EDUCERE, TRARRE FUORI IL MEGLIO DALLE PERSONE.
“E’ più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere.”
Alberto Hurtado
Educere “tirar fuori” diverso da abducere “inculcare”, addestrare partiamo da qui riflettendo sulle varie parole che spesso vengono sostituite con educare :insegnare, istruire, preparare, ammaestrare, addestrare, formare….
Le parole hanno un valore, un peso, un senso proprio per questo non si può prescindere dal comprenderne il significato per giungere al perché della confusione che si genera.
Il termine educazione è un termine complesso, che riprende l’accusativo educationem del sostantivo latino educatio. Quest’ultimo deriva dal verbo educare, che a sua volta proviene da educere, composto di e-e del semplice ducere.
Educere dal valore originario di trarre fuori, far uscire, aveva acquistato, nel tempo, anche quello ampliato di tirar su, far crescere, allevare, con particolare riferimento agli esseri umani nella loro infanzia,con in più un riferimento al far crescere in senso etico-morale. Ancora, un’ulteriore origine può essere ricondotta ad una forma estensiva del verbo edere ossia alimentare.
Ancora oggi il significato principale della parola mantiene gli elementi presi dalla tradizione:
con educazione si indica cioè un processo di formazione dell’individuo in cui vengono passati da una generazione più anziana ad una più giovane non solo saperi tecnici, ma più in generale regole di comportamento e principi morali che mirano a far crescere bene i giovani, costituendo i presupposti per il loro buon inserimento nella società. Ciò tralascia il concetto più ampio di educazione permanente, continua nel corso della vita, come se l’adulto non avesse più opportunità di crescita personale ma fosse solo colui che “deve passare” .
Con educazione ci riferiamo dunque non solo alla crescita intellettuale di un individuo, ma anche alla sua capacità di adeguarsi a determinate regole e modelli sanzionati socialmente. Per questo definiamo beneducato chi sa comportarsi a modo; mentre è maleducato o addirittura ineducato chi non conosce le buone maniere e agisce di conseguenza e questo è bon ton, rispetto, il come comportarsi.
Tuttavia, anche il riferimento all’istruzione è presente nell’uso attuale: così si parla di educazione letteraria o linguistica, civica, musicale o artistica,tecnica o fisica. A tal proposito credo sia più corretto, per quanto detto sinora, utilizzare il termine formazione letteraria piuttosto che musicale, piuttosto che d’insegnamento.
Educare riguarda il modo, come si può formare, insegnare, tirando fuori dalla persona il meglio. Giocare con le parole appare sciocco ma se ci soffermiamo un attimo sulla parola EDUCAZIONE… la scomponiamo e EDUC-AZIONE, cioè il come mettere in atto (azione), promuovere ciò che è già presente sotto forma di potenzialità, abilità, disponibilità e qui entra in gioco, la pedagogia, il pedagogista.
Proprio in questo senso le scienze pedagogiche sono state definite scienze dell’educazione: e il legame tra pedagogia ed educazione è evidente quando ci si riferisce al concetto di educazione permanente come a un itinerario di formazione e di autoformazione che ciascun individuo realizza nel corso di tutta la vita quale rivisitazione continua delle proprie conoscenze e di adeguamento alle mutate condizioni ed esigenze della società. Ciascun essere umano ha potenzialmente l’intelligenza che lo conduce alla conoscenza graduale del mondo circostante e all’impiego di certi mezzi per impadronirsene e affermare se stesso. Ha già delle energie affettive da esprimere e delle naturali attitudini. Dipenderà in gran dall’educazione, dagli stimoli ambientali che quelle energie potenziali trovino il modo più compiuto e più equilibrato di realizzarsi.
Dunque, come trasmettere non solo le competenze tecniche, ma soprattutto le regole di vita, della legalità: il vero educatore è perciò colui che sa non solo parlare, ma soprattutto comunicare anche con la parte meno razionale, cognitiva ma più emotiva e personale di ognuno per comprendere come stimolare ciò che ogni persona ha in sé ed ottenere insieme il meglio in ogni ambito, scolastico, relazionale, sociale, lavorativo rispettando l’individualità tra la pluralità.
Non si può educare senza comunicare
Comunicare significa fondamentalmente “mettere in comune” con altri, informazioni, idee, emozioni etc. Questo scambio tra persone avviene soprattutto attraverso il linguaggio parlato o scritto, ma anche attraverso gesti e immagini. Possiamo affermare che qualsiasi nostro comportamento è comunicazione, tramite questa si determina anche il tipo di relazione tra gli attori del percorso educativo. La relazione, tramite la comunicazione veicola l’educare, il come trasmettere.
Il concetto d’educazione è più ampio di quello di istruzione (che si riferisce alla sola formazione delle competenze scolastiche, cognitive). L’impegno educativo imporrebbe alla scuola di superare l’idea che si debba solo istruire in ordine ad una dinamica insegnamento-apprendimento sempre più centrata sul rendimento, sull’efficientismo. L’obbligo starebbe nell’educare l’allievo a sentirsi “emotivamente”, a percepirsi come individuo perché possa esprimersi in maniera personale, in modo originale e creativo, con padronanza e consapevolezza…convogliare la propria emotività nella costruzione dell’”identità”…(Dizionario di pedagogia clinica).
Ora come direbbe qualcuno, “la domanda nasce spontanea”… a chi demandare il compito di educare?Esistono delle istituzioni educative specifiche e universalmente riconosciute come tali:
- la famiglia: sotto protezione e con l’appoggio dei genitori, il processo educativo ha la possibilità di svolgersi naturalmente e di portare i suoi frutti a tempo debito; quando la famiglia viene a mancare, l’intero sviluppo del bambino è compromesso: persino la crescita fisica, la deambulazione e lo sviluppo del linguaggio vengono ritardati;
- la scuola: oggi viene vista non soltanto come organo di trasmissione del sapere ma come organo di educazione nel senso più ampio del termine. È attraverso la scuola che il bambino si forma alla socialità;-la chiesa: le è affidata la formazione morale e religiosa, a completamento di quella iniziata nella famiglia. Un tempo ebbe anche il compito dell’istruzione quando mancavano le scuole municipali o statali. Oggi continua l’opera educativa anche attraverso istituzioni ricreative che offrono la possibilità di gioco o di attività agonistica e occasioni per l’educazione nel significato più proprio.
Come far comprendere, tirar fuori… la legalità, il rispetto, l’amore… come insegnare al meglio i saperi disciplinari questo è compito del pedagogista della sua ricerca continua, in evoluzione con i cambiamenti della società e dei tempi. Il pedagogista che dovrebbe lavorare in condivisione e sinergia con l’educatore, gli enti, la scuola, la famiglia per favorire i processi, le relazioni in funzione del fare educativo anche in collaborazione con altre professionalità che si occupano della persona.
Fondamentale quindi confronto, interazione e condivisione tra le principali istituzioni educative alle quali mettere a disposizione chi potrebbe, pedagogista, intervenire nei momenti di disagio, di confusione a sostegno del benessere prima dei minori, individui in sviluppo, dell’adulto, insegnante, genitore con l’obiettivo di educere, scegliere l’azione più efficace in funzione della prevenzione di eventuali problematiche che avranno la famiglia, la società come teatro degli agiti disfunzionali.
Ancora e non mi stancherò educazione a favore della prevenzione.
“L’istruzione finisce nelle classi scolastiche, ma l’educazione finisce solo con la vita.”
FREDERICK WILLIAM ROBERTSON
Dott.ssa Marzia Pantanella, Criminologo(criminologia e psicopatologia forense),Pedagogista clinico, Esperto nei processi mediativi, iscritta AIMef,. Consulente tecnico di parte in ambito civile e penale.
Studio: Via Curiel 3, 41015, Nonantola, Modena; Trento e Trieste Formigine (MO): 02636390607
Tel. 3930350412; mail: pantanella.77@libero.it
http://www.pilloledizucchero.it/educere-trarre-fuori-il-meglio-dalle-persone/
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