IL FASCINO DEI GLADIATORI.
Abbiamo visto che i gladiatori, fatta eccezione per alcuni casi in cui erano uomini liberi, erano per lo più schiavi e prigionieri di guerra (molto spesso originari di terre lontane quali Numidia, Tracia, Germania), o anche galeotti e criminali. Eppure, nonostante tutto, sembrerebbe che questi uomini rudi e violenti esercitassero sulle donne romane un certo fascino. Come sempre, testimonianze in tal senso le possiamo trovare a Pompei.
Qui alcune scritte ritrovate sui muri della città riferiscono parlano di un reziario Crescente come
«dominus et medicus puparum noctornarum»
signore e medico delle fanciulle nottambule;
il trace Celado viene definito come
«suspirium et decus puellarum»
lo struggimento e l'ammirazione delle ragazze.
Marziale definì addirittura il gladiatore Ermes
«cura laborque ludiarum»
tormento e spasimo delle spettatrici.
Secondo una tradizione – a dire il vero mai verificata – il sangue di un gladiatore aveva proprietà afrodisiache: in tal senso riferisce Plinio che i romani lo bevevano direttamente dai gladiatori morenti, come da coppe viventi, per guarire dall'epilessia o come rimedio per l'anemia. Si narra addirittura che durante gli spettacoli vi fossero degli inservienti che raccoglievano, mediante delle spugne, il sangue dei gladiatori feriti o uccisi per poi venderlo a peso d’oro!
[foto: elmo dei gladiatori proveniente da Pompei]
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