando le cose coi miei occhi”. In realtà suo padre era definitivamente uscito dalla sua vita, salvo qualche fugace incontro successivo, che comunque non colmò la sua ossessiva ricerca di una figura paterna, che si portò dietro per tutta la vita.
Anaïs, giunta in America, lavorò come modella, studiò danza spagnola e visse con sua madre ed i suoi fratelli fino al giorno delle nozze. Il fortunato sposo era Hugo Guiler. Le nozze furono celebrate nel 1923, quando Anaïs aveva venti anni. Con il marito la futura scrittrice rimase in America per 12 anni, prima di fare ritorno a Parigi. Fu un matrimonio pieno di infedeltà, perché Anaïs sentiva il bisogno di conquistare molti uomini, dopo aver perso l’uomo più importante della sua vita, suo padre. “Se mio padre se n’è andato … se non mi amava, dev’essere perché non ero amabile…come cortigiana avevo già assaggiato il fallimento, dovevo trovare altri modi per interessare gli uomini”.
Hugo era un bancario, ma aveva l’hobby della regia ed era, in questa attività, abbastanza apprezzato, anche se si firmava con uno pseudonimo.

Nel 1931 Anaïs pubblicò il suo primo libro:”D. H. Lawrence”, che le conferì il riconoscimento pubblico come scrittrice. In quel periodo cominciò anche a scrivere la sua opera più importante, il diario. Anaïs scriveva sui treni, ai tavolini dei caffè, mentre aspettava per un appuntamento: come un talismano, portava sempre il diario con sé, come per avere la sua vita sotto braccio. “Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni.”
A Parigi Anaïs conobbee Henry Miller, un americano di quaranta anni che scriveva romanzi, ma che non aveva ancora raggiunto il successo. Così scrive la Nin di lui nel Diario: “Ho conosciuto Henry Miller. E’ venuto a colazione con Richard Osborn, un avvocato che avevo dovuto consultare a proposito del contratto per il mio libro su D. H. Lawrence. Mi è piaciuto subito, non appena l’ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica. E’ un uomo la cui vita inebria, pensai. E’ come me. Era caldo, allegro, disteso, naturale. Sarebbe passato inosservato in una folla. Era snello, magro, non molto alto. Ha occhi azzurri, freddi e attenti, ma la sua bocca rivela emotiva vulnerabilità”.

Con Miller la Nin intrecciò una relazione carnale ed intellettuale che sfociò in un triangolo amoroso quando giunse a Parigi la moglie di Miller, June. La Nin scrisse di lei: “era la donna più bella che avessi mai visto”. Di questa storia si parla nel primo diario, quello fra il 1931 ed il 1934, anche se in un primo momento sono state tolte tutte le vicende più scabrose. Il suo secondo diario, che va dal 1934 al 1939, si apre invece con l’arrivo dell’autrice nella Grande Mela, dove Otto Rank l’aveva chiamata per aiutarlo nel suo lavoro di psicoanalista. La Nin, a Parigi, si era infatti sottoposta ad una analisi con Otto Rank, uno fra i primi discepoli di Freud, con il quale aveva poi intrapreso una relazione. La carriera di psicoanalista fu brevissima, perché Anaïs sentiva di confondersi troppo con le sofferenze dei pazienti e questo non le piaceva.
Tornò in Francia, ma poco dopo scoppiò la seconda guerra mondiale ed Anaïs Nin fu costretta a ripartire per New York, questa volta non per amore dei viaggi e dell’avventura, ma in fuga, con immenso senso di smarrimento. Gli anni Quaranta a New York non furono inizialmente facili per la scrittrice e di essi possiamo sapere leggendo il suo terzo diario, che si conclude nel 1944, quando la Nin pubblicò Sotto una campana di vetro.

Era ormai una scrittrice nota ed ammirata negli Stati Uniti. In quegli anni le capitò un fatto piuttosto strano: un collezionista di libri aveva offerto ad Henry Miller cento dollari al mese per scrivere racconti erotici. Miller aveva accettato per bisogno di denaro e, allegramente, inventava storie piccanti sulle quali rideva insieme ad Anaïs. Dopo un po’ però ne ebbe abbastanza, per cui propose all’amica di scrivere anche lei qualcosa. Anaïs cominciò, ma il collezionista le fece sapere: “Va bene. Ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri sul sesso.”Così – racconta la scrittrice – incominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata, che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità. Ma non ci fu nessuna protesta. Passavo i giorni in biblioteca a studiare il Kama Sutra, ascoltavo le avventure più spinte degli amici.”Meno poesia,” diceva la voce al telefono. “Sia specifica”. Anaïs si rivolgeva agli amici per trovare spunti, ma più erano condannati ad insistere solo sulla sensualità, più creavano poesia. Racconta la Nin a questo proposito che scrivere pornografia era diventata una strada verso la santità invece che verso la dissolutezza. Gli amici Harvey Breit, Robert Duncan, George Barker, Caresse Crosby, si sedevano in cerchio, cercando di immaginare storie per questo vecchio, e detestandolo, perché impediva loro di operare una fusione tra sessualità e sentimento, sensualità ed emozione.

Un giorno Anaïs scrisse al collezionista: “Caro collezionista, noi la odiamo. II sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa un’ossessione meccanicistica. Diventa una noia. Lei ci ha insegnato più di chiunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all’emozione, all’appetito, al desiderio, alla lussuria, al caso, ai capricci, ai legami personali, a relazioni più profonde che ne cambiano il colore, il sapore, i ritmi, l’intensità.”Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma. Componenti intellettuali, fantasiose, romantiche, emotive. Questo è quel che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni. Lo sta facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue.”Se lei nutrisse la sua vita sessuale con tutte le emozioni e le avventure che l’amore inietta nella sessualità, sarebbe l’uomo più potente del mondo. La fonte del potere sessuale è la curiosità, la passione. Lei sta lì a guardare questa fiammella morire d’asfissia. Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo, non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino.” Quanto perde con questo periscopio sulla punta del pisello, quando invece potrebbe godersi un harem di meraviglie tutte diverse e mai ripetute! Non due peli uguali. Ma lei non ci permetterà di sprecar parole sui peli; neanche due odori, ma se ci dilunghiamo su questo argomento, lei si mette a gridare: Lasciate perdere la poesia. Neanche due pelli con lo stesso incarnato, e mai la stessa luce, la stessa temperatura, le stesse ombre, mai gli stessi gesti; perché un amante, quando è infiammato d’amore vero, può esprimere i toni più sottili di secoli di arte amatoria. Quante sfumature, quanti cambiamenti d’età, variazioni di maturità e innocenza, perversità e arte…”

“Siamo rimasti seduti per ore a chiederci che aspetto lei abbia. Se ha reso i sensi indifferenti alla seta, alla luce, al colore, all’odore, al carattere, al temperamento, a questo punto dev’essere completamente avvizzito. Ci sono tanti sensi minori, che si buttano come tanti affluenti nel fiume del sesso, arricchendolo. Solo il battito unito del sesso e del cuore può creare l’estasi.”

In questo periodo la Nin viveva fra New York e Los Angeles, un po’ con il marito, un pò con Rupert, un nuovo amico, molto più giovane di lei. Intanto la scrittrice continuava a scrivere pagine sui diari e nel quarto, che va dal 1944 al 1947 parla di personaggi come Dalì, Gore Vidal, Martha Graham e Andé Breton, ma anche dell’ottusità, del grigiore delle persone che incontrava, che non sapevano cosa fosse la gioia, la serenità, la musica, che erano fatte d’acciaio e cemento o ridotte a cavallo da soma.
Tra il 1947 ed il 1955 la Nin visse tra New York ed il Messico e sperimentò anche l’LSD, che però non la entusiasmò; questo è il periodo descritto nel quinto diario. L’ultimo diario, il sesto, dura fino al 1966, quando avvenne la prima pubblicazione di questa dettagliatissima storia di vita e fu un grande successo editoriale per la Nin (che aveva allora 63 anni!)

Per rispettare la privacy delle tante persone citate però, ciò che fu pubblicato era solo una minima parte dell’opera completa dei diari, che consta in realtà di 150 volumi, 35.000 pagine, custoditi attualmente allo Special Collections Department della UCLA (e curate dall’Anais Nin Trust).
I diari sono ricchi di dialoghi, osservazioni, interventi critici e commenti, sulle persone, la politica, la letteratura, i viaggi, oltre che sulle sue vicende personali. Il mondo attraverso gli scritti di Anaïs è un mondo ricco di fascino e di meraviglia: anche le piccole cose, le persone più insignificanti vengono descritte con amore e profondità, ma soprattutto con curiosità.

Una vita intensa e profondamente vissuta, quella della Nin, che a questo proposito diceva: “La vita ordinaria non mi interessa. Cerco solo i grandi momenti… Voglio essere una scrittrice che ricorda agli altri che questi momenti esistono”
Nel 1973 la Nin ricevette una laurea ad honorem dal Philadelphia College of Art; nel 1974 fu eletta al National Institute of Arts and Letters.

Il 14 gennaio 1977, Anaïs Nin moriva di cancro a Los Angeles, assistita da Rupert Pole. Postumo uscì la raccolta di racconti erotici Il Delta di Venere.




Tu sei in guerra con te stesso, con il te stesso intellettuale. E io dico: lascia perdere il te stesso intellettuale, il sapiente, il filosofo. Goditi la vita. Inebriati. Descrivila. Non commentarla. Non metterla in cornice.
Anaïs Nin, da una lettera a Henry Miller



Silvy Galatina 

L'intellettualismo è una delle più pesanti zavorre che ci portiamo nello zainetto. 
E sull'altare di un IO narcisista ed ipertrofico, sacrifichiamo la bellezza del respiro semplice della vita




Nessun commento:

Posta un commento

Elenco blog personale