Secondo una bellissima leggenda di origine indiana, la perla è il frutto dell’amplesso fra l’acqua marina e la luce della luna, dentro l’alcova formata da un’ostrica aperta.
Al di là di questa romantica storia, la nascita di una perla è un evento davvero miracoloso.
A differenza delle pietre o dei metalli preziosi, che devono essere estratti dalla terra, le perle sono prodotte dalle ostriche che vivono nelle profondità marine.
Le pietre preziose devono essere sottoposte al taglio e levigate per farne emergere la bellezza: le perle invece- non hanno bisogno di questo processo complementare. Nascono dalle ostriche con una naturale iridescenza brillante, una lucentezza ed una morbida luminosità intrinseca che nessun’altra gemma al mondo possiede.
Una perla naturale comincia a nascere quando un corpo estraneo (quasi sempre un parassita) accidentalmente penetra nel mantello soffice di un’ostrica, da dove non può essere epulso. Nel tentativo di alleviare l’irritazione, il corpo dell’ostrica assume un’azione difensiva secernendo una sostanza cristallina liscia e dura intorno all’oggetto estraneo, definita sostanza madreperlacea. Fino a quando il corpo estraneo resta nel mantello, l’ostrica continua a secernere intorno ad esso la sostanza madreperlacea, strato su strato. Dopo pochi anni, il corpo estraneo viene completamente coperto dal lucente rivestimento cristallino.
Il risultato è quella bella e splendente gemma che chiamiamo perla.
Ma il modo in cui le preziose perle vengono formate da ciò che un’ostrica considera nient’altro che una difesa contro l’irritazione del corpo estraneo, è uno dei segreti della natura più apprezzati. Perchè la sostanza madrepaerlacea non è soltanto una sostanza lenente. Essa è composta di microscopici cristalli, disposti simmetricamente, in modo tale che la luce, passando attraverso l’asse di un cristallo, viene riflessa e rifratta da quello accanto e cosi via, fino a creare un’arcobaleno di luce e di colori.
L’epoca di origine dell’uso delle perle è molto antica.
Prezioso dono del mare agli umani, fu la perla ornamento preferito da Polinnia, la Musa addetta agli inni, ai canti e all’eloquenza.
Pare che anche Venere non ne potesse fare a meno, e che anzi fosse nata dalla spuma del mare completamente nuda, ma con perle attorno al collo.
E le perle anche in astrologia sono strettamente legate al mare, essendo la pietra portafortuna del Cancro.
La perla, sin dai primordi simbolo di purezza attribuito dai pagani alla Dea dell’Amore, lo divenne poi, dai cristiani, della Vergine Maria. Difatti nell’iconografia sacra sono parecchi i quadri che raffigurano la Madonna adornata di perle e nei testi religiosi più volte lei stessa è definita Perla, nel senso di “pura“.
E nei quadri è adorna di perle anche la Sibilla, quella profetessa pagana che per prima, come dicono i Padri della Chiesa, annunciò l’avvento di Cristo.
Già nei testi orientali dell’VIII secolo a.C. si parla di perle come di cose fantastiche; secondo una leggenda araba le perle altro non sono che gocce di rugiada cadute in mare durante una notte di luna piena e “bevute” dalle ostriche.
Leggenda ripresa da Plinio il quale asserì che le ostriche nel tempo degli amori “si aprono quasi sbadigliassero, si riempiono di rugiada che le feconda e partoriscono poi perle”.
Credenze a parte, l’unica cosa certa è che da sempre furono considerate preziosissime.
L’imperatore Caligola (21-41 dC) donò al suo cavallo (quello che aveva già nominato senatore) una collana di perle; ma affinché la moglie non fosse gelosa, ne regalò una anche a lei spendendo qualcosina tipo quaranta milioni di sesterzi (un miliardo di lire, circa; il conto in euro fatevelo un po’ voi).
E lo storico Svetonio (70-140 dC) ci racconta che il generale romano Aulio Vitellio(15-60 dC) riuscì a finanziare un’intera campagna militare vendendo un solo orecchino di perle della madre.
Gli antichi inoltre attribuivano loro moltissime virtù: calmavano l’ira, lenivano i dolori di stomaco, rinsaldavano le amicizie, accendevano la passione perché afrodisiache, rinforzavano le ossa e sbiancavano la pelle; per questo Cleopatra era solita berne un po’ sciolte nell’aceto di vino, costosa usanza seguita da molte nobili dame sino al Settecento.
In generale erano considerate una panacea contro ogni malattia; quando Lorenzo il Magnifico fu in punto di morte, gli diedero da bere una pozione di vino con dentro cinque etti di perle tritate. Ovviamente non servì a nulla, se non a sprecare un patrimonio e a dargli probabilmente il colpo di grazia.
Nel Medioevo qualcuno iniziò a sparger la voce che “portavan lacrime”, seguendo la leggenda che fossero nate dalle lacrime degli angeli ribelli.
In moltissime opere d’arte possiamo ammirare nobildonne agghindate con splendidi gioielli fatti di perle. Nel Doppio ritratto dei dei duchi di Urbino dipinto da Pietro della Francesca tra il 1465-1472, Battista sforza sfoggia una splendida collana di perle e pietre preziose, resa ancor più brillante dalle velature a olio. Le perle compaiono anche nell’elaborata acconciatura, come voleva la moda del tempo.
Famoso è poi il dipinto di Vermeer:
La ragazza col turbante, meglio nota come La ragazza con l’orecchino di perla.
L’orecchino con perla del quadro, che cattura quasi da solo la centralità della luce di cui è pervaso il dipinto, è di grandi dimensioni ed è a forma di goccia. Sebbene la ragazza che lo indossa appaia di modeste condizioni, tale monile era al tempo di Vermeer prerogativa delle dame aristocratiche dell’alta borghesia. Nel XVII secolo le perle erano una preziosa rarità: venivano importate dall’Estremo Oriente. Nel caso della perla raffigurata nel dipinto, si tratta di un esemplare di grandi dimensioni che, a parere di alcuni studiosi, in natura non esisterebbe. Potrebbe anche trattarsi di un’imitazione in vetro soffiato di produzione veneziana.
di Laura Corchia
http://restaurars.altervista.org/la-perla-miracolosa-unione-fra-lacqua-marina-e-la-luce-della-luna/
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