L'arte è il costante mutamento del linguaggio
La bellezza salverà il mondo?
«Sì, se saremo noi a volerlo»
È il pensiero di Davide Rampello, direttore artistico e docente universitario.
Perché il bello può essere nell'arte, nel gesto, nella bontà ma non dimentichiamo che:
«prima di tutto è un'emozione. Ecco perché il mondo può salvarlo solo l'uomo».
Ed è per questo che noi italiani abbiamo la responsabilità di «non perdere la memoria».
E dare impulso a un nuovo Rinascimento.
Se Renoir fosse nato ai giorni nostri, su Twitter avrebbe avuto milioni di follower.
La sua granitica convinzione – “Il dolore passa, la bellezza resta” – oggi è diventato un hashtag, #labellezzaresta, che unisce tutti coloro che sognano di rendere la bellezza un messaggio virale, dai lavavetri dell’ospedale pediatrico di Memphis ai curatori del Teatro Binario 7 di Monza, che si sono messi in testa di mettere in scena un anno di spettacoli diffusi per “raccontare la bellezza come motore rigenerativo”.
Perché non c’è niente come la bellezza in grado di attraversare i secoli, smuovere le coscienze, parlare un linguaggio universale nel tempo e nello spazio.
Il motivo è anche biologico:
di fronte a qualcosa di bello il cervello umano attiva – a tutte le latitudini e a qualsiasi età – dei meccanismi di riconoscimento che le nuove scoperte in ambito neuroestetico hanno evidenziato con chiarezza.
Pionieri come Semir Zeki, celebre neuroscienziato del University College of London, ci hanno spiegato, con TAC e risonanze magnetiche cerebrali, che la radice oggettiva della bellezza è riconosciuta da tutti e si può trovare ovunque.
E se la bellezza è uno strumento comunicativo, un uomo che ne fa uso ogni giorno è Davide Rampello, già regista televisivo e direttore artistico di Canale 5, negli anni presidente della Triennale di Milano, direttore artistico della Biennale Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali, del Carnevale di Venezia, del Padiglione Zero di Expo Milano 2015.
Nonché inviato illustre di Striscia la Notizia con una rubrica dedicata alle eccellenze paesaggistiche e alimentari dell'Italia. È a lui che chiediamo di guidarci in una riflessione a tutto campo tra arte, bellezza e futuro.
Oggi si fa uso improprio della bellezza, che ha poco a che fare con l'estetica e l'estasi e molto con la banalità.
Un processo che cambia.
Ogni volta che parliamo di bellezza - spiega Davide Rampello - le diamo un’interpretazione diversa. Io la definisco come la sintesi di un processo vitale che rivela la forza e la creatività della vita e degli uomini. Ovviamente esiste anche la bellezza naturale, ma è sempre legata alla forza, al mistero, alla sacralità. Senza questi concetti svuotiamo la bellezza della sua essenza.
Nella storia dell’uomo, una delle prime volte in cui si parla di bellezza è in un verso di Saffo indirizzato alla luna. Poi, nell’antichità classica, la bellezza diventa inscindibile dal concetto di bontà, che secondo i filosofi era la più alta forma di intelligenza.
Oggi, invece, si fa un uso a volte superficiale e improprio della bellezza, che ha poco a che fare con l’estetica e l’estasi e molto con la banalità».
Uscire dagli stereotipi e riscoprire il binomio bellezza-bontà è dunque un obiettivo dell’uomo moderno: «Bello e buono possono e devono essere ancora sinonimi. La bontà è già bellezza di per sé, perché implica una considerazione profondissima dell’altro, un gesto sacro. Sarebbe straordinariamente innovativo ricongiungerle, darebbe alla bellezza un significato molto più profondo. Le trasformazioni valoriali avvengono proprio a partire dall’evoluzione dei concetti e delle parole».
L'arte è il costante mutamento del linguaggio.
Alla ricerca di sè.
Spesso l’arte contemporanea è accusata di trascurare la bellezza a favore della provocazione e dell’ironia, ma secondo Rampello si tratta di una critica inappropriata. «L’arte è il costante mutamento del linguaggio – spiega - perché l’uomo attraverso l’arte va alla ricerca di se stesso e dell’interpretazione del mondo che ha attorno. Questo significa evoluzione: adeguare il senso di bellezza all’attualità».
Ironia e provocazione, poi, ci sono sempre state.
«Non si deve pensare che mancassero nei quadri di Goya o nella Cappella Sistina – prosegue l’esperto -. Anzi, Caravaggio se vogliamo è molto più provocatorio di Cattelan. L’arte contemporanea va valutata con la memoria, perché in realtà l’uomo è sempre simile a se stesso.
Catone diceva: difficil cosa è far comprendere a coloro che verranno ciò che giustifica oggi la nostra vita».
La bellezza del gesto.
La bellezza non è solo nell’arte o in natura, ma anche nell’imprenditoria illuminata, nel saper fare artigiano che si tramanda da generazioni. E secondo Davide Rampello è importante sottolinearlo, «perché spesso dimentichiamo che la vera bellezza è nel gesto, e può essere in un paesaggio come in una forma di formaggio.
Si tratta sempre di una relazione a due - chi guarda e chi o cosa è guardato – da cui nasce un’emozione che genera conoscenza. Ricordiamo che emozione deriva da emoveo, mi muovo: è andando verso qualcosa che scopriamo la bellezza». E il viaggio alla scoperta della bellezza non deve fermarsi mai. Non a caso Rampello e Andrea Illy, in qualità di presidente della fondazione Altagamma, hanno ideato per Expo Milano il progetto Panorama, un video immersivo dentro al meglio dell’Italia, con l’obiettivo di risvegliare l’amore per il Belpaese e la consapevolezza del valore della sua bellezza: «L’esito del progetto è stato formidabile – commenta Rampello -. È stata la mostra più visitata in assoluto a Milano, e adesso viene presentata a New York, alla Central Station, dal 27 giugno fino a fine luglio. L’idea è stata quella di far comprendere come tutto confluisca in un identico linguaggio: i templi e la tessitura, la scultura e le piazze, i teatri e le macchine, il paesaggio agrario e il vino o l’olio. Ogni territorio si esprime con il linguaggio del proprio genius loci: da qui è nata una straordinaria visione a 360 gradi del saper fare italiano».
10 Consigli per riconoscere la bellezza
Muoversi:
Viaggiare, incontrare persone, conoscere realtà nuove:
la bellezza si nutre della dinamicità dell'uomo.
Rallentare:
La fretta è nemica della bellezza e sinonimo di superficialità.
Chi è sempre di corsa non coglie la bellezza che gli sta accanto.
Un nuovo rinascimento.
Non andrebbe mai dimenticato che noi italiani nasciamo da millenni immersi nella bellezza e nella creatività: «Sicuramente abbiamo un senso estetico innato più sviluppato degli altri – conferma Davide Rampello -. Si capisce dal modo che abbiamo di fare le cose: ci viene facile ripetere gesti artigianali, entrare nell’abbandono della creatività. È come se avessimo un DNA della bellezza». Peccato che a volte ce ne dimentichiamo. «Bisogna che l’Italia riprenda in mano il suo formidabile patrimonio di memoria – prosegue -. Il Rinascimento altro non è stato che una reinterpretazione del mondo latino, da cui è nata la più grande rivoluzione culturale di tutti i tempi.
Adesso dovremmo avere il coraggio di fare altrettanto, cominciando a essere più profondi e meno superficiali. Il momento che stiamo vivendo si nutre di angosce, ma dimentichiamo che è sempre stato così: pensiamo al timore che aveva chi viveva alla fine dell’anno 1000. Superata la paura, bisogna ripartire dalla formazione e dalla scuola. I ragazzi trovano noioso studiare l’arte?
Hanno ragione: dove non c’è amore e non c’è passione, ogni insegnamento andrà perduto».
Questione di scelte
La bellezza salverà il mondo?
Se lo chiedeva Dostoevskij ne L’Idiota, e molti altri pensatori prima e dopo di lui.
Ma ancora una volta Rampello ribalta la questione.
«Non sarà la bellezza a salvare il mondo, ma l’uomo. La bellezza, infatti, non è a se stante, ma è uno dei sentimenti dell’uomo. E l’uomo si muove seguendo il suo libero arbitrio. Ecco perché il mondo lo può salvare solo l’uomo, muovendosi e comportandosi in un certo modo anziché in un altro».
http://www.corriere.it/native-adv/illy-longform01-la-bellezza-salvera-il-mondo.shtml
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