Territorio Bateson. a cura di
Anna Cotugno e Giovanni Di Cesare
Epistemologia della differenza.
Giuseppe O. Longo
1. Contesto e riduzionismo
Ho scelto questo titolo perché
richiama e riassume quella grande svolta epistemologica del Novecento che è
legata all'informazione, al significato, alla ridondanza, all'ordine e alla
struttura, e di cui GREGORY BATESON è stato uno dei protagonisti.
Bateson cominciò ad esplorare
questo territorio sulla scoria di un aforisma di Alfred Korzybski: "LA
MAPPA NON È IL TERRITORIO"; enunciato che a tutta prima può sembrare ovvio
se non banale, ma che permise a Bateson di por mano alla costruzione di UN'EPISTEMOLOGIA
NUOVA, CHE SI CONTRAPPONE IN MODO RADICALE A QUELLA DELLE SCIENZE DELLA NATURA,
IN PARTICOLARE DELLA FISICA.
Quali sono le differenze tra
queste due epistemologie, quella CLASSICA, che risale più o meno a Galilei e
che forse è ancora dominante, e quella nuova, ormai robusta ma non ancora
compiutamente sviluppata?
In primo luogo, mentre LA FISICA
RAGGIUNGE I PROPRI RISULTATI GRAZIE A UNA SEMPLIFICAZIONE che consiste nel SOPPRIMERE
IL CONTESTO E NEL CONSIDERARE SOLO SISTEMI E FENOMENI ISOLATI, NELL'EPISTEMOLOGIA
INFORMAZIONALE(1) IL CONTESTO È
FONDAMENTALE: NON VI SONO FENOMENI, EVENTI, COMUNICAZIONI, ACCADIMENTI,
TRASFORMAZIONI CHE NON SIANO ESSENZIALMENTE INSERITI IN UN CONTESTO, nel senso
che SOLO DAL CONTESTO ESSI RICEVONO IL LORO SIGNIFICATO E SOLO IN BASE AD ESSO
POSSONO ESSERE DESCRITTI E SPIEGATI.
In altre parole; MENTRE LA FISICA
HA OTTENUTO E IN BUONA PARTE ANCORA OTTIENE I SUOI COSPICUI RISULTATI
ATTRAVERSO LA PRATICA DEL RIDUZIONISMO(2), cioè grazie all'ELIMINAZIONE DI
TUTTI I LEGAMI CHE A PRIORI CONNETTONO IL FENOMENO O IL SISTEMA CONSIDERATO AL
CONTESTO PIÙ AMPIO; NEL CAMPO DELL'INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE QUESTI
NESSI NON POSSONO ESSERE RECISI PERCHÉ COSTITUISCONO LE RELAZIONI CHE
DEFINISCONO IL FENOMENO PER QUELLO CHE È.
Che nell'ambito della
comunicazione il contesto sia importante, anzi ineliminabile, e peraltro noto a
tutti dalla COMUNE ESPERIENZA DELLA LETTURA: OGNI LETTERA È INSERITA IN UNA
SILLABA, OGNI SILLABA IN UNA PAROLA, OGNI PAROLA IN UNA FRASE, E COSÌ VIA; e
ciascun elemento riceve il proprio significato da tutti i contesti più ampi,
cioè dagli elementi di livello superiore di cui è parte. Come si vede, in
genere ESISTONO PIÙ CONTESTI, DI AMPIEZZA DIVERSA, CONTENUTI L'UNO NELL'ALTRO.
Inoltre si osservi che se LA PAROLA RICEVE IL SUO SIGNIFICATO DALLA FRASE, LA
FRASE A SUA VOLTA LO RICEVE DALLE PAROLE CHE LA COMPONGONO: LA NOZIONE DI
SIGNIFICATO CONTESTUALE NON È LINEARE O UNIDIREZIONALE, BENSÌ CIRCOLARE(3).
2. Linearità e complessità
LA SCOPERTA DI QUESTA CIRCOLARITÀ
È DI ENORME IMPORTANZA, perché storicamente la prima impressione che l'uomo ha
avuto nei confronti del mondo è che esso funzioni in base a CATENE CAUSALI
LINEARI, che hanno origine in un certo punto (spesso ARBITRARIO, o meglio
scelto in base a finalità pratiche) e finiscono chissà dove nella vastità dei
fenomeni. Per contro, LA DESCRIZIONE O SPIEGAZIONE CONTESTUALE, imperniata sul
concetto d'INFORMAZIONE, si basa su CIRCOLI O ANELLI DI RETROAZIONE (O FEEDBACK).
BATESON CONSIDERÒ SEMPRE MOLTO
IMPORTANTE LA NOZIONE DI RETROAZIONE, che aveva dapprima intuito nel suo lavoro
iniziale di antropologo senza riuscire a formularla chiaramente" (4), e
che poi aveva incontrato nel suo ambito di scoperta ufficiale, l'ingegneria dei
sistemi e delle regolazioni. In seguito, con grande perspicuità, la vide
all'opera in molti contesti comunicativi (sociali, psicologici, psicopatologici,
culturali, politici, ecologici), e nei grandi fenomeni dell'evoluzione e
dell'apprendimento, fenomeni che potremmo chiamare grandi tautologie e che sono appunto contraddistinti dalla presenza
di anelli o di circuiti di retroazione ancora più complicati.
Certo, PENSARE CHE IL MONDO SIA
LINEARE E MOLTO COMODO. Questa APPARENTE LINEARITÀ, CHE LA FISICA MATEMATICA HA
EREDITATO DAL SENSO COMUNE e che fino a ieri ha tentato di erigere a modello
esplicativo generale, NELLA NUOVA EPISTEMOLOGIA VIENE SOSTITUITA DALLA
CIRCOLARITÀ, una strutturazione molto più complicata, che NON SI LASCIA
FACILMENTE RIDURRE E CHE ANZI COSTITUISCE UNO DEGLI INGREDIENTI ESSENZIALI
DELLA COMPLESSITÀ. Dopo la scoperta della circolarità, o della retroazione o
più in generale della complessità, NON POSSIAMO PIÙ PERMETTERCI DI SEMPLIFICARE
LA REALTÀ. DOBBIAMO RASSEGNARCI A VIVERE IN UN MONDO COMPLESSO, anche a costo
di rinunciare a quegli splendidi risultati che la fisica classica ha conseguito
grazie alla linearizzazione (5).
LA SPIEGAZIONE CIBERNETICA evita
amputazioni riduttive e resezioni atomistiche di questo tipo, ma AFFRONTANDO I
PROBLEMI IN TUTTA LA LORO COMPLESSITÀ NON GARANTISCE AFFATTO DI POTERLI
RISOLVERE. Poiché LA MATEMATICA CHE ABBIAMO COSTRUITO FINORA È ADATTA AI
PROBLEMI LINEARI, MA NON A QUELLI CIRCOLARI E PIÙ COMPLESSI, la vera questione
è; SAREMO IN GRADO DI COSTRUIRE UNA MATEMATICA NUOVA, CHE POSSA DESCRIVERE LA
COMPLESSITÀ e che allo stesso tempo sia trattabile con gli strumenti che
possediamo? Questa domanda per il momento non ha risposta.
D'altra parte LA SEMPLIFICAZIONE
È UN'OPERAZIONE DEL TUTTO NATURALE E SPONTANEA, che HA PROBABILMENTE UN FORTE
VALORE DI SOPRAVVIVENZA. DI FRONTE ALLA
COMPLESSITÀ DISARMANTE E ALLARMANTE DEL MONDO, NON SOLO LO SCIENZIATO MA TUTTI
GLI ESSERI UMANI NE TENTANO UNA SEMPLIFICAZIONE, ANZI UNA RICOSTRUZIONE. CHE
COSA FANNO L'ARTISTA, IL RITRATTISTA, IL COMPOSITORE, IL NARRATORE, LO
SCIENZIATO, IL TECNICO SE NON TENTARE DI RICOSTRUIRE IL MONDO SECONDO REGOLE E
PROCEDIMENTI DIVERSI MA TUTTI ESSENZIALMENTE VOLTI A FORNIRNE UN MODELLO PIÙ
SEMPLICE NEL QUALE SCOPRIRE LA "VERITÀ" O ADDIRITTURA VIVERE MEGLIO?
IN UN MONDO TROPPO COMPLESSO NON
ABBIAMO PARAMETRI E LEGGI CHE CI AIUTINO A PRENDERE DECISIONI COMPATIBILI CON
LA NOSTRA SOPRAVVIVENZA, QUINDI DOBBIAMO SEMPLIFICARE IL MONDO
"DATO", SOSTITUENDOGLI UN MODELLO, UN'IMMAGINE. Anche LA PERCEZIONE,
che potrebbe sembrare un RISPECCHIAMENTO PASSIVO DEL MONDO NEI SENSI E NELLA
MENTE, È AL CONTRARIO BASATA SU UN'ELABORAZIONE RAFFINATISSIMA, di cui NON
SIAMO CONSAPEVOLI e di cui scorgiamo le tracce solo in casi particolari, ad
esempio quando SIAMO SOGGETTI ALLE COSIDDETTE ILLUSIONI OTTICHE.
Resta la domanda PERCHÉ L'UOMO
TENDA IN PRIMA ISTANZA A DARE DEL MONDO UNA RAPPRESENTAZIONE LINEARE. Io
azzardo una risposta che può sembrare BIZZARRA, ma che comunque mette conto
esaminare: ritengo che questa propensione sia basata sulla circostanza,
contingente ma inoppugnabile, che ABBIAMO UNA SOLA BOCCA E QUINDI SIAMO
COSTRETTI A PARLARE IN MODO SEQUENZIALE. QUESTA LIMITAZIONE FISIOLOGICA,
peraltro, HA EVIDENTI VANTAGGI DI UNITARIETÀ NELLE TRANSAZIONI COMUNICATIVE CON
GLI ALTRI, CHE GIÀ CON UNA SOLA BOCCA SONO SPESSO GRAVIDE DI INCOMPRENSIONI ED
EQUIVOCI: SE CIASCUNO AVESSE PIÙ BOCCHE, GLI EQUIVOCI E LE CONTRADDIZIONI
RISCHIEREBBERO DI AUMENTARE A DISMISURA E DI PARALIZZARE LA COMUNICAZIONE.
Di recente i neurofisiologi hanno
cominciato a informarci che L'ATTIVITÀ DEL CERVELLO SI SVOLGE IN MODO PARALLELO
E NON SEQUENZIALE: È COME SE IL CERVELLO AVESSE MOLTE BOCCHE CHE PARLANO TUTTE
INSIEME. Il cervello, sembra, produce il pensiero mediante il funzionamento
simultaneo di molti moduli o unità di elaborazione (per usare la metafora ormai
trita dell'ELABORAZIONE DI INFORMAZIONE). Il massiccio parallelismo del
cervello compensa la lentezza e la scarsa precisione dei suoi componenti
elementari, i NEURONI, PICCOLE UNITÀ PIUTTOSTO GOFFE E IMPRECISE CHE PERÒ
COLLABORANO VOLONTEROSAMENTE TRA LORO; proprio grazie a questo MODO DI OPERARE
SIMULTANEO, il cervello compie egregiamente il proprio lavoro e fornisce
prestazioni affatto eccezionali. Del RESTO IL NUMERO ENORME (CENTO MILIARDI) DI
NEURONI E IL NUMERO ANCORA PIÙ ELEVATO DI SINAPSI NON SAREBBERO COMPATIBILI CON
UN FUNZIONAMENTO SEQUENZIALE.
MA QUANDO VOGLIAMO ESPRIMERE CON
LA BOCCA I RISULTATI DELLE ELABORAZIONI CEREBRALI, CIOÈ VOGLIAMO COMUNICARLI A
NOI STESSI O AGLI ALTRI, SIAMO OBBLIGATI A LINEARIZZARE, PERCHÉ TUTTO DEVE
PASSARE PER LO STRETTO IMBUTO DEL LINGUAGGIO MONODIMENSIONALE.
“Si confuse di nuovo. Non riusciva
a capire se quel piroscafo sfarzoso fosse Eva Farkas oppure sua moglie
Giuliana, o soltanto una metafora piatta e scontata, che non emanava più
nessuna luce. C'era nelle parole che pronunciava una forza greve e terrestre,
indipendente da lui e legata alla sintassi, per cui, dopo il primo avvio il suo
pensiero e la sua volontà non contavano più niente e TUTTI QUEI SUONI
ROTOLAVANO A VALLE PER CANALONI TRACCIATI DA ANTICHI GHIACCIAI, CON UN
FRASTUONO IRRIMEDIABILE. LE PAROLE NON SI LASCIAVANO DIRE, LO PORTAVANO SEMPRE
DOVE VOLEVANO LORO. E POI, RIFLETTÉ, ABBIAMO UNA SOLA BOCCA E LE COSE DOBBIAMO
DIRLE UNA DOPO L'ALTRA, INVECE LÀ DIETRO I PENSIERI CORRONO INSIEME COME DEBOLI
FIAMMELLE BLUASTRE PER I NEURONI, LE SINAPSI A MILIARDI, E SI AFFOLLANO PER
ESSERE DETTI TUTTI IN UNA VOLTA. Emergono le loro schiere da un cratere oscuro,
a sciami, angeli o demoni, e IN QUEL LORO FATICOSO BRULICHIO STA LA FORZA
NATIVA DELLE COSE, FORSE LA VERITÀ. MA PER ESSERE DETTI DEBBONO INFILARSI IN
QUELLO STRETTO PERTUGIO, E ALLORA PERDONO VIGORE, DIMENSIONE, PERDONO I
COMPAGNI DI VIAGGIO, RESTANO NUDI E PARLANO D'ALTRO. LE COSE NON BISOGNEREBBE
MAI DIRLE, PERCHÉ VIEN FUORI ALTRO E SI CREANO EQUIVOCI SPAVENTOSI. Con la
bocca possiamo dire infinito, e quella sorta di mareggiata interiore di piccole
onde rifratte l’una contro l'altra il cui asintotico pullulare sembra dirigersi
verso il bordo dell'abisso SI MANIFESTA NELLA FORMA SORPRENDENTE E QUASI
MESCHINA DI UN SUONO DI QUATTRO SILLABE, dove non è rimasto niente
dell'increspata vertigine sottostante. Così IL CONFUSO BALBETTIO DELLE PAROLE
CI ALLONTANA DEFINITIVAMENTE DAL VOLTO BALUGINANTE, APPENA VISTO E DILEGUATO,
DEL PENSIERO. Un vasto pianoro innevato che porti i lunghi segni di sciatori
scomparsi... La gerarchia di Ackermann...
-G.O. Longo - La gerarchia di
Ackermann, cap. IV
Bellissime riflessioni attraversando... il Kintsugi. Purtroppo il pensiero lineare dei sillogismi in Barbara di aristotelica memoria ha gessato la mente facendoci dimenticare che esistono anche quelli meravigliosi in erba, di cui parla Bateson, della metafora , del sogno, della poesia, del mito che ci aiutano a riappacificarci con la vita
Bellissime riflessioni attraversando... il Kintsugi. Purtroppo il pensiero lineare dei sillogismi in Barbara di aristotelica memoria ha gessato la mente facendoci dimenticare che esistono anche quelli meravigliosi in erba, di cui parla Bateson, della metafora , del sogno, della poesia, del mito che ci aiutano a riappacificarci con la vita
http://books.google.it/books?id=URqc9lZnCtkC&printsec=frontcover&dq=bateson&source=bl&ots=XTkaPwA045&sig=XxL9Z5DxSQpPXrb8u2GSDDKnpxE&hl=it&sa=X&ei=0AJBUJitPOam4gTkgYHgCQ&ved=0CDwQ6AEwAQ#v=twopage&q&f=false
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