Non credo nel Dio unico dei cristiani, cattolici o protestanti o ortodossi o scissionisti di varie fedi.
Sono Ateo.
Leggo la Bibbia più o meno codificata e tradotta e tantisssimi Vangeli come straordinari testi letterari che raccontano “il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è appunto il farsi di un destino” così come scriveva Calvino per quella letteratura meravigliosa che compone le fiabe.
Sono Ateo.
E non accetto che gli Dei (tutti) siano imprigionati nella loro gabbia sacra dai loro grigi o pimpanti, tranquilli o terroristici seguaci. Sono un po’ stanco dei sacerdoti. Voglio sentire i fornai e gli operai, i postini e gli amministratori di condominio, ma anche i presidenti di consigli di amministrazione e i disoccupati: preferisco che siano loro a leggermi i tanti testi sacri liberandoli dalla religione che li traduce a propria immagine.
Sono Ateo.
E credo che ci sia una speranza straordinaria nell’ateismo di tutti. L’ateismo dei cattolici (che già lo sono abbondantemente e fortunatamente), ma anche nell’ateismo degli ebrei e dei credenti islamici e di tutti gli altri.
Gli atei sanno che il rispetto si deve alle persone vive con la carne e le ossa.
Sanno che quelle ossa e quella carne non possono essere bruciate su altari reali o metaforici.
Gli atei amano la gente viva e la amano tanto di più perché non si illudono che possa vivere oltre la morte.
Gli atei non hanno paura di bestemmiare il loro Dio perché sanno che non esiste.
Ascanio Celestini
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