mercoledì 21 giugno 2017

Harper Lee. Il buio oltre la siepe. È il pregiudizio verso la “razza”, in questo caso afroamericana, che fa colpevole il “negro” Tom Robinson al di là degli esiti del processo per l’accusa di violenza carnale ai danni della “bianca” Mayella Ewell e della ferrea e coraggiosa difesa di Atticus Finch, profondo uomo, avvocato, padre che segue e cerca di affermare e far trionfare la giustizia umana e sociale prima ancora della legge scritta, in aula e in famiglia, contro l’ignoranza, contro i benpensanti della sua piccola spietata comunità, della sua cieca e povera giuria.

Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere,
non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?
Harper Lee, Il buio oltre la siepe


Miss Maudie smise di dondolarsi e la voce si fece più dura
“Sei troppo giovane per capirlo” disse
“ma a volte fa più male la Bibbia in mano a un uomo qualunque
che una bottiglia di whisky a… a tuo padre, per esempio.”
“Atticus non beve whisky” risposi scandalizzata.
“Non parlavo di tuo padre. Volevo solo dire che se Atticus bevesse fino ad ubriacarsi non diventerebbe cattivo come lo sono molti uomini nei loro momenti migliori. Ci sono degli uomini… che si preoccupano tanto dell'altro mondo da non imparare mai a vivere in questo.”
Harper Lee, Il buio oltre la siepe


Con lui la vita era normale; senza di lui, insopportabile.
Harper Lee, Il buio oltre la siepe


(...) prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso:
la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza.

(...) Volevo che tu imparassi una cosa:
volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda.
E' raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.
Harper Lee, Il buio oltre la siepe, Feltrinelli, Bergamo (1960), 2011, pagg. 112,119-120


Non è una buona ragione non cercare di vincere solo perché si è battuti in partenza.
Harper Lee, Il buio oltre la siepe


Il momento in cui i tuoi amici hanno bisogno di te è quando hanno torto.
Non hanno bisogno di te quando hanno ragione.
Harper Lee (28 aprile 1926 – 19 febbraio 2016), Va’ metti una sentinella



«I colletti inamidati degli uomini erano già flosci alle nove del mattino (...).
A sera, le signore erano ridotte come pasticcini umidi di sudore e infarinati di talco (. ..).
Le giornate duravano ventiquattro ore ma parevano molto più lunghe.

Non c’era fretta perché non c’era dove andare,
nulla da comprare e non c’era denaro da spendere».
Harper Lee, Il buio oltre la siepe.


Harper Lee. Il buio oltre la siepe.
[...] Ambientato nel profondo sud dell'Alabama degli anni trenta, non ha tempo né coordinate geografiche. È di tutti i tempi, è di tutti noi. 
È il pregiudizio verso la “razza”, in questo caso afroamericana, che fa colpevole il “negro” Tom Robinson al di là degli esiti del processo per l’accusa di violenza carnale ai danni della “bianca” Mayella Ewell e della ferrea e coraggiosa difesa di Atticus Finch, profondo uomo, avvocato, padre che segue e cerca di affermare e far trionfare la giustizia umana e sociale prima ancora della legge scritta, in aula e in famiglia, contro l’ignoranza, contro i benpensanti della sua piccola spietata comunità, della sua cieca e povera giuria. 

Ma troneggia e fa gelare, con altrettanto forte richiamo all'attualità, anche il pregiudizio e il consequenziale isolamento di chi ha problemi psichici e relazionali e di chi sceglie di vivere in modo diverso secondo il proprio codice interiore comportamentale, contravvenendo ai canoni prestabiliti e sanciti dal "fare comune", che legittima ciò che è giusto e sbagliato senza appello, senza alcun riferimento reale alla personalità e all'identità dell'individuo.

È la signora ignoranza che mi figuro con una falce che recide vite e legami e un drappo che oscura la vista e la mente. 

Forse, alzandosi in punta di piedi, sporgendosi con discrezione oltre la linea di demarcazione morale si potrebbe vedere come quel diverso che è altro da noi ... è umanità ... Che nella similitudine, nelle affinità, nelle diversità può arricchire... e che il bene o il male son figli dello spirito, dell'agire, del reagire, dell’interagire… di quel codice morale che scriviamo dentro di noi, quella soggettività che, seppur inconsapevolmente, va a influire sugli sforzi o sulla ricerca di oggettività.



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