Talète
Il modo migliore per vivere una vita ottima e onesta è quello di non fare quello che si rimprovera agli altri.
Talete
Il bisogno è la cosa più forte di tutto perché vince tutto
Talete
Il più saggio è il tempo, perché tutto rivela.
Talete
Talete, considerato il primo dei filosofi e uno dei Sette Savi. Su lui ci sono molti aneddoti ed io ne cito solo alcuni: "...altri dicono che non era sposato e che aveva adottato il figlio di una sorella. Avendogli qualcuno domandato perché non volesse aver figli, rispose: 'Per l'amore che porto loro'. E narrano che alla madre che voleva costringerlo a sposarsi rispondesse: 'Non è ancora tempo'. ...E una volta in età avanzata, alle sue insistenze, replicasse: 'Ormai non è più tempo'. " (cfr. Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, I,26) "...diceva che tra la morte e la vita non v'è alcuna differenza; qualcuno gli replicò: 'E tu perché non muori, allora?'. E Talete:'Proprio perché non c'è nessuna differenza' " (cfr. Diogene Laerzio,Op. cit., I,35). "A chi chiedeva che cosa fosse nato prima, la notte o il giorno, rispondeva: 'la notte, un giorno prima' " (cfr. Diogene Laerzio, ibidem, I,36).
“Quello, Teodoro, che si racconta anche di Talete, il quale, mentre studiava gli astri e stava guardando in alto, cadde in un pozzo: una sua giovane schiava di Tracia, intelligente e graziosa, lo prese in giro, osservando che si preoccupava tanto di conoscere le cose che stanno nel cielo, e, invece, non vedeva quelle che aveva davanti, tra i piedi. La medesima facezia si può riferire a tutti quelli che dedicano la loro vita alla filosofia. In realtà, ad un uomo simile sfugge non solo che cosa fa il suo prossimo, persino il suo vicino di casa, ma quasi quasi anche se è un uomo o qualche altro animale. Invece, che cosa sia un uomo o che cosa convenga alla natura umana fare o subire in modo diverso dalle altre nature, di questo va in cerca, e si impegna a fondo nell’indagine”.
Platone/Socrate. Teeteto, 174 A-B
“Dunque, non è in queste impressioni sensibili che c’è scienza, bensì nel ragionamento su di esse: infatti, è in questo che è possibile, come pare, toccare l’essere e la verità; in quella, invece, è impossibile”.
“Dunque, non è in queste impressioni sensibili che c’è scienza, bensì nel ragionamento su di esse: infatti, è in questo che è possibile, come pare, toccare l’essere e la verità; in quella, invece, è impossibile”.
Teeteto, 186 D
“Invece, quanto a ciò che noi ora abbiamo detto, ossia che il non-ente è, o qualcuno dovrà cercare di persuaderci che non diciamo bene, confutandoci, oppure, fintanto che non ne sarà capace, bisogna che anche lui dica come diciamo noi, ossia che i generi si mescolano fra di loro, e che l‘ente e il diverso penetrano attraverso tutti i generi e l’uno nell’altro, e che il diverso, partecipando dell’ente, non è però a motivo di questa partecipazione, ciò di cui partecipa, bensì è diverso; e poiché è diverso dall’ente, è evidentissimo che è necessario che sia non ente”.
“Invece, quanto a ciò che noi ora abbiamo detto, ossia che il non-ente è, o qualcuno dovrà cercare di persuaderci che non diciamo bene, confutandoci, oppure, fintanto che non ne sarà capace, bisogna che anche lui dica come diciamo noi, ossia che i generi si mescolano fra di loro, e che l‘ente e il diverso penetrano attraverso tutti i generi e l’uno nell’altro, e che il diverso, partecipando dell’ente, non è però a motivo di questa partecipazione, ciò di cui partecipa, bensì è diverso; e poiché è diverso dall’ente, è evidentissimo che è necessario che sia non ente”.
Sofista, 250 A
Talete di Mileto (ΘΑΛΗΣ Ο ΜΙΛΗΣΙΟΣ)
"Dicono pure che, incitandolo la madre a prendere moglie, abbia risposto: "non è ancora tempo"; insistendo ancora quando egli aveva oltrepassato la giovinezza: "non è più tempo" (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, Laterza, p.11)
Vuole la leggenda, come racconta Plutarco, che Talete viaggiando per l'Egitto in cerca di sacerdoti della valle del Nilo da cui apprendere le conoscenze astronomiche, risalendo il fiume avrebbe sostato nei pressi della Piana di Giza, attirato dalla mole sorprendente della Piramide di Cheope, ove il faraone Amasis, giunto a conoscenza della fama del sapiente, lo sfidò a dargli la misura corretta dell'altezza. Per qualunque persona, anche dotata dei più sofisticati strumenti dell'epoca, si sarebbe trattato di un'impresa che, se non ardua, avrebbe certamente richiesto una notevole quantità di tempo sia per compiere le misure che i calcoli, ma sempre le fonti ci narrano che Talete sapesse già che a una determinata ora del giorno la nostra ombra eguaglia esattamente la nostra altezza; e quindi non avrebbe fatto altro che attendere l'ora propizia e dimostrare le sue doti, sbalordendo lo stesso faraone che si disse: '... stupefatto del modo in cui abbia misurato la piramide senza il minimo imbarazzo e senza strumenti. Piantata un'asta al limite dell'ombra proiettata dalla piramide, poiché i raggi del sole, investendo l'asta e la piramide formavano due triangoli, ha dimostrato che l'altezza dell'asta e quella della piramide stanno nella stessa proporzione in cui stanno le loro ombre'.”
Plutarco
"Su Talete"
Talete di Mileto (ΘΑΛΗΣ Ο ΜΙΛΗΣΙΟΣ)
"Dicono pure che, incitandolo la madre a prendere moglie, abbia risposto: "non è ancora tempo"; insistendo ancora quando egli aveva oltrepassato la giovinezza: "non è più tempo" (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, Laterza, p.11)
Vuole la leggenda, come racconta Plutarco, che Talete viaggiando per l'Egitto in cerca di sacerdoti della valle del Nilo da cui apprendere le conoscenze astronomiche, risalendo il fiume avrebbe sostato nei pressi della Piana di Giza, attirato dalla mole sorprendente della Piramide di Cheope, ove il faraone Amasis, giunto a conoscenza della fama del sapiente, lo sfidò a dargli la misura corretta dell'altezza. Per qualunque persona, anche dotata dei più sofisticati strumenti dell'epoca, si sarebbe trattato di un'impresa che, se non ardua, avrebbe certamente richiesto una notevole quantità di tempo sia per compiere le misure che i calcoli, ma sempre le fonti ci narrano che Talete sapesse già che a una determinata ora del giorno la nostra ombra eguaglia esattamente la nostra altezza; e quindi non avrebbe fatto altro che attendere l'ora propizia e dimostrare le sue doti, sbalordendo lo stesso faraone che si disse: '... stupefatto del modo in cui abbia misurato la piramide senza il minimo imbarazzo e senza strumenti. Piantata un'asta al limite dell'ombra proiettata dalla piramide, poiché i raggi del sole, investendo l'asta e la piramide formavano due triangoli, ha dimostrato che l'altezza dell'asta e quella della piramide stanno nella stessa proporzione in cui stanno le loro ombre'.”
Plutarco
"Su Talete"
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