martedì 18 settembre 2012

Khaled Hosseini. Una volta quando ero molto piccolo, mi sono arrampicato su un albero ed ho mangiato delle mele verdi, acerbe. La pancia mi si gonfiò e divenne dura come un tamburo. Mi faceva male. La mamma mi spiegò che se avessi aspettato che le mele fossero mature, non mi sarebbe successo niente. Così adesso quando desidero molto qualcosa, penso alle mele.

Il cacciatore di aquiloni - Incipit
Sono diventato la persona che sono oggi all'età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto. Nell'estate del 2001 mi telefonò dal Pakistan il mio amico Rahim Khan. Mi chiese di andarlo a trovare. In piedi in cucina, il ricevitore attaccato all'orecchio, sapevo che in linea non c'era solo Rahim Khan. C'era anche il mio passato di peccati non espiati. Dopo la telefonata andai a fare una passeggiata intorno al lago Spreckels. Il sole scintillava sull'acqua, dove dozzine di barche in miniatura navigavano sospinte da una brezza frizzante. In cielo due aquiloni rossi con lunghe code azzurre volavano sopra i mulini a vento, fianco a fianco, come occhi che osservassero dall'alto San Francisco, la mia città 'adozione. Improvvisamente sentii la voce di Hassan che mi sussurrava : Per te farei qualsiasi cosa.
Hassan, il cacciatore di aquiloni.




Essere guardato e non soltanto visto,
essere ascoltato e non soltanto udito.
Khaled Hosseini, Il Cacciatore di aquiloni



Amir: Non sapevo più in che mese o anno fosse successo.
Ma il ricordo viveva in me, un frammento di passato perfettamente conservato,
una pennellata di colore sulla tela della nostra vita che era diventata vuota e grigia.
Khaled Hosseini, Il Cacciatore di aquiloni


Una volta quando ero molto piccolo, mi sono arrampicato su un albero ed ho mangiato delle mele verdi, acerbe. La pancia mi si gonfiò e divenne dura come un tamburo. Mi faceva male. La mamma mi spiegò che se avessi aspettato che le mele fossero mature, non mi sarebbe successo niente. Così adesso quando desidero molto qualcosa, penso alle mele.
Khaled Hosseini, Il Cacciatore di aquiloni



Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato.
Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.
Khaled Hosseini, Il Cacciatore di aquiloni



Aveva trascorso tutti quegli anni LONTANA DA SE STESSA. UN CAMPO ARIDO, riarso, al di là di ogni lamento o desiderio, al di là del sogno, della delusione. IL FUTURO NON AVEVA IMPORTANZA. E dal passato aveva appreso solo questa lezione di saggezza: L'AMORE ERA UN ERRORE PERICOLOSO E LA SUA COMPLICE, LA SPERANZA, UN'ILLUSIONE INSIDIOSA. E ogni qualvolta quei DUE FIORI VELENOSI incominciavano a sbocciare nella terra assetata di quel campo, Mariam li sradicava. LI SRADICAVA E LI GETTAVA VIA, PRIMA CHE POTESSERO ATTECCHIRE
Khaled Hosseini, "Mille splendidi soli"


Distesa sul divano, con le mani tra le ginocchia, Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra.
Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.
"A ricordo di come soffrono le donne come noi" aveva detto. "Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso".
Khaled Hosseini, "Mille splendidi soli"


Imparai che il mondo non vede la tua anima, che non gliene importa un accidente delle speranza, dei sogni e dei dolori che si nascondono oltre la pelle e le ossa.
Khaled Hosseini




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