giovedì 22 giugno 2017

Guantanamera. Io sono un uomo sincero di dove cresce la palma, e voglio, prima di morire, dall'anima far uscire i miei versi. Io vengo da qualsiasi parte, e in qualsiasi parte vado. Arte sono fra le arti, nelle selve, selva sono. Conosco gli strani nomi delle erbe e dei fiori, e di mortali inganni, e di sublimi dolori.

Guantanamera.
IO SONO UN UOMO SINCERO
Io sono un uomo sincero
di dove cresce la palma,
e voglio, prima di morire,
dall'anima far uscire i miei versi.
Io vengo da qualsiasi parte,
e in qualsiasi parte vado.
Arte sono fra le arti,
nelle selve, selva sono.
Conosco gli strani nomi
delle erbe e dei fiori,
e di mortali inganni,
e di sublimi dolori.
Ho visto nella notte oscura
piover sopra la mia testa
i raggi di luce pura
della divina bellezza.
Sulle spalle delle donne più belle
ho visto spuntare le ali,
e dai frantumi del bozzolo
volar fuori le farfalle.
Ho visto un uomo vivere
con un pugnale nel petto,
senza mai pronunciare il nome
di colei che l'aveva ucciso.
Fugace, come un riflesso,
l'anima ho visto due volte:
quando morì il povero vecchio,
e quando lei mi disse addio.
Ho tremato una volta, - al cancello
che si apre sulla vigna -
quando la barbara ape
punse in fronte la mia bambina.
Una volta ho gioito, come
non avevo gioito mai:
quando la mia condanna a morte
lesse il giudice piangendo.
Sento un sospiro che viene
di là dalle terre e dal mare,
e non è un sospiro, è mio figlio
che si sta per risvegliare.
Se mi dicono: dallo scrigno
scegli il gioiello migliore,
scelgo un amico sincero
e lascio da parte l'amore.
Ho visto l'aquila ferita
volare nel cielo sereno,
e morire nella tana
la vipera del suo veleno.
So bene che quando il mondo
cede, livido, al riposo
sopra il silenzio profondo
mormora quieto il ruscello.
Ho posato la mano intrepida,
rigida d'orrore e di gioia,
sopra la stella spenta
caduta davanti alla mia porta.
Nascondo nel petto indomito
la pena che lo attanaglia:
il figlio di un popolo schiavo
vive per esso, tace e muore.
Tutto è bello e costante,
tutto è musica e ragione,
e tutto, come il diamante,
prima che luce è carbone.
So che lo sciocco si sotterra
con grande sfarzo e gran pianto,
e che non c'è frutto sulla terra
come quello del camposanto.
Taccio, e comprendo, e mi tolgo
la pompa del rimatore:
appendo a una pianta avvizzita
il mio tocco da dottore.
( trad. in Versione originale)

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