La nostra anima è Greca
Come accennato nella nota
<< Il “Cerchio” di Giotto >> pare che quest’artista sia pervenuto
ad una scoperta che fece filtrare in ogni ambito della sua produzione, quasi
poi a CONSENTIRE A CHI VENNE DOPO DI LUI DI AFFERMARE CHE LA MEMORIA (IN UN
CERTO SENSO) È SFERICA (Cerchio+Volume).
In numerosi suoi trattati GIORDANO
BRUNO (di due secoli successivo) si occupò di FORME GEOMETRICHE, quali il
punto, la sfera, e in fisica dell’atomo, considerando però questi “elementi” in
un’accezione più completa (o almeno con lui la questione divenne esplicita)
perché inseriti in un contesto di SPAZIO e di MOVIMENTO.
Non si vuol qui analizzare nel
dettaglio le opere propriamente “scientifiche” del Nolano (rimandiamo magari ad
autonoma trattazione), ma È CHE CON LUI CHE L’UMANITÀ “MODERNA” INIZIA PORSI
UNA DOMANDA DI GRAN RILIEVO:
“PERCHÉ LA MEMORIA È L’UNICA “COSA” CAPACE DI MUOVERSI IN OGNI LUOGO
SENZA SOFFRIRE LE LIMITAZIONI DELLA MATERIA E DELLO SPAZIO?”.
Noi di Metafisica del Colore
baratteremmo un mese di ferie a Bora Bora pur di poter avere l’opportunità di
incontrare Giordano Bruno de visu, anche solo per un’ora, per farci spiegare la
questione a voce. Ma poichè ciò non è possibile, vi proponiamo la nostra
ricostruzione (personalissima ed in quanto tale probabilmente anche fuori tema)
sul perché – o uno dei PERCHÉ – LA MEMORIA ABBIA UNA POTENZA TALE DA ESSERE IN
UN MODO O IN UN ALTRO RAGIONE DI VITA. E per facilitare il ragionamento vi
rassegnamo uno stralcio, per noi di particolar pregio, dell’introduzione del libro
di Alberto Rosati, edito da Triquetra Palermo, Nei LABIRINTI DELLA MEMORIA.
La risposta è che forse LA NOSTRA
ANIMA È GRECA?
Parrebbe di sì: “tutte le volte che ci rivolgiamo alla
poesia, quando cerchiamo in essa le nostre motivazioni originarie, bilanci non
occasionali stilati nella verità del cuore e non al chiarore, talvolta arido
della ragione. La poesia vera da questo si distingue, dall’esser poesia
vissuta, riflessione dell’anima su se stessa. In Grecia Mnèmosine era la madre
di tutte le Muse, la Memoria, sorgente perenne di vita. E la Memoria, quella
con la M maiuscola, è una sorgente perenne della creatività dello spirito. Essa
è innanzitutto verità per definizione e, difatti, una parola chiave nella
cultura ellenica ci fornisce la cifra di essa: LA VERITÀ È ALÈTHEIA,
<<IN-NASCOSTEZZA>>, IN CONTRAPPOSIZIONE A LETHE, L’OBLIO DELL’ANIMA
CHE ANNULLA L’INDIVIDUO E LE SUE CREAZIONI. Ma la memoria presuppone il
difficile itinerario del LABIRINTO, anch’esso notissimo simbolo greco che
allude e prefigura alle antiche ESPERIENZE INIZIATICHE DELLA VITA, UNA PROVA
DIETRO L’ALTRA, PER POI RICOMINCIARE ANCORA. LA PROVA DEL LABIRINTO È BEN
EVIDENTE IN CHI ESERCITA QUOTIDIANAMENTE L’IMPEGNO DEL PENSIERO. Così non è
proprio un caso che Socrate, sapiente di grande rigore, trascurasse talvolta la
dialettica alla ricerca della viva sorgente poetica. E non è neppure un caso
che ALÈTHEIA, LA <<MEMORIA-VERITÀ>>, introduca Parmenide nel suo
viaggio verso l’Essere. La parola d’ogni giorno è tranello mortale; non però QUELLA
SUSSURRATA SEMPLICEMENTE DAL CUORE, LADDOVE LA RAGIONE ARIDA, CEDE IL PASSO
ALLA POESIA DELLA MEMORIA, CHE È VITA VERA”.
E sarà un caso che ARCHIMEDE stesso
fu dedito alla ricerca intesa come memoria-verità? Chi lo sa.
Certo è che fu un eccelso
matematico: in lui sommamente si armonizzarono la scienza e la filosofia,
essendo egli pervenuto all’invenzione non solo di opere tecnologiche, ma anche
di “VERIFICA” DELLA NOSTRA ORIGINE UNIVERSALE. E probabilmente fu nel percorso
della sua ricerca “verso le stelle” che fu in grado di donarci le odierne e
fondamentali LEGGI DELLA MECCANICA, ossia, detto in parole povere, del COMPORTAMENTO
DELLE COSE NELLO SPAZIO E DEL LORO MOVIMENTO.
Lo stesso Galileo Galilei,
parecchi secoli dopo, ebbe a sostenere “ Non mi pare che in questo luogo sia da
passar con silenzio l’invenzione d’Archimede d’ALZAR L’ACQUA CON LA VITE: la
quale NON SOLO È MERAVIGLIOSA, MA È MIRACOLOSA; POICHÉ TROVEREMO CHE L’ACQUA
ASCENDE NELLA VITE DISCENDENDO CONTINUAMENTE”. Meccanismo che, per tramite di
sfere rotanti, rimanda al processo conoscitivo che filosoficamente può ben
riassumere il moto dell’Anima e della Memoria, come da figura qui scelta (La
scala dell’ascesa e della discesa, dal Liber de ascensu et descensu intellectus
di Ramon Lullo, edito a Valenza nel 1512).
Ad Archimede, non si dimentichi,
è anche attribuita l’INVENZIONE DEL PLANETARIO, un “attrezzo” che riproduceva
su una sfera la volta del cielo, simulando altresì il moto dei pianeti (notizia
a noi giunta “verbis” da tal Puppa che fa espresso riferimento ad un’opera del
matematico, non pervenuta a nostri giorni, intitolata “Sulla costruzione delle
Sfere”).
E le sfere, si sa, ruotano
intorno a se stesse ed intorno a qualunque oggetto X.
L’opera di Archimede, totalmente
considerata, è stata certamente l’acme della scienza antica, cui nemmeno
l’Impero Romano seppe dare più impulso, né pareggiare con geni a lui simili. Si
ritiene però, a torto, che tale scienziato non abbia avuto discendenti di
rilievo in grado di eguagliarlo (non fino almeno al sopraggiungere della prima
età moderna, coincidente grosso modo con il periodo a cavallo tra il 1500 e
1600). Lo si ritiene a torto infatti, a nostro avviso, in quanto IPAZIA
D’ALESSANDRIA (nemmeno citata in sol testo scolastico di filosofia , ma nota
astronoma, matematica, filosofa e fisica) riprese e perfezionò le teorie sulla
sfera, sul cilindro, sulle sezioni e sulla rotazione dei corpi, anche celesti
(da cui i suoi studi sull’ellisse, la parabola e l’iperbole, oltre che sul
galleggiamento dei corpi e sulla densità dei liquidi che le diede il merito
dell’invenzione sia dell’astrolabio che dell’idrometro).
Dopo il fulgido esempio di tale
scienziata, ove la grecità assurse a concetto massimo di Libertà di pensiero e
di spirito, LA SCIENZA INIZIÒ A FRAMMENTARSI E FU ENORMEMENTE DIFFICILE TROVARE
GENI CHE SOMMASSERO IN UN SOL PERSONAGGIO OGNI TIPO DI ARTE (MATEMATICA,
GEOMETRIA, FILOSOFIA, POESIA, SCULTURA, PITTURA e così via discorrendo).
I SAPERI SI DIFFERENZIARONO E
DIVENNERO SETTORIALI (un po’ come nelle Sacre Scritture vien descritto l’evento
circa la Torre di Babele); FINO AL 1300, SECOLO IN CUI INIZIARONO A PREPARASI
NUOVAMENTE (come in un ipotetico giro di vite, ascesa e discesa) I GERMOGLI
DELLA CONOSCENZA UMANISTICA, UNIVERSALMENTE INTESA. DI LÌ A POCO TOMMASO
CAMPANELLA, GIORDANO BRUNO, FRANCESCO BACONE, E LO STESSO GALILEO GALILEI:
tutti filosofi-scienziati-alchimisti.
Non a caso Giordano Bruno, al suo
ritorno dal soggiorno inglese, ebbe ad occuparsi e a pubblicare testi sulla “CIRCOLARITÀ” COME FONDAMENTO DELL’ATOMO (fisica),
del punto (geometria), giungendo fino al concetto di MONADE in metafisica.
Concetti che con una visione
prettamente scientifica, ove nella scienza era però l’Anima e la Magia della
Memoria, cercò di superare negli ultimi anni della sua vita, giungendo
all’assunto che IN PROSSIMITÀ DELL’UNO, DELL’INFINITO, DELL’ASSOLUTO, FORME,
SEGNI E SIMBOLI PERDONO OGNI LORO SIGNIFICATO PROBANTE ED ONTOLOGICO, servendo
all’intelletto dell’uomo solo a valicare la frontiera del primo ricordo
d’Immenso.
La Memoria, come nostalgia
dell’Universo, dunque, ci ha reso il Nolano nella sua “forma” perfetta: non
solo filosofo, mago e scienziato, ma anche Poeta.
Annalisa Rosati
(Nota dedicata a mio padre)
http://www.metafisicadelcolore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=198%3Ala-nostra-anima-%C3%A8-greca&Itemid=63
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