Evolvendosi, il mio talento più vero mi ha reso del tutto incapace di vivere, come si conviene a un vero artista, capace soltanto di pensieri e di sentimenti: pensieri perché sentivo, e sentimenti perché pensavo. Di fatto, nell’illusione di creare me stesso, ho creato solo quello che sentivo e che riuscivo a credere.
Luigi Pirandello al banchetto per il premio Nobel, 1934
Voi desiderate qualche mia nota biografica e io mi trovo assai imbarazzato a fornirvela e questo, mio caro amico, per la semplice ragione che ho dimenticato di vivere, l'ho dimenticato al punto da non saper dire niente, proprio niente, della mia vita. Potrei forse dirvi che non la vivo, ma che la scrivo. Di modo che se voi vorrete sapere qualche cosa di me, potrei rispondervi: aspettate un po', mio caro Crémieux, che mi rivolga ai miei personaggi. Forse saranno in grado di fornirvi qualche informazione su me stesso.
Luigi Pirandello lettera a Benjamin Crémieux
Pirandello, un piccolo mondo si.
Noi siamo come i poveri ragni, che per vivere han bisogno di intessersi in un cantuccio la loro tela sottile, noi siamo come le povere lumache che per vivere han bisogno di portare a dosso il loro guscio fragile, o come i poveri molluschi che vogliono tutti la loro conchiglia in fondo al mare. Siamo ragni, lumache e molluschi di una razza più nobile - passi pure - non vorremmo una ragnatela, un guscio, una conchiglia - passi pure - ma un piccolo mondo sì, e per vivere in esso e per vivere di esso. Un ideale, un sentimento, un'abitudine, una occupazione - ecco il piccolo mondo, ecco il guscio di questo lumacone o uomo - come lo chiamano. Senza questo è impossibile la vita. Quando tu riesci a non avere più un ideale, perché osservando la vita ti sembra un'enorme pupazzata. senza nesso, senza spiegazione mai; [...] allora tu non saprai che fare:
sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così.
Luigi Pirandello alla sorella Lina, 31 ottobre 1886.
ma un piccolo mondo sì, e per vivere in esso e per vivere di esso
Mi pareva assai che, subito appena arrivata,
non Ti pigliasse l'estro di rimuovere i mobili e mutar l'aspetto delle stanze!
O perché allora si chiamano “mobili” i mobili – pensa giustamente la testolina di Marta –
se poi li si condanna a star sempre fermi in un posto?
La specchiera davanti la finestra, in camera Tua,
starà benissimo; la vedo; mi convince meno il divanetto
e le poltrone anch'essi davanti la finestra nello studiolo;
farai seder la gente controluce; ma se a Te piace così,
c'è poco da dire, è bene così, senz'altro;
e io, cioè il mio busto, ci abbiamo guadagnato moltissimo:
Ti abbiamo di faccia anziché di lato!”
Luigi Pirandello a Marta Abba; Parigi, 6 giugno 1931.
Quando non vogliamo sapere una cosa – si fa presto – fingiamo di non saperla. – E se la finzione è più per noi stessi che per gli altri, creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse.
Luigi Pirandello - Bellavita, 1928 (Notaio Denora)
- "Io sono colei che mi si crede". -
- "Ed ecco, o signori, come parla la verità! Siete contenti?" -.
dal libro "Così è (se vi pare)
Luigi Pirandello
Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! Eh! Che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi! O con una loro logica che vola come una piuma! Volubili! Volubili! Oggi così e domani chi sa come! Voi vi tenete forte, ed essi non si tengono più. Voi dite “questo non può essere” e per loro può essere tutto.”
Luigi Pirandello
«Perché lui lo sa! Lo sa quanto male ci facciamo per questo maledetto bisogno di parlare.
Finché dentro di noi c’è un’incertezza, si dovrebbe stare con le labbra cucite.
Si parla; non sappiamo neanche noi quello che diciamo».
Luigi Pirandello, “Ciascuno a modo suo”
- Diego: - Perché credi che gli altri, al tuo posto, se fosse loro capitato un caso come il tuo, avrebbero agito come te! Ecco perché, caro mio! E anche perché, fuori dei casi concreti e particolari della vita… sì, ci sono certi principii astratti e generali, su cui possiamo essere tutti d’accordo (costa poco!). Intanto, guarda: se tu ti chiudi sdegnosamente in te stesso e sostieni che “hai la tua coscienza e ti basta”, è perché sai che tutti ti condannano e non t’approvano o anche ridono di te; altrimenti non lo diresti. Il fatto è che i principii restano astratti; nessuno riesce a vederli come te nel caso che ti è capitato né a veder se stesso nell'azione che hai commessa. E allora a che ti basta la tua coscienza, me lo dici? A sentirti solo? No, perdio. La solitudine ti spaventa. E che fai allora? T’immagini tante teste, tutte come la tua: tante teste che sono anzi la tua stessa; le quali, a un dato caso, tirate per un filo, ti dicono sì e no, e no e sì, come vuoi tu. E questo ti conforta e ti fa sicuro. Và là, và là che è un giuoco magnifico, codesto della tua coscienza che ti basta!
Chi vive, quando vive, non si vede: vive… Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive piú: la subisce, la trascina. Come una cosa morta, la trascina. Perché ogni forma è una morte.|
Luigi Pirandello, da Candelora
Lui non era quel suo corpo: c’era anzi così poco; era nella vita lui, nelle cose che pensava, che gli s’agitavano dentro, in tutto ciò che vedeva fuori senza più vedere sè stesso.
Case strada cielo. Tutto il mondo.
Luigi Pirandello da “Di sera, un geranio – Novelle per un anno”
NON CI SI BADA, MA TUTTI DISPERDIAMO OGNI GIORNO O SOFFOCHIAMO IN NOI IL RIGOGLIO DI CHI SA QUANTI GERMI DI VITA, possibilità che sono in noi, obbligati a continue rinunzie, a menzogne, a ipocrisie.....
Luigi Pirandello
La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.
Luigi Pirandello, L’uomo, la bestia e la virtù.
Esser civile, vuol dire proprio questo: − dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca miele
Luigi Pirandello, L'uomo, la bestia e la virtù
L'educazione è la nemica della saggezza, perché l'educazione rende necessarie tante cose di cui, per essere saggi, si dovrebbe fare a meno.
Luigi Pirandello
Imparerai a tue spese,che lungo il tuo cammino, incontrerai ogni giorno 'milioni' di maschere e 'pochissimi' volti...
Luigi Pirandello al banchetto per il premio Nobel, 1934
Voi desiderate qualche mia nota biografica e io mi trovo assai imbarazzato a fornirvela e questo, mio caro amico, per la semplice ragione che ho dimenticato di vivere, l'ho dimenticato al punto da non saper dire niente, proprio niente, della mia vita. Potrei forse dirvi che non la vivo, ma che la scrivo. Di modo che se voi vorrete sapere qualche cosa di me, potrei rispondervi: aspettate un po', mio caro Crémieux, che mi rivolga ai miei personaggi. Forse saranno in grado di fornirvi qualche informazione su me stesso.
Luigi Pirandello lettera a Benjamin Crémieux
Pirandello, un piccolo mondo si.
Noi siamo come i poveri ragni, che per vivere han bisogno di intessersi in un cantuccio la loro tela sottile, noi siamo come le povere lumache che per vivere han bisogno di portare a dosso il loro guscio fragile, o come i poveri molluschi che vogliono tutti la loro conchiglia in fondo al mare. Siamo ragni, lumache e molluschi di una razza più nobile - passi pure - non vorremmo una ragnatela, un guscio, una conchiglia - passi pure - ma un piccolo mondo sì, e per vivere in esso e per vivere di esso. Un ideale, un sentimento, un'abitudine, una occupazione - ecco il piccolo mondo, ecco il guscio di questo lumacone o uomo - come lo chiamano. Senza questo è impossibile la vita. Quando tu riesci a non avere più un ideale, perché osservando la vita ti sembra un'enorme pupazzata. senza nesso, senza spiegazione mai; [...] allora tu non saprai che fare:
sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così.
Luigi Pirandello alla sorella Lina, 31 ottobre 1886.
ma un piccolo mondo sì, e per vivere in esso e per vivere di esso
Mi pareva assai che, subito appena arrivata,
non Ti pigliasse l'estro di rimuovere i mobili e mutar l'aspetto delle stanze!
O perché allora si chiamano “mobili” i mobili – pensa giustamente la testolina di Marta –
se poi li si condanna a star sempre fermi in un posto?
La specchiera davanti la finestra, in camera Tua,
starà benissimo; la vedo; mi convince meno il divanetto
e le poltrone anch'essi davanti la finestra nello studiolo;
farai seder la gente controluce; ma se a Te piace così,
c'è poco da dire, è bene così, senz'altro;
e io, cioè il mio busto, ci abbiamo guadagnato moltissimo:
Ti abbiamo di faccia anziché di lato!”
Luigi Pirandello a Marta Abba; Parigi, 6 giugno 1931.
Quando non vogliamo sapere una cosa – si fa presto – fingiamo di non saperla. – E se la finzione è più per noi stessi che per gli altri, creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse.
Luigi Pirandello - Bellavita, 1928 (Notaio Denora)
- "Io sono colei che mi si crede". -
- "Ed ecco, o signori, come parla la verità! Siete contenti?" -.
dal libro "Così è (se vi pare)
Luigi Pirandello
Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! Eh! Che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi! O con una loro logica che vola come una piuma! Volubili! Volubili! Oggi così e domani chi sa come! Voi vi tenete forte, ed essi non si tengono più. Voi dite “questo non può essere” e per loro può essere tutto.”
Luigi Pirandello
«Perché lui lo sa! Lo sa quanto male ci facciamo per questo maledetto bisogno di parlare.
Finché dentro di noi c’è un’incertezza, si dovrebbe stare con le labbra cucite.
Si parla; non sappiamo neanche noi quello che diciamo».
Luigi Pirandello, “Ciascuno a modo suo”
- Diego: - Bravo! E chi te la dà, se non sono gli altri, codesta sicurezza? Codesto conforto chi te lo dà?
- Il secondo: - Io stesso! La mia coscienza appunto! Oh bella!- Diego: - Perché credi che gli altri, al tuo posto, se fosse loro capitato un caso come il tuo, avrebbero agito come te! Ecco perché, caro mio! E anche perché, fuori dei casi concreti e particolari della vita… sì, ci sono certi principii astratti e generali, su cui possiamo essere tutti d’accordo (costa poco!). Intanto, guarda: se tu ti chiudi sdegnosamente in te stesso e sostieni che “hai la tua coscienza e ti basta”, è perché sai che tutti ti condannano e non t’approvano o anche ridono di te; altrimenti non lo diresti. Il fatto è che i principii restano astratti; nessuno riesce a vederli come te nel caso che ti è capitato né a veder se stesso nell'azione che hai commessa. E allora a che ti basta la tua coscienza, me lo dici? A sentirti solo? No, perdio. La solitudine ti spaventa. E che fai allora? T’immagini tante teste, tutte come la tua: tante teste che sono anzi la tua stessa; le quali, a un dato caso, tirate per un filo, ti dicono sì e no, e no e sì, come vuoi tu. E questo ti conforta e ti fa sicuro. Và là, và là che è un giuoco magnifico, codesto della tua coscienza che ti basta!
Luigi Pirandello, “Ciascuno a suo modo”
La vita o si vive o si scrive, io non l'ho mai vissuta, se non scrivendola
Luigi Pirandello. Il fu Mattia Pascal
Luigi Pirandello. Il fu Mattia Pascal
Chi vive, quando vive, non si vede: vive… Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive piú: la subisce, la trascina. Come una cosa morta, la trascina. Perché ogni forma è una morte.|
Luigi Pirandello, da Candelora
Lui non era quel suo corpo: c’era anzi così poco; era nella vita lui, nelle cose che pensava, che gli s’agitavano dentro, in tutto ciò che vedeva fuori senza più vedere sè stesso.
Case strada cielo. Tutto il mondo.
Luigi Pirandello da “Di sera, un geranio – Novelle per un anno”
NON CI SI BADA, MA TUTTI DISPERDIAMO OGNI GIORNO O SOFFOCHIAMO IN NOI IL RIGOGLIO DI CHI SA QUANTI GERMI DI VITA, possibilità che sono in noi, obbligati a continue rinunzie, a menzogne, a ipocrisie.....
Luigi Pirandello
La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.
Luigi Pirandello, L’uomo, la bestia e la virtù.
Esser civile, vuol dire proprio questo: − dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca miele
Luigi Pirandello, L'uomo, la bestia e la virtù
L'educazione è la nemica della saggezza, perché l'educazione rende necessarie tante cose di cui, per essere saggi, si dovrebbe fare a meno.
Luigi Pirandello
Imparerai a tue spese,che lungo il tuo cammino, incontrerai ogni giorno 'milioni' di maschere e 'pochissimi' volti...
Luigi Pirandello
«Beate le marionette,» sospirai, «su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi!
Luigi Pirandello
Che mondaccio, signor Gubbio, che mondaccio è questo! che schifo! Ma pajono tutti... che so! Ma perché si dev'essere così? Mascherati! Mascherati! Mascherati! Me lo dica lei! Perché, appena insieme, l'uno di fronte all'altro, diventiamo tutti tanti pagliacci? Scusi, no, anch'io, anch'io; mi ci metto anch'io; tutti! Mascherati! Questo un'aria così; quello un'aria cosà... E dentro siamo diversi! Abbiamo il cuore, dentro, come... come un bambino rincantucciato, offeso, che piange e si vergogna!
Luigi Pirandello. Quaderni di Serafino Gubbio operatore
eppure ci sono delle volte in cui far finta di essere marionetta ti mette al sicuro dal rischio di diventarlo... E' quando ti astrai e osservi la follia e diventa facile respirare profondo e allontanarsi per poter continuare ad "essere", lasciando agli altri la tua immagine di legno senza anima. E nessuno si accorge che non ci sei.....
Perché, appena insieme, l'uno di fronte all'altro, diventiamo tutti tanti pagliacci?
Scusi, no, anch'io, anch'io; mi ci metto anch'io; tutti! Mascherati!
Questo un'aria così; quello un'aria cosà... E dentro siamo diversi!
Abbiamo il cuore, dentro, come... come un bambino rincantucciato, offeso, che piange e si vergogna!
Luigi Pirandello, I Quaderni di Serafino Gubbio, 1916/25
C’è una maschera per la famiglia
Una per la società
Una per il lavoro
E quando stai solo
resti nessuno.
Pirandello
Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s’allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel’insegno io come si fa. Basta che Lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!"
Luigi Pirandello
«Beate le marionette,» sospirai, «su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi!
Luigi Pirandello
Che mondaccio, signor Gubbio, che mondaccio è questo! che schifo! Ma pajono tutti... che so! Ma perché si dev'essere così? Mascherati! Mascherati! Mascherati! Me lo dica lei! Perché, appena insieme, l'uno di fronte all'altro, diventiamo tutti tanti pagliacci? Scusi, no, anch'io, anch'io; mi ci metto anch'io; tutti! Mascherati! Questo un'aria così; quello un'aria cosà... E dentro siamo diversi! Abbiamo il cuore, dentro, come... come un bambino rincantucciato, offeso, che piange e si vergogna!
Luigi Pirandello. Quaderni di Serafino Gubbio operatore
eppure ci sono delle volte in cui far finta di essere marionetta ti mette al sicuro dal rischio di diventarlo... E' quando ti astrai e osservi la follia e diventa facile respirare profondo e allontanarsi per poter continuare ad "essere", lasciando agli altri la tua immagine di legno senza anima. E nessuno si accorge che non ci sei.....
Perché, appena insieme, l'uno di fronte all'altro, diventiamo tutti tanti pagliacci?
Scusi, no, anch'io, anch'io; mi ci metto anch'io; tutti! Mascherati!
Questo un'aria così; quello un'aria cosà... E dentro siamo diversi!
Abbiamo il cuore, dentro, come... come un bambino rincantucciato, offeso, che piange e si vergogna!
Luigi Pirandello, I Quaderni di Serafino Gubbio, 1916/25
C’è una maschera per la famiglia
Una per la società
Una per il lavoro
E quando stai solo
resti nessuno.
Pirandello
Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s’allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel’insegno io come si fa. Basta che Lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!"
Luigi Pirandello
E non vuoi capire che la tua coscienza significa appunto gli altri dentro di te
Luigi Pirandello
Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!
Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore
-E il copione? Il copione dov’è?
-Dentro di noi, signore. Il dramma è dentro di noi.
Luigi Pirandello, “Sei personaggi in cerca d’autore”
Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!
Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore
-E il copione? Il copione dov’è?
-Dentro di noi, signore. Il dramma è dentro di noi.
Luigi Pirandello, “Sei personaggi in cerca d’autore”
Se consistesse appunto in questo, che una situazione, socialmente anormale, si accetta, anche vedendola a uno specchio, che in questo caso ci para davanti la nostra stessa illusione; e allora la si rappresenta, soffrendone tutto il martirio, finché la rappresentazione di essa sia possibile dentro la maschera soffocante che da noi stessi ci siamo imposta o che da altri o da una crudele necessità ci sia stata imposta, cioè fintanto che sotto questa maschera un sentimento nostro, troppo vivo, non sia ferito così addentro, che la ribellione alla fine prorompa e quella maschera si stracci e si calpesti?
Luigi Pirandello
...perché muoio ogni attimo io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori
Luigi Pirandello
"Oh, perché gli uomini smaniosamente si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita? Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioia in fondo proviamo noi, anche ammirandole? Noi ci aggiriamo qua, nella vita, come ciechi, con tutta la luce elettrica che abbiamo inventato!"
Luigi Pirandello
Ora la mia tragedia è questa. Dico mia, ma chi sa di quanti! Io vedo non ciò che di me è morto; vedo che non sono mai stato vivo, vedo la forma che gli altri, non io, mi hanno data, e sento che in questa forma la mia vita, una mia vera vita, non c’è stata mai. Mi hanno preso come una materia qualunque, hanno preso un cervello, un’anima, muscoli, nervi, carne, e li hanno impastati e foggiati a piacer loro, perché compissero un lavoro, facessero atti, obbedissero a obblighi, in cui io mi cerco e non mi trovo. E grido, l’anima mia grida dentro questa forma morta che mai non è stata mia: – Ma come? Io, questo? Io, così? Ma quando mai? – E ho nausea, orrore, odio di questo che non sono io, che non sono stato mai io; di questa forma morta, in cui sono prigioniero, e da cui non mi posso liberare. Forma gravata di doveri, che non sento miei, oppressa da brighe di cui non m’importa nulla, fatta segno d’una considerazione di cui non so che farmi; forma che è questi doveri, queste brighe, questa considerazione, fuori di me, sopra di me: cose vuote, cose morte che mi pesano addosso, mi soffocano, mi schiacciano e non mi fanno più respirare."
Luigi Pirandello
Uno: perchè una è la personalità che l’uomo pensa di avere.
Nessuno: perché, in realtà, l’uomo non ne possiede nessuna.
Centomila: perchè l’uomo nasconde dietro la maschera tante personalità quante sono le persone che lo giudicano.
Luigi Pirandello
Quando un atto è compiuto, è quello; non si cangia piú.
Quando uno, comunque, abbia agito, anche senza che poi si senta e si ritrovi negli atti compiuti, ciò che ha fatto, resta: come una prigione per lui. Se avete preso moglie, o anche materialmente, se avete rubato e siete stato scoperto; se avete ucciso, come spire e tentacoli vi avviluppano le conseguenze delle vostre azioni; e vi grava sopra, attorno, come un’aria densa, irrespirabile, la responsabilità che per quelle azioni e le conseguenze di esse, non volute o non previste, vi siete assunta. E come potete piú liberarvi?
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
«Non potevo, vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti della mia vita; vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti il mio corpo e vederlo vivere come quello d’un altro. Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto in me; ogni spontaneità era finita ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o rifatto. Io non potevo vedermi vivere»
Luigi Pirandello, “Uno nessuno e centomila”
Ma forse anch’esse le bestie, le piante e tutte le cose, hanno poi un senso e un valore per sé, che l'uomo non può intendere, chiuso com'è in quelli che egli per conto suo dà alle une e alle altre, e che la natura spesso, dal canto suo mostra di non riconoscere e d'ignorare.
Ci vorrebbe un po' più d'intesa tra l'uomo e la natura. Troppo spesso la natura si diverte a buttare all'aria tutte le nostre ingegnose costruzioni. Cicloni, terremoti... Ma l'uomo non si dà per vinto. Ricostruisce, ricostruisce, bestiolina pervicace. E tutto è per lui materia di ricostruzione. Perché ha in sé quella tal cosa che non si sa che sia, per cui deve per forza costruire, trasformare a suo modo la materia che gli offre la natura ignara, forse e, almeno quando vuole, paziente. Ma si contentasse soltanto delle cose, di cui, fino a prova contraria, non si conosce che abbiano in sé facoltà di sentire lo strazio a causa dei nostri adattamenti e delle nostre costruzioni! Nossignori. L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila
Ah voi credete che si costruiscano soltanto le case? Io mi costruisco di continuo e vi costruisco, e voi fate altrettanto. E la costruzione dura finché non si sgretoli il materiale dei nostri sentimenti e finché duri il cemento della nostra volontà. E perché credete che vi si raccomandi tanto la fermezza della volontà e la costanza dei sentimenti? Basta che quella vacilli un poco, e che questi si alterino d'un punto o cambino minimamente, e addio realtà nostra!
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila
L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo?
E ch’io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c’è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose.
La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do;
ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto.
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila
"Oh, perché gli uomini smaniosamente si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita? Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioia in fondo proviamo noi, anche ammirandole? Noi ci aggiriamo qua, nella vita, come ciechi, con tutta la luce elettrica che abbiamo inventato!"
Luigi Pirandello
Ora la mia tragedia è questa. Dico mia, ma chi sa di quanti! Io vedo non ciò che di me è morto; vedo che non sono mai stato vivo, vedo la forma che gli altri, non io, mi hanno data, e sento che in questa forma la mia vita, una mia vera vita, non c’è stata mai. Mi hanno preso come una materia qualunque, hanno preso un cervello, un’anima, muscoli, nervi, carne, e li hanno impastati e foggiati a piacer loro, perché compissero un lavoro, facessero atti, obbedissero a obblighi, in cui io mi cerco e non mi trovo. E grido, l’anima mia grida dentro questa forma morta che mai non è stata mia: – Ma come? Io, questo? Io, così? Ma quando mai? – E ho nausea, orrore, odio di questo che non sono io, che non sono stato mai io; di questa forma morta, in cui sono prigioniero, e da cui non mi posso liberare. Forma gravata di doveri, che non sento miei, oppressa da brighe di cui non m’importa nulla, fatta segno d’una considerazione di cui non so che farmi; forma che è questi doveri, queste brighe, questa considerazione, fuori di me, sopra di me: cose vuote, cose morte che mi pesano addosso, mi soffocano, mi schiacciano e non mi fanno più respirare."
Luigi Pirandello
Uno: perchè una è la personalità che l’uomo pensa di avere.
Nessuno: perché, in realtà, l’uomo non ne possiede nessuna.
Centomila: perchè l’uomo nasconde dietro la maschera tante personalità quante sono le persone che lo giudicano.
Luigi Pirandello
Quando un atto è compiuto, è quello; non si cangia piú.
Quando uno, comunque, abbia agito, anche senza che poi si senta e si ritrovi negli atti compiuti, ciò che ha fatto, resta: come una prigione per lui. Se avete preso moglie, o anche materialmente, se avete rubato e siete stato scoperto; se avete ucciso, come spire e tentacoli vi avviluppano le conseguenze delle vostre azioni; e vi grava sopra, attorno, come un’aria densa, irrespirabile, la responsabilità che per quelle azioni e le conseguenze di esse, non volute o non previste, vi siete assunta. E come potete piú liberarvi?
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Tempo, spazio: necessità. Sorte, fortuna, casi: trappole della vita. Volete essere? C'è questo
In astratto non si è. Bisogna che s' intrappoli l'essere in una forma e per alcun tempo si finisca in essa, qua o là, così o così. E ogni cosa, finché dura porta con sè la pena della sua forma, la pena d'esser così e di non poter più essere altrimenti.
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Ci vivete dentro; ci camminate fuori, sicuri. La vedete, la toccate; e dentro anche, se vi piace, ci fumate un sigaro, e beatamente state a guardare le spire di fumo a poco a poco svanire nell’aria. Senza il minimo sospetto che tutta la realtà che vi sta attorno non ha per gli altri maggiore consistenza di quel fumo.
Luigi Pirandello.Uno, nessuno e centomila
«Non potevo, vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti della mia vita; vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti il mio corpo e vederlo vivere come quello d’un altro. Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto in me; ogni spontaneità era finita ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o rifatto. Io non potevo vedermi vivere»
Luigi Pirandello, “Uno nessuno e centomila”
L’idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a rendermi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un “mio” dunque che non era per me!); una vita nella quale pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest’idea non mi diede più requie. Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?
Luigi Pirandello. Uno, nessuno e centomila
La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto."
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila
Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo. E tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni, ragionamenti, stati di coscienza che son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale e cosciente.
Luigi Pirandello
Perchè una realtà non ci fu data e non c'è......ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.
Luigi Pirandello. Uno, Nessuno e Centomila
Ci vorrebbe un po' più d'intesa tra l'uomo e la natura.
Troppo spesso la natura si diverte a buttare all'aria tutte le nostre ingegnose costruzioni.
Cicloni, terremoti... Ma l'uomo non si dà per vinto. Ricostruisce, ricostruisce, bestiolina pervicace.
E tutto è per lui materia di ricostruzione. Perché ha in sé quella tal cosa che non si sa che sia, per cui deve per forza costruire, trasformare a suo modo la materia che gli offre la natura ignara, forse e, almeno quando vuole, paziente. Ma si contentasse soltanto delle cose, di cui, fino a prova contraria, non si conosce che abbiano in sé facoltà di sentire lo strazio a causa dei nostri adattamenti e delle nostre costruzioni! Nossignori. L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Luigi Pirandello. Uno, nessuno e centomila
Ma forse anch’esse le bestie, le piante e tutte le cose, hanno poi un senso e un valore per sé, che l'uomo non può intendere, chiuso com'è in quelli che egli per conto suo dà alle une e alle altre, e che la natura spesso, dal canto suo mostra di non riconoscere e d'ignorare.
Ci vorrebbe un po' più d'intesa tra l'uomo e la natura. Troppo spesso la natura si diverte a buttare all'aria tutte le nostre ingegnose costruzioni. Cicloni, terremoti... Ma l'uomo non si dà per vinto. Ricostruisce, ricostruisce, bestiolina pervicace. E tutto è per lui materia di ricostruzione. Perché ha in sé quella tal cosa che non si sa che sia, per cui deve per forza costruire, trasformare a suo modo la materia che gli offre la natura ignara, forse e, almeno quando vuole, paziente. Ma si contentasse soltanto delle cose, di cui, fino a prova contraria, non si conosce che abbiano in sé facoltà di sentire lo strazio a causa dei nostri adattamenti e delle nostre costruzioni! Nossignori. L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila
Ah voi credete che si costruiscano soltanto le case? Io mi costruisco di continuo e vi costruisco, e voi fate altrettanto. E la costruzione dura finché non si sgretoli il materiale dei nostri sentimenti e finché duri il cemento della nostra volontà. E perché credete che vi si raccomandi tanto la fermezza della volontà e la costanza dei sentimenti? Basta che quella vacilli un poco, e che questi si alterino d'un punto o cambino minimamente, e addio realtà nostra!
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila
L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo?
E ch’io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c’è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose.
La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do;
ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto.
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila
Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m'avevano data; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me.
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila
Tempo, spazio, necessità. Sorte, fortuna, casi: trappole tutte della vita. Volete essere? C’è questo. In astratto non si è. Bisogna che s’intrappoli l’essere in una forma, e per alcun tempo si finisca in essa, qua o là, cosí o cosí. E ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena d’esser cosí e di non poter piú essere altrimenti…
Luigi Pirandello, Uno, nessuno, centomila
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centomila
Tempo, spazio, necessità. Sorte, fortuna, casi: trappole tutte della vita. Volete essere? C’è questo. In astratto non si è. Bisogna che s’intrappoli l’essere in una forma, e per alcun tempo si finisca in essa, qua o là, cosí o cosí. E ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena d’esser cosí e di non poter piú essere altrimenti…
Luigi Pirandello, Uno, nessuno, centomila
La solitudine non è mai con te.. è sempre senza di te..
Luigi Pirandello - Uno, nessuno, centomila
"Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo?
Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?"
Luigi Pirandello - Uno, nessuno, centomila
Uno, Nessuno e Centomila. Vitangelo Moscarda, il protagonista, sconvolto per l'aver scoperto che il suo naso ha una stortura, di cui non si era mai accorto, si sente, improvvisamente, estraneo a se stesso. Un capolavoro.
"Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro trèmulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.
[…] E l’aria è nuova. E tutto, attimo per attimo, è com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni.
[…] perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori."
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Ma forse anch’esse le bestie, le piante e tutte le cose, hanno poi un senso e un valore per sé, che l'uomo non può intendere, chiuso com'è in quelli che egli per conto suo dà alle une e alle altre, e che la natura spesso, dal canto suo mostra di non riconoscere e d'ignorare.
Ci vorrebbe un po' più d'intesa tra l'uomo e la natura. Troppo spesso la natura si diverte a buttare all'aria tutte le nostre ingegnose costruzioni. Cicloni, terremoti... Ma l'uomo non si dà per vinto. Ricostruisce, ricostruisce, bestiolina pervicace. E tutto è per lui materia di ricostruzione. Perché ha in sé quella tal cosa che non si sa che sia, per cui deve per forza costruire, trasformare a suo modo la materia che gli offre la natura ignara, forse e, almeno quando vuole, paziente. Ma si contentasse soltanto delle cose, di cui, fino a prova contraria, non si conosce che abbiano in sé facoltà di sentire lo strazio a causa dei nostri adattamenti e delle nostre costruzioni! Nossignori. L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila
"Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro trèmulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.
[…] E l’aria è nuova. E tutto, attimo per attimo, è com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni.
[…] perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori."
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Ma forse anch’esse le bestie, le piante e tutte le cose, hanno poi un senso e un valore per sé, che l'uomo non può intendere, chiuso com'è in quelli che egli per conto suo dà alle une e alle altre, e che la natura spesso, dal canto suo mostra di non riconoscere e d'ignorare.
Ci vorrebbe un po' più d'intesa tra l'uomo e la natura. Troppo spesso la natura si diverte a buttare all'aria tutte le nostre ingegnose costruzioni. Cicloni, terremoti... Ma l'uomo non si dà per vinto. Ricostruisce, ricostruisce, bestiolina pervicace. E tutto è per lui materia di ricostruzione. Perché ha in sé quella tal cosa che non si sa che sia, per cui deve per forza costruire, trasformare a suo modo la materia che gli offre la natura ignara, forse e, almeno quando vuole, paziente. Ma si contentasse soltanto delle cose, di cui, fino a prova contraria, non si conosce che abbiano in sé facoltà di sentire lo strazio a causa dei nostri adattamenti e delle nostre costruzioni! Nossignori. L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa.
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila
L’idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a rendermi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un “mio” dunque che non era per me!); una vita nella quale pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest’idea non mi diede più requie.
Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo?
Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?
Luigi Pirandello. Uno, nessuno e centomila
Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole.
Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote?
Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto.
Luigi Pirandello da “Uno,nessuno e centomila”
Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole.
Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote?
Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto.
Luigi Pirandello da “Uno,nessuno e centomila”
Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo. E tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni, ragionamenti, stati di coscienza che son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale e cosciente
Nossignora... Lei. Per il suo bene! E lo sappiamo tutti qua, che lei è pazza. E ora deve saperlo anche tutto il paese. Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s'allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel'insegno io come si fa. Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!
Luigi Pirandello, Il Berretto a Sonagli
Non c'è più pazzo al mondo di chi crede d'aver ragione!
Luigi Pirandello, Il Berretto a Sonagli
La corda civile, signora. Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d'orologio in testa.
La seria, la civile, la pazza. Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte. ‑ Ci mangeremmo tutti, signora mia, l'un l'altro, come tanti cani arrabbiati. ‑ Non si può. ‑ Io mi mangerei ‑ per modo d'esempio ‑ il signor Fifì. ‑ Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa: ‑ «Oh quanto m'è grato vedervi, caro il mio signor Fifì!». Capisce, signora? Ma può venire il momento che le acque s'intorbidano. E allora... allora io cerco, prima, di girare qua la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr'otto, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio!
Luigi Pirandello - Il berretto a sonagli
È re! Non esageriamo. Pupi siamo, caro signor Fifì!
Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti. Dovrebbe bastare, santo Dio, esser nati pupi così per volontà divina. Nossignori! Ognuno poi si fa pupo per conto suo: quel pupo che può essere o che si crede d’essere. E allora cominciano le liti! Perché ogni pupo, signora mia, vuole portato il suo rispetto, non tanto per quello che dentro di sé si crede, quanto per la parte che deve rappresentar fuori. A quattr’occhi, non è contento nessuno della sua parte: ognuno, ponendosi davanti il proprio pupo, gli tirerebbe magari uno sputo in faccia. Ma dagli altri, no; dagli altri lo vuole rispettato!
Luigi Pirandello, Il Berretto a Sonagli
La corda civile, signora. Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d'orologio in testa.
La seria, la civile, la pazza. Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte. ‑ Ci mangeremmo tutti, signora mia, l'un l'altro, come tanti cani arrabbiati. ‑ Non si può. ‑ Io mi mangerei ‑ per modo d'esempio ‑ il signor Fifì. ‑ Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa: ‑ «Oh quanto m'è grato vedervi, caro il mio signor Fifì!». Capisce, signora? Ma può venire il momento che le acque s'intorbidano. E allora... allora io cerco, prima, di girare qua la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr'otto, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio!
Luigi Pirandello - Il berretto a sonagli
È re! Non esageriamo. Pupi siamo, caro signor Fifì!
Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti. Dovrebbe bastare, santo Dio, esser nati pupi così per volontà divina. Nossignori! Ognuno poi si fa pupo per conto suo: quel pupo che può essere o che si crede d’essere. E allora cominciano le liti! Perché ogni pupo, signora mia, vuole portato il suo rispetto, non tanto per quello che dentro di sé si crede, quanto per la parte che deve rappresentar fuori. A quattr’occhi, non è contento nessuno della sua parte: ognuno, ponendosi davanti il proprio pupo, gli tirerebbe magari uno sputo in faccia. Ma dagli altri, no; dagli altri lo vuole rispettato!
Luigi Pirandello, Il Berretto a Sonagli
E ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena di essere così e non altrimenti
Luigi Pirandello
Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica di tutte le vostre costruzioni.
Luigi Pirandello. Pirandello, Enrico IV
Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà.
Luigi Pirandello
Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica di tutte le vostre costruzioni.
Luigi Pirandello. Pirandello, Enrico IV
Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà.
Luigi Pirandello
Ciascuno vuole imporre agli altri quel mondo che ha dentro, come se fosse fuori, e che tutti debbano vederlo a suo modo… e che gli altri non possano esservi se non come li vede lui.
Luigi Pirandello
Siate sinceri: a voi non è mai passato per il capo di volervi veder vivere. Attendete a vivere per voi, e fate bene, senza darvi pensiero di ciò che intanto possiate essere per gli altri; non già perché dell’altrui giudizio non v’importi nulla, ché anzi ve ne importa moltissimo; ma perché siete nella beata illusione che gli altri, da fuori, vi debbano rappresentare in sé come voi a voi stessi vi rappresentate.
Luigi Pirandello
La lealtà, la lealtà è un debito, è il più sacro, verso noi stessi, anche prima che verso gli altri.
Tradire è orribile
Tradire è orribile
Luigi Pirandello
Nulla è più complicato della sincerità
Luigi Pirandello
Quando non vogliamo sapere una cosa fingiamo di non saperla.
E se la finzione è più per noi stessi che per gli altri,
creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse.
creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse.
Luigi Pirandello
Le anime hanno un loro particolar modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali.
Luigi Pirandello, “Il fu Mattia Pascal”
Luigi Pirandello, “Il fu Mattia Pascal”
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