martedì 10 aprile 2012

Freud. Il Lapsus freudiano si ha quando vuoi dire una cosa ma la coscienza te ne fa dire un'altra per esprimere un desiderio inconscio.... .... come se dentro di noi ci fosse un secondo pisello. Volevo dire "livello"

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Lapsus freudiano:
Il Lapsus freudiano si ha quando vuoi dire una cosa ma la coscienza te ne fa dire un'altra per esprimere un desiderio inconscio....
.... come se dentro di noi ci fosse un secondo pisello.
Volevo dire "livello"





La parola del giorno è: Lapsus [làp-sus]
SIGN Errore involontario
participio passato del latino [labi] scivolare.


Con questa parola si significa in maniera piuttosto ricercata l'errore involontario
l'immagine su cui si fonda è banalmente quella dello scivolone.
È il caso del lapsus linguae di quando si sbaglia a dire qualcosa, o del lapsus calami di quando si commette un errore scrivendo - locuzioni dotte che certo non esauriscono l'uso di questa parola, che è sì ricercata ma di successo popolare. Infatti si può parare di lapsus quando metti le verdure nel surgelatore; con un lapsus l'intervistato si fa sfuggire un'informazione riservata; e dopo aver detto la stupidaggine più colossale che potevamo dire, si cerca di riparare ridendo e chiedendo scusa per il lapsus.
Celeberrimo è anche il cosiddetto lapsus freudiano: secondo Freud, nella categoria degli atti mancati è incluso anche il lapsus, cioè un errore che non sarebbe casuale, ma manifestazione di una pulsione inconscia - idea che ha avuto una fortuna profana eccezionale. In questo senso può essere un lapsus chiamare un conoscente col nome di un vecchio amico quando ci si fa un discorso che ce lo ricorda; può essere un lapsus lasciare sull'autobus l'ombrello regalatoci da una persona con cui abbiamo litigato; ed è un lapsus quello di Zeno Cosini che, dovendo andare al funerale di Guido Speier, sbaglia funerale.
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