mercoledì 30 luglio 2014

Era, temendo il tradimento di Zeus, pose Io sotto la sorveglianza del gigante Argo che, grazie ai suoi infiniti occhi, riusciva a non dormire mai, chiudendone, per riposare, solo due per volta. Zeus allora incaricò Ermes di liberarla. Quest'ultimo, camuffatosi da pastore, si avvicinò ad Argo suonando una melodia. Il gigante, affascinato dal suono, invitò Ermes a sedersi con sé. Il dio, accompagnandosi col suono, iniziò a narrare la storia di Pan e Siringa, fino a che non riuscì a far chiudere tutti i cento occhi. Ermes uccise il gigante addormentato tagliandogli la testa con la spada, liberando Io. Era prese gli occhi dalla testa di Argo e li pose sulle piume del pavone, l'animale a lei sacro. Ermes, Io ed Argo





Zeus e Io, mitologia greca
Zeus conduceva un’attività erotica extraconiugale tale da far infuriare Hera, sua moglie, provocando scompiglio e vendette sull’Olimpo.
Zeus non faceva alcuna differenza tra divine e mortali e se qualcuna suscitava i suoi interessi, pur di conquistarla, non esitava a servirsi dei più abili stratagemmi e delle più strane metamorfosi. 
Per sedurre la sacerdotessa Io, ad esempio, si mutò in una nuvola soffice ed eterea.
Io era la sacerdotessa d’un tempio vicino a Micene, sacro a Hera
La sacerdotessa Io era giovane e assai bella e quando Zeus la vide la prima volta subito se ne innamorò.
Hera, che ben conosceva il marito, ben presto si insospettì delle sue improvvise e ingiustificate assenze; volle vederci chiaro e scese sulla Terra. Zeus, vedendo arrivare Hera scura in viso, mutò la sacerdotessa Io in una giovenca, ma Hera non si lasciò ingannare e, fingendo ammirazione per l’animale, glielo chiese in dono. Zeus non rifiutò, ma solo per non farla insospettire ulteriormente.
Hera inviò subito la giovenca in un pascolo molto lontano. Il pascolo era custodito da Argo, soprannominato Tutt’occhi, perché aveva ben cento occhi sparsi in giro per tutto il corpo e anche quando dormiva cinquanta dei suoi cento occhi vegliavano a turno.
Zeus, volendo liberare la sacerdotessa Io dalla sua prigionia, ordinò ad Hermes di liberare la giovenca. Hermes assunse l’aspetto di un pastorello e, sedutosi vicino ad Argo, cominciò a suonare con il flauto una noiosissima nenia che, a poco a poco, riuscì ad addormentare tutti i cento occhi del custode. Dopo che Argo fu ben addormentato, Hermes con un colpo di spada gli troncò la testa. Io era liberata. Hera, però, dall’Olimpo aveva visto tutto e mandò alla sfortunata giovenca un tafano, perché la pungesse senza darle un attimo di tregua. La giovenca fuggì disperatamente, ma il tafano le volava dietro senza darle un solo attimo di pace. La sacerdotessa Io, ancora sotto le sembianze di giovenca, oltrepassò il Bosforo, che in greco significa appunto «Passaggio della Giovenca» e giunse in Fenicia, eppoi in Egitto. Qui finalmente Zeus riuscì a fermare Io e, liberatala dal tafano, le restituì l’aspetto di donna. Tuttavia due corte corna le rimasero sul capo, simili alle corna della Luna quando è al primo e all’ultimo quarto. Da Io nacque Epàfo, che fu poi re d’Egitto e costruì la capitale Menfi.



mi chiedevo da adolescente perché mai Zeus dovesse preferire alla potente e perfetta dea Hera la mortale e dunque imperfetta (quantunque bella) Io. La perfezione non è dunque ciò' che ti rende desiderabile al di sopra di tutto ? Elaborai più tardi una risposta: l' imperfezione - che è umana - era ciò che mancava ad Hera e che rendeva la mortale IO desiderabile agli occhi del Dio. L'imperfezione umana , questa incolmabile diversità , fa innamorare gli Dei , perché ci rende speciali. E di tale specialità dovrebbero andare fieri tutti i "diversi" del mondo.


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