lunedì 12 dicembre 2011

La rivoluzione copernicana di Kant. Come Copernico aveva messo il Sole, e non la Terra, al centro dell'universo, così Kant intendeva ora collocare il soggetto umano al centro del processo conoscitivo. Prima della rivoluzione era l'uomo (soggetto) a doversi adattare alla natura (oggetto), adesso col ribaltamento dei ruoli sarà la natura a doversi adattare all'uomo. Questa nuova concezione fu tra l'altro determinante per la nascita della corrente idealista tedescache da Kant prese le mosse.

La rivoluzione copernicana di Kant. 
Kant riprese il concetto di rivoluzione copernicana per applicarlo a quel ribaltamento della prospettiva filosofica da lui stesso operato. Contrariamente al senso comune infatti, secondo cui l'uomo doveva adattare i propri schemi mentali agli oggetti da conoscere, Kant si propose di dimostrare che il nostro intelletto gioca un ruolo fortemente attivo nel metodo conoscitivo; le proposizioni scientifiche in grado di ampliare il nostro sapere sul mondo, cioè, non si limitano a recepire passivamente dei dati, ma sono di natura critica e deduttiva. Sono i nostri schemi mentali che determinano il modo in cui un oggetto viene percepito.


Karl Raimund Popper. Kant e la rivoluzione copernicana.
“Come egli [Kant] ricorda, Copernico, riscontrando che non si sarebbe fatto alcun progresso con la teoria della rivoluzione dei cieli, superò l’ostacolo ribaltando, per così dire, le posizioni: egli suppose che non sono i cieli a ruotare, mentre noi, gli osservatori, restiamo fermi, ma al contrario, siamo noi a girare, mentre i cieli restano fermi. In modo analogo, dice Kant, si deve risolvere il problema della conoscenza della conoscenza scientifica – il problema di come è possibile una scienza esatta, quale è la teoria di Newton, e di come poté mai essere scoperta. Dobbiamo abbandonare l’opinione secondo cui siamo degli osservatori passivi, sui quali la natura imprime la propria regolarità. È bene invece adottare l’opinione secondo cui, nell’assimilare i dati sensibili, imprimiamo attivamente ad essi l’ordine e le leggi del nostro intelletto. Il cosmo reca l’impronta della nostra mente.
Con l’accentuare il ruolo svolto dall’osservatore, dall’investigatore e dal teorico, Kant lasciò una traccia indelebile, non solo nella filosofia, ma anche nella fisica e nella cosmologia. Al di fuori di un clima di pensiero kantiano sono difficilmente concepibili le teorie di Einstein e di Bohr; e Eddington può dirsi, sotto certi aspetti, piú kantiano di Kant. Anche quelli che, come me, non possono seguire Kant fino in fondo, condividono tuttavia la sua opinione secondo cui lo spettatore non deve attendere che alla natura piaccia rivelargli i propri segreti, ma deve interrogarla. Egli deve fare ciò ripetutamente alla luce dei propri dubbi, congetture, teorie, idee e ispirazioni. Si tratta, a mio avviso, di una sorprendente scoperta filosofica. Essa permette di guardare alla scienza, sia teorica che sperimentale, come a una creazione umana, e di considerare la sua storia come parte della storia delle idee, sullo stesso piano della storia dell’arte o della letteratura.
La versione kantiana della rivoluzione copernicana ha un ulteriore e piú rilevante significato, che indica forse un’ambivalenza nel suo atteggiamento verso di essa. La rivoluzione copernicana di Kant risolve infatti un problema umano, originatosi con la rivoluzione copernicana stessa. Copernico aveva privato l’uomo della sua posizione centrale nell’universo fisico. La rivoluzione copernicana di Kant ne allevia le conseguenze sgradevoli. Egli non ci mostra soltanto che la nostra collocazione nell’universo fisico è irrilevante, ma addirittura che, in un certo senso, si può ben dire che l’universo ruota intorno a noi; siamo noi infatti che produciamo, almeno in parte, l’ordine che scopriamo in esso; siamo noi a costruire la conoscenza che ne abbiamo: siamo degli scopritori, e la scoperta è un’arte creativa.”
KARL RAIMUND POPPER (1902 – 1994), “Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica”, introd. all’ed. it. di Giorgio Sandri, trad. di Giuliano Pancaldi, il Mulino, Bologna 1972 (I ed.), 7. ‘La critica kantiana e la cosmologia’ (Letture trasmesse per radio all’epoca del centocinquantesimo anniversario della morte di Kant. Pubblicato per la prima volta – senza note – col titolo ‘Immanuel Kant: philosopher of the Enlightenment’ in «The Listener», LI 1954) - 5. ‘La rivoluzione copernicana di Kant’, pp. 312 – 313.


« Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato con un peso scelto da lui stesso, e Torricelli fece sopportare all’aria un peso che egli stesso sapeva già uguale a quello di una colonna d’acqua conosciuta […] fu una rivelazione luminosa per tutti gli investigatori della natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce secondo il proprio disegno, e che […] essa deve costringere la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare da lei, per dir così, colle redini; perché altrimenti le nostre osservazioni, fatte a caso e senza un disegno prestabilito, non metterebbero capo a una legge necessaria. »
(Kant, Prefazione alla Critica della ragion pura [1787], Laterza, Roma-Bari 2000)

Come Copernico aveva messo il Sole, e non la Terra, al centro dell'universo, così Kant intendeva ora collocare il soggetto umano al centro del processo conoscitivo. Prima della rivoluzione era l'uomo (soggetto) a doversi adattare alla natura (oggetto), adesso col ribaltamento dei ruoli sarà la natura a doversi adattare all'uomo. Questa nuova concezione fu tra l'altro determinante per la nascita della corrente idealista tedescache da Kant prese le mosse.

http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_copernicana






Gli aforismi dei filosofi:
maniaco dell'organizzazione.. Kant










  Gli aforismi dei filosofi



“ As Kant puts it, Copernicus, finding that no progress was being made with the theory of the revolving heavens, broke the deadlock by turning the tables, as it were: he assumed that it is not the heavens which revolve while we the observers stand still, but that we the observers revolve while the heavens stand still. In a similar way, Kant says, the problem of scientific knowledge is to be solved--the problem how an exact science, such as Newtonian theory, is possible, and how it could ever have been found. We must give up the view that we are passive observers, waiting for nature to impress its regularity upon us. Instead we must adopt the view that in digesting our sense-data we actively impress the order and the laws of our intellect upon them. Our cosmos bears the imprint of our minds.
By emphasizing the role played by the observer, the investigator, the theorist, Kant made an indelible impression not only upon philosophy but also upon physics and cosmology. There is a Kantian climate of thought without which Einstein’s theories or Bohr's are hardly conceivable; and Eddington might be said to be more of a Kantian, in some respects, than Kant: himself. Even those who, like myself, cannot follow Kant all the way can accept his view that the experimenter must not wait till it pleases nature to reveal her secrets, but that he must question her. He must cross examine nature in the light of his doubts, his conjectures, his theories, his ideas, and his inspirations. Here, I believe, is a wonderful philosophical find. It makes it possible to look upon science, whether theoretical or experimental, as a human creation, and to look upon its history as part of the history of ideas, on a level with the history of art or of literature.
There is a second and even more interesting meaning inherent in Kant's version of the Copernican Revolution, a meaning which may perhaps indicate an ambivalence in his attitude towards it. For Kant's Copernican Revolution solves a human problem to which Copernicus’ own revolution gave rise. Copernicus deprived man of his central position in the physical universe. Kant's Copernican Revolution takes the sting out of this. He shows us not only that our location in the physical universe is irrelevant, but also that in a sense our universe may well be said to turn about us; for it is we who produce, at least in part, the order we find in it; it is we who create our knowledge of it. We are discoverers: and discovery is a creative art.”
KARL RAIMUND POPPER, “Conjectures and refutations: the growth of scientific knowledge”, Basic Books, New York-London 1962 (II ed.), 7 ‘Kant’s critique and cosmology’ (1954) -5. ‘Kant’s Copernican revolution’, pp. 180 – 181.


Nessun commento:

Posta un commento

Elenco blog personale