Allievi oppositivi in classe.
I bambini che mettono in atto comportamenti oppositivi lo fanno spesso come risposta disfunzionale a un disagio personale. Per stare in relazione con loro è importante ascoltarli, immaginarne i vissuti, l’esistenza oltre la scuola, facendo attenzione ai loro bisogni e alle loro difficoltà, considerando che su quelle si appoggia la loro personale modalità comunicativa.
Di recente un’insegnante di scuola primaria ci ha chiesto quali “linee generali di comportamento tenere nei confronti di ragazzini particolarmente oppositivi (che rispondono male, dicono parolacce durante la lezione, si rifiutano di fare i compiti assegnati ecc.), per non perdere di autorevolezza rispetto a tutta la classe e, nello stesso tempo, non edificare un muro e causare una sfida continua...”.
Tenendo in considerazione il fatto che il comportamento oppositivo nei bambini è il più delle volte la risposta disfunzionale a un disagio personale, il modo migliore per relazionarsi con questi allievi è ascoltarli, immaginarne i vissuti, l’esistenza oltre la scuola, facendo attenzione ai loro bisogni e alle loro difficoltà, dato che su quelle si appoggia la loro personale modalità comunicativa.
Alcune linee guida
Premesso ciò si possono tracciare alcune possibili linee guida:
Comunicare con l’allievo tendendo conto dei suoi atti o delle sue omissioni e non del suo “essere” e farlo in modo pacato e affettuoso, ma al contempo fermo, senza mai “rompere” la relazione con lui.
Gli si può dire, per esempio: “Quando non fai i compiti io temo che tu possa rimanere indietro rispetto agli altri e questo mi preoccupa e rischio perdere la pazienza con te”. Si tratta di esprimere in modo chiaro l’effetto che ci fa il suo comportamento, sottolineando che è quel comportamento specifico che non approviamo, che ci mette a disagio, non lui in quanto persona.
Mostrare il nostro interesse (se reale) a comprenderlo e sostenerlo anche quando fa qualcosa che riteniamo provocatorio. Può essere utile dirgli con gentilezza, per esempio:
“A me non piace che ti comporti così, però immagino che tu lo faccia perché magari, per qualche motivo, sei arrabbiato...”.
Valorizzare i punti di forza e le risorse di quel bambino (come di tutti gli altri bambini in classe), affidandogli anche delle responsabilità che lo mettano in una posizione di guida rispetto agli altri, senza rischiare la frustrazione. Ad esempio, se sa disegnare bene potrebbe aiutare gli altri a farlo; se è abile a mettere tutto in discussione, potrebbe criticare programmi televisivi, testi, immagini ecc. recitando in classe il ruolo del critico ufficiale.
Può essere utile illustrare l’importanza dell’opposizione con esempi attinti dalla Storia e invitare tutti gli allievi, a turno, a interpretare quel ruolo... Si possono creare giochi di squadra dove vince chi non cede alle richieste degli avversari (ad esempio, di ridere, di rimanere seri ecc.), e dove l’opposizione si esprime in modo ludico e cooperativo, mostrando a tutti, insomma, che può essere funzionale in alcuni contesti specifici.
Relativizzare i comportamenti
I ruoli codificati in classe, l’allievo oppositivo, quello timido, quello spiritoso... cristallizzano le relazioni che rischiano di diventare scomode e faticose per alcuni allievi e per gli stessi insegnanti. È utile quindi considerare i comportamenti in relazione al contesto in cui accadono. Sollecitare i bambini a vedere le cose “in relazione”, li aiuta a non esprimere giudizi assoluti e definitivi e a lasciare spazio al cambiamento di ruolo quando quello che si mette in gioco di solito non è più funzionale.
Invitare gli allievi a cambiare a rotazione compagno di banco, invitarli a “indossare” ruoli diversi (per esempio, ogni tanto, proporre a ognuno di assumere le caratteristiche più apprezzate del vicino di banco), consente di creare un ambiente dinamico dove lo scambio relazionale sia prospettico per tutti.
http://www.giuntiscuola.it/psicologiaescuola/blog-sos/relazioni/allievi-oppositivi-in-classe/
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