RAOUL VANEIGEM
AVVISO AGLI STUDENTI.
UNA SCUOLA DOVE LA VITA SI ANNOIA INSEGNA SOLO LA BARBARIE
Avertissement aux
écoliers et lycéens, 1995 (testo originale)
Autore: Gabriella
Giudici - Pubblicato: 23 agosto 2011
“L’ESSERE
UMANO DEVE POTERE TUTTO, E NON DOVERE NIENTE.
Non c’erano che poche cose, in effetti, di cui
non si credeva capace.
Non contava che tutto quello che faceva gli
riuscisse: spesso non gli riusciva.
Ma lo poteva lo stesso”.
Georg Groddeck
Si può leggere d’un fiato o
partendo da ciò che interessa di più. CONSIGLIO AI FRETTOLOSI DI LEGGERSI L’ULTIMO PARAGRAFO:
non resterete delusi e andrete a leggervi il resto.
Indice
Capitolo I. Avviso Agli Studenti
UNA SCUOLA DOVE LA VITA SI ANNOIA
INSEGNA SOLO LE BARBARIE
Capitolo II. FARLA FINITA CON L’EDUCAZIONE
CARCERARIA E LA CASTRAZIONE DEL DESIDERIO
UNA SCUOLA CHE OSTACOLA I DESIDERI STIMOLA
L’AGGRESSIVITÀ
COME PUÒ ESSERCI CONOSCENZA DOVE C’È
OPPRESSIONE?
IMPARARE SENZA DESIDERIO VUOL DIRE DISIMPARARE
A DESIDERARE
ERRORE NON VUOL DIRE COLPA
Solo coloro che posseggono LA CHIAVE DEI CAMPI
E LA CHIAVE DEI SOGNI apriranno la scuola su una società aperta
Capitolo III. SMILITARIZZARE
L’INSEGNAMENTO
CIÒ CHE SI INSEGNA ATTRAVERSO LA PAURA RENDE
IL SAPERE TIMOROSO
LIBERARE DALLA COSTRIZIONE IL DESIDERIO DI
SAPERE
Capitolo IV. FARE DELLA SCUOLA UN
CENTRO DI CREAZIONE DI VITA, NON L’ANTICAMERA DI UNA SOCIETÀ PARASSITARIA E
MERCANTILE
Delle nuove leve per gestire il fallimento
La fine del lavoro forzato inaugura l’era
della creatività
Privilegiare la qualità
Capitolo V. IMPARARE L’AUTONOMIA,
NON LA DIPENDENZA
L’ALLEANZA CON IL BAMBINO è un’alleanza con la
natura
Sull’aiuto indispensabile al rifiuto
dell’assistenza permanente
IL DENARO DEL SERVIZIO PUBBLICO NON DEVE PIÙ
ESSERE AL SERVIZIO DEL DENARO
————
Capitolo I
Avviso agli studenti
LA SCUOLA È STATA, CON LA
FAMIGLIA, LA FABBRICA, LA CASERMA E ACCESSORIAMENTE L’OSPEDALE E LA PRIGIONE,
IL PASSAGGIO INELUTTABILE IN CUI LA SOCIETÀ MERCANTILE PIEGAVA A SUO VANTAGGIO
IL DESTINO DEGLI ESSERI CHE SI DICONO UMANI.
IL GOVERNO CHE ESSA ESERCITAVA SU
NATURE ANCORA APPASSIONATE DELLE LIBERTÀ DELL’INFANZIA l’apparentava, infatti,
a quei luoghi poco propizi alla realizzazione e alla felicità che furono – e
che restano in diversa misura – il recinto familiare, l’officina o l’ufficio,
l’istituzione militare, la clinica, LE CARCERI.
La scuola ha forse perso il CARATTERE
RIBUTTANTE che presentava nel XIX e XX secolo, quando ROMPEVA GLI SPIRITI E I
CORPI ALLE DURE REALTÀ DEL RENDIMENTO E DELLA SERVITÙ, facendosi gloria di EDUCARE
PER DOVERE, AUTORITÀ E AUSTERITÀ, non per piacere e per passione? Niente è meno
certo, e non si potrà negare che SOTTO L’APPARENTE SOLLECITUDINE DELLA
MODERNITÀ, numerosi arcaismi continuano a scandire la vita di studentesse e
studenti.
L’impresa scolastica non ha forse
obbedito fino ad oggi a una preoccupazione dominante: MIGLIORARE LE TECNICHE DI
AMMAESTRAMENTO AFFINCHÉ L’ANIMALE SIA REDDITIZIO?
Nessun ragazzo supera la soglia
di una scuola senza esporsi al RISCHIO DI PERDERSI: voglio dire di PERDERE
QUESTA VITA ESUBERANTE, AVIDA DI CONOSCENZE E DI MERAVIGLIE, che sarebbe così
esaltante nutrire, invece di STERILIZZARLA E FARLA DISPERARE CON IL NOIOSO
LAVORO DEL SAPERE ASTRATTO. Che terribile constatazione quegli sguardi così
brillanti di colpo sbiaditi!
ECCO QUATTRO MURI. Il consenso
generale decide che, con ipocriti riguardi, VI SAREMO IMPRIGIONATI, costretti,
colpevolizzati, giudicati, onorati, puniti, umiliati, etichettati, manipolati,
vezzeggiati, violentati, consolati, trattati come aborti che questuano aiuto e
assistenza. Di che cosa vi lamentate? obbietteranno gli autori di leggi e
decreti. Non è forse il MODO MIGLIORE DI INIZIARE I NOVELLINI ALLE REGOLE
IMMUTABILI CHE REGGONO IL MONDO E L’ESISTENZA? Senza dubbio. Ma perché i
giovani dovrebbero ancora ACCONTENTARSI DI UNA SOCIETÀ SENZA GIOIA E SENZA
AVVENIRE, che gli stessi adulti sopportano ormai rassegnati, con un’acrimonia e
un malessere crescenti?
UNA SCUOLA DOVE LA VITA SI ANNOIA
INSEGNA SOLO LA BARBARIE
Il mondo è cambiato più in
trent’anni che in tremila. Mai – perlomeno nell’Europa occidentale – LA
SENSIBILITÀ DEI RAGAZZI HA TANTO DEVIATO DAI VECCHI ISTINTI PREDATORI CHE
FECERO DELL’ANIMALE UMANO LA PIÙ FEROCE E LA PIÙ DISTRUTTRICE DELLE SPECIE
TERRESTRI.
EPPURE, L’INTELLIGENZA RESTA
FOSSILIZZATA, quasi impotente a percepire la mutazione che si opera sotto i
nostri occhi. Una mutazione paragonabile all’INVENZIONE DELL’UTENSILE, che PRODUSSE
UN TEMPO IL LAVORO DI SFRUTTAMENTO DELLA NATURA e generò una SOCIETÀ COMPOSTA
DI PADRONI E DI SCHIAVI. Una mutazione in cui si rivela la vera specificità
umana: non la produzione di una SOPRAVVIVENZA SOTTOMESSA AGLI IMPERATIVI DI
UN’ECONOMIA LUCRATIVA, ma la creazione di un ambiente favorevole a una vita più
intensa e più ricca.
Il nostro sistema educativo si
inorgoglisce a ragione di aver RISPOSTO CON EFFICACIA ALLE ESIGENZE DI UNA
SOCIETÀ PATRIARCALE UN TEMPO ONNIPOTENTE, tenendo conto di un solo dettaglio:
che una tale gloria è al contempo ripugnante e superata.
Su cosa poggiava il potere
patriarcale, LA TIRANNIA DEL PADRE, la potenza del maschio? Su UNA STRUTTURA
GERARCHICA, IL CULTO DEL CAPO, IL DISPREZZO DELLA DONNA, LA DEVASTAZIONE DELLA
NATURA, LO STUPRO E LA VIOLENZA OPPRESSIVA. Questo potere, la storia lo
abbandona ormai in uno stato di avanzata decomposizione: nella comunità
europea, i regimi dittatoriali sono scomparsi, l’esercito e la polizia virano
all’assistenza sociale, lo Stato si dissolve nelle acque torbide degli affari e
l’assolutismo paternalistico non è altro che un ricordo di marionette.
Bisogna davvero COLTIVARE LA
STUPIDITÀ con una prolissità ministeriale per non REVOCARE IMMEDIATAMENTE UN
INSEGNAMENTO CHE IL PASSATO IMPASTA ANCORA CON I LIEVITI IGNOBILI DEL
DISPOTISMO, del lavoro forzato, della disciplina militare e di quell’ASTRAZIONE,
la cui etimologia – ABSTRAHERE, TIRAR FUORI DA – ESPRIME BENE L’ESILIO DA SÉ,
LA SEPARAZIONE DALLA VITA.
FINALMENTE AGONIZZA QUELLA SOCIETÀ IN CUI SI ENTRAVA VIVI
SOLO PER IMPARARE A MORIRE. La vita riprende i suoi diritti timidamente
come se, per la prima volta nella storia, essa si ispirasse ad un’eterna
primavera anziché mortificarsi di un inverno senza fine.
ODIOSA IERI, LA SCUOLA OGGI È SOLTANTO RIDICOLA.
Essa funzionava implacabilmente secondo i meccanismi di un ORDINE CHE SI CREDEVA IMMUTABILE.
La sua PERFEZIONE
MECCANICA TETANIZZAVA L’ESUBERANZA, LA CURIOSITÀ, LA GENEROSITÀ DEGLI
ADOLESCENTI per meglio integrarli nei cassetti di un armadio che l’USURA DEL LAVORO trasformava
a poco a poco in bara. IL
POTERE DELLE COSE USCIVA VINCITORE SUL DESIDERIO DEGLI ESSERI.
La logica di un’economia allora
fiorente era irrefrenabile, come lo sgranarsi delle ore della sopravvivenza che
suonano con costanza a raccolta verso la morte. LA POTENZA DEI PREGIUDIZI, LA FORZA D’INERZIA, LA
RASSEGNAZIONE ABITUDINARIA esercitavano così comunemente la loro presa
sull’insieme dei cittadini che ad eccezione di QUALCHE RENITENTE, AMANTE DELL’INDIPENDENZA, la
maggior parte delle persone trovava il proprio tornaconto nella MISERABILE SPERANZA DI UNA
PROMOZIONE SOCIALE e di una CARRIERA GARANTITA FINO ALLA PENSIONE.
Non mancavano dunque delle
eccellenti ragioni per spingere il ragazzo sulla retta via della convenienza,
perché RIMETTERSI
CIECAMENTE ALL’AUTORITÀ PROFESSORALE offriva all’impetratore gli allori
di una RICOMPENSA SUPREMA:
LA CERTEZZA DI UN LAVORO E DI UN SALARIO.
I pedagoghi dissertavano sul FALLIMENTO SCOLASTICO senza
preoccuparsi dello SCACCHIERE
SU CUI SI TRAMAVA L’ESISTENZA QUOTIDIANA, giocata ad ogni passo nell’ANGOSCIA DEL MERITO E DEL
DEMERITO, della PERDITA e del PROFITTO, dell’ONORE e del DISONORE. Una
costernante BANALITÀ regnava nelle idee e nei comportamenti: c’erano i FORTI e i DEBOLI, i RICCHI e i POVERI, i FURBI e gli IMBECILLI, i FORTUNATI e gli SFORTUNATI.
Certo la prospettiva di dover PASSARE LA PROPRIA VITA IN UNA
FABBRICA O IN UN UFFICIO A GUADAGNARE IL DENARO del mese non era atta ad
esaltare i sogni di felicità e di armonia che l’infanzia nutriva. Essa PRODUCEVA IN SERIE DEGLI ADULTI
INSODDISFATTI, frustrati di un destino che avrebbero desiderato più
generoso. DELUSI E
ISTRUITI DALLE LEZIONI DELL’AMAREZZA non trovavano, nella maggior parte
dei casi, altra SCAPPATOIA
AL LORO RISENTIMENTO CHE DISPUTE ASSURDE, sostenute dalle migliori ragioni
del mondo. I CONFLITTI
RELIGIOSI, POLITICI, IDEOLOGICI procuravano loro l’ALIBI DI UNA CAUSA – come
dicevano pomposamente – che NASCONDEVA
LORO DI FATTO LA TRISTE VIOLENZA DEL MALE DI SOPRAVVIVERE DI CUI SOFFRIVANO. Così LA LORO ESISTENZA SCORREVA NELL’OMBRA
GHIACCIATA DI UNA VITA ASSENTE. Ma QUANDO L’ARIA È AMMORBATA, GLI APPESTATI DETTANO LEGGE.
Per inumani che fossero i principi dispotici che reggevano l’insegnamento e INCULCAVANO AI RAGAZZI LE
SANGUINOSE VANITÀ DELL’ETÀ ADULTA – quelli che Jean Vigo beffeggia nel
suo film Zero in condotta -, partecipavano della COERENZA DI UN SISTEMA PREPONDERANTE, rispondevano
alle ingiunzioni di una società che non si riconosceva altro MOTORE PRINCIPALE se non
il POTERE e il PROFITTO.
Ma oramai, anche se L’EDUCAZIONE SI OSTINA AD
OBBEDIRE AGLI STESSI MOVENTI, la coerenza è scomparsa: C’È SEMPRE MENO DA GUADAGNARE E
SEMPRE PIÙ VITA SPRECATA a raschiare gli avanzi.
L’INSOPPORTABILE PREDOMINANZA DEGLI INTERESSI FINANZIARI
SUL DESIDERIO DI VIVERE NON RIESCE PIÙ A INGANNARE. Il TINTINNIO QUOTIDIANO DELL’ESCA
DEL GUADAGNO risuona assurdamente nella misura in cui il denaro si
svaluta, che un fallimento comune livella capitalismo di Stato e capitalismo
privato, e che SCIVOLANO
VERSO LA FOGNA DEL PASSATO I VALORI PATRIARCALI DEL PADRONE E DELLO SCHIAVO,
le ideologie di destra e di sinistra, il collettivismo e il liberalismo, TUTTO CIÒ CHE SI È EDIFICATO
SULLO STUPRO DELLA NATURA TERRESTRE E DELLA NATURA UMANA IN NOME DELLA
SACROSANTA MERCE.
Un nuovo stile sta nascendo,
dissimulato soltanto dall’ombra di un COLOSSO I CUI PIEDI DI ARGILLA hanno già ceduto. LA SCUOLA RIMANE CONFINATA NELLA
PENOMBRA DEL VECCHIO MONDO CHE SPROFONDA.
BISOGNA DISTRUGGERLA? Domanda doppiamente assurda.
Prima di tutto perché È GIÀ DISTRUTTA. Sempre meno interessati da
ciò che insegnano e studiano – e soprattutto dalla maniera di istruire e
istruirsi – PROFESSORI E
ALLIEVI NON SONO FORSE INDAFFARATI A FAR COLARE A PICCO INSIEME IL VECCHIO
PIROSCAFO PEDAGOGICO CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI?
LA NOIA GENERA LA VIOLENZA, LA BRUTTEZZA DEGLI EDIFICI
INCITA AL VANDALISMO, LE
COSTRUZIONI MODERNE, CEMENTATE DAL DISPREZZO DEGLI IMPRESARI IMMOBILIARI, SI
SCREPOLANO, crollano, prendono fuoco, secondo l’USURA PROGRAMMATA DEI LORO MATERIALI DI
PACCOTTIGLIA.
In secondo luogo, perché
l’istinto di annientamento si iscrive nella LOGICA DI MORTE DI UNA SOCIETÀ MERCANTILE LA CUI NECESSITÀ LUCRATIVA
ESAURISCE LA PARTE VIVA DEGLI ESSERI E DELLE COSE, LA DEGRADA, LA INQUINA, LA
UCCIDE. Accentuare la rovina non dà PROFITTI solo agli avvoltoi dell’immobiliare, agli
IDEOLOGI DELLA PAURA
e della sicurezza, ai PARTITI
DELL’ODIO, DELL’ESCLUSIONE, DELL’IGNORANZA, dà anche garanzie a quell’IMMOBILISMO CHE NON CESSA DI
CAMBIARE ABITI NUOVI E MASCHERA LA SUA NULLITÀ DIETRO A RIFORME TANTO
SPETTACOLARI QUANTO EFFIMERE.
La scuola è al centro di una zona
di turbolenza dove GLI
ANNI GIOVANILI ROVINANO NELLA TETRAGGINE, dove LA NEVROSI CONIUGATA DELL’INSEGNANTE E
DELL’INSEGNATO imprime il suo movimento al bilanciere della RASSEGNAZIONE e della RIVOLTA, della FRUSTRAZIONE e della RABBIA. Essa È ANCHE IL LUOGO PRIVILEGIATO DI
UNA RINASCITA. Porta in gestazione la coscienza che è al centro della
nostra epoca: assicurare la priorità di ciò che vive sull’economia di
sopravvivenza.
Essa DETIENE LA CHIAVE DEI SOGNI IN UNA SOCIETÀ SENZA
SOGNO: la RISOLUZIONE
DI CANCELLARE LA NOIA sotto il rigoglio di un paesaggio in cui LA VOLONTÀ DI ESSERE FELICI
BANDIRÀ LE FABBRICHE INQUINANTI, l’agricoltura intensiva, le prigioni di
ogni genere, i laboratori di affari sospetti, i depositi di prodotti
sofisticati, e quelle CATTEDRE
DI VERITÀ POLITICHE, BUROCRATICHE, ECCLESIASTICHE CHE CHIAMANO LO SPIRITO A
MECCANIZZARE IL CORPO E LO CONDANNANO A CLAUDICARE NELL’INUMANO.
Stimolato dalle speranze della
Rivoluzione, Saint-Just scriveva: “LA FELICITÀ È UN’IDEA NUOVA IN EUROPA.” Ci sono voluti due
secoli perché L’IDEA,
CEDENDO AL DESIDERIO, ESIGESSE LA SUA REALIZZAZIONE INDIVIDUALE E COLLETTIVA.
Ormai, ogni bambino, ogni
adolescente, ogni adulto si trova all’incrocio di una scelta: sfinirsi in un
mondo sfinito dalla LOGICA
DELLA REDDITIVITÀ AD OGNI COSTO, o creare la propria vita creando un
ambiente che ne assicuri la pienezza e l’ARMONIA. Perché l’esistenza quotidiana non può
essere confusa più a lungo con questa SOPRAVVIVENZA ADATTATIVA A CUI L’HANNO RIDOTTA GLI UOMINI
CHE PRODUCONO LA MERCE E DALLA QUALE SONO PRODOTTI.
NOI NON VOGLIAMO PIÙ UNA SCUOLA IN CUI SI IMPARA A
SOPRAVVIVERE DISIMPARANDO A VIVERE. La maggior parte degli UOMINI non sono stati
altro che ANIMALI SPIRITUALIZZATI,
capaci di promuovere una TECNOLOGIA
AL SERVIZIO DEI LORO INTERESSI PREDATORI ma incapaci di affinare
umanamente la vita e raggiungere così la propria specificità di uomo, di donna,
di fanciullo. Al termine di una CORSA FRENETICA VERSO IL PROFITTO, i topi in tuta e in giacca e
cravatta scoprono che non resta più che una misera porzione del formaggio
terrestre che hanno rosicchiato da ogni lato. Dovranno progredire nel
deperimento, o OPERARE UNA
MUTAZIONE CHE LI RENDERÀ UMANI.
É tempo che il memento vivere
prenda il posto del memento mori che bollava le conoscenze sotto il pretesto
che niente è mai acquisito.
Ci siamo lasciati troppo a lungo
persuadere che NON C’ERA
DA ATTENDERE ALTRO DALLA SORTE comune che la DECADENZA E LA MORTE. É una visione da vegliardi
prematuri, da golden boys caduti in senilità precoce perché hanno PREFERITO IL DENARO ALL’INFANZIA.
Che questi fantasmi di un presente coniugato al passato cessino di occultare la
volontà di vivere che cerca in ciascuno di noi la via della sua sovranità!
Per spezzare l’oppressione, la
miseria, lo sfruttamento, non basta più una sovversione avvelenata dai valori
morti che essa combatte. É venuta l’ora di SCOMMETTERE SULLA PASSIONE INCOMPRIMIBILE DI CIÒ CHE È
VIVO, dell’amore, della conoscenza, dell’avventura che chiunque abbia
deciso di crearsi secondo la sua “LINEA DI CUORE” inaugura ad ogni istante.
La società nuova comincia dove
comincia l’APPRENDISTATO
DI UNA VITA ONNIPRESENTE. Una vita da percepire e da comprendere NEL MINERALE, NEL VEGETALE, NELL’ANIMALE,
REGNI DA CUI L’UOMO DERIVA
E CHE PORTA IN SÉ CON TANTA INCOSCIENZA E DISPREZZO. Ma anche UNA VITA FONDATA SULLA
CREATIVITÀ, NON SUL LAVORO; SULL’AUTENTICITÀ, NON SULL’APPARIRE;
SULL’ESUBERANZA DEI DESIDERI, NON SUI MECCANISMI DI RIMOZIONE E DI SFOGO. UNA
VITA SPOGLIATA DELLA PAURA, DELL’OBBLIGO, DEL SENSO DI COLPA, DELLO SCAMBIO,
DELLA DIPENDENZA. Perché essa coniuga inseparabilmente la coscienza e il
godimento di sé e del mondo.
Una donna che ha la sfortuna di
abitare un paese incancrenito dalla barbarie e dall’oscurantismo scriveva: “In
Algeria si insegna al bambino a lavare un morto, io voglio insegnargli i gesti
dell’amore.” Senza scadere in tanta morbosità, IL NOSTRO INSEGNAMENTO, sotto la sua apparente
eleganza, troppo spesso, NON
È STATO CHE UN ABBIGLIAMENTO DEI MORTI. SI TRATTA ORA DI RITROVARE FIN NELLE FORMULAZIONI DEL
SAPERE I GESTI DELL’AMORE: la chiave della conoscenza è LA CHIAVE DELLA LIBERTÀ DOVE
L’AFFETTO È OFFERTO SENZA RISERVE.
Che l’INFANZIA SIA CADUTA NELLA TRAPPOLA DI UNA SCUOLA
CHE HA UCCISO IL MERAVIGLIOSO invece di esaltarlo indica abbastanza IN QUALE URGENZA SI TROVI
L’INSEGNAMENTO, se non vuole cadere in seguito nella barbarie della
noia, di creare un mondo di cui sia permesso meravigliarsi.
Guardatevi tuttavia dall’attendere
aiuto o panacea da qualche salvatore supremo. Sarebbe vano, sicuramente,
accordare credito a un governo, a una fazione politica, accozzaglia di gente
preoccupata di sostenere prima di tutto l’interesse del loro potere vacillante;
e nemmeno a tribuni e maitres à penser, personaggi massmediatici che
moltiplicano la loro immagine per scongiurare la nullità che riflette lo
specchio della loro esistenza quotidiana. Ma sarebbe soprattutto andare contro
se stessi, inginocchiarsi come un questuante, un assistito, un inferiore,
mentre l’EDUCAZIONE DEVE
AVERE PER SCOPO L’AUTONOMIA, l’indipendenza, la creazione di sé, senza
la quale non vi è vero aiuto reciproco, autentica solidarietà, collettività
senza oppressione.
UNA SOCIETÀ CHE NON HA ALTRA RISPOSTA ALLA MISERIA CHE IL
CLIENTELISMO, la carità e l’arte di arrangiarsi È UNA SOCIETÀ MAFIOSA. METTERE LA SCUOLA SOTTO IL SEGNO
DELLA COMPETIZIONE È INCITARE ALLA CORRUZIONE, CHE È LA MORALE DEGLI AFFARI.
La sola assistenza degna di un
essere umano è quella di cui ha bisogno per MUOVERSI CON I PROPRI MEZZI. Se la scuola non
insegna a BATTERSI PER LA
VOLONTÀ DI VIVERE E NON PER LA VOLONTÀ DI POTENZA, essa CONDANNERÀ INTERE GENERAZIONI
ALLA RASSEGNAZIONE, alla servitù e alla rivolta suicida. Rovescerà in
soffio di morte e di barbarie ciò che ciascuno possiede in sé di più vivo e di
più umano.
Io non immagino altro PROGETTO EDUCATIVO che
quello di FORMARSI
NELL’AMORE E NELLA CONOSCENZA DI CIÒ CHE È VIVO. Al di fuori di una SCUOLA DELLA VITA* dove
la vita si trova e si cerca senza fine – dall’arte di amare fino alle
matematiche speculative – non vi è che la noia e il peso morto di un passato
totalitario.
Nota: * Nel testo école buissonnière. Faire
l’école buissonière significa MARINARE LA SCUOLA, ma nel contesto significa una
STRUTTURA DI APPRENDIMENTO SENZA RIGIDITÀ, APERTA ALLA VITA (N. d. T.).
Capitolo II
FARLA FINITA CON L’EDUCAZIONE CARCERARIA E LA CASTRAZIONE
DEL DESIDERIO
Ancora ieri ISTILLATO FIN DALLA PIÙ TENERA
INFANZIA, IL SENTIMENTO DI COLPA erigeva intorno a ciascuno LA PIÙ SICURA DELLE PRIGIONI,
QUELLA IN CUI SONO MURATI I DESIDERI. Per interi millenni, l’IDEA DI UNA NATURA SFRUTTABILE E
SOGGETTA A SERVITÙ A PIACERE ha condannato al peccato, al rimorso, alla
penitenza, alla rimozione amara e allo SFOGO COMPULSIVO LA SEMPLICE INCLINAZIONE A GODERE DI
TUTTI I PIACERI DELLA VITA.
Quale dovrebbe essere la PREOCCUPAZIONE ESSENZIALE
DELL’INSEGNAMENTO? Aiutare il fanciullo nel suo approccio alla vita per
fargli imparare a sapere ciò che vuole e volere ciò che sa; cioè a SODDISFARE I SUOI DESIDERI, NON
NELLA SODDISFAZIONE ANIMALE MA SECONDO GLI AFFINAMENTI DELLA COSCIENZA UMANA.
Si è prodotto l’opposto. L’APPRENDIMENTO SI È FONDATO
SULLA REPRESSIONE DEI DESIDERI. Si è rivestito il fanciullo di abiti
angelici sotto i quali non ha mai smesso di fare la bestia, una bestia
snaturata per di più. COME
STUPIRSI CHE LE SCUOLE IMITINO COSÌ BENE, NELLA LORO CONCEZIONE ARCHITETTONICA
E MENTALE, I PENITENZIARI DOVE I REPROBI SONO ESILIATI DALLE GIOIE ORDINARIE
DELL’ESISTENZA?
UNA SCUOLA CHE
OSTACOLA I DESIDERI STIMOLA L’AGGRESSIVITÀ.
GLI ANTICHI EDIFICI SCOLASTICI RICORDANO I PENITENZIARI. LE
FINESTRE poste in alto NON PERMETTEVANO ALLO SGUARDO DELL’ALLIEVO CHE
UN’OCCHIATA VERSO IL CIELO, UNICO SPAZIO RISERVATO ALLA FELICITÀ DELLE ANIME,
se non dei corpi. Perché IL
CORPO, IMMOBILIZZATO SU UN BANCO DI STUDIO PRESTO TRASFORMATO IN BANCO DI
TORTURA, subiva nell’imbarazzo ordinario il suo destino terrestre.
Prevaleva allora l’opinione che
per istruirsi (come per essere belli) bisognava IMPARARE A SOFFRIRE. Entrare nell’età adulta, non
era forse rinunciare ai piaceri dell’infanzia per progredire in una valle di
lacrime, di decrepitezza, di morte?
I pedagoghi hanno sempre
affermato che LA
DISCIPLINA E IL MANTENIMENTO DELL’ORDINE formavano la conditio sine qua
non di tutta l’educazione. Oggi percepiamo meglio fino a che punto la loro
pretesa scienza discendeva di fatto da una COMUNISSIMA PRATICA REPRESSIVA: incoraggiare il
disprezzo di sé e vessare gli “appetiti carnali” allo scopo di ELEVARE L’UOMO AL SETTIMO CIELO
DELLO SPIRITO STRAPPANDOLO ALLA MATERIA TERRESTRE.
UNA VOLTA DECLASSATO IL CORPO ALLO STATO DI OGGETTO
e, nel caso specifico, di materiale scolastico, l’istruttore trovava ancor più
facile FAR ENTRARE NEL
CRANIO DELLO STUDENTE DELLE NOZIONI RISPETTABILI E RISPETTOSE DELL’AUTORITÀ.
SOLLECITARE L’INTELLIGENZA
ASTRATTA e la ragione “obiettiva” contribuiva a nascondere
quell’intelligenza sensibile e sensuale incastrata ai desideri, quella PICCOLA LUCE DEL CUORE CHE SI
ACCENDE QUANDO IL FANCIULLO, RITROVANDOSI SOLO CON SE STESSO, SI PONE LA
DOMANDA: TUTTE QUESTE CONOSCENZE, assestate con la forza e la minaccia, QUANTO MI AIUTERANNO A SENTIRMI
BENE NELLA MIA PELLE, A VIVERE PIÙ FELICE, A DIVENTARE CIÒ CHE SONO?
I METODI EDUCATIVI HANNO RINUNCIATO ALLE PUNIZIONI CORPORALI all’epoca
in cui lo schiaffo e il calcio nel culo hanno smesso di costituire l’essenziale
di un’educazione familiare che, a detta dei torturatori, aveva sempre dato
prova di sé. Eccome!
Questo NON SIGNIFICA TUTTAVIA CHE IL CORPO SFUGGA ORMAI
ALLE VESSAZIONI, ALLA MORTIFICAZIONE, AL DISPREZZO. I SENSI non sono forse POSTI SOTTO ALTA SORVEGLIANZA
durante le ore di studio e nello spazio che è loro riservato? L’OCCHIO HA IL DOVERE DI
INCOLLARSI AI GESTI DEL MAESTRO. LA BOCCA NON SI APRIRÀ che all’invito del mentore,
e guai a ciò che oserà profferire! Risposte sbagliate, proposizioni scandalose
suscitano LA BASTONATA,
il rabbuffo, la presa in giro, l’umiliazione; mentre LA PAROLA PERTINENTE O SERVILE SI ATTIRA LA LODE
che il bilancio promozionale di fine anno si incaricherà di contabilizzare. La
mano, infine, si leverà con educazione per sollecitare l’attenzione del
pedante, con il rischio, fino a poco tempo fa, di farsi battere sulle dita con LA REGOLA DEL RETTO BUON SENSO.
Ci si accorge, con la distanza
del tempo, che STUDENTI E
STUDENTESSE SONO STATI TRATTATI SECONDO I PROCEDIMENTI DELLO SCIENZIATO
STALINIANO PAVLOV che, TRA I CANI DEL SUO LABORATORIO, RICOMPENSAVA LA BUONA RISPOSTA CON UNO
ZUCCHERINO E PUNIVA L’ERRORE CON UN CHOC ELETTRICO. Non fu forse
necessario che il disprezzo fosse la norma di un’epoca perché dei pedagoghi
preconizzassero un metodo educativo che nessun essere umano degno di questo
nome infliggerebbe oggi a un cane? Ed è poi così sicuro che la scuola non
resti, nella vigliaccheria di un consenso generale, UN LUOGO DI AMMAESTRAMENTO E DI CONDIZIONAMENTO,
al quale la cultura serve da pretesto e l’economia da realtà?
COME PUÒ ESSERCI CONOSCENZA DOVE C’È OPPRESSIONE?
MANTENUTE DALLA PAURA DI MUOVERSI IN UNA PRIGIONE DI
MUSCOLI TETANIZZATI, LE EMOZIONI
RIMOSSE instaurano tra l’oppressore e l’oppresso una LOGICA DI DISTRUZIONE E DI
AUTODISTRUZIONE che spezza ogni forma di comunicazione illuminata.
Alle stupide pretese del maestro
di REGNARE TIRANNICAMENTE
SULLA CLASSE RISPONDONO
CON EGUALE STUPIDITÀ IL BACCANO E IL CHIASSO che SERVONO DA SFOGO ALLE ENERGIE REPRESSE.
Ovunque la prigione, il ghetto,
la corazza caratteriale impongono la loro strategia di clausura, lo slancio
della disperazione leva il pugno del devastatore. LA MANO DELLO SCOLARO SI VENDICA MUTILANDO TAVOLI E SEDIE,
macchiando i muri di segni insolenti, strappando gli orpelli della bruttezza,
sacralizzando un vandalismo in cui LA RABBIA DI DISTRUGGERE COMPENSA IL SENTIMENTO DI ESSERE DISTRUTTI,
violentati, messi a sacco dalla TRAPPOLA PEDAGOGICA QUOTIDIANA.
Le bocche si aprono in grida
stizzose di protesta, gli occhi attingono nella sfida il bagliore di entusiasmo
che è loro rifiutato. COSÌ
I MOVIMENTI DI CONTESTAZIONE periodicamente risvegliati dalle direttive
di istanze burocratiche e governative SCADONO – PER ASSENZA DI CREATIVITÀ – NELLO STESSO
GRIGIORE E NELLA STESSA STUPIDITÀ DEL POTERE INCONSISTENTE CHE LI HA PROVOCATI.
Che ci si può aspettare da manifestazioni gregarie in cui l’intelligenza degli
individui, in MANCANZA DI
UN PROGETTO DI CAMBIAMENTO RADICALE, si riduce, secondo il comun
denominatore delle folle, al più basso livello di comprensione?
Per EVITARE L’ESPLOSIONE DEI DESIDERI RIMOSSI alla
rinfusa, LE AUTORITÀ HANNO
SAPUTO APPRONTARE SACCHE DI DECOMPRESSIONE E DI TRASGRESSIONI CONTROLLATE.
IL LASSISMO NON È IL
SOFFIO DELLA LIBERTÀ, È IL FIATO DELLA TIRANNIA.
IL CORTILE DI RICREAZIONE previsto in prigioni,
caserme e scuole PERMETTE
ALL’ENERGIA LIBIDICA COMPRESSA dai rigori della disciplina DI SFOGARSI A PIACIMENTO.
Esso CONSERVA LA
SEPARAZIONE FRA LA TESTA – IL “CAPO” – E IL RESTO DEL CORPO, che per
principio le è sottomesso, ma ROVESCIA L’ORDINE GERARCHICO STABILITO DURANTE IL TEMPO DELLO STUDIO.
L’ULTIMO VI DIVIENE IL PRIMO: il cattivo scolaro e il bruto muscoloso DIVENTANO I LEADER E LA FANNO
PAGARE AL PRIMO DELLA CLASSE. Nulla è cambiato se non che LE PULSIONI DELLA VITA OPPRESSA SI SFOGANO IN PULSIONI DI
MORTE.
Una volta chiusa la PARENTESI DEL DISORDINE
TOLLERATO, lo spirito riprende i suoi diritti, con la MISSIONE DI REGNARE SUL CAOS.
Quelli che il potere professorale ha aureolato della santità del sapere
riprendono il loro posto in testa al plotone. La loro intellettualità rigetta
nelle tenebre la bestia che si aggira nel profondo dell’essere, mentre la loro
superiorità si afferma sull’orda degli indisciplinati, degli svagati, degli
ultimi della classe, chiamati bestioni, secondo un insulto che meriterebbe di
essere analizzato più a fondo (quando si prenderà coscienza che rinnegare
l’animalità delle pulsioni invece di affinarle non conduce all’umanità ma ad
una bestialità dal volto umano).
Esiste evidentemente un RITMO NATURALE DELLO SFORZO E
DEL RIPOSO, della concentrazione e del rilassamento, ma L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE DEL LAVORO HA SOSTITUITO ALLA
SEMPLICE ALTERNANZA DI CONTRAZIONE E DECONTRAZIONE
IL MECCANISMO PSICOLOGICO DI RIMOZIONE E SFOGO.
Il comportamento ordinario dello SFRUTTATORE CHE ACCORDA AGLI SFRUTTATI UN PERIODO DI RICREAZIONE PER
RINVIARLI BEN DISPOSTI ALLA FABBRICA E ALL’UFFICIO si è espresso
perfettamente nell’affermazione del GENERALE DE GAULLE irritato dalla RIVOLUZIONE DEL 1968: “È ORA DI FISCHIARE LA FINE
DELL’ORA DI RICREAZIONE.”
IMPARARE SENZA DESIDERIO VUOL DIRE DISIMPARARE A
DESIDERARE.
Il DISPREZZO DI SÉ E DEGLI ALTRI è inerente al lavoro
di SFRUTTAMENTO DELLA
NATURA TERRESTRE E DELLA NATURA UMANA. Ecco perché pochi pensano ad
indignarsi del fatto che sia moneta corrente negli scambi tra professori e
allievi. Sarebbe ILLUSORIO
CREDERE CHE UNA PRATICA TALMENTE INTOLLERABILE POSSA CESSARE PER EFFETTO DI UNA
SCELTA ETICA,
di una volontà di cortesia, di qualche formula del tipo “LE SAREI GRATO DI NON PARLARMI
SU QUESTO TONO”. Ciò che è in gioco è UNA RIFONDAZIONE RADICALE DELLA SOCIETÀ E DI UN
INSEGNAMENTO CHE NON HA ANCORA SCOPERTO CHE OGNI BAMBINO, OGNI ADOLESCENTE
POSSIEDE ALLO STATO BRUTO L’UNICA RICCHEZZA DELL’UOMO, LA SUA CREATIVITÀ.
COME SI PUÒ ECCITARE LA CURIOSITÀ IN ESSERI TORMENTATI
DALL’ANGOSCIA
DELLA COLPA E LA PAURA DELLE SENSAZIONI? Certo esistono
professori sufficientemente entusiasti da appassionare il loro uditorio e far
dimenticare per un istante le condizioni detestabili che degradano il loro
mestiere. Ma quanti, e per quanti anni?
METTETE DA UNA PARTE I BUROCRATI CHE TERRORIZZANO LA LORO CLASSE E NE SONO A LORO VOLTA TERRORIZZATI, e
dall’altra gli artisti, saltimbanchi e funamboli del sapere, capaci di
conquistare l’attenzione senza doversi mai trasformare in guarda-ciurme o in
caporali.
Non si tratta qui di giudicare,
né di entrare nella pratica imbecille del merito e del demerito, vituperando i
primi e lodando i secondi. No, ciò che importa è FAR DI TUTTO PERCHÉ L’INSEGNAMENTO MANTENGA SVEGLIA
QUELLA CURIOSITÀ NATURALE E COSÌ PIENA DI VITA CHE PERMISE A SHEHERAZADE
IL PRIVILEGIO DI TENERE IN SCACCO LA MORTE DI
CUI LA MINACCIAVA UN TIRANNO.
L’aberrazione del mondo a
rovescio ha pesato per secoli sull’educazione del fanciullo.
Cha tanti sforzi e fatica siano
richiesti da parte del maestro e dell’allievo per RAVVIVARE UN’AVIDITÀ DI SAPERE così freneticamente
espressa nella primissima infanzia dice abbastanza chiaramente che UN’EVOLUZIONE È STATA BRUTALMENTE INTERROTTA. LA CURIOSITÀ È STATA
VERAMENTE SOFFOCATA in un periodo in
cui essa partecipava dello sviluppo ludico dell’infanzia, quando era divertente
eppure gettava le basi di una gaia scienza, INCOMPATIBILE CON LA VISIONE AUSTERA DEGLI ADULTI, PER I
QUALI LA SCIENZA SI VESTE DELLA SERIETÀ DEGLI AFFARI e deve propagarsi tramite verità
secche, noiose, astratte.
Ricordatevi delle mille domande
che il bambino pone su se stesso e sul mondo che scopre con uno stupore senza
fine. PERCHÉ PIOVE? PERCHÉ
IL MARE È BLU? PERCHÉ MIO FRATELLO MI PRENDE I GIOCATTOLI? Le risposte
ricevute erano nella maggior parte dei casi solo FRASI EVASIVE E SGARBATE. Finché stanco di un
procedimento di cui gli veniva fatta sentire la sconvenienza, si lasciava
penetrare dall’impressione di non essere né degno né capace di capire. Come se
ogni tappa dello sviluppo psicologico non avesse il suo modo di comprensione
adeguato.
Quando, finalmente DISGUSTATO DA TANTE DOMANDE
GIUDICATE SENZA INTERESSE, entra nel ciclo degli studi, gli si danno
risposte di cui ha perduto il desiderio. Ciò che con passione aveva voluto
conoscere qualche anno prima, è costretto a studiare per forza e sbadigliando di
noia.
La differenza tra sensazioni di
felicità e di infelicità aveva fatto nascere in lui quella coscienza
sperimentale che permetteva di migliorare le prime ed evitare le altre.
Sostenuta da una pedagogia parentale piena di attenzione, di sollecitudine e di
affetto, una tale motivazione psicologica l’avrebbe spinto a desiderare senza
fine, a volerne sapere di più, ad affrontare il mondo con una curiosità senza
limiti. Per la semplice ragione che le conoscenze obbedivano allora alla più
naturale delle pulsioni: rendersi felici.
Se l’insegnamento è ricevuto con
reticenza, e perfino con ripugnanza, vuol dire che il sapere filtrato dai
programmi scolastici porta il segno di un’antica ferita: è stato castrato della
sua sensualità originaria.
La conoscenza del mondo senza la
coscienza dei desideri di vita è una conoscenza morta. Essa non ha utilità che
al servizio dei meccanismi che trasformano la società secondo le necessità
dell’economia. I lenimenti che essa procura alla sorte degli uomini, non li
cede che a malincuore, e sotto la minaccia di un rigore futuro che ne
cancellerà gli effetti.
Dopo aver strappato lo scolaro
alle sue pulsioni di vita, il sistema educativo si industria per ingozzarlo
artificialmente allo scopo di immetterlo sul mercato del lavoro, dove
continuerà a ripetere stentatamente il lietmotiv dei suoi anni giovanili fino al
disgusto: vinca il migliore!
Vincere che cosa? Più
intelligenza sensibile, più affetto, più serenità, più lucidità su se stesso e
sul mondo, maggiori mezzi di agire sulla propria esistenza, più creatività?
Niente affatto, più denaro e più potere, in un universo che ha usato il denaro
e il potere a forza di essere usato da loro.
ERRORE NON VUOL DIRE
COLPA
Il sistema educativo non si è
accontentato di MURARE I
DESIDERI D’INFANZIA NELLA CORAZZA CARATTERIALE dove i muscoli
tetanizzati, il cuore indurito e lo spirito impregnato dall’angoscia non
favoriscono davvero l’esuberanza e la realizzazione. Non si è limitato a COLLOCARE LO SCOLARO IN EDIFICI
SENZA GIOIA, destinati a ricordargli, nel caso se ne dimenticasse, che
non è lì per divertirsi. Ha anche sospeso sulla sua testa la spada di Damocle,
al contempo ridicola e minacciosa, di un verdetto.
Ogni giorno l’allievo penetra,
che lo voglia o no, in un pretorio dove COMPARE DAVANTI AI SUOI GIUDICI SOTTO L’ACCUSA DI
PRESUNTA IGNORANZA. Sta a lui dimostrare la sua innocenza
rigurgitando a richiesta teoremi, regole, date,
definizioni che contribuiranno al suo rilascio alla fine dell’anno
scolastico.
L’espressione “mettere in esame”,
cioè procedere, in materia criminale, all’interrogatorio di un sospetto e
all’esposizione delle accuse, rievoca la connotazione giudiziaria che rivestono
la prova scritta e orale inflitte agli studenti.
Nessuno intende qui negare l’UTILITÀ DI CONTROLLARE L’ASSIMILAZIONE
DELLE CONOSCENZE, il grado di comprensione, l’abilità sperimentale. Ma è necessario per questo
travestire in GIUDICE e in COLPEVOLE un maestro e un allievo che
chiedono soltanto di istruire ed essere istruito? Di quale spirito dispotico e desueto si
investono i pedagoghi per erigersi a tribunale e tranciare nel vivo col rasoio
del merito e del demerito, dell’onore e del disonore, della salvezza e della
dannazione? A quali NEVROSI
e OSSESSIONI personali
obbediscono per OSAR
SEGNARE CON LA PAURA E LA MINACCIA di un giudizio sospensivo il cammino
di FANCIULLI E ADOLESCENTI
CHE HANNO SOLTANTO BISOGNO DI ATTENZIONE, DI PAZIENZA, DI INCORAGGIAMENTI
e di quell’affetto che conosce il segreto di ottenere molto esigendo poco?
Non sarà che IL SISTEMA EDUCATIVO persiste
a fondarsi su un principio ignobile, frutto di una società che non concepisce
il piacere se non al vaglio di una RELAZIONE SADOMASOCHISTA TRA MAESTRO E SCHIAVO: “CHI PIÙ AMA PIÙ
PUNISCE”?
È UN EFFETTO DELLA VOLONTÀ DI POTENZA, NON DELLA VOLONTÀ DI
VIVERE, il PRETENDERE DI
DETERMINARE CON UN GIUDIZIO LA SORTE ALTRUI.
GIUDICARE IMPEDISCE DI COMPRENDERE PER CORREGGERE.
Il comportamento di questi giudici, allontana dall’allievo impegnato nella sua
lunga marcia verso l’autonomia delle qualità indispensabili: l’OSTINAZIONE, il senso
dello sforzo, la sensibilità all’erta, l’intelligenza aperta, la memoria sempre
in esercizio, la percezione della vita sotto tutte le sue forme e la PRESA DI COSCIENZA DEI PROGRESSI,
dei ritardi, delle regressioni, DEGLI ERRORI e della LORO CORREZIONE.
Aiutare un fanciullo, un
adolescente a rinsaldare la maggiore autonomia possibile implica senza alcun
dubbio una lucidità costante sul grado di sviluppo delle capacità e
sull’orientamento che le favorirà. Ma che cosa c’è di comune tra il CONTROLLO al quale
l’allievo si sottometterebbe, una volta pronto a superare una tappa della
conoscenza, e la messa in esame davanti ad un tribunale professorale? LASCIATE DUNQUE IL SENSO DI COLPA AGLI SPIRITI RELIGIOSI CHE NON SI OCCUPANO CHE DI
TORMENTARSI TORMENTANDO GLI ALTRI. LE RELIGIONI HANNO
BISOGNO DELLA MISERIA PER PERPETUARSI, esse LA MANTENGONO PER DARE MAGGIOR
RISALTO AI LORO ATTI DI CARITÀ. Ebbene, il sistema educativo agisce
forse diversamente quando PRESUPPONE
NELL’ALLIEVO UNA DEBOLEZZA COSTITUTIVA, sempre esposta al peccato di
pigrizia e di ignoranza, da cui può assolverlo solo la missione per così dire
sacra del professore? È ora di finirla con queste frottole del passato!
OGNUNO
POSSIEDE LA SUA PROPRIA CREATIVITÀ. E non tollera più che venga SOFFOCATA trattando
come un crimine passibile di punizione il rischio di sbagliarsi. Non ci sono
colpe, ci sono solo errori, e gli errori si correggono. Solo coloro che POSSEGGONO LA CHIAVE DEI CAMPI E LA CHIAVE DEI SOGNI apriranno
la scuola su una società aperta
La PROSPETTIVA DI UNA REDDITIVITÀ A TUTTI I COSTI è
la cortina di ferro di un MONDO
CHIUSO DALL’ECONOMIA. La prospettiva di vita si apre su un mondo dove
tutto è da esplorare e da creare. L’ISTITUZIONE SCOLASTICA, INVECE, APPARTIENE AL MONDO DEGLI AFFARI
che la vorrebbe gestire cinicamente, senza l’INGOMBRO DEL VECCHIO FORMALISMO UMANITARIO. Resta
da sapere se allievi e professori si lasceranno ridurre alla funzione di MECCANISMI LUCRATIVI, o
se, non aspettandosi niente di buono dalla gestione, alla quale li si invita,
di un universo in rovina, scommetteranno sull’ipotesi di imparare a vivere
anziché a economizzarsi. Tutto si gioca su un CAMBIAMENTO DI MENTALITÀ, di visione, di
prospettiva.
INFILZARE UNA FARFALLA SU UNO
SPILLO NON È LA MIGLIOR MANIERA DI FARE LA SUA CONOSCENZA. CHI TRASFORMA CIÒ CHE È VIVO IN COSA MORTA,
qualunque ne sia il pretesto, dimostra soltanto CHE IL SUO SAPERE NON GLI È NEPPURE SERVITO A DIVENTARE
UMANO.
Esiste, in compenso, un approccio che svela
l’irraggiamento della vita in seno a un cristallo, in una POESIA, un’EQUAZIONE,
una formula chimica, una pianta, un manufatto. Questo approccio stabilisce tra
osservatore e osservato un RAPPORTO DI OSMOSI in cui TUTTO È DISTINTO SENZA CHE
NIENTE SIA SEPARATO.
La COSCIENZA
DI UNA PRESENZA VIVA NEL SOGGETTO e
nell’oggetto non è di natura tale da manifestare quanto vi è di maestro
nell’allievo e di allievo nel maestro? Dove MANCA L’INTELLIGENZA DELLA VITA ci sono soltanto
rapporti tra bruti. Ciò che non si sprigiona da quanto vi è in noi di più vivo
per farvi ritorno devia verso la morte, per la gloria più grande degli eserciti
e delle TECNOLOGIE DI
PROFITTO. È il motivo per cui LA MAGGIOR PARTE DELLE SCUOLE SONO DEI CAMPI DI BATTAGLIA,
dove il disprezzo, l’odio e la violenza devastatrice definiscono IL FALLIMENTO DI UN SISTEMA
EDUCATIVO CHE OBBLIGA L’INSEGNANTE AL DISPOTISMO E
L’INSEGNATO AL SERVILISMO.
Questa rassegnazione nella CLAUSURA SPACCIATA PER STUDIO
in cui l’allievo è invitato a sacrificarsi e a sbattere sulla sua felicità la
porta della rinuncia! E come istruirà i fanciulli che ha davanti a sé l’EDUCATORE che non è nemmeno più capace di
ritornare bambino rinascendo ogni giorno a se stesso? COLUI CHE PORTA NEL
SUO CUORE IL CADAVERE DELLA PROPRIA INFANZIA NON EDUCHERÀ MAI NIENT’ALTRO CHE
DELLE ANIME MORTE.
IMPARTIRE LA CONOSCENZA È RISVEGLIARE LA SPERANZA DI UN
MONDO MERAVIGLIOSO che la gioventù ha nutrito e di cui l’uomo non cessa
di nutrirsi. Bisogna ancora, allo stesso tempo, spezzare la maledizione dei pregiudizi e non curarsi di
quei contabili
del potere e del profitto che
hanno escluso così bene dalla loro realtà il meraviglioso che l’impazienza
infantile relega nel regno delle fate e l’impotenza dei vecchi nella palude
dell’utopia.
IL CORPO UMANO, il comportamento animale, il
fiore, la speculazione filosofica, la coltura del grano, l’acqua, la pietra, il
fuoco, l’elettricità, la lavorazione del legno, l’equitazione, la fisica
quantica, l’astronomia, la musica, un improvviso momento privilegiato nella
vita quotidiana, TUTTO
NASCE DAL MERAVIGLIOSO, non per mistica contemplativa, ma perché LA SCELTA DI UNA PREMINENZA DI CIÒ CHE È VIVO CESSA
DI PIEGARSI AGLI IMPERATIVI TRADIZIONALI DELLO SFRUTTAMENTO LUCRATIVO.
Quando LA
FORESTA È IL POLMONE DELLA TERRA E NON IL PREZZO di un certo numero di are o uno spazio da devastare
per interesse immobiliare, allora SI MANIFESTA IL SENSO UMANO DI UNA NATURA che offre le sue
risorse energetiche a chi l’affronta senza violentarla.
L’apprendimento della vita è una PASSEGGIATA NELL’UNIVERSO DEL DONO.
Un andar per funghi per così dire, dove la guida insegna a distinguere i funghi
commestibili dagli altri, inadatti al consumo, se non mortali, ma dai quali un
trattamento appropriato può trarre virtù curative.
Invece di una trincea dove langue
tristemente una manodopera di riserva, perché non fate della scuola un parco di
attrazioni del sapere, un luogo aperto in cui i creatori verrebbero a parlare
del loro mestiere, della loro passione, della loro esperienza, di ciò che gli
sta a cuore?
UN LIUTAIO, UN ORTOLANO, UN EBANISTA, UN PITTORE, UN
BIOLOGO HANNO CERTAMENTE DA INSEGNARE PIÙ O MEGLIO DI QUEGLI UOMINI D’AFFARI
che vengono a sostenere l’adattamento alle leggi aleatorie del mercato.
Che l’apertura sul mondo
culturale sia anche l’APERTURA
SULLA DIVERSITÀ DELLE ETÀ! PERCHÉ RISERVARE AI GIOVANI IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE, ESCLUDENDO GLI
ADULTI interessati ad iniziarsi alla letteratura o alla matematica? Non
avremmo tutti da guadagnare da un contatto che rompesse l’opposizione fittizia
tra le classi di età?
Ma non esiste né ricetta né
panacea. Appartiene solo alla volontà di vivere di ciascuno di aprire ciò che è
stato chiuso dalla VIOLENZA DEL TOTALITARISMO
ECONOMICO. In questo l’immaginazione dimostrerà la sua potenza.
Non passa anno che dozzine di maestri e
professori inventivi non suggeriscano METODI DI INSEGNAMENTO FONDATI SU UN NUOVO ACCORDO DEGLI
ESSERI E DELLE COSE. Voi che vi lamentate del numero di BUROCRATI CHE USURPANO IL NOME DI INSEGNANTE,
e che GETTANO SUL PIANETA
IL FREDDO SGUARDO DELLE CIFRE A FORZA DI LIMITARE IL LORO INTERESSE ALLA BUSTA
PAGA, quando mai avete rivendicato che fossero portate più avanti le IDEE DI FREINET e
di qualche altro dal sapere generoso? Quando mai avete opposto ai DISTILLATORI DI NOIA che
vi governano dei PROGETTI
DI EDUCAZIONE LUDICA E VIVENTE? Avete mai cercato di sostituire al
rapporto gerarchico tra maestro e allievo un rapporto fondato non più
sull’obbedienza, ma sull’ESERCIZIO
DELLA CREATIVITÀ INDIVIDUALE E COLLETTIVA?
Quando degli uomini politici di
una costernante mediocrità vi invitano a sottoporre loro le vostre
rivendicazioni, non hanno forse la SODDISFAZIONE DI SCOPRIRVI MISERABILI QUANTO LORO, se non
finanziariamente, almeno per intelligenza e immaginazione? Non abbiate dubbio
che al prezzo scontato a
cui vi svendete, vi concedano senza indugiare il diritto di deriderli in
grandi manifestazioni catartiche.
La peggior rassegnazione è quella
che veste gli abiti della rivolta. Nutrite per voi stessi così poca stima da
non prendere il tempo di riconoscere i vostri desideri di vita, da NON SAPERE QUALE ESISTENZA
VOLETE CONDURRE?
Non concepite dunque altra scelta che l’alternativa che vi è ufficialmente
proposta tra la povertà del ricco e la miseria del povero?
Il DESOLANTE AVVENIRE DI UNA VITA PASSATA A RACIMOLARE IL
DENARO DEL MESE deve sembrarvi luminoso solo perché l’ombra della
disoccupazione cresce ovunque regni il sole mediatico del pieno impiego? Nulla
uccide con più sicurezza che ACCONTENTARSI
DI SOPRAVVIVERE.
Capitolo III
SMILITARIZZARE L’INSEGNAMENTO
Lo spirito da caserma ha regnato
sovrano nelle scuole. Vi si marciava al passo, ubbidendo agli ordini dei
sorveglianti ai quali non mancavano che l’uniforme e i galloni. La
configurazione dell’edificio obbediva alla legge dell’angolo retto e della
struttura rettilinea. Così l’architettura si impegnava a sorvegliare le
trasgressioni con la rettitudine di un’austerità spartana.
Fin negli anni sessanta,
l’istituzione educativa rimase impastata delle virtù guerriere che
prescrivevano di andare a morire alle frontiere piuttosto che dedicarsi ai
piaceri dell’amore e della felicità. Una tale ingiunzione cadrebbe oggi nel
ridicolo ma, a dispetto della mutazione cominciata nel maggio ’68 e del
discredito nel quale è caduto l’esercito di un’Europa senza conflitti (ad
eccezione di qualche guerra locale in cui disdegna di intervenire), sarebbe
eccessivo pretendere che sia caduta in desuetudine la tradizione
dell’ingiunzione vociferata, dell’insulto abbaiato, dell’ordine senza replica e
dell’insubordinazione che ne è la risposta appropriata.
L’autorità quasi assoluta di cui
è investito il maestro serve piuttosto all’espressione di comportamenti
nevrotici che alla diffusione di un sapere. La legge del più forte non ha mai
fatto dell’intelligenza altro che una delle armi della stupidità. Molti
arricciano il naso, sicuramente, per il fatto di non avere che il diritto di
tacere. Ma finché una comunità di interessi non situerà al centro del sapere le
inclinazioni, i dubbi, i tormenti, i problemi che ciascuno risente giorno dopo
giorno – cioè quel che forma la parte più importante della sua vita -, non vi
sarà che l’obitorio e il disprezzo per trasmettere dei messaggi il cui senso
non ci riguarda veramente in quanto esseri di desiderio.
CIÒ CHE SI INSEGNA ATTRAVERSO LA PAURA RENDE IL SAPERE
TIMOROSO
L’autorità legalmente accordata
all’insegnante dà un gusto così amaro alla conoscenza che l’ignoranza arriva a
drappeggiarsi degli allori della rivolta. Chi dispensa il suo sapere per
piacere non sa che farsene di imporlo, ma l’irreggimentazione educativa è tale
che bisogna istruire per dovere, non per piacere.
Provate un po’ a sostenere una
mutua comprensione tra un professore che entra nella classe come in una gabbia
di fiere e degli studenti abituati a schivare la frusta e pronti a divorare il
domatore! Mentre, in Europa occidentale, l’autocratismo è ovunque attaccato, la
scuola resta dominata dalla tirannia. Si fa a chi abbaia più forte in un’arena
in cui le frustrazioni si sbranano.
NIENTE È PIÙ IGNOBILE DELLA PAURA, che abbassa
l’uomo alla bestia braccata, ed io non concepisco che la si possa tollerare né
da parte dell’allievo né da quella del professore. Nulla progredisce attraverso
il terrore se non il terrore stesso. Quand’anche le direttive pedagogiche si
sfiancassero a privilegiare il principio che mi sembra la condizione di un vero
apprendimento della vita: togliere la paura e dare la sicurezza, bisognerebbe,
per applicarlo, fare della scuola un luogo in cui non regnano né autorità né
sottomissione, né forti né deboli, né primi né ultimi. Finché non formerete una
comunità di allievi e di insegnanti appassionati a perfezionare ciò che
ciascuno ha di creativo in sé, avrete un bell’indignarvi della barbarie sotto
ogni forma, del fanatismo religioso, del settarismo politico, dell’ipocrisia e
della corruzione dei governanti, non scaccerete né gli integralismi, né le
mafie della droga e degli affari, perché vi è nell’organizzazione gerarchizzata
dell’insegnamento un fermento sornione che predispone al loro dominio.
Ora che le ideologie di sinistra
e di destra si sciolgono al sole della loro comune menzogna, l’unico criterio
di intelligenza e di azione risiede nella vita quotidiana di ciascuno e nella
scelta alla quale ogni istante lo confronta, tra ciò che afferma la propria
vita e ciò che la distrugge. Se tante idee generose sono diventate il loro
contrario, è perché il comportamento che militava in loro favore ne era la
negazione. Un progetto di autonomia e di emancipazione non può fondarsi, senza
vacillare, sulla volontà di potenza che continua ad imprimere nei gesti il
segno del disprezzo, della servitù, della morte.
Non intravvedo altro modo di
finirla con la paura e la menzogna che ne consegue se non in una volontà
ravvivata incessantemente di godere di sé e del mondo. Imparare a sgarbugliare
ciò che ci rende più vivi da ciò che ci uccide è la prima delle lucidità,
quella che dà il suo senso alla conoscenza.
Le tecniche più elaborate mettono
a nostra disposizione una notevole quantità di informazioni. Tali progressi non
sono da sottovalutare ma resteranno lettera morta se un rapporto privilegiato
tra educatori e piccoli gruppi di scolari non innesterà la rete delle
conoscenze astratte sul solo “terminale” che ci interessa: quello che ciascuno
vuole fare della sua vita e del suo destino.
LIBERARE DALLA COSTRIZIONE IL DESIDERIO DI SAPERE
Lo SFRUTTAMENTO VIOLENTO DELLA NATURA ha sostituito
la costrizione al desiderio; esso ha propagato ovunque la maledizione del
lavoro manuale e intellettuale, e ridotto ad un’attività marginale la vera
ricchezza dell’uomo: la CAPACITÀ DI RICREARSI
RICREANDO IL MONDO.
Producendo un’economia che li
economizza fino a farne l’ombra di se stessi, gli uomini non hanno fatto altro
che ostacolare la loro evoluzione. È per questo che l’umanità resta da
inventare.
La scuola porta il marchio
visibile di una FRATTURA
NEL PROGETTO UMANO. Vi si percepisce sempre di più come e in quale
momento LA CREATIVITÀ DEL BAMBINO VI È FATTA A
PEZZI SOTTO IL MARTELLAMENTO DEL LAVORO. La vecchia litania
familiare: “PRIMA LAVORA,
TI DIVERTIRAI IN SEGUITO” ha sempre espresso l’assurdità di una società
che ingiungeva di rinunciare a vivere per meglio consacrarsi a una fatica che
distruggeva la vita e non lasciava ai piaceri che i colori della morte.
Ci vuole tutta la stupidità dei
pedagoghi specializzati per stupirsi CHE TANTI SFORZI E FATICHE INFLITTI AGLI SCOLARI PORTINO A RISULTATI
COSÌ MEDIOCRI. CHE COSA ASPETTARSI QUANDO
IL CUORE È ASSENTE? Charles
Fourier, nel corso di un’insurrezione, osservando con quale cura e quale ardore
gli agitatori disselciavano i sanpietrini di una strada e alzavano una
barricata in qualche ora, notava che per la stessa opera ci sarebbero voluti tre giorni di lavoro ad una
squadra di sterratori agli ordini di un padrone. I SALARIATI non avrebbero trovato altro
interesse nella faccenda che LA
PAGA, mentre LA PASSIONE DELLA LIBERTÀ
ANIMAVA GLI INSORTI. Solo il piacere di essere sé e di appartenersi
darebbe al sapere quell’ATTRAZIONE
PASSIONALE che giustifica lo
sforzo senza ricorrere alla costrizione.
Perché diventare ciò che si è
esige la più intransigente delle risoluzioni. Ci vuole costanza e ostinazione.
Se non vogliamo rassegnarci a consumare delle CONOSCENZE CHE CI RIDURRANNO AL MISERABILE STATO DI
CONSUMATORI, non possiamo ignorare che, per USCIRE DALL’IMBROGLIO IN CUI SI È IMPANTANATA LA
SOCIETÀ DEL PASSATO, dovremo prendere l’iniziativa di una spinta nel
senso opposto. Ma come? Vi si vede pronti a battervi e a schiacciare gli altri
per ottenere un impiego ed esitereste ad investire le vostre energie in una
vita che sarà tutto l’impiego che farete di voi stessi?
Noi non vogliamo essere i
migliori, noi vogliamo che il meglio della vita ci appartenga, secondo quel
principio di inaccessibile perfezione che abolisce l’insoddisfazione in nome dell’insaziabilità.
Capitolo IV
FARE DELLA SCUOLA UN CENTRO DI CREAZIONE DI
VITA, non
l’anticamera di una società parassitaria e mercantile
Nel dicembre 1991 la Commissione
europea ha pubblicato un memorandum sull’insegnamento superiore. Vi si raccomandava
alle università di comportarsi come imprese sottoposte alle regole
concorrenziali del mercato. Lo stesso documento AUSPICAVA
CHE GLI STUDENTI FOSSERO TRATTATI COME DEI CLIENTI, INCITATI NON AD APPRENDERE
MA A CONSUMARE.
I CORSI DIVENTAVANO COSÌ DEI PRODOTTI, i termini “studenti”,
“studi”, lasciavano il posto ad espressioni più appropriate al nuovo
orientamento: “CAPITALE
UMANO”, “MERCATO DEL LAVORO”.
Nel settembre 1993 la stessa
Commissione recidiva con un Libro verde sulla dimensione europea dell’educazione.
Vi si precisa che, sin dalla scuola materna, bisogna FORMARE DELLE “RISORSE UMANE PER I BISOGNI
ESCLUSIVI DELL’INDUSTRIA” e FAVORIRE “UNA MAGGIORE ADATTABILITÀ DI COMPORTAMENTO IN MANIERA DA
RISPONDERE ALLA DOMANDA DEL MERCATO DELLA MANODOPERA”.
Ecco come lo zoom insudiciato del
presente proietta come futuro radioso la forza esaurita del passato!
Una volta eliminato quel che
sussisteva di mediocremente redditizio nella scuola di ieri – il latino, il
greco, Shakespeare e compagnia -, gli studenti avranno finalmente il privilegio
di accedere ai GESTI CHE
SALVANO: equilibrare la bilancia dei mercati producendo dell’inutile e
consumando della merda.
L’operazione è sulla buona strada
perché per quanto si dicano diversi, i governi aderiscono all’unanimità al
principio: “L’IMPRESA DEVE
ESSERE IMPOSTATA SULLA FORMAZIONE E LA FORMAZIONE SUI BISOGNI DELL’IMPRESA.”
DELLE NUOVE LEVE PER GESTIRE IL FALLIMENTO
Non è inutile precisare, per
aiutare alla comprensione della nostra epoca, ATTRAVERSO QUALE PROCESSO LO SVILUPPO DEL CAPITALISMO SIA
SFOCIATO IN UNA CRISI PLANETARIA che è la CRISI
DELL’ECONOMIA NEL SUO FUNZIONAMENTO TOTALITARIO.
Ciò che HA DOMINATO, dall’inizio del XIX secolo, L’INSIEME DEI COMPORTAMENTI
INDIVIDUALI E COLLETTIVI, è stata la NECESSITÀ
DI PRODURRE. ORGANIZZARE
LA PRODUZIONE tramite il lavoro intellettuale e il lavoro manuale
esigeva un metodo
direttivo, una mentalità
autoritaria, se non dispotica.
Erano i tempi della conquista militare dei mercati. I PAESI INDUSTRIALIZZATI DEPREDAVANO SENZA
SCRUPOLI LE RISORSE DELLE NUOVE COLONIE.
Quando il proletariato iniziò a
coordinare le sue rivendicazioni, subì, a dispetto della sua spontaneità
libertaria, l’influenza autocratica che la preminenza del settore produttivo
esercitava sui costumi. SINDACATI
E PARTITI OPERAI SI DANNO UNA STRUTTURA BUROCRATICA CHE
AVREBBE FINITO PER OSTACOLARE LE MASSE LABORIOSE CON IL PRETESTO DI EMANCIPARLE.
Il potere rosso si stabilisce
tanto più facilmente perché riesce a strappare alla classe sfruttatrice
porzioni dei benefici, tradotte in aumenti salariali, miglioramenti del tempo
lavorativo (la giornata di otto ore, le ferie pagate), vantaggi sociali (sussidio
di disoccupazione, mutua).
Gli anni ‘20 e ‘30 spingono al
suo stadio supremo la CENTRALIZZAZIONE
DELLA PRODUZIONE. Il PASSAGGIO DAL
CAPITALISMO PRIVATO AL CAPITALISMO DI STATO avviene brutalmente
in Italia, in Germania, in Russia, dove LA DITTATURA DI UN PARTITO UNICO – FASCISTA, NAZISTA,
STALINISTA – IMPONE LA STATALIZZAZIONE DEI MEZZI DI PRODUZIONE.
Nei paesi in cui la tradizione
liberale ha salvaguardato una democrazia formale, la concentrazione
monopolistica che attribuisce allo Stato una vocazione padronale si compie in
modo più lento, sornione, meno violento.
È negli Stati Uniti che si manifesta
per la prima volta un NUOVO
ORIENTAMENTO ECONOMICO, votato ad uno sviluppo che trasformerà
sensibilmente le mentalità e i costumi: L’INCITAMENTO AL CONSUMO
INFATTI
DIVENTA PIÙ FORTE DELLA NECESSITÀ DI PRODURRE.
A partire dal 1945 il PIANO
MARSHALL, destinato ufficialmente ad AIUTARE L’EUROPA DEVASTATA DALLA GUERRA, APRE LA VIA ALLA SOCIETÀ
DEI CONSUMI, identificata ad una SOCIETÀ
DEL BENESSERE.
L’OBBLIGO DI PRODURRE A QUALUNQUE PREZZO cede il
posto ad un’impresa addobbata con gli ornamenti della SEDUZIONE, sotto la quale si nasconde nei
fatti un NUOVO IMPERATIVO PRIORITARIO: CONSUMARE.
CONSUMARE QUALUNQUE
COSA, MA CONSUMARE.
Si assiste allora ad
un’evoluzione sorprendente: un EDONISMO DA SUPERMERCATO e una DEMOCRAZIA DA SELF-SERVICE, propagando l’ILLUSIONE DEI PIACERI E DELLA LIBERA SCELTA riescono a minare – in modo più sicuro di quanto lo avrebbero
sperato gli anarchici del passato – i sacrosanti valori patriarcali, autoritari, militari e religiosi che
un’ECONOMIA DOMINATA DAGLI IMPERATIVI DELLA PRODUZIONE aveva
privilegiato.
Si misura meglio oggi quanto la COLONIZZAZIONE DELLE MASSE
LAVORATRICI, attraverso l’INCITAMENTO PRESSANTE A CONSUMARE UNA FELICITÀ
SECONDO I PROPRI GUSTI, abbia rallentato la stretta dell’economia
sulle colonie d’oltremare e abbia favorito il successo delle lotte di
decolonizzazione.
Se la libertà degli scambi e la
loro indispensabile espansione hanno contribuito alla fine della maggior parte
dei regimi dittatoriali e al crollo della cittadella comunista, hanno svelato
assai rapidamente i LIMITI
DEL BENESSERE CONSUMABILE.
Frustrati da una felicità che non
coincideva propriamente con l’inflazione di gadgets inutili e di prodotti
adulterati, a partire dal 1968, i consumatori hanno preso coscienza della NUOVA ALIENAZIONE di cui
erano fatti oggetto. LAVORARE
PER UN SALARIO che si investe nell’ACQUISTO DI MERCI di un VALORE D’USO ALEATORIO, suggerisce meno lo
stato di beatitudine che l’IMPRESSIONE SPIACEVOLE DI
ESSERE MANIPOLATI SECONDO LE ESIGENZE DEL MERCATO. Coloro che subivano l’officina e l’ufficio
durante la giornata ne uscivano solo per entrare nelle fabbriche meno
coercitive ma più menzognere del consumabile.
I
FALSI BISOGNI PREVALENDO SU QUELLI VERI, questo “gadget qualunque” che bisognava
comprare ha finito per generare a sua volta una PRODUZIONE SEMPRE PIÙ ABERRANTE DI
SERVIZI PARASSITARI, orditi intorno al cittadino con il compito di
rassicurarlo, inquadrarlo, consigliarlo, sostenerlo, guidarlo, in breve di
inglobarlo in una sollecitudine che lo assimila a poco a poco a un
handicappato.
Si sono visti così I SETTORI
PRIORITARI SACRIFICATI A VANTAGGIO DEL SETTORE TERZIARIO, che vende
la propria complessità burocratica sotto forma di aiuti e protezioni. L’AGRICOLTURA DI QUALITÀ È STATA
SCHIACCIATA DALLE LOBBIES DELL’AGROALIMENTARE CHE PRODUCONO IN ECCESSO
SURROGATI DI CEREALI, carni e verdure. L’ARTE DI ABITARE È STATA SEPOLTA SOTTO IL GRIGIORE, LA
NOIA E LA CRIMINALITÀ DEL CEMENTO CHE ASSICURA LE ENTRARE DEI GRUPPI DI AFFARI.
Per quanto riguarda la scuola,
essa è chiamata a servire da riserva per gli studenti d’élite ai quali è
promessa una bella carriera nell’inutilità lucrativa e nelle mafie finanziarie.
IL CIRCOLO È CHIUSO:
STUDIARE PER TROVARE UN
IMPIEGO, per quanto aberrante sia, si è riallacciato con l’INGIUNZIONE DI
CONSUMARE NEL SOLO INTERESSE DI UNA MACCHINA ECONOMICA che si blocca da tutte le parti in Occidente –
anche se gli specialisti ci annunciano ogni anno la sua trionfale ripresa.
Ci impantaniamo nelle PALUDI DI UNA BUROCRAZIA PARASSITARIA E MAFIOSA
in cui IL DENARO SI
ACCUMULA E CIRCOLA IN CIRCUITO CHIUSO anziché investirsi nella
fabbricazione di prodotti di qualità, utili al miglioramento della vita e del
suo ambiente. IL DENARO È
CIÒ CHE MANCA DI MENO, contrariamente a quello che vi rispondono i
vostri deputati, MA
L’INSEGNAMENTO NON È UN SETTORE REDDITIZIO.
Esiste tuttavia un’alternativa all’economia di
deperimento e al suo impossibile rilancio. Allontanandosi dal FOSSATO CHE SI SCAVA SEMPRE DI PIÙ
TRA GLI INTERESSI DELLA MERCE E L’INTERESSE DI CIÒ CHE VIVE,
l’alternativa propone di RICONVERTIRE AL SERVIZIO
DELL’UMANO UNA TECNOLOGIA CHE L’IMPERIALISMO LUCRATIVO HA DISUMANIZZATO,
fino a farne – nel caso della fissione nucleare e della sperimentazione
genetica – delle temibili nocività. Essa esige di accordare la priorità alla
qualità della vita e a quelle attività di base che l’assurdità del capitalismo
arcaico condanna precisamente a cadere a pezzi sotto i colpi di continue restrizioni di
bilancio: l’abitazione, l’alimentazione, i trasporti, l’abbigliamento, la salute,
l’educazione e la cultura.
Una mutazione si mette in moto
sotto i nostri occhi. Il neocapitalismo si prepara a ricostruire con profitto
ciò che il vecchio ha rovinato. A dispetto delle resistenze del passato, le
energie naturali finiranno per sostituirsi ai mezzi di produzione inquinanti e
devastanti.
Come la rivoluzione industriale
ha suscitato, dall’inizio del XIX secolo, un numero considerevole di inventori
e di innovazioni – elettricità, gas, macchina a vapore, telecomunicazioni,
trasporti rapidi -, così la
nostra epoca esprime una domanda di nuove creazioni che prenderanno il posto di
ciò che oggi serve la vita solo minacciandola: il petrolio, il nucleare,
l’industria farmaceutica, la chimica inquinante, la biologia sperimentale…
e la pletora di servizi parassitari dove prolifera la burocrazia.
LA FINE DEL LAVORO FORZATO INAUGURA L’ERA DELLA CREATIVITÀ
IL LAVORO È UNA CREAZIONE ABORTITA. IL GENIO CREATORE DELL’UOMO SI È TROVATO PRESO IN TRAPPOLA
IN
UN SISTEMA CHE L’HA CONDANNATO A PRODURRE POTERE E
PROFITTO, NON LASCIANDO ALTRO SFOGO AL SUO RIGOGLIO CHE L’ARTE E IL SOGNO.
Ora, questo lavoro di SFRUTTAMENTO DELLA NATURA,
così spesso esaltato come la potenza prometeica che trasforma il mondo, ci
consegna oggi il suo bilancio definitivo: una sopravvivenza confortevole le cui
risorse ed il cui cuore si consumano nel circolo vizioso del profitto.
Come potrebbe un lavoro così
inutile e così nocivo alla vita non esaurirsi a sua volta? Ieri procurava l’AUTOMOBILE E LA TELEVISIONE, AL
PREZZO DELL’ARIA INQUINATA E DEI PALLIATIVI DI UNA VITA ASSENTE. Oggi
resta solo un salvagente aleatorio di una SOCIETÀ PARALIZZATA DALL’INFLAZIONE BUROCRATICA, dove
NIENTE È PIÙ GARANTITO, né il salario,
né la casa, né i prodotti naturali, né le risorse energetiche, né le conquiste
sociali.
In un’atmosfera resa oppressiva
dalla rarefazione degli affari, LA DIMINUZIONE DEL LAVORO È EVIDENTEMENTE SENTITA COME UNA MALEDIZIONE.
La disoccupazione è un lavoro svuotato. Una stessa rassegnazione vi fa attendere
un’elemosina come il lavoratore attende il suo salario dedicandosi ad
un’occupazione che lo annoia (anche se ormai giudica imprudente confessarlo).
Mentre TUTTO VA ALLA MALORA sul filo di una
disperazione ispirata dall’AUTODISTRUZIONE
PLANETARIA ECONOMICAMENTE PROGRAMMATA, UN MONDO È LÀ, LASCIATO ALL’ABBANDONO, UN MONDO CHE BISOGNA
RESTAURARE, SPOGLIARE DELLE SUE NOCIVITÀ E RICOSTRUIRE PER IL NOSTRO BENESSERE,
come se, SPEZZANDOSI, LO SPECCHIO DELLE ILLUSIONI
CONSUMISTICHE avesse messo la
felicità alla nostra portata, dopo averne mostrato il falso riflesso.
Diminuire il tempo di lavoro per meglio distribuirlo?
Sia pure. Ma in quale prospettiva e con quale coscienza? Se l’obbiettivo
dell’operazione è, per i più, AUMENTARE LA PRODUZIONE DI BENI E DI SERVIZI UTILI AL MERCATO E NON
ALLA VITA, in cambio di un salario che ne pagherà il consumo crescente,
allora il vecchio capitalismo non avrà fatto altro che recuperare a suo
profitto ciò che finge di abbandonare al profitto di tutti.
Al contrario, se la stessa
pratica ubbidisce alle sollecitazioni di un neocapitalismo che cerca nell’INVESTIMENTO ECOLOGICO un’arma
contro l’immobilismo di un padronato senza immaginazione, mancherà soltanto una
presa di coscienza perché il salario garantito e il tempo di lavoro ridotto
aprano a ciascuno il campo di una libera creazione e la libertà di ritrovarsi
ed essere infine se stessi.
Perché, a dispetto
dell’occultazione che intrattengono intorno ad essa LE BUROCRAZIE DELLA CORRUZIONE E LE MAFIE
AFFARISTE, esiste una domanda economico-sociale che va controcorrente
rispetto alle grida di soccorso del disastro ordinario. Essa RECLAMA UN AMBIENTE CHE MIGLIORI
LA QUALITÀ DELLA VITA, una PRODUZIONE SENZA OPPRESSIONE NÉ INQUINAMENTO, dei RAPPORTI AUTENTICAMENTE UMANI,
la FINE DELLA DITTATURA
CHE LA REDDITIVITÀ ESERCITA SULLA VITA. Sta a voi – e alla nuova scuola
che inventerete – impedire che la creatività, obiettivamente stimolata dalla
promessa di impieghi di utilità pubblica, si intrappoli nell’alienazione
economica, tagliandosi fuori dalla creazione di sé.
Se vi dimenticate DI CIÒ CHE SIETE E IN QUALE VITA
VOLETE ESSERE, non sperate in un altro destino che quello di una merce
buona da buttare appena superata la cassa.
PRIVILEGIARE LA QUALITÀ
A forza di OBBEDIRE AL CRITERIO DELLA
QUANTITÀ, la corsa al profitto scade nell’ASSURDITÀ
DELLA SOVRAPPRODUZIONE. Produrre molto aumentava ieri il
plusvalore dei padroni, che non esitavano a DISTRUGGERE LE ECCEDENZE DI CAFFÉ, DI CARNE, DI GRANO PER
IMPEDIRE UN ABBASSAMENTO DEI PRESSI SUL MERCATO.
Lo sviluppo del consumo, toccando
un più vasto settore della popolazione, ha permesso di ASSORBIRE IN UNA CERTA MISURA UNA CRESCENTE
QUANTITÀ DI MERCI concepite piuttosto a scopo di guadagno che per il
loro uso pratico. LA QUALITÀ
DI UN PRODOTTO è stata considerata con tanta più disinvoltura in quanto NON ERA QUESTA A DETERMINARE IL
LIVELLO DELLE VENDITE, MA LA MENZOGNA PUBBLICITARIA
DI CUI ERA RIVESTITA PER SEDURRE IL CLIENTE. Ma a forza di
lavare sempre più bianco anche
la menzogna finisce per logorarsi. Offesa dall’eccesso di disprezzo, la
clientela ha finito per recalcitrare. Si è mostrata critica, ha rifiutato di
ingoiare ciecamente quello che il cucchiaino dello slogan gli infilava ad ogni
momento negli occhi, in bocca, nelle orecchie, in testa.
Molti hanno dunque deciso di NON LASCIARSI PIÙ CONSUMARE DA
UN’ECONOMIA CHE SE NE INFISCHIA DELLA LORO SALUTE E DELLA LORO INTELLIGENZA.
ESIGENDO LA QUALITÀ DI CIÒ CHE VIENE LORO PROPOSTO,
SCOPRONO O RISCOPRONO LA LORO QUALITÀ DI ESSERI, la loro specificità di
individui lucidi, che era stata occultata da quella RIDUZIONE ALLO STATO GREGARIO provocata e
intrattenuta dalla propaganda consumistica.
Ma, mentre gli ORGANISMI DI DIFESA DEI
CONSUMATORI organizzano il BOICOTTAGGIO DEI PRODOTTI SNATURATI da un’agricoltura che inonda
il mercato di cereali forzati, di ortaggi concimati, di carni provenienti da
animali martirizzati in allevamenti-lager, sembra che NELLE SCUOLE CI SI RASSEGNI A VEDERE LA CULTURA
AVVIARSI SULLA STESSA STRADA DELLA PEGGIORE AGRICOLTURA.
Se gli uomini politici nutrissero
nei riguardi dell’educazione le buone intenzioni che proclamano a ogni piè
sospinto, non dovrebbero mettere in opera tutto per GARANTIRE LA QUALITÀ? Tarderebbero forse a
decretare le due misure che determinano la condizione sine qua non di un
apprendimento umano: AUMENTARE IL NUMERO DI
INSEGNANTI E DIMINUIRE IL NUMERO DI ALLIEVI PER CLASSE, in modo
che CIASCUNO SIA TRATTATO SECONDO
LA SUA SPECIFICITÀ E NON NELL’ANONIMATO DI UNA FOLLA?
Ma, apparentemente, l’INTERESSE HA PER LORO UNA
CONNOTAZIONE PIÙ ECONOMICA CHE SEMPLICEMENTE UMANA. Se I GOVERNI PRIVILEGIANO L’ALLEVAMENTO INTENSIVO DI STUDENTI
CONSUMABILI SUL MERCATO, allora i principi di una sana gestione
prescrivono di stivare nello spazio scolastico più piccolo la QUANTITÀ MINIMA DI TESTE,
modellabili dal minimo personale possibile. La logica è perfetta e NESSUNA SOCIETÀ PROTETTRICE
DEGLI ANIMALI INSORGERÀ CONTRO IL CONSUMO forzato di conoscenze
sottoposte alla legge della domanda e dell’offerta, né contro gli usi da
mercanti di cavalli che regnano sulla fiera del lavoro.
Rassegnatevi dunque al PARTITO PRESO DELLA STUPIDITÀ
che implica lo stato gregario, perché PER EDUCARE UNA CLASSE DI TRENTA ALLIEVI NON VEDO CHE LA
SFERZA O L’ASTUZIA.
Ma non invocate l’impossibilità
materiale di promuovere un INSEGNAMENTO
PERSONALIZZATO. Gli sviluppi
delle TECNICHE AUDIOVISIVE
non potrebbero permettere
ad un grande numero di studenti di ricevere individualmente ciò che un tempo
apparteneva al maestro di ripetere fino a memorizzazione (ortografia,
grammatica elementare, vocabolario, formule chimiche, teoremi, solfeggio,
declinazioni…)? Oppure di verificare come in un gioco il grado di assimilazione
e di comprensione?
Così LIBERATO
DI UN’OCCUPAZIONE INGRATA E MECCANICA, L’EDUCATORE NON AVREBBE PIÙ CHE DA
DEDICARSI ALL’ESSENZIALE DEL SUO COMPITO: assicurare la qualità
delle informazioni globalmente ricevute, AIUTARE ALLA FORMAZIONE DI INDIVIDUI AUTONOMI,
dare il meglio del suo sapere e della sua esperienza AIUTANDO CIASCUNO A LEGGERSI E A LEGGERE IL MONDO.
INFORMAZIONE AL MASSIMO NUMERO DI SOGGETTI POSSIBILI,
FORMAZIONE PER PICCOLI GRUPPI. Al centro di una vasta rete di
irrigazione che dreni verso ogni allievo la molteplicità delle conoscenze,
l’educatore avrà finalmente la libertà di diventare ciò che ha sempre sognato
di essere: il RIVELATORE DI UNA CREATIVITÀ
di cui non vi è nessuno che non possieda la chiave, per quanto nascosta essa
sia sotto il peso delle passate costrizioni.
Capitolo V
IMPARARE L’AUTONOMIA, NON LA DIPENDENZA
La scuola ha promulgato per
secoli il SEQUESTRO DEL
FANCIULLO DA PARTE DELLA FAMIGLIA AUTORITARIA E PARTIARCALE. Ora che si
abbozza tra i genitori e la loro progenie una comprensione reciproca fatta di
affetto e di autonomia progressiva, sarebbe un peccato che la scuola cessasse
di ispirarsi alla comunità familiare.
PARADOSSALMENTE IL SISTEMA
EDUCATIVO, che accoglie con i giovani ciò che cambia di più, È ANCHE QUELLO CHE
MENO È CAMBIATO.
LA FAMIGLIA TRADIZIONALE PREFERIVA FABBRICARE DEI BAMBINI
IN SERIE piuttosto che offrire la vita a due o tre piccoli esseri ai
quali avrebbe dedicato senza riserve amore e attenzione. Quelli che non morivano in
tenera età serbavano nel cuore il più delle volte una ferita segreta. LA TIRANNIA, IL SENSO DI COLPA,
IL RICATTO AFFETTIVO generarono in tal modo GENERAZIONI DI SPACCONI CHE NASCONDEVANO SOTTO LA
DUREZZA DEL CARATTERE UN INFANTILISMO che imponeva loro di CERCARE UN SOSTITUTO DEL PADRE E DELLA MADRE IN QUELLE FAMIGLIE
A PRESTITO CHE ERANO LE CHIESE, I PARTITI, LE SETTE, IL GREGARISMO NAZIONALE E
I CORPI DI ARMATA DI OGNI GENERE. La storia non ha conosciuto,
per la sua disumanità, che dei BRAVACCI IN CARENZA DI
AFFETTO. Ci voleva un bel po’ di cinismo per evocare la
“selezione naturale”, tipica della specie animale, quando la PRODUZIONE DI CARNE DA CANNONE E DA FABBRICA
implicava la sua correzione statistica, e l’ECONOMIA FAMILIARE DI PROCREAZIONE comportava un
vizio di forma in cui la morte svolgeva la sua parte.
L’evoluzione dei costumi ci fa
guardare oggi come ad una MOSTRUOSITÀ
QUESTA PROLIFERAZIONE BESTIALE DI VITE irrimediabilmente condannate a venir
riassorbite sotto i colpi di machete della guerra, del massacro, della
carestia, della malattia. Eppure: stigmatizzare la SOVRAPPOPOLAZIONE dei
paesi dove l’oscurantismo religioso si nutre della miseria che consciamente
mantiene, e accettare che in Europa uno stesso spirito arcaico e sprezzante
continui a trattare gli studenti come bestiame denota un’evidente INCOERENZA.
Perché IL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CLASSI non è solo
causa di comportamenti barbari, di vandalismo, di delinquenza, di noia, di
disperazione, perpetua per di più l’ignobile criterio della competitività, la
lotta concorrenziale che elimina chiunque non si conformi alle esigenze del
mercato. IL BRUTO ARRIVISTA HA LA MEGLIO SULL’ESSERE
SENSIBILE E GENEROSO, ecco ciò che i disonesti al potere
chiamano anch’essi, come i brillanti pensatori di un tempo, una SELEZIONE NATURALE.
NON CI
SONO BAMBINI STUPIDI, CI SONO SOLO EDUCAZIONI IMBECILLI. Forzare
lo scolaro a issarsi fino in cima al cesto contribuisce al PROGRESSO LABORIOSO DELLA RABBIA
e della furbizia animali, non certo allo sviluppo di un’intelligenza creatrice
e umana.
Ricordate che NESSUNO È PARAGONABILE NÉ
RIDUCIBILE A NESSUN ALTRO, A NIENTE ALTRO. CIASCUNO POSSIEDE LE SUE PROPRIE QUALITÀ, NON GLI RESTA
CHE AFFINARLE PER IL PIACERE DI SENTIRSI IN ACCORDO CON CIÒ CHE VIVE. CHE SI CESSI DUNQUE DI ESCLUDERE
DAL CAMPO EDUCATIVO IL FANCIULLO CHE SI INTERESSA PIÙ AI SOGNI E AI CRICETI CHE
ALLA STORIA DELL’IMPERO ROMANO. PER CHI RIFIUTA DI LASCIARSI PROGRAMMARE DAI CALCOLATORI della
vendita promozionale, TUTTE LE STRADE PORTANO VERSO DI SÉ
E VERSO LA CREAZIONE.
Ieri ci si doveva identificare al
padre, eroe o cretino dai così dolci sarcasmi. Ora che i padri si accorgono che
la loro indipendenza progredisce con l’indipendenza del bambino, ora che
sentono abbastanza l’amore di sé e degli altri per aiutare l’adolescente a
disfarsi della loro immagine, CHI SOPPORTERÀ CHE LA SCUOLA PROPONGA ANCORA COME MODELLI DI REALIZZAZIONE IL FINANZIERE EFFICACE E CORROTTO, L’UOMO POLITICO
ENERGICO E RIMBECILLITO, IL MAFIOSO CHE REGNA CON IL CLIENTELISMO E LA
CORRUZIONE, MENTRE L’UOMO D’AFFARI TRAE I SUOI ULTIMI PROFITTI DAL SACCHEGGIO
DEL PIANETA?
RICERCARE
LA PROPRIA IDENTITÀ IN UNA RELIGIONE, UN’IDEOLOGIA, UNA NAZIONALITÀ, UNA RAZZA,
UNA CULTURA, UNA TRADIZIONE, UN MITO, UN’IMMAGINE VUOL DIRE CONDANNARSI A NON
RAGGIUNGERSI MAI. IDENTIFICARSI A CIÒ CHE SI POSSIEDE IN SÉ DI PIÙ VIVO, QUESTO
SOLO EMANCIPA.
L’ALLEANZA CON IL BAMBINO È
UN’ALLEANZA CON LA NATURA
LA VIOLENZA ESERCITATA CONTRO IL BAMBINO DA PARTE DELLA
FAMIGLIA PATRIARCALE partecipava dello STUPRO DELLA NATURA OPERATO DAL LAVORO DELLA MERCE.
Che la COSCIENZA DI UN SACCHEGGIO PLANETARIO sia passata dalla difesa dell’ambiente ad una VOLONTÀ DI APPROCCIO NON VIOLENTO ALLE RISORSE NATURALI
ha contribuito non poco a SPEZZARE IL GIOGO CHE LO
SFRUTTAMENTO ECONOMICO faceva
pesare SULL’UOMO, LA
DONNA, IL BAMBINO, LA FAUNA E LA FLORA.
Il sentire che NOI DERIVIAMO DA UNA MATRICE COMUNE, LA TERRA, il
cui ricordo si ravviva al momento della gestazione nel ventre materno, ha tanto
meglio nutrito la nostalgia di un’età dell’oro e di un’ARMONIA ORIGINALE quanto più IL LAVORO FORZATO CI SEPARAVA
DALLA NATURA e da noi stessi con uno STRAPPO A LUNGO PERCEPITO COME UN TORMENTO ESISTENZIALE,
una SOFFERENZA DELL’ESSERE.
Il FALLIMENTO
DI UN’ECONOMIA DI SACCHEGGIO E DI INQUINAMENTO e l’emergere di
un progetto di ricreazione simbiotica dell’uomo e del suo ambiente naturale ci
sbarazzano ormai di un paradiso perduto il cui fantasma ha ossessionato la
storia impotente a costruirsi umanamente: IL MITO DEL BUON SELVAGGIO, DEL COMUNISMO PRIMITIVO,
del millenarismo apocalittico che, dopo aver fatto i bei giorni del nazismo,
rinasce sotto il nome di integralismo.
Almeno avremo imparato che LA VITA NON È UNA REGRESSIONE ALLO STADIO PROTOPLASMATICO
MA UN PROCESSO DI AFFINAMENTO E DI ORGANIZZAZIONE DEI DESIDERI.
Nella LOTTA CONTRO IL
CANCRO, È
PREVALSA A LUNGO L’IDEA CHE SI DOVESSERO DISTRUGGERE LE CELLULE CHE
UN’IMPROVVISA E FRENETICA PROLIFERAZIONE CONDANNAVA AL DEPERIMENTO. Si
ritiene oggi PREFERIBILE
RAFFORZARE IL POTENZIALE DI VITA DELLE CELLULE PERIFERICHE SANE e FAVORIRE LA RICONQUISTA DI CIÒ
CHE È VIVO PIUTTOSTO CHE ANNIENTARE QUELLE DI CUI LA MORTE SI È IMPADRONITA.
Mi piacerebbe molto che un simile atteggiamento determinasse sovranamente il
nostro rapporto con noi stessi, coi nostri simili e con il mondo.
Al contrario di TANTE GENERAZIONI ABBRUTITE CHE FECERO DELLA SENSIBILITÀ
UNA DEBOLEZZA, da cui molti si premunivano diventando sanguinari, noi sappiamo ormai
che l’amore di ciò che
vive risveglia un’intelligenza senza pari misura con lo spirito contorto
che regna sugli universi totalitari.
Un’ETICA DEL RISPETTO DEGLI ESSERI, altamente
stimabile, prescrive di NON
UCCIDERE UN ANIMALE, di NON ABBATTERE UN ALBERO SENZA AVER TENTATO DI TUTTO PER EVITARLO.
Ciò nondimeno, quel che una tale raccomandazione comporta di artificio e di
costrizione, non eliminerà mai la convinzione come la COSCIENZA CHE IL DANNO CHE SI FA A CIÒ CHE È VIVO
LO SI FA A SE STESSI, se non si fa attenzione, perché CIÒ CHE È VIVO NON È UN OGGETTO
MA UN SOGGETTO CHE MERITA DI ESSERE TRATTATO SECONDO IL DIRITTO
IMPRESCRITTIBILE DI CIÒ CHE È NATO ALLA VITA.
SULL’AIUTO INDISPENSABILE AL RIFIUTO DELL’ASSISTENZA
PERMANENTE
IL CAMMINO DELL’AUTONOMIA È SIMILE A QUELLO DEL BAMBINO CHE IMPARA A
CAMMINARE.
NON
CI SI RIESCE SENZA LACRIME E SFORZI. Il rischio di cadere, di
farsi male, di soffrire aggiunge ai primi passi l’OSTACOLO DELLA PAURA.
Tuttavia il SOCCORSO DI UN AFFETTO CHE INCORAGGIA A
RIALZARSI, A RICOMINCIARE, ad ostinarsi, a coordinare i gesti
dimostra che la padronanza dei movimenti si acquisisce meglio e più presto che
nelle condizioni di un tempo in cui si trattava di progredire non solo sotto i
fuochi incrociati della vanità beffarda, della minaccia diffusa, dell’angoscia
di non essere più amati se non ci si applica, ma soprattutto attraverso un
malessere, discretamente nutrito dall’ambiguità dei genitori desiderosi e nello
stesso tempo timorosi che il loro bambino faccia i suoi primi passi verso
un’autonomia che lo sottrarrebbe alla loro autorità tutelare e toglierebbe loro
la sensazione di essere indispensabili.
L’insegnamento dei più piccini si
è modellato senza fatica sulle attitudini familiari che fanno di tutto per
assicurare la FELICITÀ
NELL’INDIPENDENZA – tant’è vero che i genitori la recuperano non appena
l’adolescente ne prende possesso. Ispirandosi a quella COMPRENSIONE
OSMOTICA DOVE SI EDUCA LASCIANDOSI EDUCARE, le scuole materne attingono al
privilegio di accordare il DONO
DELL’AFFETTO E IL DONO DELLE PRIME CONOSCENZE – e che una qualità tanto
preziosa all’esistenza degli individui e delle collettività sia considerata
degna dei salari più bassi da parte dell’affarismo governativo la dice lunga su
quale disprezzo dell’utilità pubblica raggiunga la logica del profitto.
LA ROTTURA È BRUTALE ALL’INGRESSO NELLE SUPERIORI.
SI REGREDISCE NELLA
FAMIGLIA ARCAICA DOVE IL FANCIULLO IMPARAVA A CAVARSELA DA SOLO unicamente
firmando un atto di una riconoscenza eterna a coloro che avevano assicurato il
suo ammaestramento. La fiducia in sé, minata e compensata con l’insolenza,
ricompone la ripugnante mescolanza di superbia e servilità che formava, nel
passato, la norma del comportamento sociale.
Al DESIDERIO SINCERO DI FARE DELL’ADOLESCENTE UN ESSERE
UMANO A TUTTI GLI EFFETTI si sovrappone in un evitabile malessere l’ESERCIZIO DI UN POTERE AL QUALE
LA STRUTTURA GERARCHICA COSTRINGE L’INSEGNANTE. Come potrebbe non VINCERE LA TENTAZIONE DI RENDERSI INDISPENSABILE E DI
COLTIVARE NELLO STUDENTE UNA DEBOLEZZA CHE NE RENDE PIÙ FACILE IL DOMINIO?
CHI VENDE STAMPELLE HA BISOGNO DI ZOPPI.
Usciamo appena e con pena da una
società in cui, NON AVENDO
MAI POTUTO CREDERE IN SE STESSI, gli individui hanno accordato la loro
credenza a tutti i poteri che li storpiavano facendoli marciare. DIO, CHIESE, STATO, PATRIA, PARTITO,
LEADERS E PICCOLI PADRI DEI POPOLI, TUTTO È STATO RAGIONEVOLE PRETESTO PER NON DOVER VIVERE DA
SE STESSI. QUESTI BAMBINI CHE UN TEMPO RIALZAVAMO PER FARLI CADERE, È TEMPO DI
INSEGNAR LORO A IMPARARE DA SOLI. CHE SIA INFINE ROTTA L’ABITUDINE DI ESSERE IN DOMANDA
ANZICHÉ ESSERE IN OFFERTA, E CHE SIA ARCHIVIATA LA MISERABILE SOCIETÀ DI ASSISTITI PERMANENTI LA
CUI PASSIVITÀ FA LA FORZA DEI CORROTTI.
IL DENARO DEL SERVIZIO
PUBBLICO NON DEVE PIÙ ESSERE AL SERVIZIO DEL DENARO
L’EDUCAZIONE APPARTIENE ALLA CREAZIONE DELL’UOMO, NON
ALLA PRODUZIONE DI MERCI. Avremmo dunque revocato l’ASSURDO DISPOTISMO DEGLI DEI
per TOLLERARE IL FATALISMO
DI UN’ECONOMIA CHE CORROMPE E DEGRADA LA VITA SUL PIANETA E NELLA NOSTRA
ESISTENZA QUOTIDIANA?
LA
SOLA ARMA DI CUI DISPONIAMO È LA VOLONTÀ DI VIVERE, ALLEATA ALLA COSCIENZA CHE LA PROPAGA. A
giudicare dalla capacità dell’uomo a SOVVERTIRE CIÒ CHE LO UCCIDE, può essere un’arma assoluta.
LA LOGICA DEGLI AFFARI, CHE TENTA DI GOVERNARCI,
esige che ogni retribuzione, sovvenzione o elemosina consentita si paghi con la
MASSIMA OBBEDIENZA AL
SISTEMA MERCANTILE. Non avete altra scelta che SEGUIRLA O RIFIUTARLA SEGUENDO I VOSTRI DESIDERI.
O ENTRERETE COME CLIENTI
NEL MERCATO EUROPEO DEL SAPERE LUCRATIVO – cioè come SCHIAVI DI UNA BUROCRAZIA
PARASSITARIA, condannata a crollare sotto il PESO CRESCENTE DELLA SUA
INUTILITÀ -, O VI
BATTERETE PER LA VOSTRA AUTONOMIA, getterete le BASI PER UNA SCUOLA ED UNA SOCIETÀ NUOVE, e
RECUPERERETE, PER INVESTIRLO
NELLA QUALITÀ DELLA VITA, IL DENARO DILAPIDATO OGNI GIORNO NELLA CORRUZIONE
ORDINARIA DELLE OPERAZIONI FINANZIARIE. “Il Sindacato nazionale
unificato delle imposte valuta a 230 miliardi di franchi, cioè quasi
l’ammontare del deficit del bilancio francese, la frode imputabile ai gruppi di
affari come lo dimostra il velo appena sollevato sulle pratiche di corruzione
dei grandi gruppi industriali e finanziari.” *
IL DENARO
RUBATO ALLA VITA È MESSO AL SERVIZIO DEL DENARO. TALE È LA REALTÀ NASCOSTA
DALL’OMBRA ASSURDA E MINACCIOSA DELLE GRANDI ISTITUZIONI ECONOMICHE:
Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione di cooperazione
e di sviluppo economico, Accordo generale sulle tariffe doganali e il
commercio, Commissione europea, Banca di Francia, eccetera. Il loro sostegno
alle fondazioni e ai centri di ricerca universitaria richiede in cambio che sia
propagato il vangelo del profitto, facilmente trasfigurato in verità universale
dalla venialità della stampa, della radio, della televisione.
Ma PER QUANTO SEMBRI FORMIDABILE, LA MACCHINA GIRA A VUOTO,
SI SFASCIA, LENTAMENTE; FINIRÀ COME NELLA COLONIA PENALE DI KAFKA, PER SCOLPIRE LA SUA LEGGE
NELLA CARNE DEL SUO PADRONE.
Non si vede forse, col favore di UNA REAZIONE ETICA, qualche magistrato coraggioso SPEZZARE L’IMPUNITÀ CHE GARANTIVA L’ARROGANZA FINANZIARIA?
Tassare le grandi fortune (l’1% dei francesi possiede il 25% della ricchezza
nazionale e il 10% ne detiene il 55%), TASSARE GLI INTROITI INCASSATI DAGLI UOMINI D’AFFARI,
denunciare lo scandalo delle spese di rappresentanza, colpire con pesanti multe
i GESTORI DELLA CORRUZIONE,
bloccare gli averi della frode internazionale indicando a sufficienza, su una
carta leggibile da tutti, gli accessi al tesoro che i cittadini alimentano e di
cui sono sistematicamente spogliati. Non è meno vero che la pista si confonderà
sotto l’effetto devastante della RASSEGNAZIONE SE IL DENARO
NON SARÀ RECUPERATO PER ESSERE INVESTITO NEL SOLO CAMPO CHE SIA VERAMENTE DI
INTERESSE GENERALE: LA QUALITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA E DEL SUO AMBIENTE.
Certo i magistrati integri
dispongono dell’apparato della giustizia, e voi non avete niente perché non
avete creato niente che possa sostenervi. Eppure voi possedete sulla
repressione, per quanto giusta si ritenga, un vantaggio di cui questa non potrà
mai avvalersi: LA
GENEROSITÀ DI CIÒ CHE È VIVO, senza la quale non c’è né creazione né
progresso umano.
L’INSEGNAMENTO si trova nello stato di quegli
alloggi non occupati che i proprietari preferiscono abbandonare al degrado
perché lo spazio vuoto è redditizio mentre accogliervi degli uomini, delle
donne, dei bambini, spogliati del loro diritto all’habitat, non lo è. Come
viene accertato da The Economist, “LA SUBORDINAZIONE DEL COMMERCIO AI DIRITTI DELL’UOMO AVREBBE UN COSTO
SUPERIORE AI BENEFICI PREVISTI” (9 Aprile 1994). Tuttavia, requisire un
edificio per trovare un riparo alla miseria – voglio dire installarvisi
passivamente perché ci si sta al caldo – non sfugge in ultima istanza al piano
di distruzione dei beni utili al quale conducono l’inflazione dei settori
parassitari e la burocrazia proliferante da lei generata.
CIÒ DI CUI VI IMPADRONIRETE VI
APPARTERRÀ VERAMENTE SOLTANTO SE LO RENDERETE MIGLIORE; nel senso stesso in cui
vivere significa vivere meglio. OCCUPATE DUNQUE GLI
EDIFICI SCOLASTICI ANZICHÉ LASCIARVI POSSEDERE DAL LORO SFACELO PROGRAMMATO.
ABBELLITELI SECONDO IL VOSTRO GUSTO, CHÉ LA BELLEZZA INCITA ALLA CREAZIONE E
ALL’AMORE, MENTRE LA BRUTTEZZA ATTIRA L’ODIO E L’ANNIENTAMENTO. TRASFORMATELI
IN ATELIERS CREATIVI, IN CENTRI DI INCONTRO, IN PARCHI DELL’INTELLIGENZA
ATTRAENTE. CHE LE SCUOLE SIANO I FRUTTETI DI UN GAIO SAPERE, COME GLI ORTI CHE
I DISOCCUPATI E I PIÙ DEBOLI NON HANNO ANCORA AVUTO L’IMMAGINAZIONE DI PIANTARE
NELLE GRANDI CITTÀ SFONDANDO IL BITUME E IL CEMENTO.
Gli errori e i tentativi di chi
intraprende di creare e di crearsi non sono niente a confronto del privilegio
che conferisce una tale decisione: abolire il timore di essere se stessi che
segretamente nutre e solletica le forze della repressione.
NOI SIAMO
NATI, DICEVA SHAKESPEARE, PER CAMMINARE SULLA TESTA DEI RE. I re
e i loro eserciti di boia sono ormai polvere. IMPARATE
A CAMMINARE SOLI e sfiorerete coi
piedi quelli che, nel loro mondo che muore, non hanno che l’ambizione di morire
con lui.
STA ALLE COLLETTIVITÀ DI ALLIEVI E PROFESSORI IL COMPITO DI
STRAPPARE LA SCUOLA ALLA GLACIAZIONE DEL PROFITTO e renderla
alla semplice generosità dell’umano. Perché BISOGNERÀ PRESTO O TARDI CHE LA QUALITÀ DELLA VITA TROVI
ACCESSO ALLA SOVRANITÀ che un’economia ridotta a vendere e a valorizzare
il suo fallimento le nega.
Dal momento in CUI VOI FORMULERETE IL PROGETTO DI
UN INSEGNAMENTO FONDATO SU UN PATTO NATURALE CON LA VITA, non dovrete più mendicare il denaro
di quelli che vi sfruttano e vi disprezzano approfittando di voi. Quel
denaro lo esigerete perché saprete come e perché impadronirvene.
Si è al di sotto di ogni speranza
di vita finché si resta al di qua delle proprie capacità.
20 febbraio 1995
Nota: * C. de Brie, “LA
POLITICA PERVERTITA DAI GRUPPI D’AFFARI”, Le Monde Diplomatique,
ottobre 1994
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