giovedì 29 giugno 2017

Ostracismo. Plutarco ci racconta un simpatico aneddoto accaduto ad Aristide. “Intanto che si scrivevano gli òstraka, si narra che un uomo analfabeta e che aveva sempre vissuto in campagna, avendo dato l’òstrakon ad Aristide, come a uno di quelli che si trovavano lì per caso [per aiutare coloro che non sapevano scrivere ad esprimere il proprio voto n.d.r.], gli chiese di scrivere proprio il nome di Aristide. Meravigliandosi e chiedendo cosa mai avesse fatto di male Aristide contro di lui, rispose: “Nulla, non conosco quell’uomo ma mi sono stufato di sentirlo chiamare ovunque –il Giusto-”. Si dice che Aristide, avendo sentito ciò, non disse nulla, scrisse il proprio nome sull’òstrakon e glielo consegnò. :) (Plutarco, Aristide, VII, 5-6)

L’OSTRACISMO.
L’ostracismo fu una procedura introdotta ad Atene da Clistene intorno al 510 a.C., per scongiurare una nuova tirannide, mediante la quale, una volta all'anno, in una seduta apposita che si teneva tra gennaio e febbraio, ogni componente dell'ekklesìa (assemblea di tutti i cittadini maschi adulti), poteva scrivere su un òstrakon (coccio di terracotta) il nome di un personaggio considerato pericoloso per lo stato. Se un cittadino otteneva almeno 6000 voti, costui doveva allontanarsi dalla città entro dieci giorni e rimanere esiliato per dieci anni. Non perdeva però alcun diritto civile e non era colpito da nessuna sanzione pecuniaria; poteva in più essere richiamato prima dei dieci anni, tramite una nuova delibera popolare.

Il primo ostracismo si ebbe nel 487. 
Molti personaggi di grande rilievo subirono l'ostracismo, tra cui Temistocle, Cimone e Pericle, anche perché questa pratica venne spesso utilizzata come strumento di lotta politica, per disfarsi dei concorrentiNegli scavi della città di Atene sono stati trovati migliaia di òstraka.

Plutarco ci racconta un simpatico aneddoto accaduto ad Aristide.
“Intanto che si scrivevano gli òstraka, si narra che un uomo analfabeta e che aveva sempre vissuto in campagna, avendo dato l’òstrakon ad Aristide, come a uno di quelli che si trovavano lì per caso [per aiutare coloro che non sapevano scrivere ad esprimere il proprio voto n.d.r.], gli chiese di scrivere proprio il nome di Aristide. Meravigliandosi e chiedendo cosa mai avesse fatto di male Aristide contro di lui, rispose: “Nulla, non conosco quell’uomo ma mi sono stufato di sentirlo chiamare ovunque –il Giusto-”. Si dice che Aristide, avendo sentito ciò, non disse nulla, scrisse il proprio nome sull’òstrakon e glielo consegnò. :)
(Plutarco, Aristide, VII, 5-6)

γραφομένων οὖν τότε τῶν ὀστράκων λέγεταί τινα τῶν ἀγραμμάτων καὶ παντελῶς ἀγροίκων ἀναδόντα τῷ Ἀριστείδῃ τὸ ὄστρακον ὡς ἑνὶ τῶν τυχόντων παρακαλεῖν, ὅπως Ἀριστείδην ἐγγράψειε. Τοῦ δὲ θαυμάσαντος καὶ πυθομένου, μή τι κακὸν αὐτὸν Ἀριστείδης πεποίηκεν, ‘οὐδέν,’ εἶπεν, ‘οὐδὲ γιγνώσκω τὸν ἄνθρωπον, ἀλλ᾽ ἐνοχλοῦμαι πανταχοῦ τὸν Δίκαιον ἀκούων.’ Ταῦτα ἀκούσαντα τὸν Ἀριστείδην ἀποκρίνασθαι μὲν οὐδέν, ἐγγράψαι δὲ τοὔνομα τῷ ὀστράκῳ καὶ ἀποδοῦναι.






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