Oggi nasceva Charles Perrault (2 gennaio 1628, Parigi -16 maggio 1703), grande scrittore francese di fiabe. Scrisse Cappuccetto Rosso, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata, Pollicino, Cenerentola e molto altro ancora.
C'era un mugnaio, che aveva lasciato ai tre figli nient'altro che il mulino, un asino e un gatto.
La spartizione fu ben presto fatta. Non vennero chiamati né il notaio né il procuratore. Si sarebbero subito mangiati l'intero patrimonio. Il più vecchio ebbe il mulino, il secondo l'asino e il giovane null'altro che il gatto.
Il povero giovane era alquanto sconsolato per aver avuto così poco. «I miei fratelli» diceva «possono guadagnarsi da vivere abbastanza bene, unendo le loro risorse; ma, dal canto mio, quando mi sarò mangiato il gatto e mi sarò fatto un manicotto con il suo pelo, dovrò morire affamato».
[Charles Perrault, Il gatto con gli stivali, traduzione di Adria Tissoni, in "Grandi storie di gatti", Armenia, 2001]
Charles Perrault, le fiabe e i “Moderni”.
Storia del famoso intellettuale francese, che nacque il 12 gennaio di 388 anni fa e che raccolse in un libro "La bella addormentata", "Pollicino" e "Il gatto con gli stivali"
Oggi è il 388esimo compleanno di Charles Perrault che nacque a Tours, in Francia, il 12 gennaio del 1628. Perrault è stato uno dei più grandi scrittori del suo tempo, famoso soprattutto per le sue raccolte di fiabe – genere letterario alla formalizzazione del quale ha dato un enorme contributo – e per la scrittura di testi religiosi: un soggetto di spicco nell’ambiente letterario francese del diciassettesimo secolo, fu membro della Academie Française e fu uno dei protagonisti della polemica “Moderni - Antichi” all’interno della stessa Academie.
Charles Perrault proveniva da una famiglia dell’alta borghesia francese:
il padre era un avvocato che divenne parlamentare, uno dei fratelli – Claude Perrault – era un importante architetto che disegnò la facciata dell’ala est del Louvre di Parigi, fra gli altri ci furono un generale dell’esercito francese e un medico che divenne membro dell’Accademia delle Scienze. Perrault nacque a Parigi, studiò al College de Beauvais con ottimi risultati, lo abbandonò però in anticipo a causa di una discussione avuta con uno dei suoi professori sulla filosofia: in seguito alla discussione Perrault e un altro suo compagno decisero di mettersi a studiare filosofia per conto proprio. Si laureò in Giurisprudenza e diventò avvocato ma non esercitò la professione.
La polemica dell’Academie Française
Charles Perrault fu molto vicino a Jean-Baptiste Colbert, ministro di Luigi XIV, e si occupò delle politiche artistiche e letterarie. Entrò a far parte dell’Academie Française nel 1671 e fu il capo dei “Moderni” nella polemica con gli “Antichi”: questi ultimi sostenevano che il livello massimo di produzione artistica fosse stato raggiunto dagli scrittori e poeti antichi greci e romani, pertanto le nuove opere potevano essere solo delle imitazioni di quelle classiche; i “Moderni” al contrario ritenevano che gli autori classici non fossero affatto insuperabili e che anzi bisognava cercare nuove forme artistiche. Una polemica del genere si era già tenuta in Italia durante il Rinascimento.
Le fiabe di Charles Perrault
Charles Perrault raccolse molte fiabe della tradizione popolare:
nel 1697 pubblicò I racconti di Mamma Oca, con alcune delle fiabe più famose come La bella addormentata, Pollicino e Il gatto con gli stivali. Alcune di queste fiabe erano già state raccolte da Giambattista Basile in Lo cunto de li cunti (da cui ha tratto ispirazione il film “Il Racconto dei Racconti” di Matteo Garrone), Perrault non si limitò però a raccogliere le fiabe così com’erano ma le arricchì con riferimenti alla vita francese del suo tempo e spesso sottolineandone l’aspetto morale. La paternità dei Racconti di Mamma Oca venne ufficialmente attribuita al figlio di Charles Perrault, Pierre: secondo l’intellettuale francese Marc Soriano il motivo è che Pierre Perrault era sotto processo per l’omicidio di un giovane in duello, con l’attribuzione della paternità dell’opera gli sarebbe stato permesso di ricevere la protezione della Corte Reale.
Da il Post, 12 gennaio 2016
...Spuntò finalmente il giorno felice. Le due sorelle andarono, e Cenerentola le seguì con gli occhi finchè potette. Quando non le vide più, si mise a piangere. La comare che la vide tutta in lagrime, le domandò che avesse. "Vorrei... vorrei tanto..." Piangeva così forte che non potette finire. La comare, che era Fata, le disse: "Vorresti andare al ballo, non è così?" Oh, sì! sospirò Cenerentola," "Ebbene, dice l'altra, se sarai buona, ti faccio andare". Se la menò in camera e le disse: "Va in giardino e portami una zucca." Cenerentola subito andò a cogliere la più bella che le riuscì di trovare, e la portò alla comare, senza capire come mai quella zucca l'avrebbe fatta andare al ballo. La comare la vuotò, e quando non fu rimasta che la sola scorza, la percosse con la sua bacchetta, e la zucca fu subito mutata in una bella carrozza tutta dorata. Andò poi a guardar nella trappola, e trovativi sei topolini ancora vivi, disse a Cenerentola di alzare un tantino il caditoio. I topolini ne uscirono ad uno ad uno; ed ella subito un colpo di bacchetta, e il topolino mutavasi di botto in un bel cavallo; in meno di niente si ebbe così un magnifico attacco di sei cavalli d'un bel grigio sorcio pomellato. Vistala poi in pena da che cosa dovesse fare un cocchiere, disse Cenerentola: "Vado a vedere chi sa mai ci fosse qualche sorcione nella trappola grande; ne faremo un cocchiere." "Hai ragione, approvò la comare, va a vedere". Cenerentola le portò la trappola, e c'erano infatti tre sorcioni: la Fata ne prese uno, che avea tanto di barbigi, e toccatolo appena, lo trasformò in un grosso cocchiere, che aveva un par di baffi i più belli che si sian mai visti. Poi le disse: "Va in giardino, troverai dietro l'innaffiatoio sei lucertole, portale qui." Avutele appena, le mutò in sei lacchè, che montarono subito dietro la carrozza coi loro abiti gallonati, e vi si tennero attaccati come se non avessero fatto altro per tutta la vita. La Fata disse allora a Cenerentola: "Ecco fatto, adesso puoi andare al ballo: sei contenta?" Sì, ma come fo ad andarci, con questi miei cenci indosso?" La comare non fece che toccarla con la bacchetta, e nel punto stesso gli abiti cenciosi diventarono d'oro e d'argento, tempestati di pietre preziose. Le diè poi un par di pantofole di vetro, le più belle del mondo. Così adornata, Cenerentola montò in carrozza; ma la comare le raccomandò, sopra ogni cosa, di non passar mezzanotte; un momento di più che rimanesse al ballo, la carrozza sarebbe ridiventata zucca, i cavalli sarebbero tornati topolini, i lacchè lucertole e gli abiti sfoggiati più cenciosi che mai. Promise Cenerentola alla comare di lasciare il ballo prima di mezzanotte, e partì, fuor di sè dalla contentezza...
Charles Perrault, Cenerentola
Charles Perrault, le fiabe e i “Moderni”.
Storia del famoso intellettuale francese, che nacque il 12 gennaio di 388 anni fa e che raccolse in un libro "La bella addormentata", "Pollicino" e "Il gatto con gli stivali"
Oggi è il 388esimo compleanno di Charles Perrault che nacque a Tours, in Francia, il 12 gennaio del 1628. Perrault è stato uno dei più grandi scrittori del suo tempo, famoso soprattutto per le sue raccolte di fiabe – genere letterario alla formalizzazione del quale ha dato un enorme contributo – e per la scrittura di testi religiosi: un soggetto di spicco nell’ambiente letterario francese del diciassettesimo secolo, fu membro della Academie Française e fu uno dei protagonisti della polemica “Moderni - Antichi” all’interno della stessa Academie.
Charles Perrault proveniva da una famiglia dell’alta borghesia francese:
il padre era un avvocato che divenne parlamentare, uno dei fratelli – Claude Perrault – era un importante architetto che disegnò la facciata dell’ala est del Louvre di Parigi, fra gli altri ci furono un generale dell’esercito francese e un medico che divenne membro dell’Accademia delle Scienze. Perrault nacque a Parigi, studiò al College de Beauvais con ottimi risultati, lo abbandonò però in anticipo a causa di una discussione avuta con uno dei suoi professori sulla filosofia: in seguito alla discussione Perrault e un altro suo compagno decisero di mettersi a studiare filosofia per conto proprio. Si laureò in Giurisprudenza e diventò avvocato ma non esercitò la professione.
La polemica dell’Academie Française
Charles Perrault fu molto vicino a Jean-Baptiste Colbert, ministro di Luigi XIV, e si occupò delle politiche artistiche e letterarie. Entrò a far parte dell’Academie Française nel 1671 e fu il capo dei “Moderni” nella polemica con gli “Antichi”: questi ultimi sostenevano che il livello massimo di produzione artistica fosse stato raggiunto dagli scrittori e poeti antichi greci e romani, pertanto le nuove opere potevano essere solo delle imitazioni di quelle classiche; i “Moderni” al contrario ritenevano che gli autori classici non fossero affatto insuperabili e che anzi bisognava cercare nuove forme artistiche. Una polemica del genere si era già tenuta in Italia durante il Rinascimento.
Le fiabe di Charles Perrault
Charles Perrault raccolse molte fiabe della tradizione popolare:
nel 1697 pubblicò I racconti di Mamma Oca, con alcune delle fiabe più famose come La bella addormentata, Pollicino e Il gatto con gli stivali. Alcune di queste fiabe erano già state raccolte da Giambattista Basile in Lo cunto de li cunti (da cui ha tratto ispirazione il film “Il Racconto dei Racconti” di Matteo Garrone), Perrault non si limitò però a raccogliere le fiabe così com’erano ma le arricchì con riferimenti alla vita francese del suo tempo e spesso sottolineandone l’aspetto morale. La paternità dei Racconti di Mamma Oca venne ufficialmente attribuita al figlio di Charles Perrault, Pierre: secondo l’intellettuale francese Marc Soriano il motivo è che Pierre Perrault era sotto processo per l’omicidio di un giovane in duello, con l’attribuzione della paternità dell’opera gli sarebbe stato permesso di ricevere la protezione della Corte Reale.
Da il Post, 12 gennaio 2016
...Spuntò finalmente il giorno felice. Le due sorelle andarono, e Cenerentola le seguì con gli occhi finchè potette. Quando non le vide più, si mise a piangere. La comare che la vide tutta in lagrime, le domandò che avesse. "Vorrei... vorrei tanto..." Piangeva così forte che non potette finire. La comare, che era Fata, le disse: "Vorresti andare al ballo, non è così?" Oh, sì! sospirò Cenerentola," "Ebbene, dice l'altra, se sarai buona, ti faccio andare". Se la menò in camera e le disse: "Va in giardino e portami una zucca." Cenerentola subito andò a cogliere la più bella che le riuscì di trovare, e la portò alla comare, senza capire come mai quella zucca l'avrebbe fatta andare al ballo. La comare la vuotò, e quando non fu rimasta che la sola scorza, la percosse con la sua bacchetta, e la zucca fu subito mutata in una bella carrozza tutta dorata. Andò poi a guardar nella trappola, e trovativi sei topolini ancora vivi, disse a Cenerentola di alzare un tantino il caditoio. I topolini ne uscirono ad uno ad uno; ed ella subito un colpo di bacchetta, e il topolino mutavasi di botto in un bel cavallo; in meno di niente si ebbe così un magnifico attacco di sei cavalli d'un bel grigio sorcio pomellato. Vistala poi in pena da che cosa dovesse fare un cocchiere, disse Cenerentola: "Vado a vedere chi sa mai ci fosse qualche sorcione nella trappola grande; ne faremo un cocchiere." "Hai ragione, approvò la comare, va a vedere". Cenerentola le portò la trappola, e c'erano infatti tre sorcioni: la Fata ne prese uno, che avea tanto di barbigi, e toccatolo appena, lo trasformò in un grosso cocchiere, che aveva un par di baffi i più belli che si sian mai visti. Poi le disse: "Va in giardino, troverai dietro l'innaffiatoio sei lucertole, portale qui." Avutele appena, le mutò in sei lacchè, che montarono subito dietro la carrozza coi loro abiti gallonati, e vi si tennero attaccati come se non avessero fatto altro per tutta la vita. La Fata disse allora a Cenerentola: "Ecco fatto, adesso puoi andare al ballo: sei contenta?" Sì, ma come fo ad andarci, con questi miei cenci indosso?" La comare non fece che toccarla con la bacchetta, e nel punto stesso gli abiti cenciosi diventarono d'oro e d'argento, tempestati di pietre preziose. Le diè poi un par di pantofole di vetro, le più belle del mondo. Così adornata, Cenerentola montò in carrozza; ma la comare le raccomandò, sopra ogni cosa, di non passar mezzanotte; un momento di più che rimanesse al ballo, la carrozza sarebbe ridiventata zucca, i cavalli sarebbero tornati topolini, i lacchè lucertole e gli abiti sfoggiati più cenciosi che mai. Promise Cenerentola alla comare di lasciare il ballo prima di mezzanotte, e partì, fuor di sè dalla contentezza...
Charles Perrault, Cenerentola
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