sabato 29 settembre 2012

Shakespeare. Re Lear. Il vaso vuoto è quello che ha il suono più ampio

LA PIENEZZA DEL VUOTO SPIRITUALE 
Un altro aspetto da affrontare in questo viaggio dell'inconscio è il VUOTO. Le persone hanno paura del vuoto, per questo si riempiono di cose, si aggrappano a sentimenti convinzioni e credenze... L'accumulo dell'avaro, lo spreco del consumatore, l'eccesso di oggetti domestici, l'acquisto frenetico, sono tutti indizi di una paura del nulla e della morte. Nelle vie spirituali invece l'atmosfera del distacco, lo spazio libero, il respiro sereno e non ingozzato dall'ingordigia aprono la via all'infinito, all'interiorità, all'intuizione, all'essenza dell'essere comunemente chiamata anche Dio.
Come disse Shakespeare: «Il vaso vuoto è quello che ha il suono più ampio»



<Trenta raggi si uniscono in un solo mozzo e nel suo vuoto si ha l'utilità del carro
s'impasta l'argilla per fare un vaso e nel suo vuoto interno si ha l'utilità del vaso
s'aprono porte e finestre per fare una casa e nel suo vuoto interno si ha l'utilità della casa
Perciò l'essere costituisce l'oggetto e il non-essere costituisce l'utilità>
Tao Te Ching (XI)


Caro Shakespeare...
Re Lear esplora la natura stessa dell'esistenza umana: l'amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi dell’universo.
All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello
 che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo

. E con Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione:
resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere
, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere.
Che cosa ha dunque senso in questa tragedia? Quale speranza possiamo trarre? Forse solo la conoscenza di che cosa sia l’uomo di fronte all’universo, raggiunta attraverso un percorso di spoliazione in cui l’amore e la solidarietà si mostrano nella loro essenza terribilmente umana. Forse solo a questo, ad aiutare la creazione e che tutti sempre vedano oltre il muro dietro le scene di cartone.
Michele Placido-Francesco Manetti

(Antonio)



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