martedì 31 luglio 2012

De Sade. La natura non ha alcun bisogno di un padrone che la diriga; da sola mantiene il suo perenne movimento e la sua attività

Quando il più forte vuole opprimere il più debole lo convince che Dio santifica le sue catene, ed il debole, abbrutito, gli crede.
"Justine ovvero le disgrazie della virtù"
Marchese de Sade


Amanti del piacere d’ogni età e d’ogni sesso, è a voi soli che dedico la mia opera: nutritevi dei suoi princìpi, essi favoriscono le vostre passioni, e queste passioni, che i freddi e piatti moralisti vi dipingono come spaventose, altro non sono che i mezzi di cui la natura si serve per condurre l’uomo a realizzare i disegni che essa stessa ha su di lui; non ascoltate dunque che queste passioni deliziose; esse sono il solo strumento che deve portarvi alla felicità.
D.A.F. de Sade, La filosofia nel boudoir, 1795


La natura non ha alcun bisogno di un padrone che la diriga; da sola mantiene il suo perenne movimento e la sua attività. E se questo padrone esistesse veramente, cosa meriterebbe, oltre a disprezzo e a oltraggio, per aver creato un universo colmo di tante imperfezioni?
Donatien Alphonse De Sade



Nessun individuo è formato espressamente dalla natura, nessuno è fatto progettualmente da lei, ma tutti sono il risultato delle sue leggi e delle sue azioni, in modo tale che, in un mondo come il nostro, ci devono per forza essere delle creature come quelle che ci sono, mentre ne esistono diversissime in un altro globo, in quel formicaio di globi di cui lo spazio è riempito. Ma tali creature non sono né buone, né belle, né preziose, né create: sono la schiuma, il risultato delle cieche leggi della natura, sono come quel vapore che s’innalza dall’alcool quando in un vaso messo sul fuoco si dissolve per il calore che separa le parti […]. Tale vapore non è creato apposta, ma è un risultato eterogeneo, trae la sua esistenza da un elemento a lui estraneo e non vale niente in se stesso, e può o non può esistere senza che l’elemento da cui promana ne soffra in alcun modo: esso non deve nulla a tale elemento, che a sua volta non gli deve niente. […] L’uomo […] potrebbe quadruplicare la sua razza o estinguerla del tutto senza che l’universo ne provasse la più lieve alterazione.
D.A.F. de Sade, Juliette, ovvero le prosperità del vizio


Se si ama il proprio dolore, esso diviene voluttà
Dunque la distruzione è una delle leggi della natura come la creazione.
Marchese de Sade, La filosofia nel boudoir




Sì, cittadini, la religione è incompatibile col sistema della libertà; l'avete sentito.
L'uomo libero non s'inchinerà mai davanti agli dei del cristianesimo; mai i suoi dogmi, i suoi riti, i suoi misteri o la sua morale converranno ad un repubblicano. Ancora uno sforzo! Dal momento che vi date da fare per distruggere tutti i pregiudizi, non lasciatene in vita nessuno, perché anche uno solo è sufficiente a farli ritornare tutti. 
Donatien Alphonse François de Sade



Smettiamo di credere che la religione possa essere utile all’uomo.
Abbiamo buone leggi, e sapremo fare a meno della religione. Ma, si dice, il popolo ne ha bisogno di una, che lo diverta e lo freni. Ebbene, in tal caso, dateci allora quella che conviene a uomini liberi. Rendeteci gli dèi del paganesimo. Noi adoreremo volentieri Giove, Ercole o Pallade, ma non vogliamo più saperne del favoloso autore di un universo che si muove da se stesso, non vogliamo più saperne di un dio senza corpo ma che pure riempie tutto con la sua immensità, di un dio onnipotente che non realizza mai quel che desidera, di un essere sovranamente buono che non fa altro che malcontenti, di un essere amico dell’ordine, nel governo del quale tutto è disordine. No, non vogliamo più saperne di un dio che sconvolge la natura, che è il padre della confusione, che guida l’uomo mentre quest’uomo si abbandona ad orrori. Un dio simile ci fa fremere di indignazione e noi lo relegheremo per sempre nell’oblio da cui l’infame Robespierre ha voluto trarlo.
Donatien-Alphonse-François de Sade, Filosofia nel boudoir


E non c'è dubbio che le religioni siano la culla del dispotismo; fu un prete il primo di tutti i despoti: il primo re e il primo imperatore di Roma, Numa e Augusto, furono entrambi associati al sacerdozio. Costantino e Clodoveo furono più abati che sovrani. Eliogabalo fu sacerdote del sole. In tutti i tempi, in tutti i secoli, ci fu sempre fra dispotismo e religione un rapporto [...]
Se esiste una cosa assurda a questo mondo, è proprio quella di vedere degli uomini che, pur non conoscendo il loro Dio e quel che questo Dio possa esigere se non dalla vaga idea che se fanno, pretendendo di decidere sulla natura di ciò che appaga o irrita questo ridicolo fantasma della loro immaginazione.
La morale cristiana, troppo vaga sui rapporti dell'uomo con i suoi simili, pone basi così sofistiche che ci è impossibile ammetterle infatti, quando si vogliono edificare dei principi, ci si deve ben guardare dal porvi come base dei sofismi. Da cosa deriva quella morale assurda di amare il prossimo come noi stessi. Nulla certo sarebbe più sublime se fosse possibile che quanto è falso potesse avere un'impronta di bellezza. Non dobbiamo amare i nostri simili come noi stessi, perché sarebbe in contrasto con le leggi della natura, il cui codice deve invece guidare tutte le azioni della nostra vita; dobbiamo amare piuttosto i nostri simili come fratelli, come amici che la natura ci dà, e con i quali dobbiamo vivere tanto meglio in uno Stato repubblicano in quanto la scomparsa di distanze deve di conseguenza stringere legami.
Marchese de Sade, Filosofia nel Boudoir




Se diamo uno sguardo ai tempi antichi, vediamo che il furto era permesso e ricompensato in tutte le repubbliche della Grecia; Sparta o Lacedemone lo favoriva apertamente; qualche altro popolo l'ha considerato una vera e propria virtù bellica. È indiscutibile che esso alimenta il coraggio, la forza, la scaltrezza, tutte quelle virtù, insomma che sono utili ad un governo repubblicano e quindi al nostro. Io vorrei sapere, a questo punto, obiettivamente se il furto, il cui effetto è quello di livellare le ricchezze, sia un gran male in un governo che ha come fine l'eguaglianza. No, senza dubbio; infatti se da un lato favorisce l'uguaglianza, da un altro stimola ad una attenzione maggiore nella custodia dei propri beni. C'era un popolo che puniva non il ladro, ma colui che si era lasciato derubare perché imparasse ad aver cura delle sue proprietà. Questo ci porta a più ampie riflessioni.
Dio non voglia che mi metta ad attaccare o distruggere in questa sede il giuramento di rispetto della proprietà, che è stato appena pronunciato dalla nazione; ma potrò permettermi alcune osservazioni sull'ingiustizia di questo giuramento? Qual è lo spirito di un giuramento pronunciato da tutti gli individui di una nazione? Non è forse quello di mantenere una perfetta uguaglianza tra i cittadini, sottomettendoli tutti ugualmente alla legge protettrice della proprietà di tutti? E allora vi domando se vi sembra giusta la legge che ordina a chi non ha niente di rispettare colui che ha tutto! Su quali elementi si basa il patto sociale? Non consiste forse nel cedere un poco della libertà e delle proprietà personali per assicurare e mantenere quanto si conserva dell'una e dell'altra?
Donatien-Alphonse-François de Sade, La filosofia nel boudoir - (pag. 146)
Club del libro Fratelli Melita - - Cura e traduzione di Claudio Rendina



Capolavoro filosofico sarebbe svolgere in quale maniera e di quale mezzi la fortuna si è servita per raggiungere i fini che si è proposta nei confronti dell'uomo, e tracciare perciò delle linee di condotta che possano far conoscere a questo sventurato individuo bipede come deve camminare lungo il cammino coperto di spine della vita e prevenire i bizzarri capricci di questa fortuna che fu detta di volta in volta Destino, Dio, Provvidenza, Fatalità, Caso, definizioni tutte imperfette e prive di buon senso, le une quanto le altre, e che nulla apportano alla mente, se non ideee vaghe e puramente soggettive.
Marchese de Sade - La nuova Justine ovvero le sciagure della virtù
La nouvelle Justine ou les Malheurs de la vertu), traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini - Newton Compton, 1979.




Donatien Alphonse François de Sade alla moglie Justine
Vincennes, 20 febbraio 1781
Sono un libertino, lo confesso; tutto ciò che è possibile concepire in tal genere di cose, io l’ho concepito, ma non ho certo realizzato tutto ciò che ho immaginato e non lo realizzerò mai. Sono un libertino, non un criminale né un assassino, e dal momento che mi si costringe a porre la mia apologia accanto alla mia giustificazione, dirò che i miei ingiusti giudici non sarebbero in grado di controbilanciare le loro infamie con tante buone azioni quante io ne posso contrapporre ai miei errori.
Il conte Donatien-Alphonse-François de Sade è stato uno scrittore, filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico, criminale e politico rivoluzionario francese, delegato della Convenzione nazionale.
Autore di tutta una serie di classici della letteratura erotica, ma anche di drammi teatrali, testi vari e saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione, la sua opera e il suo pensiero lo hanno fatto considerare un esponente dell'ala estremista del libertinismo, nonché dell'Illuminismo più radicale e materialista.

Vittima di un piano diabolico della suocera, la “presidentessa” Madame de Montreuil, De Sade finì nel carcere di Vincennes, dove avrebbe passato molti anni della sua vita. Questa trasformazione umana e spirituale è visibile e chiara nelle lettere scritte dal Marchese in quegli anni, indirizzate principalmente alla moglie e alla suocera. L’ingiustizia della propria condanna, l’insofferenza verso la propria vita da detenuto, i continui pensieri sull’infelicità della propria condizione formarono il nuovo De Sade, sia a livello umano che letterario e filosofico.





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