mercoledì 14 ottobre 2015

Insegnanti di Sostegno. Prof.ssa Specializzata Daniela Boscolo "non esiste in pratica un solo individuo simile ad un altro e questo vale anche per i ragazzi con disabilità il cui “funzionamento”, come per tutti, dipende da molti fattori non solo dallo stato fisico. La disabilità non è la persona, un ragazzo con sindrome di down o autistica non è la sindrome stessa. Ho avuto molti ragazzi con sindrome down o autistici e tutti completamente diversi".


10° Edizione - Convegno Internazionale
La Qualità dell'integrazione scolastica e sociale
L'evento più atteso per fare il punto su educazione, inclusione e disabilità

13-14-15 novembre 2015
Palacongressi di Rimini

Insegnanti di sostegno: verso la separazione delle formazione e dei ruoli?
In occasione del Convegno “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, a Rimini, è andata in scena la tavola rotonda sulla “iperspecializzazione” dell’insegnante di sostegno alla quale hanno partecipato più di 2.000 persone. Ne è nata una discussione profonda e costruttiva su una tematica che riteniamo tanto delicata, quanto strategica.

Questo instant ebook è il risultato dell’intenso dibattito che si è sviluppato attorno ai probabili contenuti della legge delega prevista dalla Buona Scuola sulla figura dell’insegnante di sostegno, anche alla luce della proposta di legge 2444.

Ad animare il dibattito sono due visioni diverse del ruolo dell’insegnante di sostegno, anche se comune è la finalità: migliorare la qualità dell’inclusione nelle nostre scuole. Un argomento che ci sta a cuore da molto tempo. C’è chi, per raggiungere questo obiettivo, intende separare carriere e ruoli tra insegnanti di sostegno e insegnanti curricolari. Altri che, invece, ritengono indispensabile diffondere le competenze sull’inclusione all’interno delle scuole.

EBOOK_CoverIn questo ebook abbiamo raccolto i punti salienti degli interventi dei vari relatori.
È intervenuto anche Marco Campione, capo segreteria del Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, che in un videomessaggio ha assicurato come nulla sia ancora stato deciso, mostrando apertura nei confronti delle idee emerse durante il Convegno.

A completare il testi ci sono anche alcuni preziosi contributi da parte del pubblico e una serie di documenti utili per farsi un’idea sulle proposte in campo.
http://www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione2015/insegnanti-di-sostegno-ebook/

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orario workshop





14 novembre 2015 dalle ore 14:30 alle ore 19:00

Tavola rotonda: Iperspecializzazione dell’insegnante di sostegno. Una buona via per la Qualità dell’integrazione?
Coordina:

Luigi Guerra (Università di Bologna)

Intervengono:

Daniela Boscolo (Insegnante istituto tecnico)

Alessandra Cenerini (Presidente ADI)

Evelina Chiocca (Presidente CIIS)

Lucio Cottini (Presidente SIPeS)

Gianfranco de Robertis (Anffas Onlus Nazionale)

Giuseppe Desideri (Presidente AIMC)

Vincenzo Falabella (Presidente FISH)

Paolo Fasce (Insegnante di matematica, specializzato per il sostegno)

Giulia Giani (Insegnante di lettere e latino, specializzata per il sostegno)

Dario Ianes (Libera Università di Bolzano e Edizioni Centro Studi Erickson, Trento)

Paolino Marotta (Presidente ANDIS)

Salvatore Nocera (Osservatorio scolastico AIPD)

Mario Rusconi (Vicepresidente Nazionale ANP)


È stato invitato l’On. Davide Faraone, Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 


Scopo principale di questa Tavola Rotonda è quello di dare spazio – anche attraverso opinioni e voci contrastanti tra loro – al dibattito inerente le recenti proposte riguardanti le norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri Bisogni Educativi Speciali. Tali proposte sottolineano alcuni aspetti sostenuti con fermezza in questi ultimi anni da tutti coloro che hanno a cuore la qualità dell’inclusione scolastica: guardare nella prospettiva del Progetto di vita, riflettere sull’evoluzione della diagnosi funzionale, aumento dei crediti universitari nella formazione iniziale dei docenti di scuola secondaria, formazione continua in servizio, livelli essenziali delle prestazioni scolastiche per l’integrazione, indicatori di qualità, e molti altri aspetti degni di un’attenta riflessione.

Altri aspetti fanno invece emergere punti di vista e interpretazioni contrastanti, come la scelta di una formazione e di ruoli separati per i futuri docenti specializzati. Questo porterebbe, per alcuni, a incoraggiare il meccanismo di delega dei docenti curriculari a quelli per il sostegno; per altri, invece, sarebbe il modo più funzionale per rafforzare le competenze sia degli insegnanti curriculari che di quelli specializzati per il sostegno. Questo e altri temi “caldi” saranno al centro di un acceso dibattito tra alcuni dei maggiori esperti di inclusione e rappresentanti delle varie associazioni nazionali del settore, con lo scopo di avviare un confronto a più voci e riflettere anche su possibili proposte alternative.

Destinatari principali: insegnanti curricolari e di sostegno di ogni ordine e grado di scuola, dirigenti scolastici.





SCARICA IL PDF
http://www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione2015/wp-content/uploads/2015/11/Insegnanti-di-sostegno_590-1075-3.pdf


A cura di Dario Ianes e Jacopo Tomasi
Insegnanti di sostegno:
verso la separazione
della formazione e dei ruoli?
Idee e documenti dal 10° Convegno Erickson
«La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale»
Rimini, 13-14-15 novembre 2015





ROSALBA MICELI
Il sistema scolastico italiano è considerate, presso l’Agenzia europea per i Bisogni educativi speciali e l’educazione inclusiva e presso gli organismi internazionali di riferimento, all’avanguardia nel mondo in tema di inclusione. Lo Stato italiano ha abolito – primo fra tutti, sin dal 1971 – le classi speciali, ed è tuttora lo Stato che investe di più nella scuola inclusiva.

In origine, con la L.517/77, l’integrazione a favore degli alunni “portatori di handicaps” (art.2) doveva essere attuata attraverso la prestazione di “insegnanti specializzati”. Tale compito doveva essere affidato a personale di ruolo con preparazione specifica e percorso formativo più complesso rispetto ai colleghi curricolari. Nel corso degli anni è stata abbandonata la definizione di “docente specializzato” a favore di “docente di sostegno”. Riguardo alla formazione, i corsi di specializzazione sul sostegno sono cambiati, in durata e contenuti, nel tempo. Negli ultimi anni, i bandi universitari per la specializzazione sul sostegno prevedono un anno accademico di studio, a cui accedono, previa selezione su base regionale, docenti già abilitati nella propria disciplina.

Ma quale futuro si delinea oggi per l’insegnante di sostegno? Il dibattito suscitato dalla proposta dell’Onorevole Davide Faraone, sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca, Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e altri Bisogni educativi speciali (delega al Governo sul sostegno prevista dalla Buona Scuola) si fa ogni giorno più acceso. Se molte delle proposte contenute nella bozza del decreto delegato – la maggiore attenzione alla prospettiva del Progetto di vita, la riflessione sull’evoluzione della diagnosi funzionale, l’aumento dei crediti universitari nella formazione iniziale dei docenti di scuola secondaria, la formazione continua in servizio, i livelli essenziali delle prestazioni scolastiche per l’integrazione, gli indicatori di qualità – sono largamente condivise da coloro che, nel corso di questi anni, hanno lavorato per promuovere un’inclusione di qualità, altre proposte fanno invece emergere punti di vista diversi.

Un aspetto particolarmente dibattuto riguarda la separazione della formazione universitaria e delle carriere tra docenti curriculari e di sostegno. Ciò, per alcuni, condurrebbe a incoraggiare il meccanismo di delega dei docenti curriculari a quelli per il sostegno, fenomeno già noto e purtroppo frequente, che il pedagogista Dario Ianes definisce “degenerativo dell’integrazione” (Dario Ianes, L’evoluzione dell’insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva, Erickson, nuova edizione, 2015) mentre, per altri (principalmente le associazioni dei famigliari) sarebbe il modo più idoneo a potenziare le competenze sia degli insegnanti curriculari che di quelli specializzati per il sostegno, favorendo la continuità nella relazione tra l’insegnante di sostegno e l’alunno con disabilità.

Questi temi saranno al centro della Tavola Rotonda «Iperspecializzazione dell’insegnante di sostegno. Una buona via per la Qualità dell’integrazione?» (Palacongressi di Rimini, 14 novembre 2015), prevista nell’ambito del Convegno internazionale «La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale», promosso dal Centro Studi Erickson di Trento. La Tavola Rotonda – a cui è stato invitato l’Onorevole Davide Faraone – sarà l’occasione per riflettere sulla riforma del sostegno che interessa circa 120.000 insegnanti e quasi 230.000 studenti con disabilità ed avanzare, ove possibile, proposte alternative rispetto al documento del Governo, dando voce alla pluralità di posizioni che provengono dal mondo della scuola e dalle Associazioni del settore. Il coordinamento è affidato a Luigi Guerra (Università di Bologna). Interverranno: Daniela Boscolo (insegnante istituto tecnico, specializzata per il sostegno, inserita, di recente, dalla Varkey Foundation, nella lista dei 50 migliori insegnanti al mondo), Alessandra Cenerini (Presidente ADI), Evelina Chiocca (Presidente CIIS), Lucio Cottini (Presidente SIPeS), Gianfranco de Robertis (ANFFAS Onlus nazionale), Giuseppe Desideri (Presidente AIMC), Vincenzo Falabella (Presidente FISH), Paolo Fasce (insegnante di matematica, specializzato per il sostegno), Giulia Giani (insegnante di lettere e latino, specializzata per il sostegno), Dario Ianes (Libera Università di Bolzano e co-fondatore Edizioni Centro Studi Erickson, Trento), Paolino Marotta (Presidente ANDIS), Salvatore Nocera (Osservatorio scolastico AIPD) .
http://www.lastampa.it/2015/11/13/scienza/galassiamente/quale-futuro-per-linsegnante-di-sostegno-7bqb5AtoYSoXen0Bn3oTSK/pagina.html





Tra iperspecializzazione sul sostegno ed integrazione di qualità c'è di mezzo un mondo: formazione, flessibilità, condivisione e lavoro in équipe. Perché ricade tutto su una sola figura? che integrazione è quella in cui un insegnante esperto fa delle scelte mirate e gli altri distruggono quanto si costruisce giorno per giorno? Sono coinvolti TUTTI gli operatori (scolastici ma anche sanitari) in questo processo. Di quale integrazione vogliamo parlare se un insegnante di sostegno già specializzato deve ottenere altre specializzazioni e poi sentirsi limitato nell'operatività? di quale qualità parliamo se in una classe "pollaio" sono inseriti 2 disabili gravi e uno lieve, seguiti dalla stessa docente di sostegno?




Formazione obbligatoria per tutti, dal dirigente ai docenti al personale ATA, tutti incaricati della buona riuscita del progetto inclusivo. Risorse adeguate, incontri di programmazione, apertura sul territorio, progetti sulla classe (intesa come compagni/genitori) per sensibilizzare. Laboratori, Strategie, Peer Education ... Questa per me è la scuola per tutti.



Ecco la lettera dell'Insegnante di sostegno che ieri è stata premiata da Mattarella:

"Prof.ssa Specializzata Daniela Boscolo - Da quando sono stata inserita, dalla Varkey Foundation, nella lista dei 50 “migliori” insegnanti al mondo molte sono state le lettere e telefonate di genitori che, vista la mia temporanea “celebrità”, mi chiedono di rappresentarli e di far arrivare a Voi e all’opinione pubblica il loro disagio e il loro dolore.

Me lo chiedono come un mio dovere morale. 
Sono un’insegnante di sostegno ed è chiaro quindi che sto parlando di genitori di ragazzi con disabilità.

Questa mattina l’ultima telefonata: 
un pianto. Mi sono quindi decisa a scrivere.

Nella mia carriera scolastica sono stata fortunata. 
I miei 17 anni come docente alle dipendenze dello stato, 11 dei quali nel ruolo di insegnante di sostegno, sono stati segnati da collaborazioni e incontri positivi. Ho avuto sempre dirigenti scolastici che mi hanno sostenuto e colleghi aperti al dialogo. So però di essere una “privilegiata”. Sono invece ben consapevole che la parola “Inclusione” in molte scuole è un involucro vuoto e, da quando mi occupo, presso l’università di Padova, di formazione dei futuri docenti curricolari e di sostegno, posso toccar con mano, attraverso la testimonianza dei miei studenti/docenti, le anomalie di una scuola che dell’inclusione ne ha fatto, solo a parole, una bandiera di qualità.

Al di là delle poche risorse, quello che fa più male è l’indifferenza, l’isolamento (la classe differenziale è stata sostituita dall’aula di sostegno), l’inadeguatezza professionale di troppi docenti che considerano lo studente con disabilità “un corpo estraneo” rispetto alla classe, un “soggetto” la cui istruzione spetta al docente di sostegno e all’eventuale operatore sanitario, certamente non a loro.

Poi c’è la sufficienza con cui vengono trattati i ragazzi con disabilità ai quali, in alcune realtà, sembra venga fatto un grosso favore “accoglierli” e così i genitori entrano a scuola in punta di piedi, chiedendo il permesso. Si accontentano, di un orario ridotto: massimo 9 ore di sostegno, alle superiori, su 32 ore di scuola a cui si sommano eventualmente quelle 4/5 ore degli operatori socio sanitari.

Se poi manca il docente di sostegno o l’operatore sono subito pronti a portare via i loro figli o a tenerli a casa perché non vogliono essere di peso a nessuno e, d’altra parte, non vogliono che i loro figli facciano da tappezzeria in una scuola che non è in grado, per diverse ragioni, di “accoglierli” dignitosamente (l’inclusione è altra cosa). Questi genitori, piccoli-grandi eroi, che dedicano la loro vita ai propri figli con l’angoscia nel cuore al pensiero del giorno in cui per loro non ci saranno più.

Sembra poi che la qualità dell’apprendimento per i ragazzi con disabilità non sia una questione prioritaria tanto……… e dietro a quel “tanto…….” si nascondono tutta la superficialità, e menefreghismo che hanno caratterizzato il processo di integrazione prima e di inclusione poi di questi ragazzi nelle classi normali a partire da quel lontano 1977 (L.517). Come giustificare, altrimenti, la mancata formazione dei docenti di classe che dovevano, allora, e dovrebbero, ora, insieme all’insegnante di sostegno, realizzare, attraverso una didattica efficace, l’inclusione degli studenti “speciali”? Nella scuola si sa che non esiste un obbligo alla formazione/aggiornamento del personale docente in servizio. Tutto viene lasciato all’iniziativa personale e così la qualità dell’istruzione, nel nostro paese, si presenta a macchie di leopardo e i ragazzi si giocano al lotto la partita della vita e del loro futuro.

Succede quindi che tutta la normativa, che pone il sistema scolastico italiano all’avanguardia nel mondo in tema di Inclusione, rimanga lettera morta, una bella teoria ma la realtà è altra cosa.

Questo sistema schizofrenico all’italiana trova la sua massima espressione, in fatto di inclusione scolastica, nella figura dell’insegnante di “sostegno”.

In origine, con la L.517/77, l’integrazione a favore degli alunni “portatori di handicaps” (art.2) doveva essere attuata attraverso la prestazione di “insegnanti specializzati”. Tale delicato compito, infatti, doveva essere affidato a personale di ruolo con preparazione specifica e formazione quindi superiore rispetto ai colleghi curricolari. I corsi di specializzazione, anche se sono cambiati, in durata e contenuti, nel tempo, non sono mai stati una passeggiata. Attualmente i bandi Universitari prevedono un anno accademico di studio con un costo per lo studente di ca. 3000 € . Chi può frequentare i corsi, previa dura selezione su base regionale, sono docenti già abilitati nella propria disciplina.

Nel corso degli anni, però, si è abbandonata la definizione di “docente specializzato” a favore dell’insignificante “docente di sostegno”, puro caso?

Lei sa benissimo, sig. Ministro, quanto importanti siano le parole, il loro potere di formare le idee, di definire la realtà e di riempire di significati complessi atti e pensieri. C’è una bella differenza nella pratica e sostanza tra le definizioni “docente specializzato” e “docente di sostegno”.

Quest’ultima, in effetti, svuota di significati importanti la professione stessa promuovendo atteggiamenti e pensieri che la sviliscono, la impoveriscono, la deformano, intaccando la stessa dignità del “significante” e di coloro di cui questi si occupa. Ecco allora l’insegnante di sostegno diventare tale anche per l’organizzazione scolastica nel momento in cui viene tolto dalla classe e dal ragazzo di cui si occupa per fare supplenza altrove. Il sostegno poi si è dimostrato utilissimo, nel corso degli anni, come ammortizzatore sociale della scuola. Tolta la parola “specializzato” il gioco è diventato semplice: chiunque poteva insegnare ai ragazzini con disabilità (tanto….), docenti alle prime armi, quelli perdenti posto senza alcuna preparazione.

Siamo arrivati di recente poi, nella scuola secondaria di secondo grado, alla soppressione delle aree di specializzazione (scientifica, umanistica, tecnica, motoria) per favorire non certo l’apprendimento dei ragazzi con disabilità i quali hanno diritto ad avere un “sostegno” competente, come giustamente sostenuto nella sentenza n. 245 del 26 gennaio 2001 del Consiglio di Stato, ma solo per facilitare la mobilità dei docenti.

Sig. Sottosegretario, mi rivolgo ora soprattutto a Lei che si sta impegnando nella riforma del sostegno. Apprendo con piacere che finalmente si considera prioritaria la formazione di tutto il personale in servizio. Ci sono, però, alcune Sue affermazioni che mi lasciano un pò perplessa.

Prima di tutto la sua intenzione di tornare a un modello d’interpretazione della disabilità prettamente medico, basato sul concetto di disabilità inteso come divergenza rispetto ad una normalità fisica. Un modello che porta alla discriminazione, ormai rifiutato anche dall’ OMS, attraverso l’adozione dell’ICF e soprattutto dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (2006). Sarebbe un tragico ritorno al passato.

Fuori luogo quindi la Sua volontà di voler basare la formazione del futuro docente specializzato su nozioni eziologiche, che non servono a nulla, poiché non esiste in pratica un solo individuo simile ad un altro e questo vale anche per i ragazzi con disabilità il cui “funzionamento”, come per tutti, dipende da molti fattori non solo dallo stato fisico. La disabilità non è la persona, un ragazzo con sindrome di down o autistica non è la sindrome stessa. Ho avuto molti ragazzi con sindrome down o autistici e tutti completamente diversi.

Quello che invece serve è una maggiore dimestichezza con i diversi metodi e approcci di insegnamento (utilissimi con tutti gli studenti), inclusi strumenti e modalità di comunicazione per determinate tipologia di disabilità.

D’altra parte noi siamo docenti, la scuola non è un ospedale né un centro diurno come qualcuno vorrebbe diventasse con l’insegnante specializzato trasformato in una specie di balia con l’unico compito di contenere la persona con disabilità. Noi siamo professionisti dell’apprendimento/insegnamento e tali dobbiamo rimanere, senza confonderci con altre figure che già intervengono, con ruolo diverso e non solo a scuola, nel Progetto di Vita dei ragazzi con disabilità (operatori socio sanitari, operatori per le disabilità sensoriali, ecc….).

Mi preoccupa poi la Sua intenzione di voler separare la carriera del docente specializzato da quella dei docenti curricolari, insistendo, ancora una volta, sul concetto della diversità e quindi della discriminazione andando in senso opposto rispetto all’inclusione. Perché?

Sembra che a qualcuno dia fastidio il fatto che alcuni docenti specializzati, dopo i cinque anni di ruolo su sostegno, possano passare ad insegnare la loro disciplina per la quale sono in possesso di regolare abilitazione, e allora? Dove sta il problema? Queste persone - super formate - rimangono sempre all’interno della scuola e Dio solo sa quanto bisogno c’è di personale formato tra i docenti curricolari. So che Lei ha in animo la formazione di tutti, ma mi consenta di aver qualche dubbio sulla sua realizzazione.

E’ dal 1977 che aspettiamo la formazione dei docenti curricolari in tema di disabilità e nulla s’è fatto, stessa storia per quanto riguarda i DSA e per tutti gli altri BES, compresi i ragazzi con un quadro intellettivo limite, ai quali si è tolto l’insegnante di sostegno insieme alla certificazione (forse per ragioni di spesa?).

Nulla si è fatto, tanto che, nel formare le classi, è prassi comune mettere il ragazzino con DSA o altro BES in classe con un compagno certificato in modo che ci sia il docente specializzato, l’unico formato, che li possa seguire. Magari ci fossero tanti docenti specializzati pronti ad insegnare la loro materia, ci sarebbero sicuramente più chance per l’inclusione. I ragazzi con disabilità potrebbero stare a scuola anche in assenza del docente di sostegno, sicuramente non farebbero da tappezzeria e non sarebbero condannati all’isolamento perché “diversi”, sottoposti a mobbing continuo nel silenzio e indifferenza di molti. La scuola, al contrario, si troverebbe con insegnanti formati e a costo zero, un jolly competente, una risorsa preziosa da poter “sfruttare” nella doppia veste di docente curricolare e di sostegno in previsione anche di un possibile organico funzionale. La scuola non ha bisogno di nuove figure dall’identità non ben definita, la cui utilità lascia il tempo che trova.

Non occorre rivoluzionare il sistema, alcuni spunti di riflessione ve li ho forniti. Soprattutto bisogna partire dai ragazzi, dai loro bisogni e diritti. Allora chiudete gli occhi immaginate di vederli e per un istante pensate che siano i vostri figli o nipoti, vedrete che la soluzione giusta arriverà."




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